E il lavoro dov'è?

Dibattito sulla vita sociale, sui problemi politici e sui microchip nei vaccini
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tuborovescio
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da tuborovescio »

BackhandWinner ha scritto:
tuborovescio ha scritto:
Rosewall ha scritto:ma porcodd, Manfredi faceva il portantino, Backhandy.
ma lo sa, è che per lui non c'è differenza :D
E insomma, Rose...tocca spiegarti tutto! :D #100#
ma lo sa anche lui, è che Rose conosce le infermiere #100#
insomma parlatevi #103#
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Rosewall
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Rosewall »

tuborovescio ha scritto:
Rosewall ha scritto:ma porcodd, Manfredi faceva il portantino, Backhandy.
ma lo sa, è che per lui non c'è differenza :D
eh, è appena uscito dalla capsula di ibernazione in cui era stato rinchiuso nel 1951, diamogli un pò di tempo per ambientarsi. #10#
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da tuborovescio »

Rosewall ha scritto:
tuborovescio ha scritto:
Rosewall ha scritto:ma porcodd, Manfredi faceva il portantino, Backhandy.
ma lo sa, è che per lui non c'è differenza :D
eh, è appena uscito dalla capsula di ibernazione in cui era stato rinchiuso nel 1951, diamogli un pò di tempo per ambientarsi. #10#
dal 1952 ci sono gli infermieri professionali? :D
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Apollo_Creed. »

http://www.linkiesta.it/it/article/2016 ... opa/32710/
È con i laureati che l’Italia affonda. E in particolare con gli stipendi dei laureati nei 3 anni (o dei corsi post-diploma che non costituiscono una laurea), l’unico gruppo in cui i giovani sono molto rappresentati. Qui siamo appena al di sopra della Spagna, e al di sotto dei principali Paesi occidentali
"You can walk away from someone who doesn't love you. And you can walk away from someone you don't love. But when the love is mutual," Roy said. "The hardest thing is to walk away."
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Burano »

Apollo_Creed. ha scritto:http://www.linkiesta.it/it/article/2016 ... opa/32710/
È con i laureati che l’Italia affonda. E in particolare con gli stipendi dei laureati nei 3 anni (o dei corsi post-diploma che non costituiscono una laurea), l’unico gruppo in cui i giovani sono molto rappresentati. Qui siamo appena al di sopra della Spagna, e al di sotto dei principali Paesi occidentali
troppo choosy.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da s&v »

Burano ha scritto:
Apollo_Creed. ha scritto:http://www.linkiesta.it/it/article/2016 ... opa/32710/
È con i laureati che l’Italia affonda. E in particolare con gli stipendi dei laureati nei 3 anni (o dei corsi post-diploma che non costituiscono una laurea), l’unico gruppo in cui i giovani sono molto rappresentati. Qui siamo appena al di sopra della Spagna, e al di sotto dei principali Paesi occidentali
troppo choosy.
Beh, saro' impopolare ma in un contesto di frontiere aperte (chissà ancora per quanto...) e di unione monetaria i giovani disoccupati dovrebbero fare la valigia e trasferirsi in paesi con più lavoro o dove il lavoro é retribuito meglio. Negli USA si fa cosi'. Nelle multinazionali con base nei paesi dell'Europa centro-orientale si trova lavoro con facilità, si affina la lingua inglese spesso studiata male in Italia, si diventa independenti, si conoscono paesi bellissimi, si imparano soft skills che all'università non si é imparato. Ci si fa qualche anno di esperienza e a 28 anni si pondera se tornare in Italia (con molta più esperienza del pari età italiano rimasto a lamentarsi con la mamma a casa) o se continuare a restare all'estero.

