Eutanasia

Dibattito sulla vita sociale, sui problemi politici e sui microchip nei vaccini
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klaus
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Eutanasia

Messaggio da klaus »

Domanda del sondaggio.

"Siete d'accordo a legalizzare l'eutanasia solo nel caso in cui il paziente maggiorenne esprima la volonta di ricorrere all' eutanasia (o qualora inconscente la cosa sia dichiarata nel suo testamento biologico) ed un collegio di due medici di cui uno nominato dallo stato emettano valutazione concorde sullo stato di malattia terminale(cioè assenza di aspettative di sopravvivenza) e inoltre sullo stato di intollerabilità della condizione (cioè qualità della vita gravemente condizionata dalla sofferenza e/o dalla inabilità).

La Stampa:
L'associazione per l'eutanasia «Si deve decidere in anticipo»


Non chiamatela eutanasia. Lo dicono anche coloro che sono d'accordo nell'aiutare a morire chi si ritiene non possa più avere una vita dignitosa. «Quella di Terri Schiavo non è stata eutanasia. Gli stati vegetativi permanenti sono questioni che vanno risolte a monte, attraverso le dichiarazio ni di ognuno di noi, con la sottoscrizione del testamento biologico, che se non altro solleva sia il medico sia il giudice nella risoluzione di una questione grave». Ne è convinto Emilio Coveri, presidente di Exit-Italia, la più nota associazione che si batte per il diritto alla morte dignitosa. Si è costituita a Torino, nel 1996 e da allora chiede l'introduzione del testamento biologico.



«Noi siamo contrarissimi - spiega Coveri - al distacco della spina in casi come quelli di Terri Schiavo, perche non ha senso vedere una persona soffrire oltre misura quando interviene una malattia allo stadio terminale. Riteniamo che sia una vigliaccata produrre una morte, anche se richiesta e voluta dalla persona, in un tempo così lungo e che produce una tale lenta agonia».



Per Silvio Viale, medico e coordinatore del comitato scientifico di Exit, «Terri e finalmente libera e lo sono anche i suoi familiari», tuttavia la battaglia sull’eutanasia per Exit va al di là di questo caso e si articola su alcuni punti precisi: «Il testamento biologico, prima di tutto - dice Viale -. L'Italia deve adeguare la propria legislazione alla convenzione di Oviedo, firmata nel '97 e ratificata dal parlamento nel 2001». Il documento riguarda la possibilità di rifiutare terapie e di tener conto delle volontà precedentemente espresse dal paziente. Secondo punto: l'eutanasia volontaria. «Bisogna trovare il coraggio anche in Italia di affrontare la questione, visto che, oltretutto, c'è nel nostro Paese un'eutanasia clandestina». Terzo argomento: il problema delle persone che finiscono in stato vegetativo. «Occorre creare commissioni mediche, coadiuvate da giudici, che possano decidere il da farsi, su richiesta dei parenti e quando c'è evidenza che non esiste più speranza di ripresa per il paziente, dopo un lungo periodo di osservazione che duri anni».



In Italia c'è un altro gruppo che persegue questi stessi scopi. Si chiama Libera Uscita ed è un'associazione laica e apolitica che si propone di promuovere il dibattito sulla dignità della vita e della morte e sulla possibilità dell'individuo di scegliere, in piena responsabilità, in presenza di certe condizioni - come ad esempio una malattia insostenibile - se intende o no continuare a vivere.



«Il nostro obiettivo - sostengono gli associati - è poter arrivare anche in Italia, come gia è accaduto in altri Paesi europei ed extraeuropei, all'approvazione di una legge che depenalizzi il ricorso all'eutanasia. A questo scopo abbiamo promosso la presentazione, da parte di parlamentari sensibili a questi temi, di due proposte di legge, una riguardante appunto la depenalizzazione dell'eutanasia, l'altra sulla legalizzazione del testamento biologico». Libera Uscita ha sede nella capitale. Nel prossimo ottobre, a Torino, si terrà un convegno di tutte le principali organizzazioni europee che si occupano di eutanasia.
Ultima modifica di klaus il lun set 25, 2006 9:03 am, modificato 6 volte in totale.
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klaus
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Messaggio da klaus »

Il Calibano

Per straordinarie pene mi creò

un Dio d'odio, che gode del dolore?

Goethe, Faust.





Ho letto con interesse l’articolo del Ministro della Salute pubblicato da La Stampa del 30/03/2005 e non ho potuto fare a meno di ricordare quel “desinit in piscem” che Orazio usava per qualificare le poesie che cominciano bene e, come le mitologiche sirene, finiscono in una deludente coda di pesce.

Il Ministro, prendendo spunto dal caso Terri, compie un breve escursus sulla morte clinica, sull’eutanasia, sull’accanimento terapeutico, sul testamento biologico, sullo stato vegetativo permanente, sui rischi di uno slippery slope che conduca all’eliminazione di ”disabili gravi, gli anziani indementiti o quanti altri a giudizio della società sono defini­ti non più recuperabili”, sulla necessità di assistere in modo più efficiente i familiari dei malati gravi “Dob­biamo difenderci da queste tenta­zioni ancorandoci ai forti valori umani del nostro popolo che anco­ra esistono e che rifiutano di consi­derare «atto d'amore» l'eliminazio­ne delle persone fragili” e, da un uomo di scienza, come lui è, non poteva mancare un richiamo alla speranza rappresentata da una ricerca scientifica in rapida e imprevedibile evoluzione.

Non voglio dire che il suo articolo sia paternalistico, ma lo è! Non voglio dire che la sua speranza nella ricerca scientifica sia strumentale, ma lo è! Non voglio dire che il quadro offerto sull’eutanasia e il testamento biologico sia irreale, ma lo è!

Insomma, è paternalistico perché il diritto all'autodeterminazione nei confronti del trattamento medico è, in Italia, un diritto riconosciuto dall'art. 32, secondo comma, della Costituzione: “Nessuno può essere ob­bligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto per la persona umana”.

È strumentale perché la nota avversione del Ministro per la ricerca sulle staminali embrionali si scontra con l’opinione del 90% dei medici che è favorevole all'uso di embrioni per curare malattie, come risulta da una ricerca realizzata dal Censis, insieme al Forum Biomedico.

I suoi dubbi sull’eutanasia e il testamento biologico sono irreali perché il Ministro non conosce o ha dimenticato il disegno di legge N. 2758, comunicato alla presidenza il 13 febbraio 2004 -Norme per la depenalizzazione dell’eutanasia- che recita: “la persona, al momento della richiesta, sia pienamente capace di intendere e di volere. 2. Le condizioni di cui al comma 1 devono essere attestate da una commissione composta da tre medici, di cui uno specialista della patologia, uno indicato dal paziente e uno designato dall’ordine dei medici tra coloro che non hanno sollevato obiezione di coscienza”.

E non conosce o ha dimenticato il disegno di legge N. 2943 d’iniziativa del senatore Tomassini comunicato alla presidenza il 4 maggio 2004 -Norme in materia di dichiarazioni anticipate di trattamento. E se li conosce e non li ha dimenticati, evidentemente ha dimenticato che lui è il Ministro di tutti gli italiani, anche di quelli che non hanno la sua stessa visione del mondo.

Signor Ministro, io ho letto con interesse il suo articolo, lei, la prego, legga con lo stesso interesse quanto segue: “Non rinuncerò alla vecchiezza se essa mi lascerà intero a me stesso, dico intero nella parte migliore; ma se comin­cerà a scuotere la mia mente, a schiantarne delle parti, se mi lascerà non la vera vita, ma solo una forza animatrice di vitalità organica, senz' altro me ne uscirò da quell'edificio in­teriormente viziato e destinato a rovinare. Non cercherò colla morte di fuggire una malattia purché si tratti di una malattia da cui possa guarire e il mio intelletto non venga deteriorato. Non volgerò le mani contro me stesso per fug­gire il dolore: in questo caso darsi la morte significa essere vinti. Ma quando saprò di dover soffrire condannato a un dolore senza fine, allora uscirò dalla vita non per fuggire il dolore, ma perché esso sarà d'impedimento a tutte quelle cose che costituiscono la ragione di vivere. (Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio cit., vol. I, pp. 335­ - 336).
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Messaggio da Zonker »

klaus, rispetto la dignità del fine, ma come si fa dopo pranzo a legge' 'sti tomi! #87#

Bye dudes.
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klaus
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Messaggio da klaus »

Zonker ha scritto:klaus, rispetto la dignità del fine, ma come si fa dopo pranzo a legge' 'sti tomi! #87#

Bye dudes.


