Infatti io non ci vedo nulla di male. Caso mai avrei chiesto più di 100k, ma opino abbiano fatto questa valutazione in funzione di quanto attualmente viene chiesto da altri paesi, quindi non avranno potuto spingersi in là più di tanto.uglygeek ha scritto:Non ho seguito bene la vicenda, ma la flat tax si applica solo agli stranieri ricchi che scelgono di spostare la residenza in Italia, giusto?
E allora a te cosa cambia se un miliardario russo paga quasi zero tasse in Italia invece di pagare quasi zero tasse in Svizzera (dove c'e' una legge molto simile)? Non e' che puoi costringere uno straniero a pagare il 50% di tasse in Italia in ogni caso, non e' che deve venire qui a darci i soldi, no?
Economia e finanza
Re: Economia e finanza
-
- Massimo Carbone
- Messaggi: 148853
- Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
- Località: Praha
Re: Economia e finanza
per me dovrebbero chiamarla fat tax, per i grassoni ricchi stranieri, quelli di Nasty.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
Re: Economia e finanza
Per me puoi anche non farli venire, guarda che non cambia proprio nulla, i ricchi rimangono dove sono e male non stanno.Burano ha scritto:Bene. Anche la frontiera fiscale è abbattuta. Anche su quel fronte, opinioni perfettamente sovrapponibili a quelle dei SuperLib
Facciamoli venire (o tornare). Pagheranno poche tasse ma "creano ricchezza". Cosa c'è di tanto diverso dalla logica dei condoni fiscali, dello scudo fiscale ecc. Lì c'erano stati comportamenti illegittimi in origine poi sanati con quei decreti, ok. Tuttavia prevale il medesimo principio del "meglio che nulla". Meglio che paghino poco piuttosto che zero. La logica è sempre quella. Ormai su tutto. Dai salari dei comuni mortali alla eventuale tassazione dei super ricchi. Resa incondizionata e permanente.
Facciamoli venire. Magari qualche russo o cinese realizza il sogno di Briatore di trasformare la Puglia, ad oggi secondo lui posto turistico per falliti e pezzenti, nella nuova Costa Smeralda con locali esclusivi e spiagge private.
Obietterei solo che - se si applica a persone che senza vantaggi fiscali in Italia nemmeno metterebbe piede in quanto non italiane - parlare di condono non ha proprio senso. In questo caso meglio che nulla si', se il miliardario russo puo' comunque scegliere tra Svizzera, Cipro e magari Montecarlo.
Poi dai, e' la volta che ripartono industrie italiane di storica affidabilita', come quella dei sequestri in Sardegna e in Aspromonte.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
-
- Bibliofilo onnisciente
- Messaggi: 68915
- Iscritto il: sab dic 18, 2004 3:43 pm
- Località: Iperuranio
Re: Economia e finanza
Questo forum è diventato bellissimo.Burano ha scritto:Bene. Anche la frontiera fiscale è abbattuta. Anche su quel fronte, opinioni perfettamente sovrapponibili a quelle dei SuperLib
Facciamoli venire (o tornare). Pagheranno poche tasse ma "creano ricchezza". Cosa c'è di tanto diverso dalla logica dei condoni fiscali, dello scudo fiscale ecc. Lì c'erano stati comportamenti illegittimi in origine poi sanati con quei decreti, ok. Tuttavia prevale il medesimo principio del "meglio che nulla". Meglio che paghino poco piuttosto che zero. La logica è sempre quella. Ormai su tutto. Dai salari dei comuni mortali alla eventuale tassazione dei super ricchi. Resa incondizionata e permanente.
Facciamoli venire. Magari qualche russo o cinese realizza il sogno di Briatore di trasformare la Puglia, ad oggi secondo lui posto turistico per falliti e pezzenti, nella nuova Costa Smeralda con locali esclusivi e spiagge private.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
Allora, i 100.000 euro piuttosto che nulla, ok.0, ma è un pensiero un po' semplicistico.
Questi sicuramente non faranno impresa in Italia, visto che i ricavi fatti in italia soggiaceranno alle aliquote italiane normali, cioè ben oltre il 50%.
Investiranno all'estero con aliquota azzerata grazie a questo forfrt
Gente da 10 milioni l'anno che pagherà quindi un 1% e buonanotte.
Alla faccia dell'impiegato sopra il 50%.
Ma facciamo anche 1000 euro, facciamo un'asta al ribasso, piuttosto che nulla...
Ma pensiamo piuttosto in maniera sistemica.
Una legge simile esiste in Spagna e Portogallo, mettiamo che i 1000 maggiori contribuenti italiani, gente da decine di milioni di tasse l'anno si trasferissero in massa con residenza fiscale a Barcellona e che i 1000 maggiori contributori spagnoli di trasferissero in Italia, a livello sistemico ogni nazione perderebbe centinaia o migliaia di milioni di euro.
Chi poi facesse impresa in Italia con aliquota forfettaria spagnola potrebbe alterare il mercato avendo tasse azzerate da un certo livello in su.
Ma cosa serve l'Unione europea? Che si facciano leggi conformi almeno all'interno della UE e si colpisca chi elude grazie ai paradisi fiscali.
Questi sicuramente non faranno impresa in Italia, visto che i ricavi fatti in italia soggiaceranno alle aliquote italiane normali, cioè ben oltre il 50%.
Investiranno all'estero con aliquota azzerata grazie a questo forfrt
Gente da 10 milioni l'anno che pagherà quindi un 1% e buonanotte.
Alla faccia dell'impiegato sopra il 50%.
Ma facciamo anche 1000 euro, facciamo un'asta al ribasso, piuttosto che nulla...
Ma pensiamo piuttosto in maniera sistemica.
Una legge simile esiste in Spagna e Portogallo, mettiamo che i 1000 maggiori contribuenti italiani, gente da decine di milioni di tasse l'anno si trasferissero in massa con residenza fiscale a Barcellona e che i 1000 maggiori contributori spagnoli di trasferissero in Italia, a livello sistemico ogni nazione perderebbe centinaia o migliaia di milioni di euro.
Chi poi facesse impresa in Italia con aliquota forfettaria spagnola potrebbe alterare il mercato avendo tasse azzerate da un certo livello in su.
Ma cosa serve l'Unione europea? Che si facciano leggi conformi almeno all'interno della UE e si colpisca chi elude grazie ai paradisi fiscali.
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
-
- Massimo Carbone
- Messaggi: 148853
- Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
- Località: Praha
Re: Economia e finanza
si vabbe', allora uno prende residenza in Svizzera e tutti se ne vanno dalla UE, e' uguale.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
Naturalmente stesso discorso per le multinazionali che pagano aliquote ridicole in Irlanda mantenendo i vantaggi di operare all'interno della UE
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
In quel caso deve esserci un meccanismo per cui i soldi fatti nella UE devono essere tassati nella UE.Nickognito ha scritto:si vabbe', allora uno prende residenza in Svizzera e tutti se ne vanno dalla UE, e' uguale.