Quindi si', un po' choosy.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Nickognito »

Sono il primo a patire per avere famiglia ed amici lontani, forse fa bene chi resta disoccupato. Ma se davvero vuoi il lavoro, francamente difficile non adattarsi e trovarlo, in Europa, concordo.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da s&v »

Nickognito ha scritto:Sono il primo a patire per avere famiglia ed amici lontani, forse fa bene chi resta disoccupato. Ma se davvero vuoi il lavoro, francamente difficile non adattarsi e trovarlo, in Europa, concordo.
Si' ma anche li'...dipende da dove vieni in Italia. Io quando stavo a Budapest stavo vicino all'aeroporto. E i miei stanno a 15 chilometri da un aeroporto italiano. Porta a porta ci mettevo 4 ore e mezzo(e in Ungheria al contrario del Belgio agli expat sono rimboesati per 80% i biglietti aerei). Per uno di Cosenza che lavora a Firenze ci vuole molto di più di quanto non ci mettessi io a tornare in Italia.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Burano »

s&v ha scritto:
Burano ha scritto:
troppo choosy.
Beh, saro' impopolare ma in un contesto di frontiere aperte (chissà ancora per quanto...) e di unione monetaria i giovani disoccupati dovrebbero fare la valigia e trasferirsi in paesi con più lavoro o dove il lavoro é retribuito meglio. Negli USA si fa cosi'. Nelle multinazionali con base nei paesi dell'Europa centro-orientale si trova lavoro con facilità, si affina la lingua inglese spesso studiata male in Italia, si diventa independenti, si conoscono paesi bellissimi, si imparano soft skills che all'università non si é imparato. Ci si fa qualche anno di esperienza e a 28 anni si pondera se tornare in Italia (con molta più esperienza del pari età italiano rimasto a lamentarsi con la mamma a casa) o se continuare a restare all'estero.

Quindi si', un po' choosy.
beh certo, finchè lo consentono gli xenofobi dei vari paesi europei... In Gb ad esempio mi pare non la prendano benissimo, l'emigrazione anche da paesi Ue.
Io comunque porrei l'accento sul fatto che i laureati in Italia sono peggio pagati (non solo disoccupati) rispetto non solo a paesi del terzo e quarto mondo, ma anche rispetto a altri paesi anche più evoluti del nostro. E non sarei solo la colpa alle tasse e alla più bassa produttività come fanno i nostri industriali, ciulando nel manico. Sul mito della produttività chiunque abbia bazzicato certe aziende, specie quelle grandi, avrà visto e toccato con mano certe storture. Una su tutte l'adottare procedure e applicativi informatici vetusti e certamente più lenti e meno performanti perchè così risparmiano soldini, facendo finta di non capire che il miglioramento della produttività passa anche dal fare la stessa cosa in dieci secondi o un minuto poichè il sistema è lento, si impalla o è farraginoso.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Lyndon79 »

s&v ha scritto:Beh, saro' impopolare ma in un contesto di frontiere aperte (chissà ancora per quanto...) e di unione monetaria i giovani disoccupati dovrebbero fare la valigia e trasferirsi in paesi con più lavoro o dove il lavoro é retribuito meglio
Se sei un giovane in cerca di lavoro che e' europeo.
Se sei un giovane in cerca di lavoro ma non-europeo, e lo cerchi non a casa tua, sei invece uno stronzo. Per non dire di peggio. :cry:
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Nickognito »

no, no, su, siamo stronzi anche noi europei all' estero per chi vive qui.

Ma finche' c'e', chi se ne frega :)
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pocaluce
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da pocaluce »

interessante come a parità o poca differenza di età media tra paesi con traiettorie grosso modo simili, ci sia questa grande differenza di salario medio per quanto riguarda il grado di istruzione. in italia praticamente strapaghiamo gente poco se non nulla qualificata e abbiamo i laureati pagati meno. vero che la scolarizzazione superiore diffusa da noi è arrivata più tardi rispetto ad altri paesi, ma mi sembra francamente allucinante e mi viene da pensare che magari abbia parecchio a che fare con il ritardo competitivo rispetto agli altri attori europei.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da uglygeek »