Tieni ragione.... ma io mangio poco :wink:
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Pindaro
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Messaggio da Pindaro »

il manifesto

EUTANASIA
Eluana Englaro, la giovane donna di Lecco condannata a vivere
La Procura della Cassazione non accetta il ricorso dei genitori che da 13 anni chiedono di interrompere la nutrizione forzata
LUCA FAZIO
MILANO
Che quella ragazza continui a vegetare. Così ha chiesto la Procura della Cassazione. Eluana Englaro è in coma da quando aveva 19 anni. Dal 18 gennaio 1992, dopo un incidente stradale, non vive in una clinica di Lecco. La alimentano forzatamente con un sondino, il suo è uno stato vegetativo che per la legge e per la medicina potrebbe prolungarsi per un tempo indefinito. Una tortura contro cui si stanno battendo il padre e la madre, che ora rischiano di vedersi respingere il ricorso presentato alla Corte Suprema. Il signor Giuseppe Englaro, 64 anni, è ancora lucido nonostante tredici anni di sofferenze indicibili. «Vedremo cosa è possibile fare ancora sul piano giuridico...ma se mi impongono questo fino in fondo...».

La questione, infatti, è giuridicamente molto complessa e non è detto che non rimanga qualche margine di speranza per i coniugi Englaro. La sentenza, già pronunciata a porte chiuse lo scorso 3 marzo, non è stata ancora depositata, ma proprio nel giorno della morte di Terri Schiavo però si è diffusa la voce che sarebbe già stato accolto il parere negativo del procuratore generale Antonio Martone. Il pg, davanti a una vicenda umana terribile, ha opposto due riserve di natura puramente procedurale. Primo: il ricorso presentato dai due avvocati della famiglia non sarebbe stato notificato alla Corte d'Appello di Milano che nel 2003 aveva già bocciato la richiesta di sospendere l'alimentazione forzata (ma, in questo caso, basterebbe presentare questa notifica per tornare in Cassazione). Seconda riserva: la sentenza di Milano non sarebbe impugnabile di fronte alla Cassazione perché, sempre per il pg Martone, siccome le condizioni di salute sarebbero di per sé modificabili non è ammissibile una verdetto definitivo come quello della Corte Suprema. In questo caso, la sentenza di Milano sarebbe l'unica davvero definitiva, e Eluana sarebbe condannata a vivere.

Peccato che, al di fuori dei sofismi giuridici, le sue condizioni non cambiano da tredici anni e difficilmente potranno cambiare (salvo miracoli). Lei è priva di vita e il cervello è fortemente danneggiato, ma per dottori e giudici non abbastanza da dichiarare la morte cerebrale. Apre gli occhi col sole ma senza vedere, li richiude la notte: un riflesso come quello di una pianta. E' il suo unico momento di «vita». Nessuno meglio dei genitori può comprendere cosa possa significare. «Troppe di queste storie - dice il signor Englaro - sono affidate alle sentenze che si esprimono talvolta in un senso e talvolta in quello opposto. A mia figlia viene impedito il corso naturale della morte». Il padre non ha intenzione però di portare avanti alcuna battaglia ideologica, lui, da tredici anni, si batte solo perché venga rispettata la volontà di sua figlia. «Un anno prima dell'incidente stradale - ricorda - c'era stato il caso di un suo amico e, anche davanti ad analoghe vicende, lei aveva sempre detto di non voler in alcun caso trovarsi in queste condizioni. Pensava che i genitori potessero essere i depositari della sua volontà, una volontà che lei certamente avrebbe voluto vedere tutelata da noi e invece poi è successo che noi siamo diventati impotenti perché la società e la medicina hanno altre idee». Il padre di Eluana non cede neppure di fronte all'argomento più abusato dai sostenitori della vita ad ogni costo di Terri Schiavo: la crudeltà di una lenta agonia e di una morte per disidratazione. No. «E' più crudele vivere come vive Eluana, interrompere la nutrizione è l'unica cosa che noi possiamo chiedere, semmai dovrebbero essere i medici, a quel punto, e senza ipocrisia, a decidere di intervenire». D'altronde, non è certo imputabile a lui se, in questi tempi di crociate per la vita ad oltranza, di eutanasia sta diventando impossibile persino parlare.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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mullahomark
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Messaggio da mullahomark »

Com'è triste vedere gente(la maggior parte, ahimè) che sciorina, più o meno "seriamente", la sacralità di questo e quell'altro e poi è indifferente alle sofferenze che provoca l'assoluta indiscutibilità delle loro credenze! Molto triste. Molto.
Cerchiamo la bellezza, anche nello sport. Il resto che importanza ha?
Willard
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Messaggio da Willard »

Io sarei favorevole alla depenalizzazione dell'eutanasia, se regolata a fondo da una serie di norme giuridiche studiate al meglio e nei dettagli ovviamente. L'accanimento terapeutico è generato da una becera distorsione del concetto di vita che ci siamo creati artificialmente...E' davvero una cosa priva di senso.
Les roses de l'Europe sont le festin de Satan
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Karelias
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Messaggio da Karelias »

Intervista concessa al Foglio da Oriana Fallaci, nota oscurantista filoclericale.


Perché l'intervista al Foglio?

'Anzitutto, perché sono assolutamente d'accordo con voi, con Giuliano Ferrara ...Io non sono capace di guardare certe cose con distacco, indifferenza, freddezza.. - dice Oriana - Ma poche volte ho sofferto quanto per questa donna innocente, uccisa dall'ottusità della Legge e dalla crudeltà di un Barbablù. Nonostante la mancanza di sangue, di manifesta brutalità, v'è qualcosa di particolarmente mostruoso nella morte di Terri Schindler'.


Intende dire Terri Schiavo?

'Io non dico mai Terri Schiavo. Mi sembra una beffa, una crudeltà supplementare, chiamarla col cognome di suo marito. Era nata come Theresa Marie Schindler, povera Terri. E se la sapessero tutta, penso che anche gli italiani direbbero Terri Schindler e non Terri Schiavo....Ho l'impressione che in Italia anzi in Europa la gente non sia stata ben informata. Che sia i giornali, sia le televisioni abbiano sottolineato la senzazionalità della faccenda, non i suoi retroscena. Io invece l'ho seguita giorno per giorno ed ora per ora, qui in America, e l'effetto è stato così disastroso che non credo più alla Legge. Cristo per tutta la vita ho invocato la Legge. Anche per combattere l'incompreso flagello che stiamo subendo con l'invasione islamica dell'Occidente, ho sempre invocato la Legge...Ma la morte di Terri è riuscita laddove essi non erano riusciti, ed oggi penso che ottenere giustizia attraverso la Legge sia un terno al lotto. Se mi sbaglio, se la Legge significa davvero Giustizia, Equità, Imparzialità, me lo si dimostri incriminando i magistrati che per ben dodici volte si sono accaniti su quella creatura colpevole soltanto d'essere una malata inguaribile...In testa a loro, quel George Greer che per primo accolse l'istanza di barbablù e ordinò di staccare la spina cioè di togliere a terri il feeding-support: il tubo nutritivo...'



Quindi secondo lei, i primi responsabili sono i magistrati?

'...Oggi in America il rischio della dittatura non viene dal potere esecutivo: viene dal potere giudiziario.. E nel resto dell'Occidente, lo stesso. Pensi all'Italia dove, come ha ben capito la sinistra che se ne serve senza pudore, lo strapotere dei magistrati ha raggiunto vette inaccettabili. Inpuniti e impunibili, sono i magistrati che oggi comandano. Manipolando al Legge con interpretazioni di parte cioè dettate dalla loro militanza politica e dalle loro antipatie personali, approfittandosi della loro immeritata autorità e quindi comportandosi da padroni come i Padreterni della Corte Suprema statunitense...Chi osa biasimare o censurare o denunciare un magistrato, in Italia? Chi osa dire che per diventar magistrato bisognerebbe essere un santo o almeno un campione di onestà e di intelligenza, non un uomo di parte e di conseguenza indegno d'indossare la toga? Nessuno. Hanno tutti paura di loro'.



E al secondo posto delle responsabilità chi ci mette?

'...A pari merito ci metto i medici anzi i becchini travestiti da medici che ai magistrati hanno fornito gli elementi necessari ad emettere quella sentenza di morte. Che hanno definito Terri un cervello spento, un corpo senz'anima, un essere in stato vegetativo irreversibile...Oggigiorno Ippocrate non va più di moda e nella maggior parte dei casi la medicina è un business, un cinico strumento per arraffare soldi o tentare di ottenere lo screditato premio Nobel. Però so che lo stato vegetativo non è la morte cerebrale e che il termine stato-vegetativo-irreversibile è molto controverso...



