Scuola: buone notizie :(

Dibattito sulla vita sociale, sui problemi politici e sui microchip nei vaccini
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raf
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Messaggio da raf »

Karelias ha scritto:cioè scusa hai appena postato un dato che dice che abbiamo il numero più alto di insegnanti rapportato agli studenti (quasi il doppio della media ocse) e ti chiedi perchè bloccare le assunzioni???


E' evidente che il rapporto è studenti-docenti!ma ti pare che ci possono essere 20 docenti ogni studente???ho semplicemente erroneamente scritto docenti-studenti invece che studenti-docenti.Vabbè :o
Piuttosto,ditemi che ne pensate riguardo a tutti i dati che ho postato e al documento delle sigle dei docenti italiane
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dsdifr
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io che ti devo dire? :D questo conferma quanto ho detto ieri.
I professori universitari non sono troppi, tutt'altro;
gli ordinari sono troppi.
Colpa degli scatti di carriera facili, permessi dall'autonomia dei singoli atenei. Ostacolare l'assunzione di nuovi ricercatori non è certo il modo per risolvere il problema né per punire chi merita.

(Premessa per chi ancora non l'avesse capito: i dipendenti universitari si dividono in ricercatori+prof. associati+prof.ordinari, in ordine crescente di retribuzione).
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Raf, scusa se mi intrometto nella discussione. A me i tuoi dati sembrano sbagliati. :D
Io ho controllato su Repubblica (che non è certo un giornale di destra): http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... roppo.html

Da questa tabella io ho capito che:
all'elementari per gli studenti spendiamo più della media OCSE, mentre alle superiori siamo in linea. I nostri insegnanti guadagnano meno, ma è anche vero che lavorano meno (735 ore contro 812). E poi, poichè alle elementari gli studenti fanno più ore ma i maestri ne fanno meno, il rapporto studenti insegnanti è molto basso il che fa lievitare i costi.
Poi all'università il discorso è completamente diverso.
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Karelias
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Messaggio da Karelias »

raf ha scritto:
Karelias ha scritto:cioè scusa hai appena postato un dato che dice che abbiamo il numero più alto di insegnanti rapportato agli studenti (quasi il doppio della media ocse) e ti chiedi perchè bloccare le assunzioni???


E' evidente che il rapporto è studenti-docenti!ma ti pare che ci possono essere 20 docenti ogni studente???ho semplicemente erroneamente scritto docenti-studenti invece che studenti-docenti.Vabbè :o
Piuttosto,ditemi che ne pensate riguardo a tutti i dati che ho postato e al documento delle sigle dei docenti italiane


e invece, seppur involontariamente, avevi postato un dato corretto. L'Italia ha un numero di insegnanti nettamente superiore alla media ocse.
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Messaggio da poliper »

Riporto la stessa notizia dal corriere della sera:
http://www.corriere.it/cronache/08_sett ... aabc.shtml

Quindi ricapitolando:
l'italia spende tanto (troppo?) nelle elementari, dove ci sono troppi insegnanti rapportati agli studenti: gli insegnanti guadagnano meno che all'estero ma lavorano anche meno.
E' in linea nelle scuole secondarie.
Invece spende pochissimo nelle università.
Secondo me il governo avrebbe dovuto spostare fondi dalle elementari alle università, non tagliare sia alle elementari che alle università.
Io avevo detto che sono d'accordo con la riforma Gelmini per quanto riguarda le elementari, mentre non lo sono per quanto riguarda l'università.
raf
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poliper ha scritto:Raf, scusa se mi intrometto nella discussione. A me i tuoi dati sembrano sbagliati. :D
Io ho controllato su Repubblica (che non è certo un giornale di destra): http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... roppo.html

Da questa tabella io ho capito che:
all'elementari per gli studenti spendiamo più della media OCSE, mentre alle superiori siamo in linea. I nostri insegnanti guadagnano meno, ma è anche vero che lavorano meno (735 ore contro 812). E poi, poichè alle elementari gli studenti fanno più ore ma i maestri ne fanno meno, il rapporto studenti insegnanti è molto basso il che fa lievitare i costi.
Poi all'università il discorso è completamente diverso.


Io mi riferivo solo alle università.I discorsi sono completamente diversi,quando si parla scuole-primarie-licei e università,così come diversi sono le leggi che introducono i tagli.Rispettivamente dl 137 2008 e dl 112 2008.
I dati,che si riferiscono all'università e ho postato,non sono per nulla sbagliati...ho sbagliato a non specificare che stessi parlando solo dell'università,pensavo che si capisse visto che sto parlando solo di quello,sulla scuola non mi sente abbastanza ferrato e sto cercando di aggiornarmi.Da universitario mi sto concentrando più sui problemi dell'università,non mi sembra di sbagliare :wink: Confermo quindi tutti i dati che ho postato
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Karelias ha scritto:
raf ha scritto:
Karelias ha scritto:cioè scusa hai appena postato un dato che dice che abbiamo il numero più alto di insegnanti rapportato agli studenti (quasi il doppio della media ocse) e ti chiedi perchè bloccare le assunzioni???


E' evidente che il rapporto è studenti-docenti!ma ti pare che ci possono essere 20 docenti ogni studente???ho semplicemente erroneamente scritto docenti-studenti invece che studenti-docenti.Vabbè :o
Piuttosto,ditemi che ne pensate riguardo a tutti i dati che ho postato e al documento delle sigle dei docenti italiane


e invece, seppur involontariamente, avevi postato un dato corretto. L'Italia ha un numero di insegnanti nettamente superiore alla media ocse.


Karelias,non perseverare nell'errore.Io mi riferivo all'università,non alla scuola!per cui non disinformate per favore,già ci pensano i telegiornali.Confermo tutti i dati che ho scritto,che sono drammaticamente veri,sia quello sulla spesa pubblica x studenti,che quello sul rapporto studenti-docenti,1 DOCENTE ogni 20 studenti.Ora si può discutere,scusate avevo omesso di specificare che stessi parlando dell'università,però mi sembrava evidente.
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dsdifr ha scritto:io che ti devo dire? :D questo conferma quanto ho detto ieri.
I professori universitari non sono troppi, tutt'altro;
gli ordinari sono troppi.
Colpa degli scatti di carriera facili, permessi dall'autonomia dei singoli atenei. Ostacolare l'assunzione di nuovi ricercatori non è certo il modo per risolvere il problema né per punire chi merita.

(Premessa per chi ancora non l'avesse capito: i dipendenti universitari si dividono in ricercatori+prof. associati+prof.ordinari, in ordine crescente di retribuzione).


Sugli ordinari concordo,però bisogna distinguere tra facoltà.Ad esempio a giurisprudenza sono una caterva.Inoltre bisogna distinguere tra prof e prof,c'è chi viene sempre a lezione e chi manda sempre l'assistente e addirittura non si presenta agli esami.
Fatto sta che a causa di questo blocco di fatto del turnover,molta gente si trasferirà all'estero,soprattutto studenti che vorrebbero fare carriera universitaria in campo scientifico.La famosa fuga dei cervelli.Vi pare giusto?i
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Messaggio da dsdifr »

Karelias ha scritto:
raf ha scritto:
Karelias ha scritto:cioè scusa hai appena postato un dato che dice che abbiamo il numero più alto di insegnanti rapportato agli studenti (quasi il doppio della media ocse) e ti chiedi perchè bloccare le assunzioni???


