Nulla da eccepire, è anzi possibile che le distanze aumentino dopo la fine della Solidaritätszuschlag.uglygeek ha scritto:Vabbè’ dai, la DDR veniva da 40 anni di socialismo reale con condizioni economiche disastrose, non c’è da stupirsi che ci siano ancora differenze con la Baviera. Se consideri che in Italia non c’è stata una dittatura comunista nelle regioni del sud, dall’unità in poi Vigevano le stesse leggi che nel Nord, eppure la distanza economica continua ad aumentare...gianlu ha scritto:Milioni di giovani hanno abbandonato la ex Ddr dopo la riunificazione. Ovviamente non tutti con successo nella Brd tipo Merkel o (per voi calcistici) Ballack. Molto discernimento va quindi utilizzato nell’approccio alle statistiche sugli effetti della riunificazione. Sarà inoltre interessante vedere gli effetti demografici e non dell’ormai prossima fine della tassa di solidarietà istituita dal 1991.
E il lavoro dov'è?
Re: E il lavoro dov'è?
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Re: E il lavoro dov'è?
Dipende. C'e' chi vive vicino ai figli, vede i nipotini. C'e' chi ha altri interessi. Ne conoscevo diversi che andavano sempre al circolo degli scacchi (e quando ci giocavo mi aprivano in due come una mela).tuborovescio ha scritto:Gli anziani che restano invece pullulano di amici e hanno così tanto da fare che non trovano neanche il tempo di andare alla Coopuglygeek ha scritto:Comunque non è una cosa bella per un pensionato dover andare a vivere lontano, dove fara' pure più caldo e la vita costa meno, ma non parlano la lingua (il portoghese è non-imparabile) , non conoscono nessuno, sono lontani da parenti ed amici...
Non lo augurerei ad un mio nemico.
C'e' anche chi e' molto solo, ed e' un problema destinato ad aumentare visto che si fanno meno figli e ci sono sempre piu' persone che vivono da sole, gia' da giovani, figuriamoci da vecchie.
Non per questo andare in un paese straniero dove non conosci nessuno e non parli la lingua e' la soluzione; puoi fare la vita da turista solo per un po', non per anni.
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Re: E il lavoro dov'è?
Alcuni si sono portati avanti in vista della pensione al risparmio in Portogallo, ad esempio per la lingua Lapo ha frequentato l’università a Rio de Janeiro.tuborovescio ha scritto:Gli anziani che restano invece pullulano di amici e hanno così tanto da fare che non trovano neanche il tempo di andare alla Coopuglygeek ha scritto:Comunque non è una cosa bella per un pensionato dover andare a vivere lontano, dove fare pure più caldo e la vita costa meno, ma non parlano la lingua (il portoghese è non-imparabile) , non conoscono nessuno, sono lontani da parenti ed amici...
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Re: E il lavoro dov'è?
Credo che a Lisbona si formeranno circoli di pensionati italiani. I nipoti ospiti dei nonni al mare in Portogallo ci vanno più volentieri che allo spizio a 30 km di distanzauglygeek ha scritto:Dipende. C'e' chi vive vicino ai figli, vede i nipotini. C'e' chi ha altri interessi. Ne conoscevo diversi che andavano sempre al circolo degli scacchi (e quando ci giocavo mi aprivano in due come una mela).tuborovescio ha scritto:Gli anziani che restano invece pullulano di amici e hanno così tanto da fare che non trovano neanche il tempo di andare alla Coopuglygeek ha scritto:Comunque non è una cosa bella per un pensionato dover andare a vivere lontano, dove fara' pure più caldo e la vita costa meno, ma non parlano la lingua (il portoghese è non-imparabile) , non conoscono nessuno, sono lontani da parenti ed amici...
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C'e' anche chi e' molto solo, ed e' un problema destinato ad aumentare visto che si fanno meno figli e ci sono sempre piu' persone che vivono da sole, gia' da giovani, figuriamoci da vecchie.
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Re: E il lavoro dov'è?
Se c'e' un certo numero di italiani nella stessa citta' si', e' possibile. Non so se possano permettersi di vivere a Lisbona o debbano andare a stare nei paesini, pero'.alessandro ha scritto:Credo che a Lisbona si formeranno circoli di pensionati italiani. I nipoti ospiti dei nonni al mare in Portogallo ci vanno più volentieri che allo spizio a 30 km di distanzauglygeek ha scritto:Dipende. C'e' chi vive vicino ai figli, vede i nipotini. C'e' chi ha altri interessi. Ne conoscevo diversi che andavano sempre al circolo degli scacchi (e quando ci giocavo mi aprivano in due come una mela).tuborovescio ha scritto:
Gli anziani che restano invece pullulano di amici e hanno così tanto da fare che non trovano neanche il tempo di andare alla Coop
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Re: E il lavoro dov'è?
alessandro ha scritto: Alcuni si sono portati avanti in vista della pensione al risparmio in Portogallo, ad esempio per la lingua Lapo ha frequentato l’università a Rio de Janeiro.
