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Gios
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Wikillit, cipcip, internet e dell'avere parere su ogni cosa

Messaggio da Gios »

Detesto cordialmente wikipedia.




Che è uno strumento fantastico.
Ultima modifica di Gios il gio mar 03, 2011 9:47 am, modificato 2 volte in totale.
Dede
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Messaggio da Dede »

???
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Gios
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Messaggio da Gios »

No niente, è che ogni volta che vedo scritto "da wikipedia" mi viene un non so cosa.


Però è uno strumento utilissimo.
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floyd10
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Messaggio da floyd10 »

Gios ha scritto:No niente, è che ogni volta che vedo scritto "da wikipedia" mi viene un non so cosa.


Però è uno strumento utilissimo.


A me viene semplicemente un po' di diffidenza, diciamo che a quel punto se la cosa mi interessa mi piace verificare anche altrove. :)

Ad ogni modo è effettivamente utile, specie per le date di uscita dei telefilm o cose varie. :)
alcol ha scritto: floyd l'ubriaco dall'occhio bigio?
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Messaggio da Nickognito »

beh, alcune sezioni (come quella sui numeri 1 del tennis) sono corredate da discussioni con citazioni di fonti piuttosto esaurienti, altre sono monologhi senza contraddittorio.

ma concordo col primo post di Gios, e d'altra parte sono i due lati della medaglia di un progetto nato proprio con la consapevolezza di questi pregi e difetti, penso...

c.
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Alga
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Re: Wikillit

Messaggio da Alga »

Gios ha scritto:Detesto cordialmente wikipedia.


Io sono meno cordiale.

Gios ha scritto:ogni volta che vedo scritto "da wikipedia" mi viene un non so cosa.


Esattamente.

Ciao! :D
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The_Cruyff
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Messaggio da The_Cruyff »

Wikipedia è fantastica.
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Messaggio da Joe Shlabotnik »

floyd10 ha scritto:
Gios ha scritto:No niente, è che ogni volta che vedo scritto "da wikipedia" mi viene un non so cosa.


Però è uno strumento utilissimo.


A me viene semplicemente un po' di diffidenza, diciamo che a quel punto se la cosa mi interessa mi piace verificare anche altrove. :)


Da collaboratore seppure molto sporadico di Wikipedia, ti dico che questo è quello che bisognerebbe fare. Infatti ogni voce dovrebbe essere corredata dalle fonti da cui sono state prese le informazioni. Come ha già detto anche Nickognito, ci sono cose fatte molto bene ed altre pessime.
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uglygeek
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Messaggio da uglygeek »

Massima diffidenza verso wikipedia (e tutto il web 2.0 in genere).
Pero' abbonarsi all'enciclopedia britannica online costa troppo.
Albornoz
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Messaggio da Albornoz »

Tuone Udaina (? – 10 giugno, 1898; Antonio Udina in italiano) fu l'ultimo parlante della lingua dalmatica.

Udaina fu la principale fonte di conoscenza del dialetto dalmatico parlato sull'isola di Veglia. Tuttavia non fu quella che si potrebbe definire una fonte "ideale": il dalmatico non era la sua prima lingua e le sue conoscenze risalivano a quanto aveva appreso dalle conversazioni private dei suoi genitori. Inoltre, quando gli studiosi cominciarono ad intervistarlo, egli non parlava la lingua da circa 20 anni ed era sordo e senza denti.

Udaina lavorava come barbiere e, per questo, veniva chiamato burbur, cioè "barbiere" in dalmatico.

Con la sua morte, in seguito all'esplosione di una mina terrestre, il dalmatico si estinse definitivamente.