Sta dicendo che lo stato-vegetativo di Terri non era irreversibile?

Lo stato-vegetativo si distingue dal coma in modo molto preciso . Il coma è un sonno continuo. Lo stato-vegetativo è un alternarsi di sonno e di veglia durante il quale il malato vede, capisce, reagisce agli stimoli. La prova è fornita da un video trasmesso da tutte le televisioni del mondo. Quello nel quale sua madre si china a baciarla e Terri si illumina veramente come un albero di Natale....A portare testimonianza in questo senso sono state anche le infermiere che la curavano. Due di loro raccontano addirittura che, a veder Barbablù, Terri si comportava in modo completamente diverso da quello in cui si comportava coi genitori. Chiudeva gli occhi oppure distoglieva lo sguardo, assumeva un'espressione ostile, taceva ostinatamente, e altro che stato-irreversibile! Quella era una donna che capiva. Che pensava, che ragionava. Io sono certa che la sua lunga agonia, la sua interminabile esecuzione effettuata attraverso la fame e la sete, Terri l'abbia vissuta consapevolmente'.



Eppure il 67% degli americani ha approvato la decisione dei giudici...

Ne deduco che nella nostra società parlare di Diritti-Umani è davvero un'impostura, una farisaica commedia...Ne deduco che nella nostra società, per non essere gettati dalla rupe Tarpea, bisogna essere sani, belli e in grado di partecipare alle Olimpiadi o almeno giocare la fottuta partita di calcio. Beh, allora eliminiamoli tutti quei cittadini inutili...Anche se sono sordi come Beethoven che da sordo scrisse l'Eroica. Anche se sono ciechi come Omero che da cieco scrisse ll'Iliade e l'Odissea. O come Milton che da cieco scrisse il Paradiso perduto poi il Paradiso ritrovato. Anche se sono rachitici e gobbi come Leopardi che da rachitico e gobbo scrisse A Silvia e L'Infinito. O anche se sono tetraplegici come Stephen Hawking, da circa cinquant'anni immobilizzato da una sclerosi amiotrofica e da almeno dieci incapace di parlare...'

E per incominciare eliminiamo subito anche me, senza attendere che mi ammazzino i musulmani dai quali sono stata condannata a morte non con l'avallo della società ma con quello di Allah. Anch'io sono un malato inguaribile. Lungi dal curarmi con lo sciroppo per la tosse o dal definire il mio Alieno (la Fallaci soffre di un tumore ndr) 'un tipico reumatismo'. Anch'io sono colpevole. Anch'io merito d'essere scaraventata dalla Rupe della Fame e della Sete'.



E l'eutanasia?

'...La parola eutanasia è per me una parolaccia. Una bestemmia nonché una bestialità, un masochismo. Io non ci credo alla buona-Morte, alla dolce-Morte, alla Morte-che-Libera-dalle-Sofferenze. La morte è morte e basta. Ma predicarlo non serve a nulla. Forse grazie ai kamikaze, alle loro stragi alle loro decapitazioni, l'islamico Culto della Morte sta avanzando in Occidente a un ritmo inesorabile. Sta conquistando l'America dove in Florida, in California, nel Vermonti, in Alabama, nell'Oregon, nel Michigan passano leggi sul suicidio assistito. E sperare che ciò non avvenga anche in Europa, in Eurabia, quindi in Italia, è ormai vano. 'L'onda si rovescerà sull'Europa, sull'Italia dove si copiano sempre sempre gli altri', ha ben scritto Gianluigi Gigli sull'Osservatore Romano.



Torniamo a Terri

Sì, torniamoci con Barbablù..Non c'è bisogno di Sherlock Holmes per capire che è proprio lui la chiave dell'intera faccenda, il personaggio più odioso di questa storia...perché io l'ho studiato con cura il suo personaggio. L'ho studiato incominciando dal giorno in cui la danarosa e ventenne Terri Schindler se ne innamorò e lo sposò. Faceva il cameriere nei ristoranti della Pennsylvania, a quel tempo. Non aveva neppure il denaro necessario a pagare l'affitto (gli Schindler pagavano per lui), e tantomeno aveva quello necessario a comprare la casa che ben presto il padre di Terri gli avrebbe regalato. Era già allora un marito manesco e portato all'adulterio.

Nel 1990 Terri venne colpita da un ictus causato dalla deficienza di potassio, disse Barbablù. Ma, secondo i medici degli Schindler, da percosse o da un tentativo di strangolamento.



I difensori di Michael Schiavo sostengono che si trattasse di un marito devoto, però...

'E per qualche anno lo fu, nonostante le scappatelle sessuali e sentimenatli. Rifacendosi a una balorda legge della Florida , il giudice Greer nel 1990 lo aveva nominato tutore e guardiano di Terri, l'unica persona autorizzata a decidere per lei, sicché il ruolo del marito-devoto lo sosteneva con un certo impegno'.



Il famoso Living-Will o testamento Biologico con cui una persona chiarisce se in caso di grave infermità vuole vivere o morire…

'...E' una buffonata. Perché nessuno può predire come si comporterà dinanzi alla morte. Inutile fare gli eroi antelitteram, annunciare che dinanzi al plotone di esecuzione sputerai addosso ai tuoi carnefici come Fabrizio Quattrocchi. Inutile dichiarare che in un caso simile a quello di Terri vorrai stacacre-la-spina, morire stoicamente come Socrate che beve la cicuta. L'istinto di sopravvivenza è incontenibile, incontrollabile...E se nel testamento biologico scrivi che in caso di grave infermità vuoi morire ma al momento di guardare la Morte in faccia cambi idea? Se a quel punto t'accorgi che la vita è bella anche quando è brutta, e piuttosto che rinunciarvi preferisci vivere col tubo infilato nell'ombelico ma non sei più in grado di dirlo?'



La stampa si è occupata molto, in compenso, dei fratelli Bush. Di George che sia pure in extremis ha tentato di salvare Terri, di Jeb che al contrario ha alzato bandiera bianca.

'George Bush ha fatto benissimo a mobilitare il Congresso, fargli approvare la legge che concedeva alla Corte federale della Florida di rivedere il caso Terri, accogliere l'azione legale con cui gli Schlinder tentavano di salvare la figlia in nome dei diritti umani...Non rispetto, invece, suo fratello Jeb: il governatore della Florida. Perché se nel 1998 Jeb era riuscito a bloccare la sentenza che accoglieva la richiesta di Barbablù, e ordinava di staccare-la-spina, stavolta non ha fatto nulla. S'è comportato come un Ponzio Pilato, è rimasto inerte come un pesce lesso...Il fratello di Bush avrebbe dovuto salvare Terri irrompendo all'ospedale e imponendo la legge del Governatore'.

Comunque ciò che mi ha sconvolto di più, nello scempio, non è stato il fatto che Jeb Bush avesse rinunciato a esercitare i suoi poteri di monarca ad interim. E' stato il modo in cui lo scempio si è concluso. L'accanimento con cui, di nuovo complice la Legge che protegge i delinquenti e punisce le loro vittime, Barbablù ha completato anzi esasperato la sua shakesperiana crudeltà'.



E poi?

Poi il calvario, la lenta caduta dalla Rupe della Fame e della Sete finì. Alle otto di mattina, il 31 marzo, Bob e Mary e Bobby e Susanna furono ammessi col sacerdote nella camera di Terri che stava finalmente morendo ma era ancora cosciente. E alle otto e quarantacinque, quando stava per esalare l'ultimo respiro, il poliziotto che con tanto zelo aveva impedito di inumidirle le labbra ringhiò che non potevan restare perché-le-infermiere-dovevan-pulire-la-camera-aggiustare-i-lenzuoli. Bobby si ribellò. Rispose che il pretesto era offensivo e ridicolo e si rifiutò di uscire. Allora il poliziotto lo cacciò brutalmente. Altrettanto brutalmente spinse don Pavone e Bob e Mary e Susanna fuori della stanza. Al loro posto si installò Barbablù con l'avvocato e, beffa delle beffe, crudeltà delle crudeltà, Terri morì con lui accanto. Sotto i suoi occhi.



E poi?

Poi morì Karol Wojtyla, e di Terri non si parlò più. Il ricordo della sua Via Crucis venne letteralmente spazato via dall'apoteosi di Piazza San Pietro, dai funerali del grand'uomo che forse non era stato un grande papa ma certo era stato un grand'uomo. Un grande politico, un guerriero, una vera superstar. E la mia amarezza crebbe. Perché anche in America i giornali non facevano che parlare di lui, la tv non faceva che trasmettere i volti dei milioni e milioni di persone che si disperavano. Che non accettavano la sua morte avvenuta a ottantacinque anni per volontà di Dio non dei becchini travestiti da giudici'.