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: E il lavoro dov'è?
È un bel casino. Da un lato lavorare fino quasi a 70 anni è terribile. D'altra parte con la misera pensione che spetta a molti già adesso e in futuro ancor di più, tocca sperare di morirci, lavorando. Difatti in molti rifiutano scivoli esodi ecc anche perché hanno da mantenere figli e spesso anche nipoti. Che non trovano lavoro anche perché i vecchi devono restarci, a lavoro. E la loro produttività è pessima.. sperare nella automazione? Mah. Si arricchisce chi ha il business, magari pagando sempre meno tasse, meno lavoro, più nullafacenti da mantenere, in qualche modo.
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Re: E il lavoro dov'è?
Circa la previdenza ha scritto Massimo Mucchetti, dapprima criticando i fondi pensione privati (sia aperti che negoziali), poi avanzando di nuovo l’ipotesi di consentire ai lavoratori di aumentare volontariamente la contribuzione all’Inps, con benefici fiscali simili a quelli dei fondi pensione privati. Ciò sarebbe vantaggioso per lo Stato, alimentando la posizione pensionistica pubblica in regime contributivo a ripartizione.
Critica inoltre la proposta (di Pasquale Tridico) di far confluire i risparmi previdenziali in investimenti.
https://www.ilfoglio.it/home/2020/01/12 ... ywall=true
Critica inoltre la proposta (di Pasquale Tridico) di far confluire i risparmi previdenziali in investimenti.
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Re: E il lavoro dov'è?
in sostanza Mucchetti propone di non mettere i soldini che ti avanzano in un fondo pensione (o in qualunque altro genere di investimento piú o meno rischioso, ma in ogni caso TUO), ma invece di cederli allo Stato (che cosí li gira ai pensionati) in cambio (della promessa) di una pensione maggiore un domani (ovvero, di un carico contributivo ancora piú grave per la generazione futura).
Sarebbe piú funzionale ed etico bruciarseli in droghe pesanti e slot machine.
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luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: E il lavoro dov'è?
Rosewall ha scritto: Sarebbe piú funzionale ed etico bruciarseli in droghe pesanti e slot machine.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: E il lavoro dov'è?
Renzi propose di spenderli (il tfr in busta ) per rilanciare i consumi più o meno aggiungeva l'opzione telefonini e stronzate varie alle 2 suggerite da te.Rosewall ha scritto:in sostanza Mucchetti propone di non mettere i soldini che ti avanzano in un fondo pensione (o in qualunque altro genere di investimento piú o meno rischioso, ma in ogni caso TUO), ma invece di cederli allo Stato (che cosí li gira ai pensionati) in cambio (della promessa) di una pensione maggiore un domani (ovvero, di un carico contributivo ancora piú grave per la generazione futura).
Sarebbe piú funzionale ed etico bruciarseli in droghe pesanti e slot machine.
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Re: E il lavoro dov'è?
Eccolo il lavoro: https://video.lastampa.it/tecnologia/l- ... 118/109127
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Re: E il lavoro dov'è?
Fenomeni veri.tuborovescio ha scritto:
In Italia gli editori sembrano avere come obiettivo-chiave la riduzione del numero dei giornalisti e l’abbattimento dei loro compensi: sono oggi pronti all’assalto dei nuovi prepensionamenti messi a disposizione del governo (con connessa stangata per l’Inpgi).
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
Re: E il lavoro dov'è?
https://video.repubblica.it/edizione/mi ... P8-S1.4-T1
Mi sembra difficile sperare di poter tenere in vita attività del genere.
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Re: E il lavoro dov'è?
Basterebbe che investissero i pochi guadagni nelle scommesse quotate 1,1.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
Re: E il lavoro dov'è?
Indubbiamente.Rosewall ha scritto:in sostanza Mucchetti propone di non mettere i soldini che ti avanzano in un fondo pensione (o in qualunque altro genere di investimento piú o meno rischioso, ma in ogni caso TUO), ma invece di cederli allo Stato (che cosí li gira ai pensionati) in cambio (della promessa) di una pensione maggiore un domani (ovvero, di un carico contributivo ancora piú grave per la generazione futura).
Sarebbe piú funzionale ed etico bruciarseli in droghe pesanti e slot machine.