s&v ha scritto:Beh, saro' impopolare ma in un contesto di frontiere aperte (chissà ancora per quanto...) e di unione monetaria i giovani disoccupati dovrebbero fare la valigia e trasferirsi in paesi con più lavoro o dove il lavoro é retribuito meglio. Negli USA si fa cosi'. Nelle multinazionali con base nei paesi dell'Europa centro-orientale si trova lavoro con facilità, si affina la lingua inglese spesso studiata male in Italia, si diventa independenti, si conoscono paesi bellissimi, si imparano soft skills che all'università non si é imparato. Ci si fa qualche anno di esperienza e a 28 anni si pondera se tornare in Italia (con molta più esperienza del pari età italiano rimasto a lamentarsi con la mamma a casa) o se continuare a restare all'estero.
Nickognito ha scritto:Sono il primo a patire per avere famiglia ed amici lontani, forse fa bene chi resta disoccupato. Ma se davvero vuoi il lavoro, francamente difficile non adattarsi e trovarlo, in Europa, concordo.
Si' ma anche li'...dipende da dove vieni in Italia. Io quando stavo a Budapest stavo vicino all'aeroporto. E i miei stanno a 15 chilometri da un aeroporto italiano. Porta a porta ci mettevo 4 ore e mezzo(e in Ungheria al contrario del Belgio agli expat sono rimboesati per 80% i biglietti aerei). Per uno di Cosenza che lavora a Firenze ci vuole molto di più di quanto non ci mettessi io a tornare in Italia.
D'accordissimo con tutti e due. Chi ha una buona laurea, se vuole, in Europa puo' trovare facilmente un buon lavoro. Finche' dura (ancora poco, probabilmente).

D'altra parte forse fa bene chi resta disoccupato in Italia, se puo'. Come diceva un tale, Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale, e insomma fare un anno di Erasmus all'estero sara' una figata ma vivere all'estero per davvero non e' sempre facile, molto da' ma molto anche toglie.

E' verissimo che oggi, con le compagnie low-cost, se lavori a Berlino o a Londra tornare "a casa", chesso' a Genova, e' piu' veloce che se lavori a Modena o a Napoli. In realta' vivendo negli Stati Uniti, dove la distanza e' "vera", mi rendo conto che in Europa tutto e' vicino.

Quello su cui non sono tanto d'accordo e' che si lavora all'estero poi quando si torna si e' avvantaggiati in Italia. Forse e' vero se si parte proprio giovanissimi, e si torna verso i 26-27 anni, che e' poi l'eta' in cui anche molti laureati italiani entrano nel mondo del lavoro. Ma se si torna dopo i 30, non si e' piu' giovani, si sono persi anni di "networking", si e' abituati a salari piu' alti e a lavorare in ambienti piu' meritocratici, e il mercato del lavoro che si trova e' pur sempre quello dell'articolo del linkiesta. Tornare non e' facile.
nteressante come a parità o poca differenza di età media tra paesi con traiettorie grosso modo simili, ci sia questa grande differenza di salario medio per quanto riguarda il grado di istruzione. in italia praticamente strapaghiamo gente poco se non nulla qualificata e abbiamo i laureati pagati meno. vero che la scolarizzazione superiore diffusa da noi è arrivata più tardi rispetto ad altri paesi, ma mi sembra francamente allucinante e mi viene da pensare che magari abbia parecchio a che fare con il ritardo competitivo rispetto agli altri attori europei.
Se l'Italia non paga molto i laureati e' probabilmente perche' non ne ha tanto bisogno. Come giustamente dici, il paese si e' scolarizzato moltissimo solo negli ultimi decenni, ma mentre 50 anni fa avevamo un'industria chimica, meccanica, navale, elettronica e persino informatica, ora non e' rimasto quasi nulla.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Nickognito »

detto questo, io non sono laureato e prendo 1000 euro al mese, in Europa, forse mi conveniva rimanere :D

Ma in effetti l' idea di lavorare in un'azienda che non sia fra le piu' grandi del mondo, brrrrr #10#
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da s&v »

Burano ha scritto: E non sarei solo la colpa alle tasse e alla più bassa produttività come fanno i nostri industriali, ciulando nel manico. Sul mito della produttività chiunque abbia bazzicato certe aziende, specie quelle grandi, avrà visto e toccato con mano certe storture. Una su tutte l'adottare procedure e applicativi informatici vetusti e certamente più lenti e meno performanti perchè così risparmiano soldini, facendo finta di non capire che il miglioramento della produttività passa anche dal fare la stessa cosa in dieci secondi o un minuto poichè il sistema è lento, si impalla o è farraginoso.
A parte una breve collaborazione con l'università non ho mai lavorato in Italia e mi spiace molto sentire in giro o leggere qui certe cose. Hai ragione, questi son problemi grossi. Ma, ripeto, emigrare qualche anno puo' essere una buona soluzione.