E' evidente che il rapporto è studenti-docenti!ma ti pare che ci possono essere 20 docenti ogni studente???ho semplicemente erroneamente scritto docenti-studenti invece che studenti-docenti.Vabbè :o
Piuttosto,ditemi che ne pensate riguardo a tutti i dati che ho postato e al documento delle sigle dei docenti italiane


e invece, seppur involontariamente, avevi postato un dato corretto. L'Italia ha un numero di insegnanti nettamente superiore alla media ocse.


di insegnanti magari sì, di professori universitari no: a grande sorpresa, scopriamo che ne ha troppo pochi.
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dsdifr ha scritto:
Karelias ha scritto:
raf ha scritto:
Karelias ha scritto:cioè scusa hai appena postato un dato che dice che abbiamo il numero più alto di insegnanti rapportato agli studenti (quasi il doppio della media ocse) e ti chiedi perchè bloccare le assunzioni???


E' evidente che il rapporto è studenti-docenti!ma ti pare che ci possono essere 20 docenti ogni studente???ho semplicemente erroneamente scritto docenti-studenti invece che studenti-docenti.Vabbè :o
Piuttosto,ditemi che ne pensate riguardo a tutti i dati che ho postato e al documento delle sigle dei docenti italiane


e invece, seppur involontariamente, avevi postato un dato corretto. L'Italia ha un numero di insegnanti nettamente superiore alla media ocse.


di insegnanti magari sì, di professori universitari no: a grande sorpresa, scopriamo che ne ha troppo pochi.


Non solo pochi professori.Anche una spesa pubblica per studente NETTAMENTE più bassa rispetto alla media OCSE.Per cui si tagliano fondi ha un sistema già SOTTOFINANZIATO.mi riferisco all'UNIVERSITà
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Messaggio da Karelias »

dsdifr ha scritto:

di insegnanti magari sì, di professori universitari no: a grande sorpresa, scopriamo che ne ha troppo pochi.


non so, mi piacerebbe entrare nel merito della questione. E se i dati, che prendiamo per buoni, non scontassero il fatto che la media non viene fatta sui laureati (la % di abbandono in italia è fra le + alte), bensì sugli iscritti....?
e poi : dove si nota la mancanza di personale nelle università?
Io ho fatto economia dieci anni fa, a Parma. C'era il prof che faceva lezione 6 ore la settimana, quando mancava lui c'erano 2 o 3 assistenti che lo sostituivano. Due ore di ricevimento x settimana. Un buon servizio.

Successivamente, la cessosa riforma del 3+2 ed il proliferare degli atenei e dei corsi di laurea (tutti i capoluoghi di provincia si inventavano sede univeristaria) ha creato la corsa all'accaparramento degli studenti, e un crollo nella qualità del servizio, dato che DOVEVI far laureare gli studenti se volevi prendere soldi.

cominciamo col tagliare:
- le sedi universitarie assurde
- i corsi di laurea assurdi (va bene la specializzazione, ma 5000 sono ridicoli)

e premiarmo gli atenei più efficienti. E se non spendi bene chiudi. E così vedrai che i professori bastano ed avanzano.
E' cosa nota che per i prof l'impegno universitario è part time, tutti sono liberi professionisti o fanno consulenze extramoenia. Non prendetene altri, fateli lavorare di più.
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dsdifr
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Messaggio da dsdifr »

ti assicuro che almeno nella mia esperienza personale e in quella che mi viene riferita la mancanza di personale si nota... o meglio, o è mancanza di personale o è stronzaggine di alcuni elementi del personale stesso :D
ti assicuro che diversi esami ti costringono ad autentiche battaglie per darli entro una certa data, perché gli appelli non abbondano. Che sia perché i professori sono pochi, perché hanno altro da fare o perché sono fannulloni non lo so, ma ti assicuro che il problema c'è e ci se ne rende conto.

Per quanto riguarda i prof. / liberi professionisti, è esattamente quello che ho sostenuto un paio di pagine fa col discorso della bicarriera. C'è chi lavora solo dentro l'università, chi invece no: retribuiamoli diversamente.
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Messaggio da uglygeek »

dsdifr ha scritto:[...]ti assicuro che diversi esami ti costringono ad autentiche battaglie per darli entro una certa data, perché gli appelli non abbondano.

Chi ha detto che gli appelli debbano abbondare?
Uno dei miei colleghi ha studiato matematica a Cambridge. Se non ricordo male quello che mi ha raccontato, li' da loro c'e' una sola sessione per gli esami. Se va bene, bene. Se va cosi' cosi', bene (purche' non succeda troppo spesso). Se va male, sei fuori. Dall'universita'. Non ricordo se c'e' la possibilita' di una prova di appello, mi sembra di no, ma comunque e' solo un dettaglio, il fatto e' che ci si aspetta che gli studenti studino sul serio e diano gli esami.
Un collega polacco mi racconta che nella Polonia comunista funzionava nello stesso modo: universita' gratis, ottimi professori. Gli esami falliti si potevano ripetere una volta. Poi, fuori per sempre.
Invece di tagliare i fondi, perche' non cercare di rendere l'universita' piu' selettiva ed efficace? (E dico questo sapendo bene che con un'universita' seria io non mi sarei mai laureato).
Ultima modifica di uglygeek il dom ott 26, 2008 10:04 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Johnny Rex »

uglygeek ha scritto:Invece di tagliare i fondi, perche' non cercare di rendere l'universita' piu' selettiva ed efficace? (E dico questo sapendo bene che con un'universita' seria io non mi sarei mai laureato).


Sante parole. Peccato si sia cominciato con l'abolizione del Numero Chiuso.
Nevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur Finkelstein
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Messaggio da BackhandWinner »

uglygeek ha scritto:
dsdifr ha scritto:[...]ti assicuro che diversi esami ti costringono ad autentiche battaglie per darli entro una certa data, perché gli appelli non abbondano.

Chi ha detto che gli appelli debbano abbondare?
Uno dei miei colleghi ha studiato matematica a Cambridge. Se non ricordo male quello che mi ha raccontato, li' da loro c'e' una sola sessione per gli esami. Se va bene, bene. Se va cosi' cosi', bene (purche' non succeda troppo spesso). Se va male, sei fuori. Dall'universita'. Non ricordo se ce la possibilita' di una prova di appello, mi sembra di no, ma comunque e' solo un dettaglio, il fatto e' che ci si aspetta che gli studenti studino sul serio e diano gli esami.
Un collega polacco mi racconta che nella Polonia comunista funzionava nello stesso modo: universita' gratis, ottimi professori. Gli esami falliti si potevano ripetere una volta. Poi, fuori per sempre.
Invece di tagliare i fondi, perche' non cercare di rendere l'universita' piu' selettiva ed efficace? (E dico questo sapendo bene che con un'universita' seria io non mi sarei mai laureato).