E in quei laghi di dolore, in quegli oceani di pianto, neanche una lacrimina per Terri. Morta a quarantun anni, ammazzata dalla Legge. Bé...se prima o poi ciò accadrà anche in Eurabia dove parlare di pietà e di speranza non va più di moda, dove le radici cristiane non sno più rivendicate nemmeno da una presunta Costituzione, io non lo so. Ma se questa è la nostra risposta all'islamico Culto della Morte, se questa è la civiltà, se questo è il progresso, se questo è il Mondo Nuovo che il progresso ci prepara, dico: ridatemi il vecchio mondo. Il barbaro mondo delle caverne. Ridatemi l'età della Pietra.
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Messaggio da mantequilla »

eutanasia.........
Non è un argomento che si presti a semplificazioni..

Io sarei favorevole alla depenalizzazione dell'eutanasia, se regolata a fondo da una serie di norme giuridiche studiate al meglio e nei dettagli ovviamente. L'accanimento terapeutico è generato da una becera distorsione del concetto di vita che ci siamo creati artificialmente...E' davvero una cosa priva di senso.


Concordo sulla condanna dell'accanimento terapeutico.....Riguardo alla depenalizzazione dell'Eutanasia, meno.
Ma siete certi che si oscilli obbligatoriamente fra eutanasia ed accanimento?
Non ci può essere "la buona medicina" in mezzo?
Cosa intendete per Eutanasia? Non è una battuta...spesso si intendono poi cose diverse.
ci sono due campi in cui viene invocata....
1) per i pazienti così detti terminali (di cancro ad esempio).
2) per i cerebrolesi (da trauma ad esempio).
Due condizioni obbiettivamente molto diverse.
ad esempio i pazienti così detti terminali....basta un pò di pazienza e la natura fa il suo corso. piuttosto che discutere di eutanasia, per loro forse è meglio curare il dolore, sedare l'agitazione, visto che si può....o no?
Per i cerebrolesi ho un dubbio.
soffrono? ne siete certi? o sofre chi li accudisce, chi li ama.....
per me è molto evidente la seconda......siamo noi che stiamo bene che non reggiamo la vista, di chi è leso gravemente. e diciamo che è pietà iniettargli del curaro, invece che lavarli, accudirli, con amore. Capisco che sia difficile nel tempo, ma una società civile non si distingue forse dalla capacità di stare vicina ai meno fortunati?
O è per noi più "salvifico" pensare di mettere fine a sofferenze che non conosciamo?
C'è chi parla del testamento biologico....interessante argomento. Mi angustia un pò però. io ho cambiato spesso idea su molte cose. Perchè dare per scontato che un giovane sano, nel pieno dela salute non possa avere una sensazione distorta della salute?
da sano e giovane ritenere insopportabile ciò che da ammalato e non più giovane è molto più tollerabile è possibile? e se non ho mezzi per esprimere la mia opinione, cosa fare? Mi si stacca la spina?
io sono veramente pieno di dubbi.
C'è chi pensa che essere pro eutanasia sia di sinistra e progressista, e contrario sia di destra.
Mah. Dubito anche qui.
Vi chiedo. se passasse la legge sull'eutanasia, chi sarebbe candidato? Tutti uguali davanti alla morte? o sarebbero più candidati gli anziani soli (ad esempio?). Dubbio................
Mi fermo qui.
Mi interessa solo discutere, non polemizzare. Capire....
Ciao.
Burano
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Messaggio da Burano »

Convocato ambasciatore italiano all'Aja
(ANSA)L'AJA, 17 MAR - 'Scandaloso' e 'inaccettabile': cosi' il premier Balkenende ha definito quello che ha detto Giovanardi sulla legge olandese sull'eutanasia. Ieri, il ministro italiano per i rapporti con il Parlamento aveva paragonato la legge dei Paesi Bassi sull'eutanasia alla legislazione nazista ed alle idee di Adolf Hitler. Balkenende intende affrontare l'argomento con Berlusconi la prossima settimana a Bruxelles. Convocato l'ambasciatore italiano all'Aja, 'per chiedere spiegazioni'.


Che ***...
Lo voglio rivedere, Fabio
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Karelias
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Messaggio da Karelias »

giusto, Balkenende è un vero idiota...
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mullahomark
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Messaggio da mullahomark »

Karelias ha scritto:giusto, Balkenende è un vero idiota...


Certo, mica come i nostri Saggi governanti che tengono a sottolineare come tra concedere a un morente la decisione di alleviare la sua pena e rinchiudere una persona X in una camera per gasarla senz'appello perchè si chiama X ed è figlia di Y, non ci sia nessuna differenza. Ineccepibili come sempre! :lol:
Cerchiamo la bellezza, anche nello sport. Il resto che importanza ha?
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Messaggio da Albornoz »

Topic tremendo, Mantequilla grande post.

Con estremo rispetto, e cautela, ritengo che la valutazione dell'altrui vita come "indegna", e per Legge, sia in nuce un programma di camere a gas.

Altra cosa chi decide di finirla da sè, senza assistenza medico-legale, all'"avventura" e non come un pollo da batteria.
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alessandro
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Messaggio da alessandro »

grazie Mantequilla per il bello spunto di riflessione.

credo che non sia ne' di destra ne' di sinistra.

e' bello avere la mente aperta e poterci ragionare liberamente.
Al di fuori dell'integralismo cristiano e delle idee irritanti (per me, logico) della Fallaci. dice cose insulse. Il presidente degli stati uniti e' schiavo della magistratura? il popolo e' per il distacco, quindi sarebbe anche "democratio" ma secondo lei c'e' la dittatuta dei magistrati? Convinta lei....

tornando a cose serie, Mantequilla parla del dubbio.
I giovani vedoo i trentenni come dei vecchi e la vita dei cinquantenni come non veramente degna (esagero un pochino...).
Quando si e' sani si da peso ad alcune cose, quando si sta male ad altre cose.

Mantequilla e' medico, credo viva queste realta'.
In italia, almeno ho sentito, si usa poco la terapia antui-dolore, molo meno della media europea. c'e' oggi la possibilita' di sedare ogni dolore e attendere il decorso naturale. Il dubbio rimane.
E' giusto costringere una persona a soffrire sino all'ultimo istante?

e per quelle persone in coma irreversibile?
Se e' provato che non c'e' nessuna possibilita' di ritorno, che senso ha far continuare a battere il cuore e far crescere unghie e capelli? Dubbio anche qui.

ultima riflessione ceh qualcuno potrebbe sembrare Nazzista. pazienza...
Vale veramente la pena di tenere un posto in ospedale, macchine e medici impegnati per un corpo senza ritorno?
poi e' vero che potrebbe succedere che stacchino la spina un po' prima del necessario ai poveri e un po' dopo ai ricchi.

come risolvere questi dubbi?
una legge libera e inappellabile o la possibilita' che soggetto-familiari-esperti-medici e giudici possano trovare eccezioni degne di essere prese in considerazione? sollevare dubbi?
e sarebbe questa la DITTATURA DELLA MAGISTRATURA?
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alessandro
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Messaggio da alessandro »

per il caso Terri Schiavo. a quel punto, una inniezione sarebbe stata la cosa piu' umana. o si continuava a nutrirla o si faceva morire con iniezione.
in quel modo non si deve far morire nemmeno una pianta.
ipocrisia pura.
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Albornoz
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Messaggio da Albornoz »