Certo poi se come dice Uglygeek il networking è cosi' importante e praticamente dopo i 30 anni non si puo' rientrare, beh, allora è dura.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da uglygeek »

Proposta di Bill Gates: far pagare le tasse anche ai robot: https://www.ft.com/content/d04a89c2-f6c ... 969e0d3b65
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da BackhandWinner »

Proposta di Fumagalli (chi? :) ): il reddito di base come ricompensa per il lavoro implicito nell'era dei Big Data (roba moooolto tirata per i capelli, è evidente. A parte questo, l'articolo è interessante):

http://www.iltascabile.com/societa/redd ... tadinanza/
Che lo stato (specie quello italiano) decida a breve di abdicare al suo ruolo per diventare un immenso libretto degli assegni è altamente improbabile; lo stesso non si può dire per la possibilità che un reddito minimo garantito venga introdotto per tamponare gli effetti dell’automazione del lavoro. Il reddito minimo, come detto, potrebbe diventare realtà più per obbligo che per scelta, ma contribuirebbe comunque a modificare radicalmente la nostra cultura e a precipitarci in una società completamente nuova: la società post-lavorativa, in cui il lavoro salariato diventa un’opzione e non più la forma stessa della nostra identità sociale.

È per questa ragione che la sinistra italiana rischia di compiere un errore gravissimo a lasciare un tema del genere nelle mani del Movimento 5 Stelle (il cui fondatore, Gianroberto Casaleggio, era ammiratore della versione ultra-libertaria, ma un necessario pragmatismo ha fatto sì che le proposte di legge depositate dal M5S siano relative al reddito minimo garantito). Un errore a cui non si sta ponendo rimedio, se si considera che il leader del più grande partito della sinistra italiana – che al momento è ancora Matteo Renzi – ha definito il reddito di base “la cosa meno di sinistra che esista” e che Sel-Sinistra Italiana (che ha depositato anch’essa una sua proposta a riguardo) batte su questo chiodo con molta meno convinzione dei grillini.

E pensare che, idealmente, quella del reddito minimo garantito e incondizionato potrebbe essere la nuova grande battaglia della sinistra; una battaglia in grado di dare un nuovo orizzonte a un’area politica che proprio sul lavoro sta perdendo la sua identità; un sol dell’avvenire da inseguire per arrivare a una società in cui nessuno sia più costretto ad accettare qualunque tipo di trattamento economico e di sfruttamento orario perché privo di alternative.

La battaglia sul reddito minimo potrebbe riunire la sinistra a quella fascia della popolazione che dalla sinistra si è sentita tradita: i precari, le finte partite Iva (ma pure quelle vere), il popolo dei voucher, i lavoratori a cottimo della on-demand economy, i disoccupati e tutta quella nuova generazione di non garantiti che si sono sentiti abbandonati da una sinistra e da un mondo sindacale che scende in piazza solo in difesa di chi, comunque, ancora può contare su tutele certe, su una pensione assicurata e più in generale su quei diritti che sono stati ormai trasformati in privilegi (come gli straordinari pagati o le tredicesime).
Ragioniamo su questo, O Apollo, e lasciamo perdere la proprietà collettiva dei mezzi di produzione, per favore...
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Burano »

Ragioniamo su questo sì
Se è stato stabilito che non si può opporsi alla corsa al ribasso su salari e diritti, che la liberta' di licenziare serve per essere competitivi (e non fondamentalmente per rendere ancor più deboli e ricattabili i lavoratori), che la grande elusione fiscale è un fatto e non ci si può far nulla anzi quasi quasi che c'è di strano, ..provismo una sorta di reddito base. Tuttavia l'Ortodossia ritiene lo Stato un'azienda tout cour che non può far debiti, i grandi ricchi di cui sopra guagagnano sempre di più tassati in modo sempre meno progressivo...quindi boh...come si finanzia un progetto simile?
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Nickognito »

concordo con Backhandwinner.

Il problema e' che la proposta di un reddito minimo garantito si contrappone alla tradizionale visione sindacalista della sinistra italiana, per cui i lavoratori (o meglio, dire, alcune categorie di lavoratori) devono essere tutelati piu' dei disoccupati. E quella per cui il disoccupato deve aver eun lavoro, anche inutile alla societa', piu' che un sussidio.

