Albornoz ha scritto:Quindi possiamo anche tranquillamente confinarlo ad imprescindibile materia di formazione per elitè di umanisti (meno di cosi non si può)
l'aspirante umanista* del 2015 (ma direi da Galileo in poi) mi deve avere però delle vaghe basi tanto dell'antichità classica quanto della matematica e della fisica, e insomma, serve giusto un programma alla Backhand:
BackhandWinner ha scritto:La 'mia scuola' sarebbe, essenzialmente, fondata sui Quattro Pilastri: Latino, Greco, Matematica e Fisica. La parte del leone, ovviamente, per la Matematica (Analisi, Teoria dei Numeri, Logica, Matematica applicata).
Un po' di arti (letteratura, arti visive ma, soprattuto, Musica) e storia(/geografia) e filosofia, ma solo come contorno e complemento al 'Core'.
Beninteso: tale scuola oggi NON esiste.
Altro che matematica applicata, già va di lusso se escono sapendo distinguere una correlazione spuria da un legame di causa-effetto.
Aggiungerei: otto ore al giorno di lezione, per farsi seriamente (già solo la dimestichezza col greco di un diplomato al classico con buoni voti negli anni novanta è ridicolmente inferiore a quella di un diplomato con buoni voti negli anni cinquanta, se poi lo vogliamo ferrato anche in fisica e in matematica, e con un secolo in più di storia nel programma...più ore, via) ed equamente (non tutti hanno il genitore che dà una mano a casa, o che finanzia ore di lezioni private, a parità di problemi con lo studio a casa).
Siamo anche tutti d'accordo che sia poco utile (secondo me: danno) quello che definivo
nozionismo concettuale: la sociologia (per come può essere fatta al liceo) certamente; ma più in generale, e in ogni campo, tutte quelle teorie che vengono presentate agli sprovveduti studenti come nientemeno che validi strumenti interpretativi, mentre trattasi di pigre e superficiali formulette apprese senza la dovuta contestualizzazione (dico danno non tanto per i concetti in sè, ma perchè l'alunno finisce per assorbire una cultura da bigino senza esercitarsi in alcun procedimento critico/deduttivo/induttivo/analogico, di un minimo di rilievo).
E tutti convinti che Leopardi parlasse di pessimismo cosmico.
Non siamo invece d'accordo che siano poco utili le "descrizioni del mondo fenomenico" (che più che una questione di discipline sono una questione di metodo d'insegnamento, e dunque, di nuovo, di insegnanti: si possono - si devono - instaurare collegamenti col "mondo fenomenico" anche mentre si insegna fisica, italiano, storia, logica, eccetera).
Per diverse ragioni.
Ammesso che chi è uscito dalla scuola elitaria di Backhand, avendo ormai "imparato a pensare", non abbia più problemi nel formarsi autonomamente su qualunque tema gli sia utile, restano da considerare tutti coloro che non frequentano questa scuola d'elite.
Ma tralasciando comunque le scuole immaginarie, i diplomati dai licei reali sono in grado di formarsi autonomamente sui temi che siano loro più utili? Lo fanno?
Proviamo a sottoporre a qualcuno di loro un problemino finanziaro o giuridico e vedere quanti sanno da che parte cominciare?
L'inglese, posto che per parlarlo bisogna blabla...la Scuola non potrebbe contribuire di più al suo apprendimento?
Sì, chiaro, i più bravi tendono ad iscriversi ai licei, ma la seconda cosa è conseguenza della prima, non viceversa.
Soprattutto, le preoccupazioni di Baba sono quelle che si pone ogni buon insegnante (e che si pongono da anni tutti i sistemi educativi nel resto del mondo, guarda il caso): piace o non piace quello che viene insegnato nel modo in cui viene insegnato?
Non sono pippe pedagogiche (se lo sono: lo sono sempre meno del fare classifiche fra materie che insegnano di più o di meno a pensare):
la scuola deve insegnare al discepolo che le cose che lo incuriosiscono, o che lo appassionano, o anche (orrore!) che gli sono utili, passano attraverso metodo, ragionamento, costanza, fallimento, nuovo tentativo.
Deve insegnargli che è così che può capire cosa davvero gli piace e cosa in fondo no.
Deve insegnargli ad apprezzare l'importanza di questa ricerca (cosa gli interessa e cosa no), al fine di dedicarcisi con la mente e con il cuore o al fine di fottersene e lasciare perdere.
Ecco perchè serve connettersi al mondo fenomenico.
Il fatto che questo arricchimento personale possa magari anche indirizzare (e risultare utile) a un hobby, a degli studi futuri, a (orrore bis!) un'attività professionale, è semplicemente perchè una scuola di questo genere è attinente alla vita reale, e dunque può c'entrare anche con quelle robe lì.
Ma non è che se insegni ad un quattordicenne a fare fotografie (esempio a caso), lo fai per tirar su un fotografo: lo fai per quanto sopra.
Se poi a un quattordicenne non alleni il pensiero facendogli fare fotografie (rigore, creatività, impegno, estetica, capacità associativa) non è perchè la materia è volgare e non sufficientemente astratta, ma è perchè l'insegnante è un cane
(a margine, un effetto collaterale legato alle materie più compromesse col mondo fenomenico: di solito è più semplice e veloce apprezzare l'eventuale cagneria del prof).
Imho, è un modello migliore di quello dove non è contemplata la possibilità di scelta o di abbandono, non tanto della materia x, bensì della materia x insegnata da quell'insegnante (l'unica scelta concessa - chè è poco reversibile, e che avviene ad un'età bassissima - è di quale scuola superiore) e dove è spesso tenuto fuori il mondo esterno.
Le quali due circostanze insieme riducono di molto la possibilità di coinvolgere il ragazzo nel processo di cui sopra, più responsabilizzante, e riducono di molto la possibilità che la scuola sia anche in qualche maniera scuola di vita.
E ne fanno invece un sistema dove il fine ultimo è esclusivamente il successo (il voto in una materia che studi perchè devi, ti piaccia o meno è incidentale e ininfluente) e per niente quello che impari di per sè.
Col risultato che stimoli e disincentivi (soddisfazione, benessere, sollievo, ansia, paura, tristezza) sono principalmente determinati da questo successo/insuccesso, cioè da un meccanismo che non c'entra niente con la vita reale (meccanismo che per di più premia un pò lo spirito conformista, a parità di ore dedicate allo studio).
Insomma, una scuola diseducativa.
* spero si sia tutti d'accordo che da un liceo - per quanto fatto bene - si esca con una vaga infarinatura.
Il fallimento del Classico ("fallimento" rispetto agli ambiziosi propositi) è stato proprio che la più parte dei suoi diplomati si reputa 'arrivata' (e non certo per colpa del greco o del latino) quando invece e all'opposto sarebbe dovuta approdare alla celebre massima socratica.
Meglio una capra umile che una capra sedicente colta.