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Tuone_Udaina"

Padre Nostro comparato Dalmatico-italiano-istrorumeno

Tuota nuester, che te sante intel sil,
Padre nostro, che sei nei cieli
Ciace nostru car le şti en cer
sait santificuot el naun to
sia santificato il tuo nome
neca se sveta nomelu teu.
Vigna el raigno to
Venga il tuo regno
Neca venire craliestvo to.
Sait fuot la voluntuot toa, coisa in sil, coisa in tiara.
Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra
Neca fie volia ta, cum en cer, aşa şi pre pemint.
Duote costa dai el pun nuester cotidiun
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Pera nostre saca zi de nam astez.
E remetiaj le nuestre debete
E rimetti a noi i nostri debiti
Odproste nam dutzan,
coisa nojiltri remetiaime a i nuestri debetuar
come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
ca şi noi odprostim a lu nostri dutznici.
E naun ne menur in tentatiaun
E non ci indurre in tentazione
Neca nu na tu vezi en napastovanie,
miu deleberiajne dal mal
ma liberaci dal male
neca na zbăveşte de zvaca slabe.
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Messaggio da Gios »

E' che è un formidabile stimolo per l'ignoranza, ecco.
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Messaggio da Nickognito »

Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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Messaggio da Gios »

Niente contro l'ignoranza, eh. Anzi, presa col giusto spirito è una bella virtù.
Ma certo, ignoranza+wiki che cocktail da scassacogliòni.
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Messaggio da Gios »

Nickognito ha scritto:http://it.wikipedia.org/wiki/Gios


:D
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Messaggio da BackhandWinner »

The_Cruyff ha scritto:Wikipedia è fantastica.
“True terror is to wake up one morning and discover that your high school class is running the country.” (K. Vonnegut)
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Messaggio da _Kafelnikov_ »

in piena linea di sincronia con il pensiero di floyd!
in taluni casi ha la sua utilità ma ci sono cose nella vita molto migliori, come l'avatar di Gios.
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Messaggio da Gios »

_Kafelnikov_ ha scritto:come l'avatar di Gios.



E' sua.
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Messaggio da BackhandWinner »

Gios ha scritto:
_Kafelnikov_ ha scritto:come l'avatar di Gios.



E' sua.


Eh, io pensavo fosse la barista.
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Messaggio da _Kafelnikov_ »

è un buon gustavo :D
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Messaggio da FooL »

_Kafelnikov_ ha scritto:è un buon gustavo :D


Gustavo LaMazza?
FøøL™ a.k.a. Big Nasty©
"His 35th and 36th points of the night had come on a floater so sweet it could make honey jealous"
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Messaggio da _Kafelnikov_ »

FooL ha scritto:
_Kafelnikov_ ha scritto:è un buon gustavo :D


Gustavo LaMazza?


viva la Mazza :)
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Messaggio da Gios »

E' che è stata bandita la curiosità.

Tutti sanno tutto.
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Messaggio da Fillo »

Gios ha scritto:E' che è stata bandita la curiosità.

Tutti sanno tutto.

Eccezione

io non so un cazzo
@danser=firma
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L'ultimo video della mia band
http://www.youtube.com/watch?v=IvRyvEkwziQ
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Messaggio da Gios »

Fillo ha scritto:
Gios ha scritto:E' che è stata bandita la curiosità.

Tutti sanno tutto.

Eccezione

io non so un cazzo



Ok, obiezioni accolta :D. Ma tu, non sapendo niente, non sei comunque portato a chiedermi niente, che non siano i miei personalissimi pareri che, bontà loro, interessano poco a me, figurarsi al prossimo. Se volessi conoscere la storia del giardiniere di Ispahan, o la perfetta letizia di Francesco, non avresti bisogno di me: ti mancherebbe lo stupore del conoscere, perché potenzialmente, quantomeno, conosci tutto.
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Messaggio da paoolino »

Gios ha scritto:E' che è stata bandita la curiosità.