L'obiezione di Burano penso pure sia giusta, ma qui sapete come la penso. Se si vuole una soluzione ai problemi del lavoro, disoccupazione, poverta', penso che questa soluzione non potra' essere mai trovata in un mondo politicamente frammentato tra nazioni. Oviamente ci saranno soluzioni parziali minori o peggiori. Ma se l' economa si muove (per me fortunatamente, per altri sfortunatamente, per tutti ineluttabilmente) su un piano globale, le lotte intestine nazionali tra proletari e proprietari non avranno mai soluzioni efficienti o giuste.

Ma anche senza aspettare un mondo utopicamente unito: che senso ha per adesso che un giovane italiano riceva un reddito minimo da disoccupato in Italia e non vada a Praga a lavorare, a stipendio basso ma piu' alto del reddito minimo?
Insomma, gia' una soluzione 'europea' al problema darebbe vantaggi ben diversi.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Apollo_Creed. »

Burano ha scritto:Ragioniamo su questo sì
Se è stato stabilito che non si può opporsi alla corsa al ribasso su salari e diritti, che la liberta' di licenziare serve per essere competitivi (e non fondamentalmente per rendere ancor più deboli e ricattabili i lavoratori), che la grande elusione fiscale è un fatto e non ci si può far nulla anzi quasi quasi che c'è di strano, ..provismo una sorta di reddito base. Tuttavia l'Ortodossia ritiene lo Stato un'azienda tout cour che non può far debiti, i grandi ricchi di cui sopra guagagnano sempre di più tassati in modo sempre meno progressivo...quindi boh...come si finanzia un progetto simile?
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Nickognito »

in effetti non avevo letto tutto bene, ritiro il fatto che l' obiezione sia giusta :D
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da alessandro »

Se in ipotesi lo stato desse 600 euro a tutti ma non potesse più pagare sanità scuola trasporto etc. Un poveraccio come campa? Se dovesse ammalarsi?
Mentre il riccone che già si serve di scuole private e sanità privata avrebbe 600 euro in più per una bella cena aggiuntiva in un ristorante stellato.
Non mi pare la strada giusta.

Se, come pare, i lavoratori verranno sostituiti in grande parte da robot e algoritmi, si avrebbe una super produzione a costi bassissimi e in mano a pochissimi soggetti che, come succede oggi, pagano una quota di tasse ridicola.
la soluzione unica è quella di tassare in modo giusto i mostruosi ricavi fatti da queste multinazionali.
Non capisco perché un operaio della Fiat debba pagare una percentuale di tasse/contributi vicina al 50% mentre marchionne o la Fiat o fca stessa debbano pagare 15-20%.

O google o Facebook o amazon eBay etc.

Anche perché dopo il diciottesimo panfilo cosa ti compri?

Ieri sera parlavo di questo a tavola, del 50% dei lavori che scompariranno e mio figlio che fa le elementari ha detto "se non possono più lavorare bisogna dagli delle pensioni, altrimenti come fanno?"
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Nickognito »

Be, il reddito minimo garantito c'e' in diversi paesi per i quali la cosa funziona bene, per adesso.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da NNick87 »

La questione del reddito di cittadinanza non è solo legata all'automazione che sì, ok è sicuramente fattibile, ma da qui ad essere adottata ce ne passa. Per dire oggi una discriminante dell'acquisto piuttosto importante è l'effetto "country of origin", chissà che in futuro non si sviluppi una certa sensibilità favore dei prodotti che provengono dal lavoro umano.