Da radicale dico: la linea radicale sull’eutanasia olandese è cialtrona

IL FOGLIO, 25 marzo 2006

Sono di sinistra, liberale, radicale. Sono laico. L’unica volta che ho ricevuto l’eucaristia è stato il giorno della mia prima e ultima comunione. Non ho mai frequentato un oratorio, neanche per giocare a calcetto. Abrogherei il Concordato, ancora più dell’Ordine dei giornalisti. Sono entusiasta che dopo 19 anni di assenza torni sulle schede elettorali la Rosa nel pugno, simbolo sul quale nel 1987 misi la mia prima crocetta e che certamente rimetterei se non si fosse alleata con i più antiamericani, i più statalisti, i più giustizialisti su piazza (però ho firmato per le liste e versato euro 100).
Due anni fa, quando è stata approvata la legge 40 sulla (non) fecondazione assistita, ho scritto su questo giornale che si trattava di una boiata pazzesca. D’accordo, allora lo diceva anche Marcello Occidente-Express Pera, ma l’ho riscritto anche un anno dopo in occasione del referendum, al quale non ho partecipato perché il perfido direttore di questo giornale in combutta col card. Ruini mi ha tenuto al confino di Manhattan. Per me, quella di questo giornale, resta la prima campagna mondiale in favore della vita che incomprensibilmente si adopera per rendere più difficile le nascite, ma tant’è. Ancora un paio di cose. Considero Antonio Socci il più brillante intellettuale italiano del XIII secolo e Mel Taliban Gibson un fondamentalista, anche se so distinguere tra chi mozza le teste e chi si limita a leggere il Vangelo come fosse il manuale delle giovani marmotte. Di più. Sono il ghost writer della definizione usata da Daniele Capezzone secondo cui il nostro Giulio Meotti sarebbe il “Marco Travaglio della bioetica” (in realtà la battuta era riferita a Francesco Agnoli: Giulio Meotti è il Simone Cristicchi della bioetica, il sanremese di che-bella-gente/disegno-intelligente). Aggiungo che, nelle mie primarie ideali, sceglierei sempre e comunque Capezzone.
Questa lunghissima premessa è essenziale per dare maggiore credibilità a quanto sto per scrivere: la posizione radical-rosapugnista sull’eutanasia infantile in Olanda è cialtronesca. In questo caso i miei amici radicali stanno raccontando balle, non ho ancora capito se consapevolmente o no (temo di sì, visto che prima della campagna fogliante sulle staminali – alla quale non ho partecipato – i radicali lasciavano intendere che da quelle cellule si potevano già estrarre medicine miracolose in comode compresse da 12).
Sull’eutanasia infantile sapevo niente, anche perché non credo sia la questione più decisiva di questo mondo, specie ora che entriamo nei quarti di Champions League. Ho seguito la sanguigna puntata di Otto e mezzo sul tema, ho letto l’editoriale del Foglio di ieri e ho ascoltato il mio amico Daniele a Radio radicale. La questione, al di là di come la si pensi sull’eutanasia e al netto delle stupidaggini di Giovanardi, è questa: è vero, come dicono i radicali, che in Olanda sperimentano e discutono una legge sull’eutanasia come forma compassionevole per non far soffrire i neonati sofferenti destinati comunque a morire? Si potrà essere favorevoli o contrari rispetto a una scelta di questo tipo da parte dei genitori e di tre collegi medici, ma se, come dicono i radicali, il dibattito olandese riguardasse soltanto questo caso sarebbe certamente propagandistico e allarmistico e luciannunziatesco parlare di eugenetica e di selezione della razza (parlare di “nazismo” è in ogni caso una stupidaggine, perché ebrei, handicappati e froci venivano uccisi per decreto del Reich, contro la volontà loro e dei loro genitori). Ma, al contrario, se fosse vero ciò che dicono Meotti, Giovanardi e Ferrara, la questione sarebbe ben diversa e negarlo un trucchetto da treccartari. Cosa dicono Meotti, Giovanardi e Ferrara? Dicono che il caso olandese non riguarda soltanto i neonati sofferenti destinati a morte certa, ma anche handicappati gravi. Fosse vero ciò che dicono si tratterebbe di legalizzazione di pratiche di soppressione della razza impura. I radicali negano. Allora sono andato a leggere il protocollo di Groningen, sulla base del quale in Olanda si sperimenta l’eutanasia nei confronti dei neonati. Bene. Parla di bimbi che non hanno chance di sopravvivenza, come dicono i radicali, ma anche di neonati con gravi lesioni cerebrali o danni agli organi vitali che però “possono sopravvivere”, malgrado le “aspettative circa le condizioni future” non siano invitanti. C’è anche un terzo caso, “più astratto” e “più difficile da definire”, di neonati incurabili la cui esistenza non dipenderà da trattamenti intensivi, ma che a giudizio di genitori e medici avranno “una pessima qualità della vita”. Mi dispiace, ma questa volta i propagandisti sono i miei amici radicali.

Christian Rocca
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mantequilla
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Messaggio da mantequilla »

C’è anche un terzo caso, “più astratto” e “più difficile da definire”, di neonati incurabili la cui esistenza non dipenderà da trattamenti intensivi, ma che a giudizio di genitori e medici avranno “una pessima qualità della vita”. Mi dispiace, ma questa volta i propagandisti sono i miei amici radicali.

................................................................................................
E' una osservazione vera.
Il concetto di "pessima qualità di vita" è quanto di più scivoloso ed aleatorio ci sia.
Aleatorio , perchè paradossalmente ognuno di noi ha ben presente cosa intenda per "buona qualità di vita". ma molto meno cosa intenda per "pessima".
Se facessimo un grafico di questo concetto fra 100 adulti sani, uscirebbe una deviazione standard inimmaginabile. Elevatissima.
Capiremmo che non c'è modo per obbiettivarla.

Scivoloso, perchè il confine con l'eugenetica risulterebbe straordinariamente difficile da scindere. Ed il rischio di eliminare i portatori di handicap (fisico e psichico) elevatissimo.
Noi siamo, in genere, bravissimi a giudicare la qualità della vita degli altri. Salvo poi sbagliare di brutto ogni volta che abbiamo la possibilità di verificarlo.
Chi vorrebbe una responsabilità così addosso? Io no.
Giovanardi sbaglia a parlare di leggi naziste. I nazisti facevano COSCIENTEMENTE eugenetica. E RAZZISMO.
La legge olandese non fa COSCIENTEMENTE nè l'uno , nè l'altro. Ma rischia di farlo involontariamente.

Se è vero che la vita NON è un bene disponibile per se stessi, come si fa a pensare che sia un bene disponibile, la vita di un altro essere umano? Soprattutto quando non abbiamo alcuna certezza del livello affettivo che la persona menomata ha e vive.
Guardate che nella quotidianità , noi ci comportiamo tranquillamente come persone che giudicano la vita bene indisponibile. Pensiamo a cosa succede se un giovane cerca di suicidarsi. Immaginiamolo su un cornicione e vedremo tutti impegnarsi a dissuaderlo, a salvarlo se c'è un mezzo o un sistema, contro la volontà evidente di chi vuole morire. Perchè?
Non è forse il soggetto, l'individuo più idoneo a giudicare la qualità di vita di se medesimo? Eppure interveniamo. Perchè la Vita è qualcosa di indisponibile. E contrapponiamo il NOSTRO metro di giudizio.
Come ci comporteremmo nel vedere un down su un cornicione? O un malato terminale? O una mamma con un bambino malato? Io ci ho pensato. E un caso mi è capitato, con una persona malata. Per me ci comporteremmo nello stesso, identico modo. Non ci chiederemmo "quale fosse mai la qualità di vita percepita". Interverremmo per dissuaderlo e /o per salvarlo.

La morte che vediamo la rifiutiamo.
La morte che non vediamo, non la rifiutiamo? Ma è sempre morte.
Paradossalmente, l'unica cosa certa, che prima o poi ci accomunerà. Belli e brutti. Ricchi e poveri.
Cerchiamo di rendere vivibile la vita, ragazzi.
Per morire c'è sempre tempo, se viviamo nell'amore per il prossimo. Laicamente. Ma senza tentennamenti.
Amici olandesi, stavolta siete sulla strada sbagliata.
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klaus
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Messaggio da klaus »

Caro Presidente,
scrivo a Lei, e attraverso Lei mi rivolgo anche a quei cittadini che avranno la possibilità di ascoltare queste mie parole, questo mio grido, che non è di disperazione, ma carico di speranza umana e civile per questo nostro Paese.