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
Re: Economia e finanza
Considerando il sistema attuale, a me sembra assurdo non sia stato fatto prima.
Qualsiasi italiano che guadagna molto (sono un po' vago, ma pensiamo agli sportivi, ai tennisti) prende la residenza all'estero. E smette di pagare tasse in Italia. Tanto vale cercare di integrare portando ricconi stranieri che casomai a causa della residenza passano pure qualche mese in villeggiatura da queste parti spendendo un po'.
La motivazione di "fare impresa" chiaramente non regge.
ps: credo si chiami concorrenza tra ordinamenti.
Qualsiasi italiano che guadagna molto (sono un po' vago, ma pensiamo agli sportivi, ai tennisti) prende la residenza all'estero. E smette di pagare tasse in Italia. Tanto vale cercare di integrare portando ricconi stranieri che casomai a causa della residenza passano pure qualche mese in villeggiatura da queste parti spendendo un po'.
La motivazione di "fare impresa" chiaramente non regge.
ps: credo si chiami concorrenza tra ordinamenti.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
-
- Massimo Carbone
- Messaggi: 148853
- Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
- Località: Praha
Re: Economia e finanza
NNick87 ha scritto:Considerando il sistema attuale, a me sembra assurdo non sia stato fatto prima.
Qualsiasi italiano che guadagna molto (sono un po' vago, ma pensiamo agli sportivi, ai tennisti) prende la residenza all'estero. E smette di pagare tasse in Italia. Tanto vale cercare di integrare portando ricconi stranieri che casomai a causa della residenza passano pure qualche mese in villeggiatura da queste parti spendendo un po'.
La motivazione di "fare impresa" chiaramente non regge.
ps: credo si chiami concorrenza tra ordinamenti.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
A questo punto togliamo le tasse a chi guadagna più di un milione l'anno. Almeno stanno in Italia. Aliquote al contrario.NNick87 ha scritto:Considerando il sistema attuale, a me sembra assurdo non sia stato fatto prima.
Qualsiasi italiano che guadagna molto (sono un po' vago, ma pensiamo agli sportivi, ai tennisti) prende la residenza all'estero. E smette di pagare tasse in Italia. Tanto vale cercare di integrare portando ricconi stranieri che casomai a causa della residenza passano pure qualche mese in villeggiatura da queste parti spendendo un po'.
La motivazione di "fare impresa" chiaramente non regge.
ps: credo si chiami concorrenza tra ordinamenti.
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
-
- Massimo Carbone
- Messaggi: 148853
- Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
- Località: Praha
Re: Economia e finanza
beh, viviamo in una assurda situazione politica divisa per nazioni e a tutti va bene cosi'. Un tipo che nasce con un certo sangue in un certo luogo ha tutto gratis dallo stato, uno che nasce qualche chilometro piu' in la' non ha nulla. Anche le leggi e i diritti su, boh, aborto o eutanasia, per dirne due, sono diversi. Quello che guadagnamo in Italia ce lo spartiamo fra noi e nessuno ci da' altro dall' esterno, piu' o meno. Perche' all' improvviso dovrei avere leggi tutte uguali per i milionari del mondo?alessandro ha scritto: A questo punto togliamo le tasse a chi guadagna più di un milione l'anno. Almeno stanno in Italia. Aliquote al contrario.
Per me ci puo' essere una sola ragione, risentimento personale verso i ricchi.
C'e' nel mondo un problema riguardante quelli 'troppo ricchi?'. Si', grave. Ma non esiste nessuna legge italiana, ma nemmeno europea, che possa davvero cambiare questa disparita'. L' unico modo per me rimane quello di rinunciare alla sovranita' nazionale riguardante certe decisioni e proporre qualche organo internazionale sperando in un futuro prima o poi migliore.
Poi si, forse l' Europa unita qualcosina potrtebbe spostare, l' Italia zero.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
Ma anche per i calciatori: vuoi giocare in una squadra europea? Bene, paghi le tasse in Europa.
Volendo qualcosa di può fare.
Volendo qualcosa di può fare.
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
-
- Massimo Carbone
- Messaggi: 148853
- Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
- Località: Praha
Re: Economia e finanza
poveracci, gli tocchera' andare in Cinaalessandro ha scritto:Ma anche per i calciatori: vuoi giocare in una squadra europea? Bene, paghi le tasse in Europa.
Volendo qualcosa di può fare.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
Re: Economia e finanza
Ma che risposta è. Sono contrarissimo. Le due cose proprio non sono minimamente legate.alessandro ha scritto:A questo punto togliamo le tasse a chi guadagna più di un milione l'anno. Almeno stanno in Italia. Aliquote al contrario.NNick87 ha scritto:Considerando il sistema attuale, a me sembra assurdo non sia stato fatto prima.
Qualsiasi italiano che guadagna molto (sono un po' vago, ma pensiamo agli sportivi, ai tennisti) prende la residenza all'estero. E smette di pagare tasse in Italia. Tanto vale cercare di integrare portando ricconi stranieri che casomai a causa della residenza passano pure qualche mese in villeggiatura da queste parti spendendo un po'.
La motivazione di "fare impresa" chiaramente non regge.
ps: credo si chiami concorrenza tra ordinamenti.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
Re: Economia e finanza
alessandro ha scritto:Volendo qualcosa di può fare.
Nessuno ha detto il contrario.
Ripeto: Stante l'attuale sistema --> mi sembra un ottima idea.
Se poi riescono a migliorare il sistema nel complesso questa legge non avrebbe più senso di esistere.
Rispondimi ad una domanda a chi nuove questa soluzione? Io non vedo un solo essere umano che può essere oggettivamente svantaggiato da questa soluzione.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
-
- Massimo Carbone
- Messaggi: 148853
- Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
- Località: Praha
Re: Economia e finanza
i ricconi ruberanno le nostre donne!NNick87 ha scritto:[Rispondimi ad una domanda a chi nuove questa soluzione? Io non vedo un solo essere umano che può essere oggettivamente svantaggiato da questa soluzione.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
Re: Economia e finanza
Ma i calciatori sono gli unici che le pagano le tasse, almeno quelle sui loro contratti sono pagate direttamente dalle squadre e solo pochi calciatori hanno altri introiti con gli sponsor. Anche i tennisti lasciano meta' dei montepremi nel paese del torneo come tasse, poi prendono la residenza a Montecarlo per non pagare altre tasse su quello che rimane.alessandro ha scritto:Ma anche per i calciatori: vuoi giocare in una squadra europea? Bene, paghi le tasse in Europa.
Volendo qualcosa di può fare.
Poi le regole ci sono gia', se risiedi e lavori per tutto l'anno in un paese X non puoi pagare le tasse in un paese Y.