Dicevo, la questione del reddito di cittadinanza è anche legata alla produttività del lavoro umano. In italia lavoriamo circa 200 ore all'anno in più rispetto alla media europee, oltre 350 rispetto ad un lavoratore tedesco (prendiamoli come esempio di efficienza produttiva, credo si possa fare!). Praticamente oltre un ora in più al giorno in media rispetto ad un tedesco.
Questi dati sono globali ma se analizziamo le categorie di lavoratori a basso reddito la differenza probabilmente aumenta.
E anche tutto sommato condiviso che più che lavori in una giornata e più che la produttività media della giornata scende. Questo sembra totalmente sconosciuto per un azienda che preferisce far fare straordinari che assumere due persone (vabbè i motivi si conoscono, parlo in linea torica)

Quindi ricapitolando. Uno stipendio integrativo dato dallo stando ad una una giornata lavorativa di 6 ore (ipotizziamo che sia l'ottimo in termine di produttivia) potrebbe avere almeno due vantaggi:

- migliorare la produttività del lavoro, che detto in poche parole significa spendere meno per produrre di più. Che insomma, non mi pare proprio male)
- ridurre le ore di straordinario e anche la giornata lavorativa che a fronte di una domanda di lavoro che non dovrebbe variare tanto potrebbe ridurre la disoccupazione.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da NNick87 »

Nickognito ha scritto:Be, il reddito minimo garantito c'e' in diversi paesi per i quali la cosa funziona bene, per adesso.
Esempi?
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da NNick87 »

NNick87 ha scritto:
Nickognito ha scritto:Be, il reddito minimo garantito c'e' in diversi paesi per i quali la cosa funziona bene, per adesso.
Esempi?
Scusa avevo letto reddito di cittadinanza.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Nickognito »

Lo straordinario permesso si puo' anche quello regolamentare in modo diverso per legge, eh...
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da NNick87 »

Nickognito ha scritto:Lo straordinario permesso si puo' anche quello regolamentare in modo diverso per legge, eh...
Quindi?
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Nickognito »

Quindi puoi ridurlo anche senza introdurre nessun reddito di cittadinanza.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da NNick87 »

Nickognito ha scritto:Quindi puoi ridurlo anche senza introdurre nessun reddito di cittadinanza.
Ah certo. è una delle alternative possibili. Però per me andrebbe ridotto anche il numero di ore "ordinarie" e il reddito dovrebbe essere in qualche modo integrato.
In ogni caso io sono contrario al reddito di cittadinanza. Sempre, ad eccezione del caso di economia con avanzi di bilancio.
Tra l'altro c'è una certa correlazione anche tra reddito minimo garantito e debito pubblico. Tutti i paesi nordici che in linea di massima riescono grazie al petrolio a chiudere molto vicino al pareggio riescono ad adottarlo senza problemi. Noi....vabbè...che altro posso aggiungere! :D
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
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Rosewall
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da Rosewall »

nel frattempo, "in cerca di idee per battere i populismi", Renzi è andato in California.
L'idea che gli è venuta osservando il modello della Silicon Valley è...i lavori socialmente utili. :lol:
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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klaus
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da klaus »

Rosewall ha scritto:nel frattempo, "in cerca di idee per battere i populismi", Renzi è andato in California.
L'idea che gli è venuta osservando il modello della Silicon Valley è...i lavori socialmente utili. :lol:

però non si è trattenuto molto.....
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da uglygeek »

Rosewall ha scritto:nel frattempo, "in cerca di idee per battere i populismi", Renzi è andato in California.
L'idea che gli è venuta osservando il modello della Silicon Valley è...i lavori socialmente utili. :lol:
Bisogna essere veramente dei coglioni, eh! Oltre a tutto il resto, Renzi non e' nemmeno intelligente.

O forse finge di non capire. Nella Silicon Valley non si parla che della fine del lavoro e della necessita' di stipendi di cittadinanza. Ma lui non puo' neanche pensare a portare questo concetto in Italia, dove sarebbe ingestibile per mille motivi e quindi si affida ai modelli mentali del secolo scorso.
Ultima modifica di uglygeek il mar feb 28, 2017 8:59 am, modificato 1 volta in totale.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da uglygeek »