Al contrario, la stimola.
"C’è gente che magari sa scrivere, scrive e pubblica sui forum quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere..."
(paoolino parafrasando Sciascia)
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Messaggio da Gios »

No: il processo che porta alla curiosità è inevitabilmente legato ad una qualche forma di fatica. Si è curiosi di sapere come è tra le coperte la bella e imprendibile del paese, e così le si mandano dei fiori, mentre la battona non richiede altro che una marchetta e non stimola troppo l'interesse. Una curiosità subito soddisfatta non è, paradossalmente, pienamente soddisfacente.
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Messaggio da paoolino »

Gios ha scritto:No: il processo che porta alla curiosità è inevitabilmente legato ad una qualche forma di fatica. Si è curiosi di sapere come è tra le coperte la bella e imprendibile del paese, e così le si mandano dei fiori, mentre la battona non richiede altro che una marchetta e non stimola troppo l'interesse. Una curiosità subito soddisfatta non è, paradossalmente, pienamente soddisfacente.


Posta così, la questione non è Wikipedia, la questione è Internet o, quanto meno, l'esistenza dei motori di ricerca. Qualunque cosa cerchi, se sei informatizzato, la trovi a portata di uno-due click.

Inoltre, Wikipedia, non garantisce esattezza: può dare una prima infarinatura su un argomento, ma poi è sempre bene approfondire su altre fonti.
Secondo me la controindicazione, per chi si ferma a wikipedia, è questa: si soddisfa la curiosità avendo l'illusione della conoscenza.
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Messaggio da Gios »

Se ne va la memoria, per via di un ipertesto.
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Messaggio da whiterussian »

paoolino ha scritto:Qualunque cosa cerchi, se sei informatizzato, la trovi a portata di uno-due click.

Purtroppo questo è sempre meno vero.
L'enorme mole di informazioni paradossalmente finisce per rendere sempre più difficili le ricerche.
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Messaggio da paoolino »

whiterussian ha scritto:
paoolino ha scritto:Qualunque cosa cerchi, se sei informatizzato, la trovi a portata di uno-due click.

Purtroppo questo è sempre meno vero.
L'enorme mole di informazioni paradossalmente finisce per rendere sempre più difficili le ricerche.


Bè, dipende un pò da quello che si ricerca, e, in ogni caso, bisogna saper usare gli strumenti a disposizione; soprattutto si deve evitare la superficialità.

Gios ha scritto:Se ne va la memoria, per via di un ipertesto.


Dipende dal valore che attribuiamo a ciò che dobbiamo/vogliamo ricordare.
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Messaggio da paoolino »

E' un timore che circola tra gli esperti. Secondo Nicholas Carr
il nostro modo di leggere cambia con l'uso continuo di Internet
Troppe nozioni, pochi pensieri

"Google ci fa diventare più stupidi"
Molti studiosi di varie materie ritengono che sia diminuita la loro
capacità di apprendimento: "Siamo diventati meri decodificatori"


di PAOLO PONTONIERE

SAN FRANCISCO - Che Google ci stia facendo diventare tutti più stupidi? Pensiero imbarazzante, domanda controversa. Mormorata a mezza bocca da più di un ricercatore ma mai formulata esplicitamente, la tesi è stata avanzata di recente da una storia di copertina del mensile The Atlantic Monthly, uno dei maggiori periodici progressisti statunitensi ed ha immediatamente fatto il giro delle prime pagine dei media americani.

Ripresa tra gli altri dal Washington Post, dal rotocalco online News. com di CNet e da ValleyWag, la si potrebbe definire (parafrasando una delle metafore formulate da Nicholas Carr, autore dell'articolo), una sorta di 'Sindrome di 2001 Odissea nello Spazio'. I lettori familiari con il film di Stanley Kubrick ricorderanno che Dave Bowman, astronauta e protagonista della storia, verso la fine del film stacca i contatti di HAL, il supercomputer che controllava la nave spaziale sulla quale viaggiava con i suoi colleghi. Bowman si era appena salvato da un attentato orchestrato dallo stesso HAL e i suoi compagni di avventura erano tutti morti. "Dave fermati", invocava HAL, cercando di convincere un Bowman mortalmente determinato a metterlo fuori uso. "Ti puoi fermare Dave?... Ti puoi fermare?... La mia mente se ne sta andando, Dave", concludeva fiocamente HAL.

