per tutte le nuove leve...ladies and gentleman: Alessandro Stoppani! Nel proscenio del Rigamonti, in terra insubre, la Roma ha confezionato il colpo poliocertico, al culmine di un tenzone picaresco, costellato da un caleidoscopio di granciporri arbitrali. Un raid ancor più rilevante, se si considera, che questo territorio è anapoditticamente avverso, ostile ad i giallorossi, verso i quali i bresciani nutrono un viscerale livore, ed una faraonica contepzione. Questo blitz di basilare essenza e capitale entità, ha un nome ed un cognome: Francesco Totti, che ha sciorinato una performance edenica, solenne come un gesto liturgico officiato da un sommo sacerdote, cristallina come una goccia di pelle di fata dalla lapalissiana illibatezza. La punizione che il deus ex machina giallorosso ha messo a segno, è stato un portento mirifico, una gemma balistica da poliantea, pennellata con senso euclideo, come un arabesco, che si è infilata alla destra dell'inerme Srnicek con morbidezza sericea ed oloserica. Poscia, la terza perla, è stata una capodopera ed una valentigia, con Totti, che dopo aver seminato lo scompiglio nel cuore della Maginot bresciana, ha scaricato una flambergata esiziale, mefistofelica, che ha lasciato di salgemma, di princisbecco Srnicek. Encomiabile comunque la rappresaglia dell'impavido Brescia, specie con un Bachini dall'inesauribile nerbo podistico, che aveva talmente tanta cervogia e cervisia da far uscire la spuma dalle oreglie. Ma nonostante l'orgoglio profuso, questa veemente reazione bresciana, è stata supervacanea, espletiva ed indarna, dettata più dall'impulso che da costrutto ed un prestabilito piano tattico. L'eponimo Francesco Totti, è stato il pastore, che ha raddurato le pecore smarrite nell'ovile, bonificando gli impervi ed acclivi sentieri, traghettando i suoi compagni al di là del guado.. D'altronde nell'agone sono davvero pochi i giocatori che riescono a sermocinare e favellare il suo linguaggio. Un Totti, che è apparso una sorta di virus in grado di penetrare nei gangli del computer mandando in tilt i più moderni ed attrezzati software difensivi, ed un volpino razziatore che si è imboscato celatamente ed artatamente tra i cespugli silente. Ma Totti è stata anche la stella capace di squarciare ad intermittenza ma con intensissimi bagliori e gibigiane le tenebre giallorosse, accorrendo in sovvenenza ed in suffraggio di compagni in ambasce. La manovra giallorossa, è apparsa soporifera, stagnante, asfittica, con il latitante Emerson rinchiuso in garitta consiroso, ectosarco di se medesimo, e con i moschettieri Cafu e Candela che avevano le lame bucate. Nonostante ciò, la Roma è rallignata, uscendo dalla perversa e galeotta spirale, anche se Totti a parte, il convalescente complesso giallorosso, è apparso ancora pregnante e gravido di falligioni, mende e postemi. Ma d'altronde il calcio, è uno sport in cui la qualità collettiva è esaltata dalle sontuose giocate dei singoli, e Francesco Totti, così come Roberto Baggio, rappresenta l'essenza del calcio, ed è il garante del talento. Nel proscenio bresciano, l'abbacinante defloratore di reti Totti, è apparso come Gulliver nel paese dei Lillipuziani. Da menzionare comunque l'ineffabile prestazione sfoggiata dal vilipeso e bistrattato correo Zebina, che ha così risposto mirabilmente alle omeriche riprensioni che gli erano state inopinatamente riservate dalla fricassea e dal coacervo di razzamaglia. Dietro la lavagna è finito il pedissequo Dondarini, che ha perpetrato dirizzoni, scerpelloni ad libitum, in pabulosità, prendendo lucciole per lanterne. La Roma ha avuto il merito, dopo un'ebdomada da tregenda, di non disvertudarsi, di non farsi arrovellare dalla rangola, e così questa irruzione piratesca in terra insubre rappresenta una panacea, una toccasana, ed una sorta di redenzione catartica. Infatti in questa fase isagogica stagionale, ebbra di traversie, le farle alide giallorosse erano divenute sempre più crebre ed invalse, ma ora poscia aver razziato il vascello ed il veliero bresciano, la Roma potrà inanellare un ciclo virtuoso, dopo aver eliso, obliterato in dissolvenza l'onta ed il vituperio di alcune salgariane disfatte. Infatti prima di questa revivescenza bresciana, la Roma si trovava sull'orlo della gronda, dell'anfratto, sospesa sull'abisso da un sottilissimo filo di ragnatela pronto ineluttabilmente a spezzarsi, dopo essere evaporata al calore intensissimo di busillis irrisolti. Le faide interne giallorosse, che aveveno deteriorato e disgregato i labili equilibri, potevano rappresentare un inquietante boomerang, ma la Roma ha saputo gettare un entragno intrepido oltre la siepe e l'ostacolo, nonostante il pinnacolo della condizione sia ancor ben dilungi e lungitano...
Ciao
Ale.
Neanche io c'ero al tempo di Dante, però mi sono informato su chi sia. Se sei su MyMag non puoi non studiare Stoppani. 