NNick87 ha scritto:La questione del reddito di cittadinanza non è solo legata all'automazione che sì, ok è sicuramente fattibile, ma da qui ad essere adottata ce ne passa. Per dire oggi una discriminante dell'acquisto piuttosto importante è l'effetto "country of origin", chissà che in futuro non si sviluppi una certa sensibilità favore dei prodotti che provengono dal lavoro umano.
Questa mi sembra un po' una mancanza di immaginazione. Tu aspetti il robot antropomorfo tipo Data di Star Trek per parlare di automazione?
Quarda che l'automazione ha mille forme diverse, e non e' fattibile, c'e' gia'. La libreria sotto casa che chiude perche' la gente compra da Amazon e' automazione. L'esperto di IT che perde il posto perche' l'azienda mette tutto sul cloud (sempre di Amazon) e basta un terzo del personale e' automazione. La cassa automatica, l'autovelox, e quanto lavoro nelle fabbriche e' gia' automatizzato.
E' anche per questo che il lavoro non cresce piu' nemmeno nei paesi dove l'economia va bene. Non e' solo colpa della globalizzazione.
E se pensi che il futuro delle auto che si guidano da sole, delle diagnosi mediche, ricerche e scrittura di atti legali, traduzioni fatte tutte da un computer sia lontano, semplicemente ti sbagli.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da alessandro »

La nuova automazione sarà più software che hardware,
Algoritmi capaci di scrivere articoli di giornale, fare analisi economiche, strategie di marketing, progettare nuovi prodotti, e come detto, spostare merci e persone con guida automatica ( scatteranno in automatico anche i selfie e faranno i post su Facebook, a quel punto all'umanita resterà solo l'alcol).

Sfruttando le masse di dati facilmente interpretabili dalle macchine.
Per fare un esempio minimo, da qualche giorno, per gli hotel, booking.com fornisce una analisi di mercato giorno per giorno suggerendo i prezzi da applicare andando a vedere i prezzi applicati dai competitori (hotel simili per offerta e posizione) e la richiesta rilevata per quelle date in quella località e per tipologia di alloggi.
È possibile, comprando un software, agganciare questi dati al gestionale e quindi modulare disponibilità e prezzi basandosi anche sulla disponibilità della struttura.
Le prenotazioni poi si inseriscono in automatico e i prezzi e la disponibilità varierà automaticamente.
In pratica 50% del lavoro risparmiato.
In hotel sopra le 50-60 camere che ha un addetto solo per questo, un posto di lavoro in meno.

E queste sono cose molto semplici.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da uglygeek »

alessandro ha scritto:La nuova automazione sarà più software che hardware,
Algoritmi capaci di scrivere articoli di giornale, fare analisi economiche, strategie di marketing, progettare nuovi prodotti, e come detto, spostare merci e persone con guida automatica ( scatteranno in automatico anche i selfie e faranno i post su Facebook, a quel punto all'umanita resterà solo l'alcol).

Sfruttando le masse di dati facilmente interpretabili dalle macchine.
Per fare un esempio minimo, da qualche giorno, per gli hotel, booking.com fornisce una analisi di mercato giorno per giorno suggerendo i prezzi da applicare andando a vedere i prezzi applicati dai competitori (hotel simili per offerta e posizione) e la richiesta rilevata per quelle date in quella località e per tipologia di alloggi.
È possibile, comprando un software, agganciare questi dati al gestionale e quindi modulare disponibilità e prezzi basandosi anche sulla disponibilità della struttura.
Le prenotazioni poi si inseriscono in automatico e i prezzi e la disponibilità varierà automaticamente.
In pratica 50% del lavoro risparmiato.
In hotel sopra le 50-60 camere che ha un addetto solo per questo, un posto di lavoro in meno.

E queste sono cose molto semplici.
Esatto! E nota, il posto di lavoro perduto e' quello di un colletto bianco, una persona che ha studiato. Rimane il lavoro per personale delle pulizie e camerieri, almeno per ora. Anche la classica risposta di "puntare sull'istruzione" non funziona piu'.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da tuborovescio »

uglygeek ha scritto:Anche la classica risposta di "puntare sull'istruzione" non funziona piu'.
Si punterà sulla distruzione, la guerra, da sempre il grande volano dell'economia.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da BackhandWinner »