Nel suo articolo Carr, che è anche autore di "The Big Switch", "Our New Digital Destiny", "Rewiring the World from Edison to Google", confessa di sentirsi proprio come HAL. Che il suo avere sempre a portata di polpastrello tutto lo scibile umano, un sapere che per raccoglierlo una volta gli ci sarebbero voluti anni di ricerca, sta in qualche modo compromettendo la sua capacità di pensare e di criticare. E per sua sorpresa ha scoperto di non essere l'unico a sentirsi in questa maniera. Docenti Universitari, giornalisti, muscisti anche medici gli hanno scritto a decine confessandogli di non riuscire più a leggere un libro, di scorrere solo tra le righe di un articolo e di essere difficilmente in grado di andare al di la del secondo o terzo paragrafo di un blog, non importa quanto bene o male questo si stato scritto.

E' come se per queste persone il sapere fosse improvvisamente diventato un universo a due dimensioni. Immenso lungo gli assi orizzontale e verticale ma senza profondità. Perché l'altro dato preoccupante che li accomuna è l'incapacità di assorbire concetti complessi e teorie evolute, se non nella forma di piccoli frammenti per volta, nella forma cioè di piccole manciate di bit.

La conferma che il suo sospetto fosse fondato, che l'uso costante dell'Internet e di Google stesse riconfigurando in qualche maniera l'assetto neuronale del cervello dei webnauti, Carr lo ha trovato in una serie di ricerche. Una della University College London.

Di durata quinquennale e condotta sugli utenti online della British Library e quelli di un consorzio di istituzioni educative inglesi, la ricerca Britannica denota che gli user non leggono i materiali in una maniera tradizionale. Che una nuova forma di lettura sta emergendo e che è fatta dal veloce scorrimento orizzontale degli articoli alla ricerca di parole chiave. "Pare quasi che vadano in linea per evitare di leggere", concludono i ricercatori inglesi. Un'altra fu condotta un paio di anni fa dal mensile scientifico Discover e stabilì che le e-mail riescono ad anestetizzare il cervello in maniera più profonda di quella della marijuana.

Marianne Wolf, una psicologa evolutiva della Tuft University e autrice di "Proust and the Squid: The Story and Science of the Reading Brain", ritiene che noi non siamo solo quello che leggiamo ma "siamo come leggiamo".

Secondo la Wolf, Internet pone l'efficienza e l'immediatezza al di sopra di qualsiasi altra cosa, indebolendo di conseguenza la nostra capacità di leggere profondamente, come facevamo invece quando la carta stampata aveva fatto delle opere letterarie prodotti di largo consumo tra i lettori di tutti gli strati sociali. "Siamo diventati meri decodificatori di informazioni", conclude la Wolf.

Per quelli che tendono a liquidare la tesi di The Atlantic in maniera sommaria, classificandola come sospetto vecchio e mai provato, Carr indica uno studio di James Olds, professore di neuroscienza e direttore del Karsnow institute for Advanced Study della George Mason University. Olds sostiene che il cervello adulto è molto malleabile. Fino a pochi anni fa si pensava che le connessioni neuronali delle persone fossero tutte stabilite tutte durante l'infanzia e che rimanessero immutate nel corso della vita, adesso abbiamo le prove che i neuroni rompono continuamente le vecchie connessioni per formarne delle nuove. "Il cervello" asserisce Olds, "ha la capacità di riprogrammarsi al volo, modificando la maniera in cui funziona".

Così Carr fa notare che se si coniuga questo postulato con quello formulato da Daniel Bell, sociologo della Harvard University, si deve concludere che in breve finiremo tutti col pensare come Google, conversare come le e-mail e parlare come Twitter. Secondo Bell le persone finiscono inevitabilmente con l'assumere le qualità delle tecnolgie intellettuali che utilizzano. Le tecnologie intellettuali sono quelle che, come fa l'internet, estendono le nostre capacità mentali ma non quelle fisiche.