Non scarterei comunque l'ipotesi che la proposta di Mucchetti possa trovare il favore del governo, tanto più che nella precedente legislatura fu un parlamentare del pd, e che non dovrebbero essere in disaccordo altre figure chiave di quel partito (es. Damiano, Puglisi).
Ignoro la posizione del ministro in merito.
Passando all'attualita, lo scorso anno sono stati solo 33.123 i dipendenti che hanno lasciato il lavoro al massimo dei requisiti (67 anni con la pensione di vecchiaia). Secondo l'Inps, ben 126.107 sono invece andati in pensione anticipata, tramite l'anzianità contributiva suffragata da Quota100, Opzionedonna, ecc.
Alla base di questo trend soprattutto insicurezza lavorativa ed economica nonché gli incentivi forniti dalle imprese (fermo restando che il settore pubblico ne è tutt'altro che esente);
nel 2020 il dibattito su quota 102 e/o altre riforme potrà rafforzare la propensione alla pensione anticipata.
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Re: E il lavoro dov'è?
...tanto più che ora una nuova tassa è allo studio del governo portoghese.uglygeek ha scritto:Se c'e' un certo numero di italiani nella stessa citta' si', e' possibile. Non so se possano permettersi di vivere a Lisbona o debbano andare a stare nei paesini, pero'.alessandro ha scritto:Credo che a Lisbona si formeranno circoli di pensionati italiani. I nipoti ospiti dei nonni al mare in Portogallo ci vanno più volentieri che allo spizio a 30 km di distanzauglygeek ha scritto: Dipende. C'e' chi vive vicino ai figli, vede i nipotini. C'e' chi ha altri interessi. Ne conoscevo diversi che andavano sempre al circolo degli scacchi (e quando ci giocavo mi aprivano in due come una mela).
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Re: E il lavoro dov'è?
Lavoro, il paradosso italiano: i posti ci sono ma non si trovano i lavoratori
Secondo una ricerca inedita di Manpower Group l'Italia è tra i primi Paesi al mondo dove c'è una distanza altissima tra offerta e domanda di lavoro. Non si trovano figure professionali specifiche, dai saldatori a medici, infermieri, tecnici meccanici e informatici. Eppure le Regioni nel 2018 hanno speso 2,4 miliardi in politiche di formazione
LE 10 PROFESSIONI PIÙ RICERCATE
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Autisti e logistica (autocarri, consegne, edilizia, trasporti pubblici)
Informatica (esperti di cybersecurity, amministratori di rete, supporto tecnico)
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Industria manifatturiera (operatori CNC di macchine e addetti alla produzione)
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Sanità (medici, infermieri e altro personale sanitario non infermieristico)
https://www.repubblica.it/economia/mioj ... P6-S1.8-T1
Secondo una ricerca inedita di Manpower Group l'Italia è tra i primi Paesi al mondo dove c'è una distanza altissima tra offerta e domanda di lavoro. Non si trovano figure professionali specifiche, dai saldatori a medici, infermieri, tecnici meccanici e informatici. Eppure le Regioni nel 2018 hanno speso 2,4 miliardi in politiche di formazione
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Re: E il lavoro dov'è?
Ci sono i tennisti che muoiono di fame che potrebbero occupare questi posti.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
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Re: E il lavoro dov'è?
Non è che informatici ed esperti di security non ci sono, è che gli stipendi italiani non sono competitivi.paoolino ha scritto:Lavoro, il paradosso italiano: i posti ci sono ma non si trovano i lavoratori
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Re: E il lavoro dov'è?
Nemmeno per i responsabili qualita'. Ti chiedono un sacco di requisiti, anche molto specifici e di alto livello, ti pagano molto meno e ti propongono contratti magari per un anno rinnovabile. Comincia a pagare 5mila al mese indeterminato e vedrai che li trovi
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
Re: E il lavoro dov'è?
Indubbiamente gli stipendi italiani non sono competitivi. Ciò accade da decenni, ma probabilmente solo ora domanda e offerta sono così distanti.uglygeek ha scritto:Non è che informatici ed esperti di security non ci sono, è che gli stipendi italiani non sono competitivi.paoolino ha scritto:Lavoro, il paradosso italiano: i posti ci sono ma non si trovano i lavoratori
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Re: E il lavoro dov'è?