Sì, il sistema inglese è così. Periodone di esami concentrato a maggio/giugno. Mah, credo sia una cosa pessima, di certo non favorisce la possibilità di digerire in modo soddisfacente quello che si studia.

E' tutto incentrato sulla 'prestazione' nel momento fatale.
Non voglio dire che si debba sempre dare la possibilità di rimandare all'infinito, ma ci sono delle mezze misure più sensate di questa orgia assurda di esami concentrati in pochi giorni, UNA SOLA volta all'anno. Mi è sempre sembrato un metodo ridicolo.
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Messaggio da dsdifr »

e vai con le pillole per restare svegli e studiare :roll:
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Messaggio da BackhandWinner »

dsdifr ha scritto:e vai con le pillole per restare svegli e studiare :roll:


Già, infatti, a bunch of drug-addicted...
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Messaggio da Florian »

E' OT con l'argomento ma guardatevi ora Report su Raitre, capirete che cosa sono i sindacati... :roll:
« Sarei disposto ad avere 37 e 2 tutta la vita in cambio della seconda di servizio di McEnroe »

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Messaggio da Apollo_Creed. »

dsdifr ha scritto:
Per quanto riguarda i prof. / liberi professionisti, è esattamente quello che ho sostenuto un paio di pagine fa col discorso della bicarriera. C'è chi lavora solo dentro l'università, chi invece no: retribuiamoli diversamente.


Straquoto.
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Messaggio da andreinoz »

Florian ha scritto:
Johnny Rex ha scritto:Trovo ottimo l'intervento di Rob,ma interessanti anche alcuni tra gli ultimi post di Florian.

:o
Dimmi che non è vero, ora provo a pizzicarmi per vedere se stò sognando.
:lol: :wink:

Il commento di Johnny Rex in realtà non dovrebbe stupire, in quanto è uno degli utenti intellettualmente più onesti di mymag, se non il più onesto in assoluto. Rob da parte sua è sicuramente una risorsa di questo forum..
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Messaggio da boccons »

andreinoz ha scritto:
Florian ha scritto:
Johnny Rex ha scritto:Trovo ottimo l'intervento di Rob,ma interessanti anche alcuni tra gli ultimi post di Florian.

:o
Dimmi che non è vero, ora provo a pizzicarmi per vedere se stò sognando.
:lol: :wink:

Il commento di Johnny Rex in realtà non dovrebbe stupire, in quanto è uno degli utenti intellettualmente più onesti di mymag, se non il più onesto in assoluto. Rob da parte sua è sicuramente una risorsa di questo forum..


intellettualmente onesto?
tradurre in italiano per favore...
cioè tu, ad esempio, sei intellettualmente disonesto e johnny invece è intellettualmente onesto?

:D

ma che càzzzò di discorsi (del caxxo)...
:D
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Messaggio da Florian »

andreinoz ha scritto:Il commento di Johnny Rex in realtà non dovrebbe stupire, in quanto è uno degli utenti intellettualmente più onesti di mymag, se non il più onesto in assoluto. Rob da parte sua è sicuramente una risorsa di questo forum..


Mi sono emozionato parecchio a leggere il post di un utente che ha apprezzato alcuni miei interventi, in questo forum non ero ancora abituato a tanta grazia... :lol:

rob ha un grande vantaggio: invece di scendere in inutili offese e polemiche puerili scrive la realtà italiana nuda e cruda così com'è, riesce a radiografare perfettamente la situazione del nostro paese.
Il suo pensiero poi incarna perfettamente anche il mio. :wink:

Molto probabilmente siamo coetanei, per questo siamo sulla stessa lunghezza d'onda... :wink:
Ultima modifica di Florian il lun ott 27, 2008 12:04 am, modificato 1 volta in totale.
« Sarei disposto ad avere 37 e 2 tutta la vita in cambio della seconda di servizio di McEnroe »

Beppe Viola
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Messaggio da andreinoz »

boccons ha scritto: intellettualmente onesto?
tradurre in italiano per favore...
cioè tu, ad esempio, sei intellettualmente disonesto e johnny invece è intellettualmente onesto?

:D

ma che càzzzò di discorsi (del caxxo)...
:D

Intellettualmente onesto nel senso comunemente dato a questa definizione. Una persona intellettualmente onesta è capace di dare ragione anche a chi appartiene (per esempio) a uno schieramento politico avverso al proprio (naturalmente nel caso ritenga che, per quel particolare argomento, abbia avuto ragione) o nel caso ritenga abbia espresso un'opinione sensata è capace di riconoscere la fondatezza di quell'opinione così espressa, anche nel bel mezzo di discussioni molto accese.

Quindi in un certo senso, sì.. io sono intellettualmente meno onesto (preferisco non dire disonesto) di uno come Johnny Rex, per questo lo stimo maggiormente: tendo a portare stima a persone che hanno sviluppato qualità che io non ho o nelle quali sono in qualche modo carente (facile battuta: allora dovrei portare grande stima a tutto il forum! :) )

Io, cioè, faccio più fatica a riconoscere ragione a chi politicamente la pensa diversamente rispetto a me, o, nel corso di un'accesa discussione, tendo a non riconoscere del tutto le ragioni del mio interlocutore, almeno fino a quando gli animi sono ancora surriscaldati.

Ma, anche se questa cosa ti potrà sorprendere, sono capace di tornare sull'argomento a mente fredda e di riconoscere poi meglio torti e ragioni. E in questo caso non mi faccio troppi problemi ad ammettere le mie sviste e le ragioni altrui.
Se a volte (qui) non lo faccio (o non l'ho sempre fatto) è soprattutto per pigrizia e indolenza.. o anche perchè, non essendo un utente troppo assiduo e non leggendo sempre tutto e in tempo "reale", spesso dovrei ritornare sull'argomento magari anche a giorni di distanza, quando ormai la cosa si trova ad essere superata e un po' svuotata del suo contenuto "hot" ..

:P
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Messaggio da Grass »

seren ha scritto:BERLUSCONI: Non ho cambiato giudizio. Lo Stato deve difendere i diritti dei cittadini di frequentare scuole e università
24 ottobre 2008 ore 12:16

Non c’e’ nessuna possibilita’ di dialogo con questa sinistra. Affermano che sono un dittatore. E allora, se sono un dittatore, perche’ dovrei dialogare? Do ordini e mi impongo. Se invece non e’ vero che sono un dittatore e non c’e’ un regime, se la realta’ e’ che siamo un paese democratico in cui c’e’ una maggioranza assolutamente democratica, che credibilita’ posso dare a chi afferma che siamo in un regime?. Non ci puo’ essere nessun dialogo con chi e’ su queste posizioni irrealistiche Non si puo’ pensare di avere uno scambio di idee con chi e’ in una posizione del genere, con chi e’ totalmente inattendibile".




Mussolini ha scritto:Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!

Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va dall'intervento ad oggi.


http://it.wikisource.org/wiki/Italia_-_ ... _Matteotti
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Messaggio da poliper »

Mettiamo qualche articolo di Sergio Romano.
http://www.corriere.it/romano/08-10-25/01.spm
Questo è un articolo che si può condividere in parte.
Ci metto anche quello di oggi sullo studio del latino (poi cambierò l'indirizzo perchè penso che la pagina venga modificata ogni giorno).
http://www.corriere.it/romano/
E' ancora così importante lo studio del latino nelle scuole?
E' vero che il latino prepara alla matematica? (a me sembra una gran "cagata" scusate il termine, spero di non essere ammonito 8) ). L'Italia è il paese in cui si studia più latino ma in cui gli studenti vanno peggio in matematica.
http://www.corriere.it/cronache/07_dice ... c53b.shtml
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Messaggio da Johnny Rex »

Grazie Andreinoz :)
Nevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Messaggio da BackhandWinner »

poliper ha scritto:Mettiamo qualche articolo di Sergio Romano.
http://www.corriere.it/romano/08-10-25/01.spm
Questo è un articolo che si può condividere in parte.
Ci metto anche quello di oggi sullo studio del latino (poi cambierò l'indirizzo perchè penso che la pagina venga modificata ogni giorno).
http://www.corriere.it/romano/
E' ancora così importante lo studio del latino nelle scuole?
E' vero che il latino prepara alla matematica? (a me sembra una gran "cagata" scusate il termine, spero di non essere ammonito 8) ). L'Italia è il paese in cui si studia più latino ma in cui gli studenti vanno peggio in matematica.
http://www.corriere.it/cronache/07_dice ... c53b.shtml


Ancora con 'sta storia del latino.

Che noia e che fastidio questa angustia mentale; già se n'era discusso in abbondanza nelle prime pagine di questo topic. Ma d'altronde qui c'è chi ha scritto "meno Quintiliano e più bonus malus", cosa vogliamo sperare.

Già. Insegnamo ad attraversare le strisce pedonali all'Università, o a cuocere l'omelette, che il futuro è assicurato.

Boh.
Ultima modifica di BackhandWinner il lun ott 27, 2008 1:13 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da BackhandWinner »

C'è già tutto nella lettera di questo lettore del Corriere:

Ritengo sia un errore madornale ridurre lo studio del latino nella scuola italiana. [...] Il latino è una palestra di logica e va considerato come materia scientifica più che come materia letteraria. Metterlo in soffitta denota ottusità, superficialità e l'incapacità di comprendere la realtà dei nostri giorni. Lo scadimento culturale purtroppo è generalizzato ed è inevitabile che lo si riscontri ben evidente nella nostra classe politica, tutta.
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Messaggio da Gios »

Non sono tanto daccordo sul latino come palestra di logica.

Credo sarebbe più corretto dire che per intuire la logica, forse sarebbe il caso di studiare la logica.

La particolare importanza dello studio del latino, invece, è il latino stesso.
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Messaggio da Gios »

Mi spiego meglio, perché magari qualcuno potrebbe anche azzardarsi a non capire: dire che il latino va studiato perché è una palestra di logica, è un po' come dire che è bene corteggiare le belle donne un po' ritrose, perché così si impara a fare il commerciale in azienda.
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Messaggio da poliper »

BackhandWinner ha scritto:C'è già tutto nella lettera di questo lettore del Corriere:

Ritengo sia un errore madornale ridurre lo studio del latino nella scuola italiana. [...] Il latino è una palestra di logica e va considerato come materia scientifica più che come materia letteraria. Metterlo in soffitta denota ottusità, superficialità e l'incapacità di comprendere la realtà dei nostri giorni. Lo scadimento culturale purtroppo è generalizzato ed è inevitabile che lo si riscontri ben evidente nella nostra classe politica, tutta.


Quella lettera l'ho messa apposta, perchè mi sembrava il massimo. :D Gli studenti italiani sono i peggiori al mondo in matematica però studiano il latino. C'è relazione tra latino e scienza? Ma quanti scienziati ha prodotto l'antica Roma, visto che parlavano tutti latino? :D
Il dibattito sul latino per me rientra anche nel tema della riforma Gelmini, perchè dobbiamo chiederci se è necessario il suo insegnamento a scuola. Poi l'ultima frase si commenta da sè. L'Italia sta degenerando perchè non si studia il latino? :( Penso che i nostri politici il latino l'hanno studiato (più di quanto hanno studiato la matematica).
La classe politica italiana è miope perchè non riesce a vedere il futuro: rappresentano un modo "vecchio". Il loro problema è esattamente il contrario di quello che il lettore dice.
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Messaggio da poliper »

Gios ha scritto:Mi spiego meglio, perché magari qualcuno potrebbe anche azzardarsi a non capire: dire che il latino va studiato perché è una palestra di logica, è un po' come dire che è bene corteggiare le belle donne un po' ritrose, perché così si impara a fare il commerciale in azienda.


Quà sono perfettamente d'accordo con te (strano :D). Ho postato apposta l'articolo sull'incapacità degli studenti italiani nelle materie scientifiche. Se studiare latino migliora la logica, perchè gli studenti italiani nelle materie scientifiche fanno fiasco? Gli studenti giapponesi o finlandesi (che vanno meglio) lo studiano forse?
Poi conosco tante persone che hanno studiato latino e che non sanno quanto fa 2+2, il che è tutto dire.
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Messaggio da Gios »

In verità, posso immaginare che per essere un buona persona non servano ne' il latino, ne' la matematica.

Per essere un buon politico serve molto di più il latino, che la matematica: diciamo che una matematica da terza media possa essere adeguata, non credo che lo studio del calcolo infinitesimale sia particolarmente utile. Diversamente, è possibile possa servire a qualcosa una preparazione di latino, e greco magari, basterebbe la quarta liceo.



C'è questa curiosa convinzione che se uno studia una qualche materia scientifica, sfugga dall'essere un còglione, per forma mentis o non so cosa, non mi pare tanto vero, ma tant'è.
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Messaggio da Gios »

poliper ha scritto:
Gios ha scritto:Mi spiego meglio, perché magari qualcuno potrebbe anche azzardarsi a non capire: dire che il latino va studiato perché è una palestra di logica, è un po' come dire che è bene corteggiare le belle donne un po' ritrose, perché così si impara a fare il commerciale in azienda.


Quà sono perfettamente d'accordo con te (strano :D). Ho postato apposta l'articolo sull'incapacità degli studenti italiani nelle materie scientifiche. Se studiare latino migliora la logica, perchè gli studenti italiani nelle materie scientifiche fanno fiasco? Gli studenti giapponesi o finlandesi (che vanno meglio) lo studiano forse?
Poi conosco tante persone che hanno studiato latino e che non sanno quanto fa 2+2, il che è tutto dire.



No, non ci siamo capiti ;) : effettivamente corteggiare una bella donna un po' ritrosa potrebbe anche essere utile per fare il commerciale, cosiccome studiare il latino per apprendere la logica. Ma, ed è questo che intendevo, il vero fine di corteggiare una donna un po' ritrosa è dare un bacino alla donna ritrosa, e il vero fine dello studio del latino, è conoscere un po' di latino.
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Messaggio da BackhandWinner »

poliper ha scritto:
BackhandWinner ha scritto:C'è già tutto nella lettera di questo lettore del Corriere:

Ritengo sia un errore madornale ridurre lo studio del latino nella scuola italiana. [...] Il latino è una palestra di logica e va considerato come materia scientifica più che come materia letteraria. Metterlo in soffitta denota ottusità, superficialità e l'incapacità di comprendere la realtà dei nostri giorni. Lo scadimento culturale purtroppo è generalizzato ed è inevitabile che lo si riscontri ben evidente nella nostra classe politica, tutta.