La prova che questo possa veramente avvenire? Carr la trova nel carteggio che correva tra Friedrich Nietzsche e un suo amico compositore. Oramai vecchio e debole di vista, Nietzsche acquista una macchina per scivere. All'amico che gli fa notare che questa sta cambiando il suo stile Nietzsche risponde: "E' vero, gli strumenti con i quali scriviamo prendono parte alla formazione dei nostri pensieri". La prosa di Nietzsche era passata dalla retorica allo stile telegrafico, dagli argomenti agli aforismi e dal ragionamento alla battuta.

(Repubblica.it)

Io non condivido.
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Messaggio da alessandro »

Io condivido in parte l'articolo.
oltre alle ricerche, che non si discutono, era un acosa a cui avevo gia' pensato.

Ho letto di recente "I Barbari" di Baricco e sostiene una tesi simile.

io avevo pensato a google e a wiki ma a internet piu' in generale (il web) come e' stata la calcolatrice per la matematica.

i ragazzini dicono "perche' mi devo sbattere un casino per a imparare l edivisioni o le radici quadrate quando c'e' la calcolatrice?".
e ora "perche' dovrei sbattermi per imparare le opere di Dante o in che secolo ha vissuto Giustiniano, basta digitare il nome su google".

pero'... pero' per capire cos'e' una radice quadrata non basta premere un tasto, per fare raffronti storici o letterari, per caopire, Si, CAPRE quello che sta cambiando o succedendo o ripetendo, e' bene avere nella testa molte cose e ben assimilate. se non sai nulla, puoi avere Google e non cambia nulla.

e' fantastico se non vuoi fare gaffe, per mettere a posto date e nomi, m anon puoi costruirci su nulla se non hai un abase.

e' come avere una ruspa e non avere il progetto della casa, cosa ci fai?

Poi, il mezzo modifica l'approccio, provate a leggere piu' di 3 pagine su internet, un'impresa.
provate a navigare e non andrete mai a leggere oltre l aquinta riga.

per i libri, e' diverso, 100 pagine per capire se e' quello giusto.
hai il tempo per pensarci su, non ci sono link che ti sbattono via o finestre che si aprono.

Se ho capito cosa intendesse gios con quel titolo... l apenso cosi' anch'io.

Poi c'e' lo sfracelo ceh internet ha fatto nelle superiori e anceh universita'. dove tesi e tesine sono spesso una serie di copia-incolla e in alcuni casi, nemmeno letti.
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
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Messaggio da whiterussian »

http://it.wikipedia.org/wiki/Radice_quadrata

Io non sapevo che era la radice quadrata.
Grazie wikipedia.
Gios
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Re: Wikillit

Messaggio da Gios »

Ripesco, questo vecchio topic, grazie all'abominevole (non tanto nella forma, quanto nel contenuto) link postato da BHW, che nei commenti degli utenti contiene, se possibile e in parte, pareri ancora più abominevoli e sconfortanti. Da questo si può saltellare, per accostamento, a questo articolo che a sua volta, perdonerete le scatole cinesi, cita quest'altro articolo comparso su Nesweek, di gran lunga troppo lungo per essere letto.

Riporto per comodità:

Il professor Twitter

Cos’è il social network che sta educando vecchie e nuove generazioni a dire tutto (e quindi spesso niente) in poche parole. Impossibile farne a meno, ma nel nostro cervello nulla è già più come prima