Mi pare un gran calderone. Si va da lavori di merda sottopagati, talvolta in quanto poco specializzati ma spesso perché sfruttati, fino ad arrivare alla sanità ma quale, quella pubblica? Per quanto ne so assumono/fanno graduatorie col contagocce, poi i medici? Ci sono asl alla disperata ricerca di medici? O intendono nel privato?paoolino ha scritto:Lavoro, il paradosso italiano: i posti ci sono ma non si trovano i lavoratori
Secondo una ricerca inedita di Manpower Group l'Italia è tra i primi Paesi al mondo dove c'è una distanza altissima tra offerta e domanda di lavoro. Non si trovano figure professionali specifiche, dai saldatori a medici, infermieri, tecnici meccanici e informatici. Eppure le Regioni nel 2018 hanno speso 2,4 miliardi in politiche di formazione
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Re: E il lavoro dov'è?
Vorrei farvi assistere ad una trattativa con un ufficio acquisti di una azienda cliente.Nickognito ha scritto:Comincia a pagare 5mila al mese indeterminato e vedrai che li trovi
Per darvi un'idea: una multinazionale italiana, per una ricerca di mercato internazionale, ci ha chiesto di quotarle un ricercatore residente presso la loro sede (in altra regione italiana da dove abbiamo la sede noi) per 9 mesi e non è disposta a pagarcelo più di 30/35 Euro l'ora.
Mi spiegate come faccio a pagarlo 5000 netti al mese?
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Re: E il lavoro dov'è?
Non so bene che requisiti di competenza e specializzazione siano richiesti per queste ricerche di mercato, ma non credo che vi serva un ingegnere.paoolino ha scritto:Vorrei farvi assistere ad una trattativa con un ufficio acquisti di una azienda cliente.Nickognito ha scritto:Comincia a pagare 5mila al mese indeterminato e vedrai che li trovi
Per darvi un'idea: una multinazionale italiana, per una ricerca di mercato internazionale, ci ha chiesto di quotarle un ricercatore residente presso la loro sede (in altra regione italiana da dove abbiamo la sede noi) per 9 mesi e non è disposta a pagarcelo più di 30/35 Euro l'ora.
Mi spiegate come faccio a pagarlo 5000 netti al mese?
Io posso parlare del settore informatico che conosco, so già che, come ogni volta che esce un articolo come questo, qualcuno posterà l’articolo su LinkedIn e ci saranno decine di commenti di professionisti italiani tutti dello stesso tenore: in Italia ti offrono 900 euro con un contratto a tempo, qui (Inghilterra, Germania, Svizzera, Olanda...) il quadruplo con un contratto a tempo indeterminato, e si lamentano che non trovano personale?
Ma a parte la distanza tra domanda e offerta sui salari da noi c’è anche una distanza tra la preparazione di molti professionisti e le competenze effettivamente richieste dal mercato del lavoro: troppi sono troppo qualificati per quello che c’è davvero da fare. Non so se sia lo stesso in altri settori, forse no.
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Re: E il lavoro dov'è?
Serve un esperto statistico. Oggi, per dire, a differenza di quando mi sono laureato io, alla Sapienza di Roma la mia ex facoltà (Scienze Statistiche) è stata integrata come Dipartimento in Ingegneria dell'Informazione. Quindi, un laureato in statistica alla Sapienza è un ingegnere.uglygeek ha scritto:Non so bene che requisiti di competenza e specializzazione siano richiesti per queste ricerche di mercato, ma non credo che vi serva un ingegnere.paoolino ha scritto:Vorrei farvi assistere ad una trattativa con un ufficio acquisti di una azienda cliente.Nickognito ha scritto:Comincia a pagare 5mila al mese indeterminato e vedrai che li trovi
Per darvi un'idea: una multinazionale italiana, per una ricerca di mercato internazionale, ci ha chiesto di quotarle un ricercatore residente presso la loro sede (in altra regione italiana da dove abbiamo la sede noi) per 9 mesi e non è disposta a pagarcelo più di 30/35 Euro l'ora.
Mi spiegate come faccio a pagarlo 5000 netti al mese?
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Re: E il lavoro dov'è?
Paooolino non sapevo fossi un professorone.
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Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
Re: E il lavoro dov'è?
Non so come funzioni ingegneria dell'informazione adesso, una volta si studiava soprattutto informatica e matematica, ma immagino che per chi si specializza in Scienze Statistiche gli studi siano molto diversi e non serva studiare il lambda calcolo e le macchine di Turing.paoolino ha scritto:Serve un esperto statistico. Oggi, per dire, a differenza di quando mi sono laureato io, alla Sapienza di Roma la mia ex facoltà (Scienze Statistiche) è stata integrata come Dipartimento in Ingegneria dell'Informazione. Quindi, un laureato in statistica alla Sapienza è un ingegnere.uglygeek ha scritto:Non so bene che requisiti di competenza e specializzazione siano richiesti per queste ricerche di mercato, ma non credo che vi serva un ingegnere.paoolino ha scritto:
Vorrei farvi assistere ad una trattativa con un ufficio acquisti di una azienda cliente.