La flat tax si applicherebbe solo ai redditi da patrimoni che rimangono all'estero, non ai nuovi redditi prodotti in Italia. Puo' essere antipatica, ma alla fine un ricco va comunque a vivere dove gli conviene.
Ad esempio Londra, dove c'e' una legge simile, ha attirato molti miliardari russi (anche se adesso sembra ci sia un controesodo). Non credo che la cosa abbia nuociuto all'economia inglese.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
-
- Bibliofilo onnisciente
- Messaggi: 68915
- Iscritto il: sab dic 18, 2004 3:43 pm
- Località: Iperuranio
Re: Economia e finanza
Se in cambio ci danno gli streaming, chi se ne fotte.Nickognito ha scritto:i ricconi ruberanno le nostre donne!NNick87 ha scritto:[Rispondimi ad una domanda a chi nuove questa soluzione? Io non vedo un solo essere umano che può essere oggettivamente svantaggiato da questa soluzione.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
se ci pensi bene ci arriva da solo...NNick87 ha scritto:alessandro ha scritto:Volendo qualcosa di può fare.
Nessuno ha detto il contrario.
Ripeto: Stante l'attuale sistema --> mi sembra un ottima idea.
Se poi riescono a migliorare il sistema nel complesso questa legge non avrebbe più senso di esistere.
Rispondimi ad una domanda a chi nuove questa soluzione? Io non vedo un solo essere umano che può essere oggettivamente svantaggiato da questa soluzione.
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
ok, te lo dico io.
un miliardario francese che magari in quell'anno fiscale ha venduto molti beni, prende la residenza fiscale in italia e tutti i cittadini francesi vengono grandemente svantaggiati, colpiti da questa legge.
la stessa cosa se miliardari italiani facessero (fanno) la stessa cosa portando la residenza in Portogallo.
in pratica, gli stati europei si fottono l'un l'altro facendo perdere ai cittadini europei centinaia o migliaia si milioni di euro in tasse non pagate da questi miliardari.
un miliardario francese che magari in quell'anno fiscale ha venduto molti beni, prende la residenza fiscale in italia e tutti i cittadini francesi vengono grandemente svantaggiati, colpiti da questa legge.
la stessa cosa se miliardari italiani facessero (fanno) la stessa cosa portando la residenza in Portogallo.
in pratica, gli stati europei si fottono l'un l'altro facendo perdere ai cittadini europei centinaia o migliaia si milioni di euro in tasse non pagate da questi miliardari.
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
che poi magari fosse una flat tax,
piu' sei ricco meno paghi (in percentuale).
se hai un reddito da 200.000 euro paghi il 50%
se ne hai uno da 1.000.000 paghi il 10%
se ne hai uno da 10 milioni paghi 1%
piu' sei ricco meno paghi (in percentuale).
se hai un reddito da 200.000 euro paghi il 50%
se ne hai uno da 1.000.000 paghi il 10%
se ne hai uno da 10 milioni paghi 1%
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
Re: Economia e finanza
Tutto giusto, a parte il fatto che il miliardario francese di solito prende la residenza a Ginevra quindi quei soldi li' comunque i cittadini francesi non li vedrebbero mai.alessandro ha scritto:ok, te lo dico io.
un miliardario francese che magari in quell'anno fiscale ha venduto molti beni, prende la residenza fiscale in italia e tutti i cittadini francesi vengono grandemente svantaggiati, colpiti da questa legge.
la stessa cosa se miliardari italiani facessero (fanno) la stessa cosa portando la residenza in Portogallo.
in pratica, gli stati europei si fottono l'un l'altro facendo perdere ai cittadini europei centinaia o migliaia si milioni di euro in tasse non pagate da questi miliardari.
E poi nel posto dove prende la residenza in teoria deve anche vivere.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
ma non possiamo farci nulla, o poco, contro la svizzera o panama, possiamo pero' evitare di fotterci a vicenda all'interno dell'europa unita.uglygeek ha scritto:Tutto giusto, a parte il fatto che il miliardario francese di solito prende la residenza a Ginevra quindi quei soldi li' comunque i cittadini francesi non li vedrebbero mai.alessandro ha scritto:ok, te lo dico io.
un miliardario francese che magari in quell'anno fiscale ha venduto molti beni, prende la residenza fiscale in italia e tutti i cittadini francesi vengono grandemente svantaggiati, colpiti da questa legge.
la stessa cosa se miliardari italiani facessero (fanno) la stessa cosa portando la residenza in Portogallo.
in pratica, gli stati europei si fottono l'un l'altro facendo perdere ai cittadini europei centinaia o migliaia si milioni di euro in tasse non pagate da questi miliardari.
E poi nel posto dove prende la residenza in teoria deve anche vivere.
i vari stati poi possono mettere in opera strategie per tassare alla fonte, tassare nel luogo in cui il reddito e' prodotto, non sono un esperto di fiscalita' internazionale.
penalizzare in qualche maniera poi gli extracomunitari a livello fiscale ( perche' poi, se uno prende la cittadinanza in un paese extra europeo e' extracomunitario e godra' i benefici ma subira' anche gli svantaggi.
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
-
- Massimo Carbone
- Messaggi: 148853
- Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
- Località: Praha
Re: Economia e finanza
si, ma non ho capito perche' sia un fotterci a vicenda. Vanno appunto a Ginevra per cui siamo fottuti comunque. Perche' non possiamo ricavarci anche qualcosa entrambi, se tanto siamo fottuti? O deve ricavarci qualcosa solo la signora Ginevra?
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
come ho scritto, si possono cercare provvedimenti per chi si arricchisce in Europa ma non vuole pagare in Europa.Nickognito ha scritto:si, ma non ho capito perche' sia un fotterci a vicenda. Vanno appunto a Ginevra per cui siamo fottuti comunque. Perche' non possiamo ricavarci anche qualcosa entrambi, se tanto siamo fottuti? O deve ricavarci qualcosa solo la signora Ginevra?
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
-
- Massimo Carbone
- Messaggi: 148853
- Iscritto il: lun feb 07, 2005 2:31 am
- Località: Praha
Re: Economia e finanza
e allora si arricchira' altrove, cosi' perdiamo ancora di piu'....alessandro ha scritto:come ho scritto, si possono cercare provvedimenti per chi si arricchisce in Europa ma non vuole pagare in Europa.Nickognito ha scritto:si, ma non ho capito perche' sia un fotterci a vicenda. Vanno appunto a Ginevra per cui siamo fottuti comunque. Perche' non possiamo ricavarci anche qualcosa entrambi, se tanto siamo fottuti? O deve ricavarci qualcosa solo la signora Ginevra?