Fino a due mesi e mezzo fa la mia vita era sì segnata da difficoltà non indifferenti, ma almeno per qualche ora del giorno potevo, con l'ausilio del mio computer, scrivere, leggere, fare delle ricerche, incontrare gli amici su internet. Ora sono come sprofondato in un baratro da dove non trovo uscita.
La giornata inizia con l'allarme del ventilatore polmonare mentre viene cambiato il filtro umidificatore e il catheter mounth, trascorre con il sottofondo della radio, tra frequenti aspirazioni delle secrezioni tracheali, monitoraggio dei parametri ossimetrici, pulizie personali, medicazioni, bevute di pulmocare. Una volta mi alzavo al più tardi alle dieci e mi mettevo a scrivere sul pc.
Ora la mia patologia, la distrofia muscolare, si è talmente aggravata da non consentirmi di compiere movimenti, il mio equilibrio fisico è diventato molto precario. A mezzogiorno con l'aiuto di mia moglie e di un assistente mi alzo, ma sempre più spesso riesco a malapena a star seduto senza aprire il computer perchè sento una stanchezza mortale. Mi costringo sulla sedia per assumere almeno per un'ora una posizione differente di quella supina a letto. Tornato a letto, a volte, mi assopisco, ma mi risveglio spaventato, sudato e più stanco di prima. Allora faccio accendere la radio ma la ascolto distrattamente. Non riesco a concentrarmi perché penso sempre a come mettere fine a questa vita. Verso le sei faccio un altro sforzo a mettermi seduto, con l'aiuto di mia moglie Mina e mio nipote Simone. Ogni giorno vado peggio, sempre più debole e stanco. Dopo circa un'ora mi accompagnano a letto. Guardo la tv, aspettando che arrivi l'ora della compressa del Tavor per addormentarmi e non sentire più nulla e nella speranza di non svegliarmi la mattina.
Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l'amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso - morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita - è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c'è pietà.
Starà pensando, Presidente, che sto invocando per me una "morte dignitosa". No, non si tratta di questo. E non parlo solo della mia, di morte.
La morte non può essere "dignitosa"; dignitosa, ovvero decorosa, dovrebbe essere la vita, in special modo quando si va affievolendo a causa della vecchiaia o delle malattie incurabili e inguaribili. La morte è altro. Definire la morte per eutanasia "dignitosa" è un modo di negare la tragicità del morire. È un continuare a muoversi nel solco dell'occultamento o del travisamento della morte che, scacciata dalle case, nascosta da un paravento negli ospedali, negletta nella solitudine dei gerontocomi, appare essere ciò che non è. Cos'è la morte? La morte è una condizione indispensabile per la vita. Ha scritto Eschilo: "Ostico, lottare. Sfacelo m'assale, gonfia fiumana. Oceano cieco, pozzo nero di pena m'accerchia senza spiragli. Non esiste approdo".
L'approdo esiste, ma l'eutanasia non è "morte dignitosa", ma morte opportuna, nelle parole dell'uomo di fede Jacques Pohier. Opportuno è ciò che "spinge verso il porto"; per Plutarco, la morte dei giovani è un naufragio, quella dei vecchi un approdare al porto e Leopardi la definisce il solo "luogo" dove è possibile un riposo, non lieto, ma sicuro.
In Italia, l'eutanasia è reato, ma ciò non vuol dire che non "esista": vi sono richieste di eutanasia che non vengono accolte per il timore dei medici di essere sottoposti a giudizio penale e viceversa, possono venir praticati atti eutanasici senza il consenso informato di pazienti coscienti. Per esaudire la richiesta di eutanasia, alcuni paesi europei, Olanda, Belgio, hanno introdotto delle procedure che consentono al paziente "terminale" che ne faccia richiesta di programmare con il medico il percorso di "approdo" alla morte opportuna.
Una legge sull'eutanasia non è più la richiesta incomprensibile di pochi eccentrici. Anche in Italia, i disegni di legge depositati nella scorsa legislatura erano già quattro o cinque. L'associazione degli anestesisti, pur con molta cautela, ha chiesto una legge più chiara; il recente pronunciamento dello scaduto (e non ancora rinnovato) Comitato Nazionale per la bioetica sulle Direttive Anticipate di Trattamento ha messo in luce l'impossibilità di escludere ogni eventualità eutanasica nel caso in cui il medico si attenga alle disposizioni anticipate redatte dai pazienti. Anche nella diga opposta dalla Chiesa si stanno aprendo alcune falle che, pur restando nell'alveo della tradizione, permettono di intervenire pesantemente con le cure palliative e di non intervenire con terapie sproporzionate che non portino benefici concreti al paziente. L'opinione pubblica è sempre più cosciente dei rischi insiti nel lasciare al medico ogni decisione sulle terapie da praticare. Molti hanno assistito un famigliare, un amico o un congiunto durante una malattia incurabile e altamente invalidante ed hanno maturato la decisione di, se fosse capitato a loro, non percorrere fino in fondo la stessa strada. Altri hanno assistito alla tragedia di una persona in stato vegetativo persistente.
Quando affrontiamo le tematiche legate al termine della vita, non ci si trova in presenza di uno scontro tra chi è a favore della vita e chi è a favore della morte: tutti i malati vogliono guarire, non morire. Chi condivide, con amore, il percorso obbligato che la malattia impone alla persona amata, desidera la sua guarigione. I medici, resi impotenti da patologie finora inguaribili, sperano nel miracolo laico della ricerca scientifica. Tra desideri e speranze, il tempo scorre inesorabile e, con il passare del tempo, le speranze si affievoliscono e il desiderio di guarigione diventa desiderio di abbreviare un percorso di disperazione, prima che arrivi a quel termine naturale che le tecniche di rianimazione e i macchinari che supportano o simulano le funzioni vitali riescono a spostare sempre più in avanti nel tempo. Per il modo in cui le nostre possibilità tecniche ci mantengono in vita, verrà un giorno che dai centri di rianimazione usciranno schiere di morti-viventi che finiranno a vegetare per anni. Noi tutti probabilmente dobbiamo continuamente imparare che morire è anche un processo di apprendimento, e non è solo il cadere in uno stato di incoscienza.
Sua Santità, Benedetto XVI, ha detto che "di fronte alla pretesa, che spesso affiora, di eliminare la sofferenza, ricorrendo perfino all'eutanasia, occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale". Ma che cosa c'è di "naturale" in una sala di rianimazione? Che cosa c'è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c'è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l'aria nei polmoni? Che cosa c'è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l'ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata? Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa "giocare" con la vita e il dolore altrui.
Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente 'biologica' - io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico.
Sono consapevole, Signor Presidente, di averle parlato anche, attraverso il mio corpo malato, di politica, e di obiettivi necessariamente affidati al libero dibattito parlamentare e non certo a un Suo intervento o pronunciamento nel merito. Quello che però mi permetto di raccomandarle è la difesa del diritto di ciascuno e di tutti i cittadini di conoscere le proposte, le ragioni, le storie, le volontà e le vite che, come la mia, sono investite da questo confronto.
Il sogno di Luca Coscioni era quello di liberare la ricerca e dar voce, in tutti i sensi, ai malati. Il suo sogno è stato interrotto e solo dopo che è stato interrotto è stato conosciuto. Ora siamo noi a dover sognare anche per lui.
Il mio sogno, anche come co-Presidente dell'Associazione che porta il nome di Luca, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l’eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che è concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi.

Piergiorgio Welby Co-Presidente dell'Associazione Luca Coscioni, malato di distrofia muscolare


se potete fate circolare.
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Messaggio da Gios »

Non riesco ad avere un'idea sull'eutanasia: da una parte la carità, dall'altra parte la vita vista come dono, e non come proprietà. E molto altro.

E' difficile, forse troppo.
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klaus
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Messaggio da klaus »

Io per me non saprei cosa scegliere.
E per gli altri vorrei lasciare scegliere ...specie in questi casi dove possono.

Immagine

ma è così come sul forum quando gli Welby o Coscioni agonizzano tutti si girano dall' altra parte (un pò impauriti) e aspettano...aspettano che cia sia una Terry o un caso Olanda su cui strepitare.
Ultima modifica di klaus il dom set 24, 2006 10:55 am, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Nickognito »

E' un bel casino...

Il mio ideale sarebbe: eutanasia consentita per legge, e sforzo però da parte di tutti di mettere il malato in condizione di volerla evitare.

Mica semplice...

Più realisticamente, ogni situazione ha i suoi pro e i suoi contro, e io la renderei legale pur consapevole dei rischi, che però sono grossissimi, in una società come la nostra, dove, non dico i malati terminali, ma addirittura i vecchi sono consederati inutili o dannosi.

c.
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Messaggio da Burano »

...intanto, fondamentale come sempre per il dibattito, ecco il solito disco rotto dei cidiellini che si dicono "a favore della vita dal suo concepimento", "contrari alla cultura della morte" e il buon Pedrizzi-il solito fenomeno-aggiunge che si devono rafforzare la terapia del dolore, le cure palliative ecc: peccato che in questo caso specifico la sopportazione del dolore fisico del malato non c'entri un càzzo.
La cosa più avvilente di questa gente (parlamentari eh, mica popolino...) è che ripete all'unisono sempre e solo slogan e invettive imparate a memoria. Non hanno dato mezza risposta ai quesiti e alle problematiche sollevate da Welby in quella lettera. Che sono certo non hanno manco letto.
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Messaggio da klaus »

Burano ha scritto:...intanto, fondamentale come sempre per il dibattito, ecco il solito disco rotto dei cidiellini che si dicono "a favore della vita dal suo concepimento", "contrari alla cultura della morte" e il buon Pedrizzi-il solito fenomeno-aggiunge che si devono rafforzare la terapia del dolore, le cure palliative ecc: La cosa più avvilente di questa gente (parlamentari eh, mica popolino...) è che ripete all'unisono sempre e solo slogan e invettive imparate a memoria. Non hanno dato mezza risposta ai quesiti e alle problematiche sollevate da Welby in quella lettera. Che sono certo non hanno manco letto.