Quella lettera l'ho messa apposta, perchè mi sembrava il massimo. :D Gli studenti italiani sono i peggiori al mondo in matematica però studiano il latino. C'è relazione tra latino e scienza? Ma quanti scienziati ha prodotto l'antica Roma, visto che parlavano tutti latino? :D
Il dibattito sul latino per me rientra anche nel tema della riforma Gelmini, perchè dobbiamo chiederci se è necessario il suo insegnamento a scuola. Poi l'ultima frase si commenta da sè. L'Italia sta degenerando perchè non si studia il latino? :( Penso che i nostri politici il latino l'hanno studiato (più di quanto hanno studiato la matematica).
La classe politica italiana è miope perchè non riesce a vedere il futuro: rappresentano un modo "vecchio". Il loro problema è esattamente il contrario di quello che il lettore dice.



:roll:

Questa è miopia, altroché. Che poi sia miope (cieca) anche la classe politica italiana, vabbè, sì, ma è un altro discorso. Non c'entra una mazza con il latino.


Ma insomma, quasi TRENTA pagine fa:

http://www.mymag.it/forum/viewtopic.php ... &start=280

Miopia è pensare a scuola e all'università si debba insegnare come si lessano le patate o come si allacciano le scarpe, o "il bonus malus" o "i titoli di credito".
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Messaggio da poliper »

Gios ha scritto:In verità, posso immaginare che per essere un buona persona non servano ne' il latino, ne' la matematica.

Per essere un buon politico serve molto di più il latino, che la matematica: diciamo che una matematica da terza media possa essere adeguata, non credo che lo studio del calcolo infinitesimale sia particolarmente utile. Diversamente, è possibile possa servire a qualcosa una preparazione di latino, e greco magari, basterebbe la quarta liceo.

Quà non sono tanto d'accordo; oggi il mondo si sta modernizzando e non riuscire a capire le dinamiche della nostra società è grave. L'Italia è fuori dal nucleare, dai telefonini, dall'informatica, dalle energie alternative ecc. Per capire, comprendere e guidare queste cose non basta la terza media.
Non è un caso che l'Italia è in forte crisi (più degli altri paesi).
C'è questa curiosa convinzione che se uno studia una qualche materia scientifica, sfugga dall'essere un còglione, per forma mentis o non so cosa, non mi pare tanto vero, ma tant'è.
Io questo non l'ho mai detto. Però nemmeno si può dire che se studi latino sfuggi dall'essere un coglione.
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Messaggio da seren »

Gios ha scritto:Non sono tanto daccordo sul latino come palestra di logica.

Credo sarebbe più corretto dire che per intuire la logica, forse sarebbe il caso di studiare la logica.

La particolare importanza dello studio del latino, invece, è il latino stesso.

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Gios, sei tornato?

Me ne rallegro :D

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Messaggio da poliper »

BackhandWinner ha scritto:Questa è miopia, altroché. Che poi sia miope (cieca) anche la classe politica italiana, vabbè, sì, ma è un altro discorso. Non c'entra una mazza con il latino.


Ma insomma, quasi TRENTA pagine fa:

http://www.mymag.it/forum/viewtopic.php ... &start=280

Mi ha fatto piacere rileggermi: comunque ritornando alla lettera che avevo postato e che ricommento: non è vero che lo studio del latino "apra" la mente come dice qualcuno. Chi studia latino è bravo in matematica? Guardando gli studenti italiani non si direbbe. Chi studia latino apprende meglio le lingue straniere? Anche questo è falso visto che gli studenti italiani parlano l'inglese peggio di tutti.
Miopia è pensare a scuola e all'università si debba insegnare come si lessano le patate o come si allacciano le scarpe, o "il bonus malus" o "i titoli di credito".

Io non ho mai detto che a scuola bisogna imparare a lessare le patate. Miopia è anche pensare che la cultura scolastica sia avulsa dal mondo circostante e che i nostri studenti debbano uscire da scuola senza saper fare nulla.
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Messaggio da BackhandWinner »

Gios ha scritto:In verità, posso immaginare che per essere un buona persona non servano ne' il latino, ne' la matematica.

Per essere un buon politico serve molto di più il latino, che la matematica: diciamo che una matematica da terza media possa essere adeguata, non credo che lo studio del calcolo infinitesimale sia particolarmente utile. Diversamente, è possibile possa servire a qualcosa una preparazione di latino, e greco magari, basterebbe la quarta liceo.



C'è questa curiosa convinzione che se uno studia una qualche materia scientifica, sfugga dall'essere un còglione, per forma mentis o non so cosa, non mi pare tanto vero, ma tant'è.


E' da vedere, se serva molto di più il latino, soprattutto se oltre alla figura del politico 'retore' a quella del politico 'amministratore'. Direi che servono entrambe le cose, ma insomma.

Sulla coglioneria: sfuggire no, però aiuta. Come aiuta il latino, dato che la lingua è una cosa importante e sviluppare capacità e consapevolezza logico-linguistica è cosa molto buona e molto bella (e utile, aggiungiamo, per i feticisti del bonus malus).

Poi ci sarebbe da commentare la nebbia mentale di chi s'impasticcia nella confusione tra le capacità logiche e la conoscenza effettiva della matematica, costatando una certa correlazione negativa statistica tra le due (sa il latino, non sa quanto fa 2 + 2).
Però è una cosa lunga e non ne ho troppa voglia. Basti accennare che:

1) questa correlazione di fatto non indica nessun nesso causale: vogliamo fare gli scienziatini, Poliper? Allora cominciamo con non confondere correlazione con causazione, l'ABC insomma. La causa potrebbe stare semmai nell'eredità della cultura storicistica italica, che favorisce la famosa frattura tra 'le due culture';

2) Gardner (non Eva) può dispiacere, io, per me, sospendo il giudizio. Però non penso si possa considerare tutta monnezza la sua ipotesi delle intelligenze multiple.
A parte l'individuazione delle diverse 'forme dell'intelligenza', Gardner poi parla della centralità dell'intelligenza linguistica e di quella logico-matematica nelle nostre società contemporanee (ovvio, basta guardare un test d'ammissione a qualsiasi facoltà) e accenna alle sovrapposizioni tra queste diverse forme. Una delle sovrapposizioni più plausibili partendo dalla sua 'ontologia' dell'intelligenza è quella tra le abilità linguistiche (che sarebbe più corretto in questo primo caso definire 'logico-linguistiche') con quelle logico-matematiche da un lato e con quelle musicali dall'altro. Sovrapposizioni che rispecchiano due dimensioni distinte della competenza (abilità, intelligenza) linguistica. Insomma il grande match platonico del Sofista vs. Il Filosofo o l'abisso che c'è tra il cervello dell'attore e quello del filosofo (o di un certo tipo di scrittore o di un certo tipo di saggista), tanto per esprimersi in maniera iconica.