Per darvi un'idea: una multinazionale italiana, per una ricerca di mercato internazionale, ci ha chiesto di quotarle un ricercatore residente presso la loro sede (in altra regione italiana da dove abbiamo la sede noi) per 9 mesi e non è disposta a pagarcelo più di 30/35 Euro l'ora.
Mi spiegate come faccio a pagarlo 5000 netti al mese?
E' comunque una facolta' molto tosta, non mi stupisce che i laureati si aspettino un buono stipendio. Lo dice il sito stesso dell'universita' La Sapienza che i laureati specializzati in Scienze Statistiche guadagnano piu' della media... https://web.uniroma1.it/i3s/sites/defau ... istica.pdf
I casi sono due: o non servono tutte queste competenze per fare ricerche di mercato, oppure in Italia sono sottopagati.
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Re: E il lavoro dov'è?
Chi paga non vuol tirare fuori i soldi.uglygeek ha scritto:
I casi sono due: o non servono tutte queste competenze per fare ricerche di mercato, oppure in Italia sono sottopagati.
Partendo dall'assunto che quasi tutti i lavori vanno sottopagati di principio perché tanto c'è il Nero a tenere in piedi l'economia nazionale.
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
Re: E il lavoro dov'è?
Si ma appunto, se chi paga non vuol tirare fuori i soldi, non si lamentino che I posti ci sono ma non si trovano i lavoratori! Chi scrive articoli come quello di repubblica https://www.repubblica.it/economia/mioj ... P6-S1.8-T1 non si rende conto di quanto questa idea faccia incazzare chi non riesce a trovare un lavoro in Italia ben pagato come facilmente trova all'estero. Siamo davvero alla retorica del "Donatore" di lavoro.Johnny Rex ha scritto:Chi paga non vuol tirare fuori i soldi.uglygeek ha scritto:
I casi sono due: o non servono tutte queste competenze per fare ricerche di mercato, oppure in Italia sono sottopagati.
Partendo dall'assunto che quasi tutti i lavori vanno sottopagati di principio perché tanto c'è il Nero a tenere in piedi l'economia nazionale.
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Re: E il lavoro dov'è?
L’ipotesi che in alcuni casi ci sia un sistema fiscale penalizzante invece, non la prendiamo neanche in considerazione?Johnny Rex ha scritto:Chi paga non vuol tirare fuori i soldi.uglygeek ha scritto:
I casi sono due: o non servono tutte queste competenze per fare ricerche di mercato, oppure in Italia sono sottopagati.
Partendo dall'assunto che quasi tutti i lavori vanno sottopagati di principio perché tanto c'è il Nero a tenere in piedi l'economia nazionale.
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Re: E il lavoro dov'è?
Onestamente, non tanto. Anche sempre dare la colpa allo Stato e' troppo facile.paoolino ha scritto:L’ipotesi che in alcuni casi ci sia un sistema fiscale penalizzante invece, non la prendiamo neanche in considerazione?Johnny Rex ha scritto:Chi paga non vuol tirare fuori i soldi.uglygeek ha scritto:
I casi sono due: o non servono tutte queste competenze per fare ricerche di mercato, oppure in Italia sono sottopagati.
Partendo dall'assunto che quasi tutti i lavori vanno sottopagati di principio perché tanto c'è il Nero a tenere in piedi l'economia nazionale.
F.F.
Adesso non so le cifre precise, ma le aliquote fiscali in Francia e Germania non sono molto diverse da quelle in Italia.
In Gran Bretagna sono piu' basse, ma parliamo di un 5%, non e' una differenza enorme. Gli stipendi per certi lavori sono davvero molto piu' alti in questi paesi.
Credo invece che dagli anni '70 in poi, con l'aumento progressivo della disoccupazione, l'imprenditoria italiana si sia abituata ad operare in un mercato dove il lavoro e' molto svalutato. Il lavoro si offre come se l'opportunita' di lavorare molto guadagnando poco fosse un regalo prezioso, che infatti non e' nemmeno concesso a molti. E' proprio il sistema-Italia che si e' organizzato in questo modo, richiedendo per lo piu' su una forza lavoro non particolarmente istruita. Per cui si puo' dire che anzi le universita' italiane producono molti piu' laureati di quelli che servono davvero, non solo nelle materie umanistiche ma anche in quelle STEM.