Non siamo più in grado di prendere decisioni, non riusciamo a concentrarci abbastanza a lungo per scegliere la cosa migliore, troppe informazioni ci confondono. La colpa è della “twitterizzazione” della cultura, l’ultimo atto della rivoluzione che Internet ha portato nel modo di pensare dell’uomo contemporaneo. Con un lungo articolo di Sharon Begley, Newsweek aggiunge un altro capitolo al dibattito: se e quanto il Web ci renda stupidi. Il neologismo per descrivere la cultura in cui siamo immersi, “twitterizzazione”, arriva da Twitter, il social network nato cinque anni fa e diventato famoso negli ultimi tempi anche per il suo utilizzo durante le rivolte in medio oriente e Maghreb da parte degli insorti. Twitter dà la possibilità di scrivere su una propria pagina web (visibile da chiunque) brevi messaggi di 140 caratteri. Nello spazio di un sms si può raccontare uno stato d’animo, un fatto accaduto, rimandare con un link a un articolo, un video, una foto. Contemporaneamente si può seguire chiunque nel mondo dica la sua sulla propria pagina, semplicemente cliccando sul bottone “segui” sotto il suo account. Si accede così a un flusso continuo di opinioni, battute, riflessioni e commenti, che scorrendo sotto gli occhi di chi “twitta”, danno l’idea di un mondo mai fermo, con qualcuno che ha sempre qualcosa da dire. Come gli esercizi a scuola che ci insegnavano a riassumere un racconto in poche righe, Twitter sta educando una generazione a dire tutto (e quindi spesso niente) in poche parole. L’accusa di Newsweek è che questo cumulo di informazioni in realtà ci impedisce di decidere e agire in fretta. Il paolino “vagliate tutto e trattenete ciò che vale” si trasforma spesso in “cliccate di tutto e trattenete, se ci riuscite, quel che potete”.

“I can’t think”, titola Newsweek, e “Internet ci rende stupidi?”, si chiede Nicholas Carr nell’omonimo saggio appena uscito per l’editore Raffaello Cortina. Che Internet (e più specificamente blog e social network) stia modificando il nostro cervello è evidente quando si legge, scrive Carr: “Di solito mi risultava facile immergermi in un libro o in un lungo articolo. La mia mente si lasciava catturare […]. Oggi non ci riesco quasi più. La mia concentrazione comincia a scemare dopo una o due pagine”. Un’esperienza assai più comune di quanto si pensi, se è vero che sempre più professori non riescono a far leggere libri interi ai propri studenti, come confessano alcuni docenti citati da Carr. C’è poi chi, come Joe O’Shea, studente di Filosofia premiato a Oxford con una borsa di studio, ammette che “non leggo più libri: vado su Google e posso assorbire velocemente le informazioni più importanti. Mettersi lì e leggere un libro interamente non ha senso”. Se questo è un problema di chi i libri fino a qualche anno fa li leggeva senza fatica, a maggior ragione investe i “nativi digitali”, le generazioni che, come spiegava ieri al Foglio la professoressa Anna Maria Ansaloni, abituate a pc e sms non sanno più usare il corsivo e la punteggiatura. Senza demonizzare Twitter e i suoi fratelli (strumenti fondamentali per rimanere aggiornati con fatti e avvenimenti più o meno significativi), c’è da registrare che forse dovremmo rivedere l’assunto per cui “Internet è neutro, dipende dall’uso che ne fai”. Nessun medium è neutro, spiega Carr, e anche usandolo al meglio, Internet sta cambiando il modo di pensare, da “lineare” a “reticolare”. Davanti allo schermo non leggiamo più dalla prima all’ultima parola, ma saltiamo, gettiamo uno sguardo e clicchiamo su un’altra pagina. Con questo rischio, sperimentato: tra due individui che hanno letto lo stesso testo, uno al computer e ricco di link, l’altro su carta, il secondo ricorda meglio che cosa ha letto.




Che ne pensate (oltre, naturalmente, al fatto che la berlusconizzazione dell'informazione sta facendo molti più danni, su scala mondiale, cosa che a nessuno dotato di buonsenso verrebbe in mente di discutere, quindi lo diamo per assodato e lo lasciamo stare, magari)?
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Re: Wikillit

Messaggio da Albornoz »

Gios ha scritto:Ripesco, questo vecchio topic, grazie all'abominevole (non tanto nella forma, quanto nel contenuto) link postato da BHW, che nei commenti degli utenti contiene, se possibile e in parte, pareri ancora più abominevoli e sconfortanti
stefano
1 marzo 2011 alle 00:40
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Re: Wikillit

Messaggio da paoolino »

Gios ha scritto: cita quest'altro articolo comparso su Nesweek, di gran lunga troppo lungo per essere letto.
:D
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Re: Wikillit