(Poi è esistito anche Gadda ed esiste anche Franco Cordero, ma questo è un altro discorso :)).
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Messaggio da Huggy_Bear »

raf ha scritto:
dsdifr ha scritto:
raf ha scritto:I tagli equivalgono circa al 20% del finanziamento totale.

no, ora questo mi sembra impossibile, anche se ammetto di non sapere di preciso.

secondo wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_s ... _(nominale)
il PIL italiano è 2.104.666 milioni di dollari, che sarebbero circa 1.525 miliardi di euro;
se abbiamo detto che lo stato italiano destina all'istruzione lo 0,9% del PIL significa che il fondo di finanziamento totale è circa 15 miliardi di euro;
abbiamo detto che in 4 anni taglieranno 1,4 miliardi totali (non 1,4 miliardi ogni anno eh), quindi il taglio è di 1,4 miliardi su 60
(se ho fatto i conti bene)


Ciao,questo è il documento stilato dai docenti(varie sigle).Lo 0.9 % è destinato solo all'università e ricerca?o consideri anche la scuola?In questo documento si parla di tagli al 25%,io sono stato anche basso quindi.Lo dicono i docenti,non i rivoltosi :wink:

Le Organizzazioni ed Associazioni della docenza universitaria, i dottorandi, i ricercatori precari, l'Unione degli universitari hanno elaborato una piattaforma comune che tenta di rimettere al centro dell'attenzione quelli che ritengono essere i principali nodi del sistema universitario di fronte ai gravissimi provvedimenti adottati dal Governo e/o in corso di adozione.

Riteniamo infatti importante, nel momento in cui diciamo con forza no, esprimere un punto di vista autonomo in grado di formulare proposte concrete. Su questa base programmatica le Organizzazioni firmatarie rivendicano l'apertura di un confronto con il Governo che fino ad oggi è stato completamente assente.

Roma, 21 ottobre 2008
__________________

Associazione Docenti Universitari (ADU)
Associazione Professionale Universitaria (APU)
Associazione Nazionale Docenti Universitari (ANDU)
Coordinamento Nazionale Ricercatori Universitari (CNRU)
Comitato Nazionale Universitario (CNU)
Sindacato Universitario Nazionale (SUN)
CISL Università
FLC CGIL
UIL P.A.-U.R. AFAM
CISAL Università
Rete Nazionale Ricercatori Precari (RNRP)
Associazione Dottorandi Italiani (ADI)
Unione degli Universitari (UDU)

Una Programma per l'Università italiana

I recenti provvedimenti legislativi e quelli annunciati, se non abrogati e bloccati, determineranno la definitiva scomparsa dell'Università pubblica, mutandone radicalmente la natura, la missione, le finalità e l'assetto. Un'Università alla quale la nostra Costituzione assicura autonomia e liberta' di ricerca e di insegnamento.

Le sottoscritte Organizzazioni ed Associazioni della docenza universitaria, dei ricercatori precari, dei dottorandi e degli studenti nel respingere fermamente le scelte di fondo che ispirano tali provvedimenti, intendono riproporre a tutti gli interlocutori, a cominciare dal Governo, un quadro di interventi alternativi che affrontino le criticità evidenti del sistema, valorizzino le risorse presenti, sollecitino la crescita della qualità della didattica e della ricerca, e consentano all'Università italiana di svolgere quel ruolo sociale di promozione della cultura e dell'innovazione di cui il Paese ha enorme bisogno.

I valori fondanti

Noi crediamo che qualsiasi intervento non possa prescindere dal rigoroso rispetto di alcuni valori fondativi che rappresentano la parte migliore della storia e dell'esperienza dell'Università italiana, valori che desideriamo sinteticamente ricordare:

*

la natura pubblica del sistema universitario. Il ruolo dello Stato come erogatore e garante di un sistema di alta formazione è indispensabile per assicurare le condizioni affinché l'Università resti, ed anzi divenga sempre più, elemento centrale del sistema di welfare. E' compito del sistema pubblico garantire parità di condizioni universali nell'accesso all'Università, assicurare la qualità dell'offerta didattica, e per questa via ripristinare una mobilità sociale che appare ridotta, presidiare la ricerca in tutti i campi, anche quelli che, pur dotati di alto valore culturale e scientifico, non presentano possibilità di valorizzazione economica immediata, garantire la libertà didattica e di ricerca costituzionalmente sancita. Va inoltre assicurato il carattere unitario del Sistema nazionale universitario, dotato di effettiva autonomia, all'interno del quale deve essere garantita l'autonomia dei singoli Atenei. Il ruolo del privato rappresenta un'utile integrazione, uno stimolo ed una risorsa, che deve avere tuttavia carattere complementare al mantenimento di un forte, prevalente sistema pubblico di Atenei. La stessa idea di autonomia, che è autonomia del sistema ed autonomia dei singoli Atenei, si tiene nella misura in cui il riferimento concettuale è ad un sistema nazionale pubblico.
*

il ruolo sociale del sistema universitario, ruolo che si estrinseca in un rapporto trasparente tra la domanda sociale, il concreto funzionamento degli Atenei e la loro capacità di dare risposte sulla base di un misurabile rapporto costi-benefici, da rendere visibile attraverso una congrua valutazione del sistema e delle sue singole articolazioni (Atenei, Facoltà, Dipartimenti, progetti di ricerca, percorsi formativi).
*

la natura cooperativa e partecipata del sistema universitario. L'Università deve rappresentare il modello di una comunità di pari, libera da gerarchie formali e sostanziali, capace di autogovernarsi perché fondata su una salda cultura democratica della responsabilità individuale e collettiva. Una comunità che si fonda sulla libera circolazione dei saperi e su una virtuosa competizione di meriti scientifici.

Ogni provvedimento di riforma deve misurarsi con questi valori fondanti e con la natura laica e razionale dell'Università. Siamo perfettamente consapevoli della distanza che separa oggi l'Università dalla compiuta realizzazione di un modello ideale: l'Università italiana è in condizioni difficili, in parte prodotte dal contesto politico-istituzionale, in parte da una distorta applicazione dell'autonomia la cui responsabilità è da imputare al ceto accademico. E' tuttavia nostra convinzione che non vi sia riforma possibile che non muova dall'affrontare i nodi ed i valori che dovrebbero sostenerne il modello. Nei provvedimenti di Governo vediamo invece disegnarsi una prospettiva di liquidazione del ruolo pubblico ed un sistema universitario sempre più impoverito sul piano finanziario e, soprattutto, sul piano delle risorse intellettuali ed umane. Un sistema che nel giro di pochi anni compirà fino in fondo una parabola discendente che porterà ad una condizione di paralisi e di irrilevanza istituzionale.

Per queste ragioni proponiamo un programma che muove da quelli che a noi appaiono i veri nodi del sistema universitario. Chiediamo al Governo di fermare gli iter legislativi in corso, di abrogare gli art. 16 e 66 della L. 133/2008, e di aprire un confronto autentico con tutti i soggetti coinvolti ed interessati.