Facciamo cosi', mettiamo i bastoni fra le ruote a tutte le imprese, cosi' tutti saremo ugualmente poveri.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
Re: Economia e finanza
alessandro, lo fanno già.alessandro ha scritto:ok, te lo dico io.
un miliardario francese che magari in quell'anno fiscale ha venduto molti beni, prende la residenza fiscale in italia e tutti i cittadini francesi vengono grandemente svantaggiati, colpiti da questa legge.
la stessa cosa se miliardari italiani facessero (fanno) la stessa cosa portando la residenza in Portogallo.
in pratica, gli stati europei si fottono l'un l'altro facendo perdere ai cittadini europei centinaia o migliaia si milioni di euro in tasse non pagate da questi miliardari.
A prescindere dalla scelta del parlamento italiano.
Fammi capire, stiamo discutendo la scelta dell'itlaia di fare questo o stiamo discutendo il fatto sia giusto o sbagliato concedere agevolazioni fiscali ai milionari stranieri?
Io della prima, te temo della seconda (e riguardo alla seconda peraltro la pensiamo nello stesso modo).
ps: aveva già scritto Nick e ugly.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
Re: Economia e finanza
Ma perchè mai uno dovrebbe essere obbligato (o forzato) risiedere nel luogo dove guadagna? Cioè, fammi capire quale sia il nesso perchè mi sfuggealessandro ha scritto:come ho scritto, si possono cercare provvedimenti per chi si arricchisce in Europa ma non vuole pagare in Europa.Nickognito ha scritto:si, ma non ho capito perche' sia un fotterci a vicenda. Vanno appunto a Ginevra per cui siamo fottuti comunque. Perche' non possiamo ricavarci anche qualcosa entrambi, se tanto siamo fottuti? O deve ricavarci qualcosa solo la signora Ginevra?
Re: Economia e finanza
Per i poveri connazionalilaplaz ha scritto:Ma perchè mai uno dovrebbe essere obbligato (o forzato) risiedere nel luogo dove guadagna? Cioè, fammi capire quale sia il nesso perchè mi sfuggealessandro ha scritto:come ho scritto, si possono cercare provvedimenti per chi si arricchisce in Europa ma non vuole pagare in Europa.Nickognito ha scritto:si, ma non ho capito perche' sia un fotterci a vicenda. Vanno appunto a Ginevra per cui siamo fottuti comunque. Perche' non possiamo ricavarci anche qualcosa entrambi, se tanto siamo fottuti? O deve ricavarci qualcosa solo la signora Ginevra?
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
Uno può risiedere dove gli pare, ma dovrebbe pagare le tasse dove i guadagni sono realizzati come per i tennisti ad esempio.
Ma la legge generale è così
Paghi dove il guadagno è realizzato.
Poi non ho nulla contro i ricchi, anzi, non mi pare giusto che un ricco paghi 1% e un povero il 50%
Ma la legge generale è così
Paghi dove il guadagno è realizzato.
Poi non ho nulla contro i ricchi, anzi, non mi pare giusto che un ricco paghi 1% e un povero il 50%
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
Re: Economia e finanza
Ma secondo me fai un po' di confusione tra persona fisica e persona giuridica.alessandro ha scritto:Uno può risiedere dove gli pare, ma dovrebbe pagare le tasse dove i guadagni sono realizzati come per i tennisti ad esempio.
Ma la legge generale è così
Paghi dove il guadagno è realizzato.
Poi non ho nulla contro i ricchi, anzi, non mi pare giusto che un ricco paghi 1% e un povero il 50%
- paoolino
- Massimo Carbone
- Messaggi: 17006
- Iscritto il: gio set 12, 2002 2:00 am
- Località: Sleepin' in Wonderland
Re: Economia e finanza
In fondo è il progetto della Cgil da qualche decina d'anniNickognito ha scritto:
Facciamo cosi', mettiamo i bastoni fra le ruote a tutte le imprese, cosi' tutti saremo ugualmente poveri.
"C’è gente che magari sa scrivere, scrive e pubblica sui forum quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere..."
(paoolino parafrasando Sciascia)
(paoolino parafrasando Sciascia)
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
Però far pagare ai singoli ricconi 1% di tasse o alle multinazionali in Irlanda quasi nulla non mi sembra mettere il bastone tra le ruote.paoolino ha scritto:In fondo è il progetto della Cgil da qualche decina d'anniNickognito ha scritto:
Facciamo cosi', mettiamo i bastoni fra le ruote a tutte le imprese, cosi' tutti saremo ugualmente poveri.
Che poi non si parlava nemmeno di imprese.
Il bastone tra le ruote lo mettono a tutte le imprese italiane oneste che pagano oltre il 60% in tasse varie.
Io contestavo solo questa idea di trasformare l'Italia nel rifugio di evasori internazionali e quindi spingere poi anche altri stati dell'Ue a fare lo stesso con migrazioni fiscali incrociate e danno per tutti, sia dal punto di vista economico che di senso di giustizia.
Logico che deve essere una decisione europea.
Se invece il concetto è: arraffiamo quel che si può e dei danni incrociati facciamo finta di non sentire il rumore, ok. Facciamo anche la legge per gli stranieri poveri, prendono una residenza fittizia in Italia e ci mandano 1000 euro l'anno, noi mandiamo tutte le carte che le tasse sono state pagate e buonanotte, milioni di persone che mandano 1000 euro.
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
Re: Economia e finanza
Venghino signori venghino: l'ultima follia fiscale (l'imposta sugli "impatriati").
Scritto da Dario Stevanato.
Tra gli emendamenti della legge di stabilità 2017 oggi in approvazione alla Camera spunta l’ennesima follia fiscale, ovvero un nuovo regime di eccezione (destinato a confluire nell’art. 24-bis del Tuir) alla già martoriata Irpef: secondo tale norma, i soggetti non residenti che trasferiranno la residenza fiscale in Italia potranno per un lungo periodo (15 anni) accedere, facendone richiesta all’Agenzia delle Entrate, a una tassazione forfettaria per i redditi da essi prodotti all’estero, nella misura fissa di 100 mila euro annui, indipendentemente dall’ammontare dei redditi posseduto, che non dovrà nemmeno essere soggetto a “monitoraggio”.
La norma fa riferimento a una “imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero realizzati da persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia”, ma si tratta di una misura tendenzialmente priva di precedenti, dato che la “imposta sostitutiva”, stabilita in misura fissa, non ha alcun legame col reddito posseduto. In effetti, se le imposte sostitutive ad oggi conosciute prevedono soltanto l’applicazione di aliquote proporzionali, in luogo delle aliquote progressive Irpef, secondo le logiche delle “cedolari secche” (si pensi ai proventi del risparmio, alla cedolare secca sulle locazioni, e così via) ma senza significative alterazioni dei criteri di determinazione del reddito, nel caso in questione si perde ogni riferimento alla determinazione della ricchezza da tassare, giacché la lump sum richiesta (100 mila euro) si applicherà su qualsivoglia ammontare di reddito prodotto all’estero. I 100 mila euro non sono dunque più un’imposta sul reddito, sostitutiva rispetto a quella ordinariamente applicabile, ma un tributo sui generis, una sorta di imposta capitaria speciale (è invece del tutto erroneo considerare questa misura come una ipotesi di flat tax, che fa riferimento a un’imposta ad aliquota proporzionale rispetto al reddito, non a un’imposta fissa in valore assoluto).