Solo negli ultimi 10 anni e' comparsa la "variabile impazzita" della fuga dei laureati italiani verso prati piu' verdi, cosa che in passato era molto meno frequente, ed e' solo per questo che all'improvviso l'imprenditore si stupisce di non riuscire piu' a trovare cosi' facilmente quei pochi laureati bravi e ben preparati che comunque gli servirebbero. Si stupisce perche' non si trovano, ma in effetti il vero suo stupore e' dovuto al fatto che vogliano essere pagati bene.
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Re: E il lavoro dov'è?
Perfetto.uglygeek ha scritto:Onestamente, non tanto. Anche sempre dare la colpa allo Stato e' troppo facile.paoolino ha scritto:L’ipotesi che in alcuni casi ci sia un sistema fiscale penalizzante invece, non la prendiamo neanche in considerazione?Johnny Rex ha scritto:
Chi paga non vuol tirare fuori i soldi.
Partendo dall'assunto che quasi tutti i lavori vanno sottopagati di principio perché tanto c'è il Nero a tenere in piedi l'economia nazionale.
F.F.
Adesso non so le cifre precise, ma le aliquote fiscali in Francia e Germania non sono molto diverse da quelle in Italia.
In Gran Bretagna sono piu' basse, ma parliamo di un 5%, non e' una differenza enorme. Gli stipendi per certi lavori sono davvero molto piu' alti in questi paesi.
Credo invece che dagli anni '70 in poi, con l'aumento progressivo della disoccupazione, l'imprenditoria italiana si sia abituata ad operare in un mercato dove il lavoro e' molto svalutato. Il lavoro si offre come se l'opportunita' di lavorare molto guadagnando poco fosse un regalo prezioso, che infatti non e' nemmeno concesso a molti. E' proprio il sistema-Italia che si e' organizzato in questo modo, richiedendo per lo piu' su una forza lavoro non particolarmente istruita. Per cui si puo' dire che anzi le universita' italiane producono molti piu' laureati di quelli che servono davvero, non solo nelle materie umanistiche ma anche in quelle STEM.
Solo negli ultimi 10 anni e' comparsa la "variabile impazzita" della fuga dei laureati italiani verso prati piu' verdi, cosa che in passato era molto meno frequente, ed e' solo per questo che all'improvviso l'imprenditore si stupisce di non riuscire piu' a trovare cosi' facilmente quei pochi laureati bravi e ben preparati che comunque gli servirebbero. Si stupisce perche' non si trovano, ma in effetti il vero suo stupore e' dovuto al fatto che vogliano essere pagati bene.
Svalutazione del lavoro conseguenza della Svalutazione dell'Istruzione
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Re: E il lavoro dov'è?
Concordo. Per me questo e' accaduto tardi anche per 'colpa' dei lavoratori italiani, che emigravano di meno (o emigravano per fare i lavoretti a 20 anni e poi tornare a 'casa'). Molti italiani, piu' che in altri paesi, accettano condizioni svantaggiate pur di stare in Italia (ma magari emigrano in altre regioni, eh, solo che la lingua e il cibo quelli devono essere). Adesso che le cose sono un po' cambiate quelli che offrono lavoro si lamentano.
Questi articoli, poi, tipo quelli postati da paolino, nascono per me dalla stessa mentalita'. Che sia 'strano' che per alcuni lavori non si trovino candidati. In parte lo e' (in un paese dove c'e' disoccupazione), ma rimane per me sempre un sottinteso che sia comunque normale che quando si offre un lavoro i vari candidati lottino per ottenerlo. E non viceversa.
A Praga, per dire, e' del tutto normale scrivere articoli o pensare che un'azienda dovra' competere con le altre aziende per ottenere dipendenti e lottare perche' i dipendenti (quasi tutti rigorosamente a tempo indeterminato e senza straordinario) non vadano via. E questo non vale solo per un programmatore, ma anche per un operatore di call center o quasi. Dove sono io ho sentito riunioni di gente che dice che non siamo competitivi perche' non regaliamo dentisti e pensioni integrative oltre quella del sistema nazionale. C'e' chi si laments anche perche' non ci vengono regalati gli assorbenti.
Ma e' proprio la mentalita' diffusa che chi ti assuma ti sta facendo un favore che ti devi meritare, e non c'e' una situazione di parita' e bisogno reciproco.
Detto questo, dipende molto dai lavori. Se fai pulizie, per dire, e riesci a farlo non a nero, in Italia e' un paradiso rispetto a Praga .
Questi articoli, poi, tipo quelli postati da paolino, nascono per me dalla stessa mentalita'. Che sia 'strano' che per alcuni lavori non si trovino candidati. In parte lo e' (in un paese dove c'e' disoccupazione), ma rimane per me sempre un sottinteso che sia comunque normale che quando si offre un lavoro i vari candidati lottino per ottenerlo. E non viceversa.