1) Il sistema di finanziamento

Il settore della conoscenza deve essere considerato una risorsa strategica del Paese. I finanziamenti devono essere pertanto adeguati a questo compito. La valutazione dell'utilizzo di questi finanziamenti deve essere effettuata a partire dalle ricadute sull'intero sistema Paese.

Utilizzare gli Atenei per fare cassa non è l'approccio migliore ad una discussione seria sulle necessità del finanziamento e sulla qualità della spesa. Occorre partire da un dato incontrovertibile: qualunque indicatore venga assunto, il sistema italiano è largamente sottofinanziato, ed in queste condizioni ogni ragionamento credibile sulla qualità è pura poesia. Se si realizza il taglio ulteriore di un 25% in termini reali nei prossimi quattro anni, come prevede la L. 133, si entra in una condizione di bancarotta degli Atenei, anche quelli che oggi si considerano "virtuosi". Occorre invece partire da:

* una previsione pluriennale di crescita del finanziamento che avvicini il nostro Paese alla media OCSE
* una rimodulazione delle regole della distribuzione del FFO che valorizzi indicatori credibili di crescita della qualità dei servizi e delle prestazioni dei singoli Atenei, e su di essi distribuisca le risorse evitando di incentivare comportamenti perversi (la caccia all'iscritto o le promozioni facili). Un finanziamento così rivisto esplicherebbe inoltre la sua piena funzione se, riconoscendo che le università possono vivere solo nel binomio inscindibile di attività di didattica e di ricerca, si osservasse che tali requisiti non vengono attualmente rispettati in tutti gli Atenei italiani, e si procedesse quindi ad un attento monitoraggio delle loro caratteristiche in maniera tale da porre rimedio a queste situazioni.
* una rigorosa revisione delle regole di finanziamento dei fondi di progetto, insieme con l'ampliamento degli investimenti a progetto, a cominciare dai PRIN (che quest'anno calano da 160 a 98 milioni)

2) La docenza universitaria

La necessità primaria del sistema è costituita dal riavvio di un processo di immissione di giovani che vada ad equilibrare la "gobba" di uscite per pensionamento previste nei prossimi anni. E' esattamente il contrario di quanto previsto dalla L.133, che viceversa blocca sostanzialmente il turn-over. Sempre in virtù della centralità strategica dell'università l'approccio al turn-over deve essere totalmente ribaltato: a fronte dei pensionamenti il personale docente e tecnico-amministrativo di ruolo deve essere aumentato in modo da rispondere in misura adeguata agli standard europei. E' necessario programmare un'operazione di reclutamento straordinario di consistenti dimensioni, su fondi nazionali aggiuntivi, che consenta di dare una prospettiva alle competenze presenti nell'abnorme area del precariato; e al tempo stesso programmare la ripresa di un reclutamento ordinario che eviti l'andamento disomogeneo per classi di età, dovuto nel passato agli "sbottigliamenti" legati ad ondate di immissioni concentrate nel tempo. L'investimento nel reclutamento di giovani e precari può essere gestito anche attraverso meccanismi che consentano di utilizzare le risorse derivanti dai pensionamenti, e/o attraverso forme di anticipo delle competenze, da restituire man mano che i costi immediati tendano a riequilibrarsi, prendendo in considerazione preparazione e pregresse attività di coloro che possono dimostrare interesse e impegno nella ricerca e nella didattica.

Partendo dalla costatazione che ai fini istituzionali concorrono a pieno titolo gli attuali professori e ricercatori, occorre una revisione profonda delle carriere e del sistema di reclutamento, allo scopo di fornire risposte reali alla crescita scientifica e retributiva dei docenti, all'ingresso e alle prospettive dei giovani, all'enorme serbatoio di precariato prodottosi negli ultimi anni.

Va affermata la unitarietà della funzione docente; la carriera, che deve essere unica, può essere articolata in fasce, scandita da verifiche periodiche che diano luogo alla progressione stipendiale e ai passaggi di fascia, che devono realizzarsi ad esito di valutazioni della qualità scientifica e didattica del singolo docente. Va salvaguardata una quota di accessi dall'esterno, attraverso un meccanismo concorsuale, a tutte le fasce, ed abolito lo straordinariato per il passaggio da una fascia all'altra .

Per quanto attiene al reclutamento iniziale, va introdotta una figura post-doc (o attività di ricerca assimilabile), con contratto a tempo determinato triennale e retribuzione assimilata al ricercatore, con funzioni esclusive di ricerca.

Quest'approccio richiede la definizione di alcune condizioni di contesto:

* la fissazione di un rapporto esplicito e credibile tra il numero di coloro che entrano nel percorso triennale e il numero di docenti da reclutare;
* un'applicazione graduale, che consenta di ridurre il precariato esistente attraverso un consistente reclutamento straordinario;
* il divieto per gli Atenei, a regime, di utilizzare strumenti diversi dal contratto triennale (atipici, co.co.co., ecc,);
* la creazione di un meccanismo che faciliti la mobilità dei docenti fra i diversi Atenei, per esempio rendendo impossibile lo svolgimento della carriera (laurea magistrale-dottorato-postdottorato-docenza) nella stessa sede e fornendo le risorse necessarie a detta mobilità;
* la distinzione tra il budget destinato al reclutamento e quello dedicato all'avanzamento di carriera;
* la rivisitazione della remunerazione dei docenti per renderla più omogenea possibile a quella degli altri paesi europei.

3) Il governo dei singoli Atenei e del Sistema nazionale

E' ormai evidente come sia necessario rivisitare l'assetto del governo degli Atenei, caratterizzato da forti differenze legate ai singoli Statuti, ma comunque accomunato da alcuni punti critici: il rapporto spesso clientelare che lega i Rettori al loro elettorato, soprattutto in occasione del rinnovo del mandato; la sovrapposizione e confusione dei ruoli tra Senato e Consiglio di Amministrazione; la composizione degli organi di governo e la loro base elettiva. Noi riteniamo necessario che il mandato rettorale sia unico, e che comunque il mandato non possa essere prolungato tramite successive modifiche di statuto . Che gli Statuti regolino in modo puntuale, sulla base di un quadro normativo nazionale, le competenze degli organi, distinguendo con nettezza l'indirizzo, dal controllo, dalla gestione. Che si valorizzi il lavoro di gestione della dirigenza amministrativa e dei dipendenti tecnico-amministrativi, riconducendo la docenza alle funzioni sue proprie ed evitando di assegnare ai docenti improprie funzioni di dirigenza. Che si prevedano forme di partecipazione effettiva degli studenti alla vita democratica degli Atenei.

È indispensabile, infine, prevedere un Organismo di coordinamento nazionale capace di assicurare l'autonomia del Sistema Universitario ed un suo sviluppo organico. Un Organismo non corporativo e non disciplinare, elettivo e rappresentativo della comunità accademica nazionale, aperto ai contributi del mondo del lavoro e delle imprese, in grado di aiutare a stabilire le priorità di sviluppo del Sistema Universitario.

4) Il diritto allo studio

L'Università dovrebbe svolgere un ruolo di promozione della mobilità sociale; questa funzione, oggi più di ieri, è un'utopia che rischia di essere ulteriormente compromessa dalla legge 133.

