BackhandWinner ha scritto:
Aspetta, aspetta, è il caro vecchio cristianesimo, mi sa: tipica morale 'dell'intenzione'.
Per fortuna non fondiamo i nostri sistemi giuridici (non ancora, almeno) su idee del genere...
adesso ritorniamo col cristianesimo...
ho il sospetto che non vi siate mai occupati di certi argomenti, senza offesa.
intanto fortunatamente l'intenzione ha un ruolo fondamentale nel nostro sistema giuridico, ma soprattutto è evidente (al di là dei discorsi miei personali che ho fatto una pagina fa) che un ordinamento giuridico non si occupa della morale, ma del diritto.
Parlando di morale, che sia importante l'intenzione è talmente ovvio che penso non abbia bisogno di argomenti che lo sostengono.
Che sia importante 'solo' l'intenzione è opinione comune, di certo non universale, ma ovviamente - ripeto - non da sghiganzzarci su come se un forumista avesse detto una cavolata che pensa solo lui.
Che so, Kant era un pensatore rispettabile. Ma anche se fosse solo qualcosa di cristiano (e non lo è per chiunque si sia avvicinato all'argomento solo per un'oretta nella vita) non sarebbe da riderci su, perché la morale cristiana, vera o falsa che sia, è tutto fuorché una cazzata.
Ma anche se si vuole distinguere tra etica dell'intenzione o dei valori e etica della responsabilità (weber, per dire), cioè tra agire in base a principi o in base alle conseguenze delle proprie azioni, e si preferisce il secondo tipo di etica, cambia poco. Pensare alle conseguenze delle proprie azioni è sempre un criterio intenzionale.
Anche volendo negare un'intenzionalità di tipo libero nell'uomo (ad esempio dicendo che l'uomo non ha libero arbitrio e quindi non è responsabile in quanto sceglie liberamente, ma in quanto agisce facendo il bene o il male) non si nega il valore dell'intenzione, ma si nega solo che sia un'intenzione libera (o al limite si nega che esista un moralmente giusto o ingiusto, e che tutto sia indistinto, ma allora non c'è nessuna morale, e anche qui manca un'idea di morale che prescinde dalle intenzioni).
L'importanza assoluta dell'intenzione nell'azione è evidente distinguendo gli uomini dagli animali, o sorpattutto dalle piante. Gli animali agiscono, ma anche le piante e i fenomeni atmosferici agiscono. La unica differenza è nell'intenzionalità. E parlare di morale del vento o delle zanzare suona un po' male.
E' ovvio che qualcuno puo' sensatamente sostenere che in un giudizio morale conti non solo ciò che si vuole fare, ma cio' che circostanze esterne a noi ci permettono o non ci permettono di realizzare riguardo a ciò che vogliamo fare, ma è un'opinione minoritaria, e francamente mi sembra poco realistica.
Ovviamente si parla di giudizi morali sulle persone agenti, non sugli atti. Siamo tutti d'accordo che per giudicare un'azione si considera l'azione.
Comunque, ripeto, ogni opinione è lecita e si potrebbe discutere per ore.
Ma tacciare di ridicolaggine una posizione così solida nella storia del pensiero (anche attuale, e anche ateo), perfino nel caso si abbia ragione, è di per sé, quello sì, una cosa ridicola.
c.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)