Se a questo si aggiunge il trattamento diseguale di redditi di uguale ammontare e fonte produttiva che la norma finisce per introdurre (rispetto a soggetti già residenti in Italia e che possiedono redditi di fonte estera), mi pare vi siano tutti gli estremi per ipotizzare sin d’ora una violazione del principio di uguaglianza tributaria, con interessamento degli artt. 3 e 53 Costituzione.
Sempre in prima battuta, una misura del genere andrebbe vagliata anche nei suoi rapporti con gli altri Stati e in particolare con quelli europei, onde verificare se la stessa non rischi di essere annoverata tra le ipotesi di harmful tax competition (concorrenza fiscale dannosa), e/o come aiuto di Stato selettivo per i soggetti esercenti imprese (l’impatriato potrebbe infatti svolgere attività di impresa all’estero attraverso stabili organizzazioni ivi ubicate).
Mi si obietterà che i fini giustificano i mezzi, e che grazie a questa norma l’erario italiano potrebbe contare su un nuovo gettito che altrimenti mai avrebbe preso la via del nostro Paese.
Sul piano dell’effettività, però, non si comprende quale reale portata applicativa possa avere una norma del genere. Il trattamento di favore per i soggetti “impatriati” – nell’ipotesi in cui i redditi di fonte estera siano di ammontare tale da rendere minima, e comunque inferiore a quella delle ordinarie aliquote Irpef, l’incidenza della cifra fissa di 100 mila euro – non elimina infatti certo la tassazione nello Stato della fonte, cioè dello Stato in cui il soggetto “impatriato” continuerà (o inizierà) a produrre i propri redditi. Che vantaggio avrebbe dunque uno straniero a venire in Italia, dato che sarà comunque assoggettato al prelievo nello Stato di produzione del reddito? Forse vi sarà convenienza a farlo soltanto laddove lo Stato di produzione del reddito, che da “Stato di residenza” si trasformerà in “Stato della fonte”, dovesse applicare un regime più favorevole sui redditi “in uscita” nei confronti di un soggetto che, dalla sua prospettiva, diventerebbe un non-residente (ad esempio una più mite ritenuta a titolo d’imposta). E saranno ancora applicabili i trattati contro la doppia imposizione, a fronte di uno Stato (quello italiano) che di fatto non tassa più i redditi ma introduce un’imposta che al di là del nomen iuris utilizzato non è più un’imposta sul reddito?
Mi chiedo invece se chi ha ipotizzato una norma del genere abbia considerato il grave rischio di elusione che la stessa finisce per inoculare nel sistema: vi sarà infatti tutta la convenienza, per imprese e persone fisiche italiane in possesso di patrimoni e redditi di fonte estera, a “canalizzare” tali redditi attraverso persone “impatriate”, in modo del tutto esentasse dopo aver pagato il ticket dei 100 mila euro. Non serve certo molta fantasia per immaginare, ad esempio, una nuova stagione di dividend washing, con cessioni a termine o costituzione di diritti di usufrutto su partecipazioni di società estere, seguite dall’incasso dei dividendi esentasse da parte dell’ “impatriato”, e retrocessione delle somme al cedente o nudo proprietario residente. Ma lo stesso schema potrebbe essere adottato anche per altre tipologie di reddito di fonte estera, ad esempio per quelli immobiliari.
Et voilà: nelle mani degli apprendisti stregoni la fiaba si trasforma in un horror.
Scritto da Dario Stevanato.
Tra gli emendamenti della legge di stabilità 2017 oggi in approvazione alla Camera spunta l’ennesima follia fiscale, ovvero un nuovo regime di eccezione (destinato a confluire nell’art. 24-bis del Tuir) alla già martoriata Irpef: secondo tale norma, i soggetti non residenti che trasferiranno la residenza fiscale in Italia potranno per un lungo periodo (15 anni) accedere, facendone richiesta all’Agenzia delle Entrate, a una tassazione forfettaria per i redditi da essi prodotti all’estero, nella misura fissa di 100 mila euro annui, indipendentemente dall’ammontare dei redditi posseduto, che non dovrà nemmeno essere soggetto a “monitoraggio”.
La norma fa riferimento a una “imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero realizzati da persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia”, ma si tratta di una misura tendenzialmente priva di precedenti, dato che la “imposta sostitutiva”, stabilita in misura fissa, non ha alcun legame col reddito posseduto. In effetti, se le imposte sostitutive ad oggi conosciute prevedono soltanto l’applicazione di aliquote proporzionali, in luogo delle aliquote progressive Irpef, secondo le logiche delle “cedolari secche” (si pensi ai proventi del risparmio, alla cedolare secca sulle locazioni, e così via) ma senza significative alterazioni dei criteri di determinazione del reddito, nel caso in questione si perde ogni riferimento alla determinazione della ricchezza da tassare, giacché la lump sum richiesta (100 mila euro) si applicherà su qualsivoglia ammontare di reddito prodotto all’estero. I 100 mila euro non sono dunque più un’imposta sul reddito, sostitutiva rispetto a quella ordinariamente applicabile, ma un tributo sui generis, una sorta di imposta capitaria speciale (è invece del tutto erroneo considerare questa misura come una ipotesi di flat tax, che fa riferimento a un’imposta ad aliquota proporzionale rispetto al reddito, non a un’imposta fissa in valore assoluto).
Se a questo si aggiunge il trattamento diseguale di redditi di uguale ammontare e fonte produttiva che la norma finisce per introdurre (rispetto a soggetti già residenti in Italia e che possiedono redditi di fonte estera), mi pare vi siano tutti gli estremi per ipotizzare sin d’ora una violazione del principio di uguaglianza tributaria, con interessamento degli artt. 3 e 53 Costituzione.
Sempre in prima battuta, una misura del genere andrebbe vagliata anche nei suoi rapporti con gli altri Stati e in particolare con quelli europei, onde verificare se la stessa non rischi di essere annoverata tra le ipotesi di harmful tax competition (concorrenza fiscale dannosa), e/o come aiuto di Stato selettivo per i soggetti esercenti imprese (l’impatriato potrebbe infatti svolgere attività di impresa all’estero attraverso stabili organizzazioni ivi ubicate).
Mi si obietterà che i fini giustificano i mezzi, e che grazie a questa norma l’erario italiano potrebbe contare su un nuovo gettito che altrimenti mai avrebbe preso la via del nostro Paese.