Per garantire che questo avvenga è necessario che il sistema universitario sia effettivamente accessibile a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche e dal contesto sociale di origine, rimuovendo le barriere, formali e sostanziali, che ostacolano l'accesso e la prosecuzione degli studi.

Il sistema del numero chiuso sta progressivamente estendendosi anche all'accesso alla laurea magistrale, creando un ulteriore sbarramento intermedio; esso esclude gli studenti sulla base di un meccanismo che ha poco a che vedere con la valorizzazione dei più meritevoli, e trae spesso le sue origini dallo scarso investimento economico sulle Università, che le costringe a limitare il numero delle immatricolazioni in assenza di strutture e di personale docente adeguati. Si deve allora prevedere l'adozione di piani pluriennali di adeguamento, affiancati da un congruo e mirato investimento, che porti progressivamente alla rimozione delle barriere all'accesso. Allo stesso tempo, è necessario ragionare su un'adeguata valorizzazione del merito degli studenti, che devono essere valutati sulla base dei risultati conseguiti nel corso del loro percorso di studio.

Il definanziamento del sistema del diritto allo studio e la sua organizzazione tarata su modelli ormai superati (la legge quadro nazionale risale al 1999 e l'ultimo DPCM che regola l'erogazione dei benefici del diritto allo studio al 2001) fanno sì che molti degli studenti idonei in base ai previsti parametri di merito e di reddito non possano di fatto beneficiare dei servizi per il diritto allo studio, e non abbiano la possibilità di scegliere quale sede e quale corso di laurea frequentare. E' necessario che gli investimenti statali siano in grado di garantire la copertura totale delle borse di studio, integrando l'offerta con il necessario investimento in mense, alloggi, agevolazioni sui trasporti.

Le differenze di condizione economica di origine portano di per sé a differenze nell'accessibilità all'offerta culturale, anch'essa componente essenziale della formazione. Perché siano garantite pari opportunità per tutti è necessario intervenire anche su quest'aspetto con agevolazioni mirate.

5) L'offerta didattica

Il giudizio sul modello 3+2, a distanza di alcuni anni dall'avvìo, è un giudizio molto articolato e differenziato tra Atenei e discipline. I dati quantitativi sembrano indicare notevoli avanzamenti sul fronte della percentuale di successo negli studi, nonché sui tempi di compimento dei percorsi di laurea. Tuttavia, vanno segnalati elementi di criticità da affrontare: a) la percentuale elevata di chi prosegue dopo il triennio indica l'insufficiente consistenza della laurea triennale, sia sul piano culturale sia su quello della preparazione professionale; b) si rileva in modo diffuso la percezione di una caduta di qualità dei percorsi: va svolta una riflessione sull'effettivo ruolo dell'Università, che sta oggi progressivamente licealizzandosi e perdendo il ruolo di elaborazione e formazione culturale; c) non è stato colto e valorizzato in modo adeguato il sistema dei crediti, tant'è che ci sono ancora forti difficoltà nel loro riconoscimento, nel passaggio tra un Ateneo e l'altro, e perfino all'interno dello stesso Ateneo.

Tali aspetti vanno a riferirsi, sia all'architettura del modello, sia all'applicazione che ne è stata fatta dagli Atenei. Né hanno giovato i reiterati interventi legislativi, che hanno parzialmente corretto alcune criticità, ma hanno per altro verso generato confusione e difficoltà applicative. Noi riteniamo che sia necessario un intervento esteso di ricognizione, di ascolto e monitoraggio sistematici: una campagna nazionale di rilevazione, da concludersi con un'iniziativa nazionale che faccia il punto, indichi i punti di sofferenza, individui percorsi di correzione condivisi, prima di procedere a qualsiasi ulteriore intervento di aggiustamento. Non è più possibile procedere alla modifica dell'offerta didattica sulla base di decreti, in cui ogni Ministro dice la sua: va dato un assetto stabile alle Università, inquadrando l'ordinamento all'interno di una legge ordinaria.

6) La valutazione

Un efficace e credibile sistema di valutazione è parte essenziale di un processo di revisione degli statuti normativi dell'Università. Valutazione della qualità del prodotto universitario, del funzionamento di ogni articolazione del sistema. Senza una valutazione che consenta di misurare meriti e difetti in modo puntuale, l'Università non sarà in grado di ristabilire una bussola condivisa e condivisibile sul proprio operato. Il precedente Governo aveva costituito l'Agenzia per la valutazione del sistema universitario e di ricerca (ANVUR), provvedimento a lungo discusso e sul quale avevamo prodotto numerose critiche, a cominciare dalla sua effettiva terzietà e dalla quantità di compiti assegnati, per finire con una certa farraginosità dell'impianto costitutivo. Nonostante i numerosi punti di dubbio e contrarietà, l'ANVUR costituiva tuttavia il primo tentativo sistemico di introdurre una valutazione continua e ricorrente. L'attuale Governo ne ha congelato la costituzione, e non è dato sapere se intende riaprire il capitolo. Noi riteniamo necessario riprendere in mano il progetto, verificarne e correggerne i punti di debolezza, e procedere operativamente alla sua costituzione. Va garantita per l'Agenzia la natura di soggetto terzo, problema che sussiste anche all'interno dello schema proposto dal Governo precedente, per evitare strumentalità e autoreferenzialità del valutatore. I risultati della valutazione devono essere correlati con l'erogazione delle risorse – in misura opportunamente crescente - da parte dello Stato. Va, infine, assicurato un effettivo coinvolgimento degli studenti nel funzionamento, attribuendo un peso reale al giudizio dei discenti e agli attuali questionari di valutazione.

7) Il dottorato di ricerca

Occorre una riforma del dottorato che riorganizzi i corsi in scuole di dottorato dotate di un progetto formativo, aperte alla dimensione internazionale della ricerca e valutate periodicamente. Le scuole potrebbero così diventare, nel territorio, agenti di dialogo fra mondo della ricerca universitaria e privata e motori di innovazione.

L'aumento delle borse di dottorato a 1040 euro rappresenta un importante passo avanti nella valorizzazione della formazione alla ricerca. Si deve però superare la figura del dottorando senza borsa, che, oltre a rappresentare una palese ingiustizia, non vede garantita la qualità del percorso formativo e di ricerca. Occorre pertanto affiancare ai dottorandi a tempo pieno e destinatari di borse di studio una figura di dottorando lavoratore, che permetta a persone inserite nel mondo del lavoro di rafforzare il proprio profilo professionale e le proprie capacità di ricerca.

Il dottorato deve essere poi valorizzato e individuato come strumento privilegiato di formazione alla ricerca in vista della carriera accademica, ma anche in relazione al mondo del lavoro, della pubblica amministrazione, delle professioni.

Deve infine essere approvata, a partire dalla Carta Europea dei Ricercatori, una carta dei dottorandi, che riconosca loro i diritti legati al loro doppio status di studenti del terzo ciclo di formazione superiore e di giovani ricercatori.

Il documento verrà presentato a Roma in una conferenza stampa, la data ed il luogo verranno comunicati appena definiti.

Roma, 20 ottobre 2008



se alga ha letto tutto ciò domani esco co la maglietta de luzardi
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