Messaggio da paoolino »

Gios ha scritto:Ripesco, questo vecchio topic, grazie all'abominevole (non tanto nella forma, quanto nel contenuto) link postato da BHW, che nei commenti degli utenti contiene, se possibile e in parte, pareri ancora più abominevoli e sconfortanti.
Io ritengo che quelle persone, di fronte a quell'articolo avrebbero espresso i medesimi commenti a prescindere dall'internetizzazione; forse non on-line, magari ai tavolini del bar la domenica dopo la messa, ma il tenore della discussione sarebbe stato esattamente quello.
"C’è gente che magari sa scrivere, scrive e pubblica sui forum quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere..."
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Re: Wikillit

Messaggio da Gios »

paoolino ha scritto:
Gios ha scritto:Ripesco, questo vecchio topic, grazie all'abominevole (non tanto nella forma, quanto nel contenuto) link postato da BHW, che nei commenti degli utenti contiene, se possibile e in parte, pareri ancora più abominevoli e sconfortanti.
Io ritengo che quelle persone, di fronte a quell'articolo avrebbero espresso i medesimi commenti a prescindere dall'internetizzazione; forse non on-line, magari ai tavolini del bar la domenica dopo la messa, ma il tenore della discussione sarebbe stato esattamente quello.
E' vero. Ma credo, per quel che conosco le persone, sarebbero state meno aggressive, meno perentorie, meno crudeli, meno invadenti, oppure, se si fossero trovate a parlare di viso con altre persone, di cui non conoscono nulla, avrebbero avuto timore di parlare troppo o almeno il pudore di tacere.

La presenza di un confronto personale rende, mi pare, almeno più prudenti nelle proprie idee, forse più concilianti, per due motivi: per l'appunto la fisicità del dialogo e, anche, l'assenza d'un supporto informativo di base minimo (il mezzo litro di storia di De André) facilmente reperibile su internet. Un bicchierino di wikipedia, l'affiliazione ad un blog, può inebriare e inacidire gli sciocchi.

Insomma mi chiedo: cosa potrebbe portare il protrarsi nel tempo di questa attitudine? Forse niente, magari mi sbaglio, boh. Ad ogni modo mi pare che la relazione tra internet e "conoscenza" (da prendere con le pinze) sia interessante, un processo piuttosto curioso.
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Re: Wikillit, cipcip, internet e dell'avere parere su ogni cosa

Messaggio da BackhandWinner »

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Re: Wikillit, cipcip, internet e dell'avere parere su ogni cosa

Messaggio da paoolino »

Ero indeciso se aprire un topic apposito, ma credo che questo possa andar bene. L'argomento del mio post vorrebbe essere il concetto di informazione ai tempi di internet sulla scia del "caso Amina" (blogger donna e omosessuale in Siria rapita dalla polizia di Damasco, ma inesistente) http://www.ilpost.it/2011/06/13/amina-storia-inventata/

Diversi giornali hanno creduto alla storia dunque, il primo approccio alla discussione riguarda internet e la verifica delle fonti: è solo pigrizia / incapacità / disinteresse dei giornalisti (e di molti lettori) riuscire a verificare l'attendibilità di alcune notizie e storie che circolano in rete o è la difficoltà (e a volte l'impossibilità) di verifica è correlata alla natura del mezzo?

Poi mi chiedo se è giustificabile chi inventa queste storie per attirare l'attenzione su realtà che rimarrebbero altrimenti ignorate (come sostiene la persona che si è inventata la blogger siriana).

Altro aspetto: un blog dovrebbe essere sempre "sincero" o i loro autori hanno il diritto di utilizzarli per inventarsi storie, fatti e personaggi non veri, ma verosimili, con cui dare una loro visione del mondo che li circonda, insomma, un blog può essere un "romanzo" ?

Io prima di dire la mia ci devo pensare un po'. Nel frattempo aspetto la vostra.
Ultima modifica di paoolino il mar giu 14, 2011 12:48 pm, modificato 2 volte in totale.
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