Beh, sempre non succede quasi mai nulla, in effetti. Ma se piace un certo modo di giocare, non si vede perche' si debba tifare. Ci vuole anche altro perche' si tifi, e cosa e'? Per me e' quasi sempre identificazione.Johnny Rex ha scritto: Perchè sempre? si può tifare perchè piace un dato modo di giocare , di porsi, una determinata visione, non è che per forza di cose deve esserci l'identificazione.
Be, anche quello che vede il coinvolgimento in prima persona, spesso, comunque lo si fa per amplificare il proprio ego. Ma non credo che tu sia come dici. Un libro comunque coilvolge in prima persona, un film pure, in un modo simile a quello in cui siamo coinvolti quando siamo, boh, sdraiati in un bosco a guardare le stelle.Interessante il discorso sullo sport sostituto di vita. Va detto che allora lo è praticamente qualsiasi interesse/passione non veda il proprio coinvolgimento in prima persona (dal tennis in tv ai libri,al cinema, a tutto).
Il sostituto della vita per me c'e' quando passiamo il tempo in qualcosa in cui possiamo identificarci, quindi principalmente persone.
La mia vita fa sempre piu' schifo e sempre piu' per colpa mia. Quindi si, dopo 40 anni cerco di cambiare qualcosa, vediamo se funziona. Produttivi non saprei. In generale non saprei, credo di avere dei problemi comuni, ma piu' della media, credo che in generale quello che penso si applichi a tutti, ma in genere meno che a me stesso.La domanda è: saremmo più produttivi, gestiremmo meglio la nostra vita senza questo sostituti/palliativi o chiamiamoli come vogliamo?
Che mi sembra essere un po', fra le righe, l'interessante leit motiv dei tui poi post degli utlimi tempi
Per saperlo io mi domanderei se abbiamo gusti definiti. Piu' siamo consapevoli e diamo importanza ai nostri gusti, all'arte che ci piace e quella che non ci piace, piu' credo sia probabile che la usiamo per amplificare un ego che ci siamo costruiti. Per esempio a me piaceva Murakami perche' i suoi personaggi mi somigliano e le biografie di tennis perche' sentivo che e' un mondo 'mio'. Mentre nella musica (in cui in genere comunque ci identifichiamo meno, non ci sono persone), quando la ascolto solo perche' mi piace, spesso si', posso elencare le mie preferenze, ma piu' che altro le descrivo come musica che 'ascolto', piu' che 'preferita'. Penso sia un segno che usi la musica in modo migliore rispetto a quanto faccia con i libri.
Penso sia importante anche in che occasione ci avviciniamo all'arte e come ci cambia l'umore (ma anche lo sport). Ad esempio, se ne facciamo uso quando non stiamo bene, soprattutto, e dopo stiamo meglio temporaneamente, per me e' spesso un segno che la usiamo come sostituzione della realta' per inventare un ego che ci piace. Se invece magari ci divertiamo o emozionamo profondamente durante lo spettacolo, ma ne facciamo uso in ogni momento in modo simile e alla fine non ci cambia molto l'umore, probabilmente non abbiamo questo problema. Non so, faccio ipotesi.
Poi ovviamente ci sono segnali chiari del problema, non so, uscire da un cinema e aver voglia di esprimersi o camminare come l'attore protagonista, o cose del genere.
Non credo che alla fine ci sia nulla di negativo se ne siamo consapevoli. Ma spesso, almeno io, se ne sono consapevole, non ho piu' molta voglia di quello spettacolo.
C'e' poi un altro aspetto dell'arte che e' in qualche modo per me rivelazione di una certa verita': che sia caratterizzazione di come una persona e', o un sublime di tipo kantiano, diciamo. Quando e' cosi' penso sia qualcosa di piu' simile a quando osserviamo la natura, certo, non stiamo vivendo la vita personalmente, siamo osservatori (del resto vivere personalmente e' forse osservare se stessi), ma non credo che in quel caso cerchiamo alcun sostituto.
E' anche vero che spesso per me dedichiamo troppo tempo a capire come e' la realta', insomma, credo che spesso sia piu' produttivo dare un euro e una parola a un barbone che vedersi 3 ore di film neoralista sui barboni