A Praga, per dire, e' del tutto normale scrivere articoli o pensare che un'azienda dovra' competere con le altre aziende per ottenere dipendenti e lottare perche' i dipendenti (quasi tutti rigorosamente a tempo indeterminato e senza straordinario) non vadano via. E questo non vale solo per un programmatore, ma anche per un operatore di call center o quasi. Dove sono io ho sentito riunioni di gente che dice che non siamo competitivi perche' non regaliamo dentisti e pensioni integrative oltre quella del sistema nazionale. C'e' chi si laments anche perche' non ci vengono regalati gli assorbenti.
Ma e' proprio la mentalita' diffusa che chi ti assuma ti sta facendo un favore che ti devi meritare, e non c'e' una situazione di parita' e bisogno reciproco.
Detto questo, dipende molto dai lavori. Se fai pulizie, per dire, e riesci a farlo non a nero, in Italia e' un paradiso rispetto a Praga .
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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Re: E il lavoro dov'è?
Qualcosa continua a sfuggirmi però. Ed è qualcosa che continuo a non spiegarmi.
Perché quando partecipo a gare, o presento preventivi anche a clienti internazionali, multinazionali con sede fuori dall'Italia, in fase di valutazione economica, se dico che un'ora di lavoro di un mio dipendente altamente specializzato costa certe cifre (che forse già terrebbero lo stipendio fisso di quel dipendente sotto le soglie di cui parlate voi) vengono mossi dubbi da parte di chi vuole acquistare i miei servizi sul fatto che il costo sia alto e fuori mercato?
Perché quando partecipo a gare, o presento preventivi anche a clienti internazionali, multinazionali con sede fuori dall'Italia, in fase di valutazione economica, se dico che un'ora di lavoro di un mio dipendente altamente specializzato costa certe cifre (che forse già terrebbero lo stipendio fisso di quel dipendente sotto le soglie di cui parlate voi) vengono mossi dubbi da parte di chi vuole acquistare i miei servizi sul fatto che il costo sia alto e fuori mercato?
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Re: E il lavoro dov'è?
il costo del lavoro in Italia e' alto come nei paesi piu' progrediti, ma noi non siamo cosi' progreditipaoolino ha scritto:Qualcosa continua a sfuggirmi però. Ed è qualcosa che continuo a non spiegarmi.
Perché quando partecipo a gare, o presento preventivi anche a clienti internazionali, multinazionali con sede fuori dall'Italia, in fase di valutazione economica, se dico che un'ora di lavoro di un mio dipendente altamente specializzato costa certe cifre (che forse già terrebbero lo stipendio fisso di quel dipendente sotto le soglie di cui parlate voi) vengono mossi dubbi da parte di chi vuole acquistare i miei servizi sul fatto che il costo sia alto e fuori mercato?
Penso che dipenda anche molto da che tipo di dipendente.
Non a caso in quel tuo articolo trovi alcuni lavori, mica tutti.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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Re: E il lavoro dov'è?
772mln di ore di cassa integrazione ad aprile
Ti piace il doppio? Preferisco il threesome
Re: E il lavoro dov'è?
In USA hanno tipo 30 milioni di richieste di sussidi di disoccupazione da inizio Covid, ho perso il conto ormai.tennisfan82 ha scritto:772mln di ore di cassa integrazione ad aprile
Da noi si è scelto di impedire i licenziamenti. Non dico nè che sia giusto nè che sia sbagliato. Ma ho dei dubbi che si possa tenere in piedi artificiosamente un'azienda per decreto legge.
Re: E il lavoro dov'è?
"..A me sembra più che altro che l’Italia ha fatto la sua fortuna nel dopoguerra quando grandi capitali venivano investiti nel nostro paese che si costellava di piccole medie imprese. Quando è stato il momento di investire sull’innovazione e sulla ricerca è sorto il problema.
Dire che in un paese ci sono troppi laureati è tanto stupido quanto dire che il sole orbita attorno a Galeazzi. I laureati dovrebbero essere una benedizione, non un problema, anche se capisco che fa comodo avere pochi laureati e un esercito di semianalfabeti da sfruttare con lavori sottopagati.
Comunque capisco anche il punto di vista della generazione nata nel dopoguerra, in effetti se ci si mette nei panni di molti di loro la laurea non serve a nulla. Quanti direttori di banca, quanti dirigenti d’azienda, quanti dirigenti statali hanno costruito una carriera senza essere laureati?
Molti di loro al tempo avevano solo la terza media. Adesso per avere uno stipendio decente devi come minimo aver fondato Harvard.