Domenico Di Virgilio di Forza Italia: "E ora di finirla con il diffondere questa assurda cultura della morte. Dobbiamo tutti gridare con forza tre no: no all'eutanasia, no all accanimento terapeutico, no all abbandono terapeutico"

''Sono contrario all' eutanasia : credo che le priorita' siano altre''. Cosi' l'ex presidente del Senato Marcello Pera commenta l'invito che il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha rivolto al Parlamento perche' si occupi di questo argomento

nauseanti. #1#
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Messaggio da klaus »

X i Mod:

si potrebbe inserire un sondaggio così congeniato?

"Siete d'accordo a legalizzare l'eutanasia solo nel caso in cui il paziente maggiorenne esprima la volonta di ricorrere all' eutanasia (o qualora inconscente la cosa sia dichiarata nel suo testamento biologico) ed un collegio di due medici di cui uno nominato dallo stato emettano valutazione concorde sullo stato di malattia terminale(cioè assenza di aspettative di sopravvivenza) e inoltre sullo stato di intollerabilità della condizione (cioè qualità della vita gravemente condizionata dalla sofferenza e/o dalla inabilità).

SI

NO "



http://www.mymag.it/forum/viewtopic.php?t=16498&postdays=0&postorder=asc&start=0
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Messaggio da Nickognito »

voterei un si con riserva

Pera folle: capisco essere contrario di principio, ma quali priorità ci possono essere rispetto a un problema così????
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Messaggio da Burano »

Nickognito ha scritto:voterei un si con riserva

Pera folle: capisco essere contrario di principio, ma quali priorità ci possono essere rispetto a un problema così????


Pera contrario di "principio"? Ma ne sei sicuro? :-?
Fino a 3-4 anni fa la pensava diversamente. Su questa e tante altre 'cose'.
E non stiamo parlando di manovre economiche o di riforme fiscali...
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Messaggio da Nickognito »

mantequilla ha scritto:eutanasia.........
Non è un argomento che si presti a semplificazioni..

Io sarei favorevole alla depenalizzazione dell'eutanasia, se regolata a fondo da una serie di norme giuridiche studiate al meglio e nei dettagli ovviamente. L'accanimento terapeutico è generato da una becera distorsione del concetto di vita che ci siamo creati artificialmente...E' davvero una cosa priva di senso.


Concordo sulla condanna dell'accanimento terapeutico.....Riguardo alla depenalizzazione dell'Eutanasia, meno.
Ma siete certi che si oscilli obbligatoriamente fra eutanasia ed accanimento?
Non ci può essere "la buona medicina" in mezzo?
Cosa intendete per Eutanasia? Non è una battuta...spesso si intendono poi cose diverse.
ci sono due campi in cui viene invocata....
1) per i pazienti così detti terminali (di cancro ad esempio).
2) per i cerebrolesi (da trauma ad esempio).
Due condizioni obbiettivamente molto diverse.
ad esempio i pazienti così detti terminali....basta un pò di pazienza e la natura fa il suo corso. piuttosto che discutere di eutanasia, per loro forse è meglio curare il dolore, sedare l'agitazione, visto che si può....o no?
Per i cerebrolesi ho un dubbio.
soffrono? ne siete certi? o sofre chi li accudisce, chi li ama.....
per me è molto evidente la seconda......siamo noi che stiamo bene che non reggiamo la vista, di chi è leso gravemente. e diciamo che è pietà iniettargli del curaro, invece che lavarli, accudirli, con amore. Capisco che sia difficile nel tempo, ma una società civile non si distingue forse dalla capacità di stare vicina ai meno fortunati?
O è per noi più "salvifico" pensare di mettere fine a sofferenze che non conosciamo?
C'è chi parla del testamento biologico....interessante argomento. Mi angustia un pò però. io ho cambiato spesso idea su molte cose. Perchè dare per scontato che un giovane sano, nel pieno dela salute non possa avere una sensazione distorta della salute?
da sano e giovane ritenere insopportabile ciò che da ammalato e non più giovane è molto più tollerabile è possibile? e se non ho mezzi per esprimere la mia opinione, cosa fare? Mi si stacca la spina?
io sono veramente pieno di dubbi.
C'è chi pensa che essere pro eutanasia sia di sinistra e progressista, e contrario sia di destra.
Mah. Dubito anche qui.
Vi chiedo. se passasse la legge sull'eutanasia, chi sarebbe candidato? Tutti uguali davanti alla morte? o sarebbero più candidati gli anziani soli (ad esempio?). Dubbio................
Mi fermo qui.
Mi interessa solo discutere, non polemizzare. Capire....
Ciao.


riporto giu' questo post di mantequilla, perché lo quoto in tutto, su quanto di solito sarebbe l'eutanasia.
Di solito.
Ma se ci fosse un'eccezione, se uno, anche al momento della morte (pur potendoc ambiare idea, come dice giustamente la Fallaci) volesse morire, anche circondato dall'affetto e dalle medicine migliori?
Il mio ideale sarebbe legalizzare l'eutanasia, e mettere ognuno nelle condizioni di non volerla richiedere mai. Ma lo so che è impossibile, e per questo non so cosa voterei. Non so qual è il male minore.
Per me non è un problema di cultura della morte, ma della sofferenza. E' chi soffre, vecchio, malato e solo che ha bisogno di aiuto, poi, se vuole morire lo stesso, ha per me tutto il diritto di farlo.

Brutto trip..

c.
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Messaggio da macksi »

Tendenzialmente sono per il sì.
Ma trovo la domanda del sondaggio mal posta e quindi non sento di dover votare.
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mullahomark
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Messaggio da mullahomark »

Certo, la materia è delicata, ma trovo vomitevoli le prese di posizione dei nostri parlamentari, ai quali chiederei:"perchè?".
Una legalizzazione della "dolce morte" ovviamente non dovrebbe significare un modo frettoloso per cercare di liquidare i malati, e certo sarebbe più di interesse collettivo, come suggeriva Mantequilla, una maggiore attenzione a quei trattamenti che consentono ai malati di trascorrere gli ultimi periodi della propria esistenza nella maniera meno tribolante. Migliorarne per quanto possibile la qualità della vita, per quanto breve.
Però bisogna anche accettare che ci possa essere chi, soprattutto se in certe condizioni, veda ogni attimo di vita in più come un supplizio e attenda la fine della sofferenza che stenta ad arrivare. In questi casi credo che sia doveroso consentire a queste persone di eseguire le loro ultime volontà, anche perché non credo proprio che un signore come Welby, solo con i suoi pensieri, si consoli con la sacralità della vita mentre "vive" nel suo letto, immobile.
Questa io la chiamo crudeltà.
Ultima modifica di mullahomark il lun set 25, 2006 9:43 am, modificato 1 volta in totale.
Cerchiamo la bellezza, anche nello sport. Il resto che importanza ha?
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mullahomark
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Messaggio da mullahomark »

Certo, la materia è delicata, ma trovo vomitevoli le prese di posizione dei nostri parlamentari, ai quali chiederei:"perchè?".
Una legalizzazione della "dolce morte" ovviamente non dovrebbe significare un modo frettoloso per cercare di liquidare i malati, e certo sarebbe più di interesse collettivo, come suggeriva Mantequilla, una maggiore attenzione a quei trattamenti che consentono ai malati di trascorrere gli ultimi periodi della propria esistenza nella maniera meno tribolante. Migliorarne per quanto possibile la qualità della vita, per quanto breve.
Però bisogna anche accettare che ci possa essere chi, soprattutto se in certe condizioni, veda ogni attimo di vita in più come un supplizio e attenda la fine della sofferenza che stenta ad arrivare. In questi casi credo che sia doveroso consentire a queste persone di eseguire le loro ultime volontà, anche perché non credo proprio che un signore come Welby, solo con i suoi pensieri, si consoli con la sacralità della vita mentre "vive" nel suo letto, immobile.
Questa io la chiamo crudeltà.
Ultima modifica di mullahomark il lun set 25, 2006 9:42 am, modificato 1 volta in totale.
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mullahomark
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Messaggio da mullahomark »

Mi scuso per la ripetizione, ho avuto problemi nel postare il messaggio.
Ultima modifica di mullahomark il lun set 25, 2006 9:41 am, modificato 1 volta in totale.
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klaus
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Messaggio da klaus »

macksi ha scritto:Tendenzialmente sono per il sì.
Ma trovo la domanda del sondaggio mal posta e quindi non sento di dover votare.


magari sarebbe carino dire perchè la trovi mal posta.
A me sembra invece di aver posto un quesito molto circostanziato (con una definizione dei casi di applicazione tale da non lasciare spazio alle solite manovre diversive) che merita una risposta.
E' un quesito che se vuoi definisce incarna proprio il caso Welby.
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Grass
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Messaggio da Grass »

mantequilla ha scritto:Pensiamo a cosa succede se un giovane cerca di suicidarsi. Immaginiamolo su un cornicione e vedremo tutti impegnarsi a dissuaderlo, a salvarlo se c'è un mezzo o un sistema, contro la volontà evidente di chi vuole morire. Perchè?
Non è forse il soggetto, l'individuo più idoneo a giudicare la qualità di vita di se medesimo? Eppure interveniamo.