Sul piano dell’effettività, però, non si comprende quale reale portata applicativa possa avere una norma del genere. Il trattamento di favore per i soggetti “impatriati” – nell’ipotesi in cui i redditi di fonte estera siano di ammontare tale da rendere minima, e comunque inferiore a quella delle ordinarie aliquote Irpef, l’incidenza della cifra fissa di 100 mila euro – non elimina infatti certo la tassazione nello Stato della fonte, cioè dello Stato in cui il soggetto “impatriato” continuerà (o inizierà) a produrre i propri redditi. Che vantaggio avrebbe dunque uno straniero a venire in Italia, dato che sarà comunque assoggettato al prelievo nello Stato di produzione del reddito? Forse vi sarà convenienza a farlo soltanto laddove lo Stato di produzione del reddito, che da “Stato di residenza” si trasformerà in “Stato della fonte”, dovesse applicare un regime più favorevole sui redditi “in uscita” nei confronti di un soggetto che, dalla sua prospettiva, diventerebbe un non-residente (ad esempio una più mite ritenuta a titolo d’imposta). E saranno ancora applicabili i trattati contro la doppia imposizione, a fronte di uno Stato (quello italiano) che di fatto non tassa più i redditi ma introduce un’imposta che al di là del nomen iuris utilizzato non è più un’imposta sul reddito?
Mi chiedo invece se chi ha ipotizzato una norma del genere abbia considerato il grave rischio di elusione che la stessa finisce per inoculare nel sistema: vi sarà infatti tutta la convenienza, per imprese e persone fisiche italiane in possesso di patrimoni e redditi di fonte estera, a “canalizzare” tali redditi attraverso persone “impatriate”, in modo del tutto esentasse dopo aver pagato il ticket dei 100 mila euro. Non serve certo molta fantasia per immaginare, ad esempio, una nuova stagione di dividend washing, con cessioni a termine o costituzione di diritti di usufrutto su partecipazioni di società estere, seguite dall’incasso dei dividendi esentasse da parte dell’ “impatriato”, e retrocessione delle somme al cedente o nudo proprietario residente. Ma lo stesso schema potrebbe essere adottato anche per altre tipologie di reddito di fonte estera, ad esempio per quelli immobiliari.
Et voilà: nelle mani degli apprendisti stregoni la fiaba si trasforma in un horror.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
- alessandro
- Massimo Carbone
- Messaggi: 29087
- Iscritto il: gio gen 01, 2009 1:00 am
- Località: desenzano
- Contatta:
Re: Economia e finanza
quel che volevo dire senza averne le competenze tecniche, in particolareRosewall ha scritto:Venghino signori venghino: l'ultima follia fiscale (l'imposta sugli "impatriati").
Scritto da Dario Stevanato.
Tra gli emendamenti della legge di stabilità 2017 oggi in approvazione alla Camera spunta l’ennesima follia fiscale, ovvero un nuovo regime di eccezione (destinato a confluire nell’art. 24-bis del Tuir) alla già martoriata Irpef: secondo tale norma, i soggetti non residenti che trasferiranno la residenza fiscale in Italia potranno per un lungo periodo (15 anni) accedere, facendone richiesta all’Agenzia delle Entrate, a una tassazione forfettaria per i redditi da essi prodotti all’estero, nella misura fissa di 100 mila euro annui, indipendentemente dall’ammontare dei redditi posseduto, che non dovrà nemmeno essere soggetto a “monitoraggio”.
La norma fa riferimento a una “imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero realizzati da persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia”, ma si tratta di una misura tendenzialmente priva di precedenti, dato che la “imposta sostitutiva”, stabilita in misura fissa, non ha alcun legame col reddito posseduto. In effetti, se le imposte sostitutive ad oggi conosciute prevedono soltanto l’applicazione di aliquote proporzionali, in luogo delle aliquote progressive Irpef, secondo le logiche delle “cedolari secche” (si pensi ai proventi del risparmio, alla cedolare secca sulle locazioni, e così via) ma senza significative alterazioni dei criteri di determinazione del reddito, nel caso in questione si perde ogni riferimento alla determinazione della ricchezza da tassare, giacché la lump sum richiesta (100 mila euro) si applicherà su qualsivoglia ammontare di reddito prodotto all’estero. I 100 mila euro non sono dunque più un’imposta sul reddito, sostitutiva rispetto a quella ordinariamente applicabile, ma un tributo sui generis, una sorta di imposta capitaria speciale (è invece del tutto erroneo considerare questa misura come una ipotesi di flat tax, che fa riferimento a un’imposta ad aliquota proporzionale rispetto al reddito, non a un’imposta fissa in valore assoluto).
Se a questo si aggiunge il trattamento diseguale di redditi di uguale ammontare e fonte produttiva che la norma finisce per introdurre (rispetto a soggetti già residenti in Italia e che possiedono redditi di fonte estera), mi pare vi siano tutti gli estremi per ipotizzare sin d’ora una violazione del principio di uguaglianza tributaria, con interessamento degli artt. 3 e 53 Costituzione.
Sempre in prima battuta, una misura del genere andrebbe vagliata anche nei suoi rapporti con gli altri Stati e in particolare con quelli europei, onde verificare se la stessa non rischi di essere annoverata tra le ipotesi di harmful tax competition (concorrenza fiscale dannosa), e/o come aiuto di Stato selettivo per i soggetti esercenti imprese (l’impatriato potrebbe infatti svolgere attività di impresa all’estero attraverso stabili organizzazioni ivi ubicate).
Mi si obietterà che i fini giustificano i mezzi, e che grazie a questa norma l’erario italiano potrebbe contare su un nuovo gettito che altrimenti mai avrebbe preso la via del nostro Paese.
Sul piano dell’effettività, però, non si comprende quale reale portata applicativa possa avere una norma del genere. Il trattamento di favore per i soggetti “impatriati” – nell’ipotesi in cui i redditi di fonte estera siano di ammontare tale da rendere minima, e comunque inferiore a quella delle ordinarie aliquote Irpef, l’incidenza della cifra fissa di 100 mila euro – non elimina infatti certo la tassazione nello Stato della fonte, cioè dello Stato in cui il soggetto “impatriato” continuerà (o inizierà) a produrre i propri redditi. Che vantaggio avrebbe dunque uno straniero a venire in Italia, dato che sarà comunque assoggettato al prelievo nello Stato di produzione del reddito? Forse vi sarà convenienza a farlo soltanto laddove lo Stato di produzione del reddito, che da “Stato di residenza” si trasformerà in “Stato della fonte”, dovesse applicare un regime più favorevole sui redditi “in uscita” nei confronti di un soggetto che, dalla sua prospettiva, diventerebbe un non-residente (ad esempio una più mite ritenuta a titolo d’imposta). E saranno ancora applicabili i trattati contro la doppia imposizione, a fronte di uno Stato (quello italiano) che di fatto non tassa più i redditi ma introduce un’imposta che al di là del nomen iuris utilizzato non è più un’imposta sul reddito?