Anche perché, detto tra noi, non è che i giovani d’oggi non hanno voglia di fare un cazzo -in tutte le epoche c’è sempre stato chi non aveva voglia di fare un cazzo e sempre ci sarà- ma mi sembra un po’ arrogante affermare che un’intera generazione non abbia voglia di fare nulla rispetto la precedente.
La verità è che alla nostra generazione manca un ruolo.
Faccio un esempio.
Un mio vecchio compagno di università era il paradigma del nullafacente: superfuoricorso, un esame ogni abdicazione di papa, ecc… ecc…
Poi in qualche modo è stato assunto in un’azienda.
Adesso è un impiegato modello, lavora con impegno, ha fatto carriera ed è quel che si può tranquillamente definire uno stakanovista.
Eppure è sempre la stessa persona, prima cazzone poi lavoratore doc.
È stato forse colpito da un fulmine?
No è stato colpito da un lavoro a tempo indeterminato.
Il ruolo e il riconoscimento sono ciò che motiva le persone. È evidente che se sei infilato in stage senza sbocco con un rimborso spese da fame la tua voglia di fare si riduce al livello di quella di Recoba all’Inter.
Quindi -mi rivolgo alla generazione del dopo guerra- non dubito che vi siate impegnati da morire per costruirvi un presente lavorativo, ma potete almeno ammettere che nascere nel periodo storico con la più grande crescita economica che la storia ricordi sia stata una leggera ma devastante botta di culo?
Potete forse ammettere che la voglia di fare un cazzo dei giovani a volte è solo una scusa per stare ancorati col culo alle sedie che avete scaldato per anni?
Potete ammettere che non volete lasciare spazio a chi è più giovane per paura di scoprire che in fondo non eravate così speciali come credevate e che c’è chi può fare il vostro stesso lavoro anche meglio di voi?
Che poi se stai seduto in panchina mentre gli altri giocano la finale è chiaro che passi il tempo a grattarti le palle."
Dire che in un paese ci sono troppi laureati è tanto stupido quanto dire che il sole orbita attorno a Galeazzi. I laureati dovrebbero essere una benedizione, non un problema, anche se capisco che fa comodo avere pochi laureati e un esercito di semianalfabeti da sfruttare con lavori sottopagati.
Comunque capisco anche il punto di vista della generazione nata nel dopoguerra, in effetti se ci si mette nei panni di molti di loro la laurea non serve a nulla. Quanti direttori di banca, quanti dirigenti d’azienda, quanti dirigenti statali hanno costruito una carriera senza essere laureati?
Molti di loro al tempo avevano solo la terza media. Adesso per avere uno stipendio decente devi come minimo aver fondato Harvard.
Anche perché, detto tra noi, non è che i giovani d’oggi non hanno voglia di fare un cazzo -in tutte le epoche c’è sempre stato chi non aveva voglia di fare un cazzo e sempre ci sarà- ma mi sembra un po’ arrogante affermare che un’intera generazione non abbia voglia di fare nulla rispetto la precedente.
La verità è che alla nostra generazione manca un ruolo.
Faccio un esempio.
Un mio vecchio compagno di università era il paradigma del nullafacente: superfuoricorso, un esame ogni abdicazione di papa, ecc… ecc…
Poi in qualche modo è stato assunto in un’azienda.
Adesso è un impiegato modello, lavora con impegno, ha fatto carriera ed è quel che si può tranquillamente definire uno stakanovista.
Eppure è sempre la stessa persona, prima cazzone poi lavoratore doc.
È stato forse colpito da un fulmine?
No è stato colpito da un lavoro a tempo indeterminato.
Il ruolo e il riconoscimento sono ciò che motiva le persone. È evidente che se sei infilato in stage senza sbocco con un rimborso spese da fame la tua voglia di fare si riduce al livello di quella di Recoba all’Inter.
Quindi -mi rivolgo alla generazione del dopo guerra- non dubito che vi siate impegnati da morire per costruirvi un presente lavorativo, ma potete almeno ammettere che nascere nel periodo storico con la più grande crescita economica che la storia ricordi sia stata una leggera ma devastante botta di culo?
Potete forse ammettere che la voglia di fare un cazzo dei giovani a volte è solo una scusa per stare ancorati col culo alle sedie che avete scaldato per anni?
Potete ammettere che non volete lasciare spazio a chi è più giovane per paura di scoprire che in fondo non eravate così speciali come credevate e che c’è chi può fare il vostro stesso lavoro anche meglio di voi?
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Re: E il lavoro dov'è?
Condivido anche le virgole.
Lo farei leggere a mio zio, che é andato in pensione a 52 anni nel 1990 col sistema retributivo.
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