Bell'esempio che, però si contrappone a questo:

mantequilla ha scritto:soffrono? ne siete certi? o sofre chi li accudisce, chi li ama.....
per me è molto evidente la seconda......siamo noi che stiamo bene che non reggiamo la vista, di chi è leso gravemente. e diciamo che è pietà iniettargli del curaro, invece che lavarli, accudirli, con amore.
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Roda
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Messaggio da Roda »

Ognuno deve poter decidere della propria vita ... e della propria morte. Uno che tenta di uccidersi, tento di dissuaderlo. Poi però, se si vuol ammazzare, si ammazza, che posso farci. Non tutti i malati terminali devono essere obbligati a lasciarsi morire, ma se uno vuole farlo, nonostante cerchi di dissuaderlo, è giusto che ne abbia la possibilità.
Ma finchè abbiamo la Binetti, Buttiglione e l'ex radicale Rutelli .... #103#
macksi
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Messaggio da macksi »

klaus ha scritto:
macksi ha scritto:Tendenzialmente sono per il sì.
Ma trovo la domanda del sondaggio mal posta e quindi non sento di dover votare.


magari sarebbe carino dire perchè la trovi mal posta.
A me sembra invece di aver posto un quesito molto circostanziato (con una definizione dei casi di applicazione tale da non lasciare spazio alle solite manovre diversive) che merita una risposta.
E' un quesito che se vuoi definisce incarna proprio il caso Welby.


Hai ragione, ma stanotte era tardi...

"Siete d'accordo a legalizzare l'eutanasia solo nel caso in cui il paziente maggiorenne esprima la volonta di ricorrere all' eutanasia (o qualora inconscente la cosa sia dichiarata nel suo testamento biologico) ed un collegio di due medici di cui uno nominato dallo stato emettano valutazione concorde sullo stato di malattia terminale(cioè assenza di aspettative di sopravvivenza) e inoltre sullo stato di intollerabilità della condizione (cioè qualità della vita gravemente condizionata dalla sofferenza e/o dalla inabilità).

Il quesito è malposto perchè non è circostanziato, secondo me.

L'espressione della volontà con quale forma deve avvenire ?
Basta una dichiarazione di intento o è necessaria la presenza di un magistrato, che possa escludere ogni tentativo di condizionamento o di estorsione ?
Il collegio di due medici è del tutto insufficiente.
Occorrerebbe almeno il parere di due specializzati, del medico di fiducia e di un altro medico, non nominato dallo Stato, ma nominato da una Commissione medico scientifica, a sua volta composta da membri dell'Ordine dei Medici. Lo Stato non deve mettere il naso nelle scelte dei privati, perchè potrebbe essere mosso da interesse.
L'intollerabilità della condizione, poi, è cosa davvero difficile da stabilire.
E' relativa nel tempo. E potrebbe essere non conclusiva. Si dovrebbe studiare un caso alla volta o si dovrebbero dare dei parametri "generici" ?
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Karelias
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Messaggio da Karelias »

non riesco ad avere una posizione, è una cosa troppo profonda, complessa e personale, che va oltre l'uomo.

l'opporsi alla legge che autorizzi l'eutanasia è evitare che il "dare la morte" diventi una formalità troppo facile da espletare, che vinca la regola "aziendale" per cui chi non può guarire è meglio ammazzarlo subito. I malati sono costosi no? per lo stato, per le famiglie, per la società in genere.
E' difficile rimanere indifferenti davanti a casi come a quello del povero sig. Welby. Non abbiamo certo il diritto di giudicare.
Ma ci ricordiamo anche il caso del povero Fogar che, messo come era messo, aveva detto "sono contento di essere ancora vivo". E dire che aveva pensato tante volte al suicidio.
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Messaggio da Roda »

Karelias ha scritto:non riesco ad avere una posizione, è una cosa troppo profonda, complessa e personale, che va oltre l'uomo.

l'opporsi alla legge che autorizzi l'eutanasia è evitare che il "dare la morte" diventi una formalità troppo facile da espletare, che vinca la regola "aziendale" per cui chi non può guarire è meglio ammazzarlo subito. I malati sono costosi no? per lo stato, per le famiglie, per la società in genere.
E' difficile rimanere indifferenti davanti a casi come a quello del povero sig. Welby. Non abbiamo certo il diritto di giudicare.
Ma ci ricordiamo anche il caso del povero Fogar che, messo come era messo, aveva detto "sono contento di essere ancora vivo". E dire che aveva pensato tante volte al suicidio.


Infatti, nessuno va ad ammazzare Fogar se lui vuole restare vivo. Ma se Welby chiede di poter morire, nessuno dovrebbe impedirglielo, secondo me.
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Messaggio da klaus »

macksi ha scritto:L'espressione della volontà con quale forma deve avvenire ?


espressione diretta (come del signor Welby) alla presenza di un pubblico ufficiale.
Tramite forma scritta (il Dat)depositata

macksi ha scritto:Il collegio di due medici è del tutto insufficiente.
Occorrerebbe almeno il parere di due specializzati, del medico di fiducia e di un altro medico, non nominato dallo Stato, ma nominato da una Commissione medico scientifica, a sua volta composta da membri dell'Ordine dei Medici. Lo Stato non deve mettere il naso nelle scelte dei privati, perchè potrebbe essere mosso da interesse.
L'intollerabilità della condizione, poi, è cosa davvero difficile da stabilire.
E' relativa nel tempo. E potrebbe essere non conclusiva. Si dovrebbe studiare un caso alla volta o si dovrebbero dare dei parametri "generici" ?


esiste la pratica medica.
Stabilitò che la condizione è realmente invalidante, (ti pare che Welby stia bene?) è ovviamente il paziente a stabilire che la condizione è per lui intollerabile.
Ci sono persone che nel caso di Welby vogliono vivere e non solo dovono vivere(come diceva Rodella), ma essere aiutate un pò più di ora.
Mi fanno vomitare gli inneggiamenti alla tutela della vita quando questi malati che vogliano vivere o morire sono lasciati soli.

Maksi il quesito è posto ottimamente credimi.Io non volevo entrare nei dettagli ma è ovvio che il parere deve venire anche da uno specialista della patologia.

PS dimmi quali medici non sono iscritti all'ordine dei medici?
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macksi
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Messaggio da macksi »

klaus ha scritto:PS dimmi quali medici non sono iscritti all'ordine dei medici?


AQnche qui hai ragione. Quello che intendevo è che non si dovrebbe trattare di medici che si danno comunemente alle perizie. Medici che esercitano sul campo.
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klaus
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Messaggio da klaus »

Continua il dibattito (se così lo si può chiamare #1# ):



IL FRONTE TRASVERSALE DEI CATTOLICI DICE 'NO' - Sulla legalizzazione dell'eutanasia il fronte cattolico degli schieramenti fa muro. "Nessuno può spegnere la propria vita. Essa appartiene a Dio per i credenti e alla natura per chi non crede. Su questo tema non ci può essere nessun dibattito politico, le priorità sono altre con tutto il rispetto per chi ora sta vivendo questo dramma", dichiara il segretario della Democrazia Cristiana, Gianfranco Rotondi.

IL VATICANO: 'RESTA UN ASSASSINIO' - L'eutanasia "é e resta un percorso di morte". Il cardinale Javier Lozano Barragan, ministro della Salute vaticano, ribadisce che la Chiesa "é sempre per la vita" e, dunque, contro ogni ipotesi di dolce morte sia attiva che passiva.


e così la Chiesa rilancia....eppure il silenzio mai nemmeno una parola sugli (ormai è un dato ufficiale) oltre 3.000 casi annui di eutanasia clandestina.

Mi ricorda qualcosa....
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