Mi chiedo invece se chi ha ipotizzato una norma del genere abbia considerato il grave rischio di elusione che la stessa finisce per inoculare nel sistema: vi sarà infatti tutta la convenienza, per imprese e persone fisiche italiane in possesso di patrimoni e redditi di fonte estera, a “canalizzare” tali redditi attraverso persone “impatriate”, in modo del tutto esentasse dopo aver pagato il ticket dei 100 mila euro. Non serve certo molta fantasia per immaginare, ad esempio, una nuova stagione di dividend washing, con cessioni a termine o costituzione di diritti di usufrutto su partecipazioni di società estere, seguite dall’incasso dei dividendi esentasse da parte dell’ “impatriato”, e retrocessione delle somme al cedente o nudo proprietario residente. Ma lo stesso schema potrebbe essere adottato anche per altre tipologie di reddito di fonte estera, ad esempio per quelli immobiliari.
Et voilà: nelle mani degli apprendisti stregoni la fiaba si trasforma in un horror.
Sempre in prima battuta, una misura del genere andrebbe vagliata anche nei suoi rapporti con gli altri Stati e in particolare con quelli europei, onde verificare se la stessa non rischi di essere annoverata tra le ipotesi di harmful tax competition (concorrenza fiscale dannosa)
Il primo a postare un messaggio alla nascita di questo forum
-
- Bibliofilo onnisciente
- Messaggi: 68915
- Iscritto il: sab dic 18, 2004 3:43 pm
- Località: Iperuranio
Re: Economia e finanza
Rosewall ha scritto:Venghino signori venghino: l'ultima follia fiscale (l'imposta sugli "impatriati").
Scritto da Dario Stevanato.
Tra gli emendamenti della legge di stabilità 2017 oggi in approvazione alla Camera spunta l’ennesima follia fiscale, ovvero un nuovo regime di eccezione (destinato a confluire nell’art. 24-bis del Tuir) alla già martoriata Irpef: secondo tale norma, i soggetti non residenti che trasferiranno la residenza fiscale in Italia potranno per un lungo periodo (15 anni) accedere, facendone richiesta all’Agenzia delle Entrate, a una tassazione forfettaria per i redditi da essi prodotti all’estero, nella misura fissa di 100 mila euro annui, indipendentemente dall’ammontare dei redditi posseduto, che non dovrà nemmeno essere soggetto a “monitoraggio”.
La norma fa riferimento a una “imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero realizzati da persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia”, ma si tratta di una misura tendenzialmente priva di precedenti, dato che la “imposta sostitutiva”, stabilita in misura fissa, non ha alcun legame col reddito posseduto. In effetti, se le imposte sostitutive ad oggi conosciute prevedono soltanto l’applicazione di aliquote proporzionali, in luogo delle aliquote progressive Irpef, secondo le logiche delle “cedolari secche” (si pensi ai proventi del risparmio, alla cedolare secca sulle locazioni, e così via) ma senza significative alterazioni dei criteri di determinazione del reddito, nel caso in questione si perde ogni riferimento alla determinazione della ricchezza da tassare, giacché la lump sum richiesta (100 mila euro) si applicherà su qualsivoglia ammontare di reddito prodotto all’estero. I 100 mila euro non sono dunque più un’imposta sul reddito, sostitutiva rispetto a quella ordinariamente applicabile, ma un tributo sui generis, una sorta di imposta capitaria speciale (è invece del tutto erroneo considerare questa misura come una ipotesi di flat tax, che fa riferimento a un’imposta ad aliquota proporzionale rispetto al reddito, non a un’imposta fissa in valore assoluto).
Se a questo si aggiunge il trattamento diseguale di redditi di uguale ammontare e fonte produttiva che la norma finisce per introdurre (rispetto a soggetti già residenti in Italia e che possiedono redditi di fonte estera), mi pare vi siano tutti gli estremi per ipotizzare sin d’ora una violazione del principio di uguaglianza tributaria, con interessamento degli artt. 3 e 53 Costituzione.
Sempre in prima battuta, una misura del genere andrebbe vagliata anche nei suoi rapporti con gli altri Stati e in particolare con quelli europei, onde verificare se la stessa non rischi di essere annoverata tra le ipotesi di harmful tax competition (concorrenza fiscale dannosa), e/o come aiuto di Stato selettivo per i soggetti esercenti imprese (l’impatriato potrebbe infatti svolgere attività di impresa all’estero attraverso stabili organizzazioni ivi ubicate).
Mi si obietterà che i fini giustificano i mezzi, e che grazie a questa norma l’erario italiano potrebbe contare su un nuovo gettito che altrimenti mai avrebbe preso la via del nostro Paese.
Sul piano dell’effettività, però, non si comprende quale reale portata applicativa possa avere una norma del genere. Il trattamento di favore per i soggetti “impatriati” – nell’ipotesi in cui i redditi di fonte estera siano di ammontare tale da rendere minima, e comunque inferiore a quella delle ordinarie aliquote Irpef, l’incidenza della cifra fissa di 100 mila euro – non elimina infatti certo la tassazione nello Stato della fonte, cioè dello Stato in cui il soggetto “impatriato” continuerà (o inizierà) a produrre i propri redditi. Che vantaggio avrebbe dunque uno straniero a venire in Italia, dato che sarà comunque assoggettato al prelievo nello Stato di produzione del reddito? Forse vi sarà convenienza a farlo soltanto laddove lo Stato di produzione del reddito, che da “Stato di residenza” si trasformerà in “Stato della fonte”, dovesse applicare un regime più favorevole sui redditi “in uscita” nei confronti di un soggetto che, dalla sua prospettiva, diventerebbe un non-residente (ad esempio una più mite ritenuta a titolo d’imposta). E saranno ancora applicabili i trattati contro la doppia imposizione, a fronte di uno Stato (quello italiano) che di fatto non tassa più i redditi ma introduce un’imposta che al di là del nomen iuris utilizzato non è più un’imposta sul reddito?
Mi chiedo invece se chi ha ipotizzato una norma del genere abbia considerato il grave rischio di elusione che la stessa finisce per inoculare nel sistema: vi sarà infatti tutta la convenienza, per imprese e persone fisiche italiane in possesso di patrimoni e redditi di fonte estera, a “canalizzare” tali redditi attraverso persone “impatriate”, in modo del tutto esentasse dopo aver pagato il ticket dei 100 mila euro. Non serve certo molta fantasia per immaginare, ad esempio, una nuova stagione di dividend washing, con cessioni a termine o costituzione di diritti di usufrutto su partecipazioni di società estere, seguite dall’incasso dei dividendi esentasse da parte dell’ “impatriato”, e retrocessione delle somme al cedente o nudo proprietario residente. Ma lo stesso schema potrebbe essere adottato anche per altre tipologie di reddito di fonte estera, ad esempio per quelli immobiliari.
Et voilà: nelle mani degli apprendisti stregoni la fiaba si trasforma in un horror.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
-
- FooLminato
- Messaggi: 10873
- Iscritto il: mer gen 30, 2002 1:00 am
- Località: L'Italia che non vuole bene
Re: Economia e finanza
Come chiosa finale, metterei questo estratto da La battaglia contro l'Europa (I cui autori, a dispetto del titolo del libro, sono tutt'altro che antieuropeisti e giudicano l'uscita dall'euro e il ritorno alla lira né possibile né desiderabile).
"Nei paesi dell'Ue, l'imposta sui redditi alti è passata, in media, dal 50% dei primi anni Novanta al 40% nella metà dei primi anni Duemila (per poi risalire leggermente in seguito alla crisi). Queste politiche antiredistributive hanno aggravato sia le diseguaglianze sociali, che oggi hanno raggiunto livelli record in molti paesi europei, sia i deficit pubblici
Tali politiche hanno costretto i governi a prendere a prestito denaro dalle famiglie più ricche e dai mercati per finanziare i deficit così creati. Si potrebbe a questo proposito parlare di effetto jack pot: con i soldi risparmiati sulle tasse, i ricchi hanno potuto acquistare titoli del debito pubblico emessi per finanziare il deficit causato dalla riduzione delle tasse. E' sorprendente come i leader politici siano riusciti a convincere i cittadini che i lavoratori, i pensionati e i malati siano i responsabili del debito pubblico. L'incremento del debito pubblico in Europa o negli Usa non è dunque il risultato di politiche keynesiane espansive o di costose politiche sociali, ma è piuttosto il risultato di politiche in favore di pochi fortunati: tasse e contributi più bassi hanno aumentato il reddito disponibile di coloro che ne hanno meno bisogno, con l'effetto che questi ultimi hanno potuto accrescere ulteriormente i loro investimenti in titoli pubblici, poi rimborsati con gli interessi dallo Stato attraverso le entrate fiscali pagate da tutti i contribuenti. Nel complesso, si è messa in moto una forma di redistribuzione verso l'alto, dalle classi più povere alle più ricche attraverso il debito pubblico, la cui controparte è sempre la rendita privata. "
"Nei paesi dell'Ue, l'imposta sui redditi alti è passata, in media, dal 50% dei primi anni Novanta al 40% nella metà dei primi anni Duemila (per poi risalire leggermente in seguito alla crisi). Queste politiche antiredistributive hanno aggravato sia le diseguaglianze sociali, che oggi hanno raggiunto livelli record in molti paesi europei, sia i deficit pubblici
Tali politiche hanno costretto i governi a prendere a prestito denaro dalle famiglie più ricche e dai mercati per finanziare i deficit così creati. Si potrebbe a questo proposito parlare di effetto jack pot: con i soldi risparmiati sulle tasse, i ricchi hanno potuto acquistare titoli del debito pubblico emessi per finanziare il deficit causato dalla riduzione delle tasse. E' sorprendente come i leader politici siano riusciti a convincere i cittadini che i lavoratori, i pensionati e i malati siano i responsabili del debito pubblico. L'incremento del debito pubblico in Europa o negli Usa non è dunque il risultato di politiche keynesiane espansive o di costose politiche sociali, ma è piuttosto il risultato di politiche in favore di pochi fortunati: tasse e contributi più bassi hanno aumentato il reddito disponibile di coloro che ne hanno meno bisogno, con l'effetto che questi ultimi hanno potuto accrescere ulteriormente i loro investimenti in titoli pubblici, poi rimborsati con gli interessi dallo Stato attraverso le entrate fiscali pagate da tutti i contribuenti. Nel complesso, si è messa in moto una forma di redistribuzione verso l'alto, dalle classi più povere alle più ricche attraverso il debito pubblico, la cui controparte è sempre la rendita privata. "
Lo voglio rivedere, Fabio
Re: Economia e finanza
50% degli anni 90 verso circa 40% degli anni 2000 verso circa 45% oggi... Non sembrano differenze enormi. Bisognerebbe anche stabilire quale e' un'aliquota "giusta" per chi ha un reddito molto buono.Burano ha scritto:Come chiosa finale, metterei questo estratto da La battaglia contro l'Europa (I cui autori, a dispetto del titolo del libro, sono tutt'altro che antieuropeisti e giudicano l'uscita dall'euro e il ritorno alla lira né possibile né desiderabile).
"Nei paesi dell'Ue, l'imposta sui redditi alti è passata, in media, dal 50% dei primi anni Novanta al 40% nella metà dei primi anni Duemila (per poi risalire leggermente in seguito alla crisi). Queste politiche antiredistributive hanno aggravato sia le diseguaglianze sociali, che oggi hanno raggiunto livelli record in molti paesi europei, sia i deficit pubblici
Tali politiche hanno costretto i governi a prendere a prestito denaro dalle famiglie più ricche e dai mercati per finanziare i deficit così creati. Si potrebbe a questo proposito parlare di effetto jack pot: con i soldi risparmiati sulle tasse, i ricchi hanno potuto acquistare titoli del debito pubblico emessi per finanziare il deficit causato dalla riduzione delle tasse. E' sorprendente come i leader politici siano riusciti a convincere i cittadini che i lavoratori, i pensionati e i malati siano i responsabili del debito pubblico. L'incremento del debito pubblico in Europa o negli Usa non è dunque il risultato di politiche keynesiane espansive o di costose politiche sociali, ma è piuttosto il risultato di politiche in favore di pochi fortunati: tasse e contributi più bassi hanno aumentato il reddito disponibile di coloro che ne hanno meno bisogno, con l'effetto che questi ultimi hanno potuto accrescere ulteriormente i loro investimenti in titoli pubblici, poi rimborsati con gli interessi dallo Stato attraverso le entrate fiscali pagate da tutti i contribuenti. Nel complesso, si è messa in moto una forma di redistribuzione verso l'alto, dalle classi più povere alle più ricche attraverso il debito pubblico, la cui controparte è sempre la rendita privata. "
Ad esempio quando i Beatles cominciarono ad avere successo la tassazione in UK, progressiva, era dell'83% nella loro fascia, a cui si aggiungeva un 15% di sovrattassa per i piu' ricchi, per cui pagavano in tasse il 98% del loro reddito (ma secondo altre fonti, solo il 95%). Penso che converrai che cosi' e' anche troppo. Dunque qual'e' il giusto limite?
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
- Nasty
- Più decisivo di Borriello
- Messaggi: 55251
- Iscritto il: lun nov 25, 2002 1:00 am
- Località: Foligno, centro del mondo
Re: Economia e finanza
Anche io sapevo 98% dei Beatles, governo di sinistra.
Mi pare un pelo eccessivo il 98%
Mi pare un pelo eccessivo il 98%
Siamo tutti testimoni "Perchè ti chiamano Pilone?"