uglygeek ha scritto:
NNick87 ha scritto:La questione del reddito di cittadinanza non è solo legata all'automazione che sì, ok è sicuramente fattibile, ma da qui ad essere adottata ce ne passa. Per dire oggi una discriminante dell'acquisto piuttosto importante è l'effetto "country of origin", chissà che in futuro non si sviluppi una certa sensibilità favore dei prodotti che provengono dal lavoro umano.
Questa mi sembra un po' una mancanza di immaginazione. Tu aspetti il robot antropomorfo tipo Data di Star Trek per parlare di automazione?
Quarda che l'automazione ha mille forme diverse, e non e' fattibile, c'e' gia'. La libreria sotto casa che chiude perche' la gente compra da Amazon e' automazione. L'esperto di IT che perde il posto perche' l'azienda mette tutto sul cloud (sempre di Amazon) e basta un terzo del personale e' automazione. La cassa automatica, l'autovelox, e quanto lavoro nelle fabbriche e' gia' automatizzato.
E' anche per questo che il lavoro non cresce piu' nemmeno nei paesi dove l'economia va bene. Non e' solo colpa della globalizzazione.
E se pensi che il futuro delle auto che si guidano da sole, delle diagnosi mediche, ricerche e scrittura di atti legali, traduzioni fatte tutte da un computer sia lontano, semplicemente ti sbagli.
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da NNick87 »

uglygeek ha scritto:
NNick87 ha scritto:La questione del reddito di cittadinanza non è solo legata all'automazione che sì, ok è sicuramente fattibile, ma da qui ad essere adottata ce ne passa. Per dire oggi una discriminante dell'acquisto piuttosto importante è l'effetto "country of origin", chissà che in futuro non si sviluppi una certa sensibilità favore dei prodotti che provengono dal lavoro umano.
Questa mi sembra un po' una mancanza di immaginazione. Tu aspetti il robot antropomorfo tipo Data di Star Trek per parlare di automazione?
Quarda che l'automazione ha mille forme diverse, e non e' fattibile, c'e' gia'. La libreria sotto casa che chiude perche' la gente compra da Amazon e' automazione. L'esperto di IT che perde il posto perche' l'azienda mette tutto sul cloud (sempre di Amazon) e basta un terzo del personale e' automazione. La cassa automatica, l'autovelox, e quanto lavoro nelle fabbriche e' gia' automatizzato.
E' anche per questo che il lavoro non cresce piu' nemmeno nei paesi dove l'economia va bene. Non e' solo colpa della globalizzazione.
E se pensi che il futuro delle auto che si guidano da sole, delle diagnosi mediche, ricerche e scrittura di atti legali, traduzioni fatte tutte da un computer sia lontano, semplicemente ti sbagli.
Infatti parlavo di percezione dei cliente, poco dopo.
Poi ribadisco, l'automazione c'è ma con che percentuale viene usata?
Quante aziende in italia utilizzano più del 5% delle potenzialità di un CRM? Quante anno un CRM, anzi? Proprio uno strumento base per fare lead generation e mantenere contatto con il cliente finale. Attualmente mi occupo di questo e la risposta è pochissime, se si escludono le aziende native digitali. Parlo di società che fanno quasi 200 milioni di fatturato, tra l'altro. Figuriamoci a livelli più bassi. Sottovalutate la propensione al cambiamento delle persone e automatizzare in aziende come quelle Italiane pur con tecnologie accessibili sarà più difficile di quanto crediate. Poi boh opinioni...vedremo che succederà.

Sicuramente è un periodo che offre grandi opportunità in questa direzione.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
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Re: E il lavoro dov'è?

Messaggio da paoolino »

Il paradosso danese: le aziende cercano lavoratori qualificati, ma non ce ne sono
Un terzo delle imprese ad alto valore tecnologico ha problemi che rischiano di compromettere la crescita del paese. E sono costrette a rifiutare ordini e a rallentare la produzione. La lezione della Germania

La Danimarca ha un tasso di disoccupazione del 4,3 per cento. In Europa è uno dei paesi che si avvicina di più al mantra della “piena occupazione”, ma questo non l'avvicina al paradiso, anzi: la crescita rischia di impantanarsi perché mancano lavoratori specializzati nonostante le promesse di stipendi alti e le imprese sono costrette a rifiutare ordini, rallentare la produzione e posticipare i piani di espansione. Il New York Times scava nella singolarità danese raccontando un paradosso che poi tanto paradosso non è: per spingere in avanti l'economia, ci vogliono alte competenze e produttività, senza attaccarsi all'illusoria panacea di sovranità monetaria e stampante incandescente.

Peter Enevoldsen, proprietario della Sjorring Maskinfabrik, dopo aver posticipato più volte la consegna ha dovuto rinunciare a una commessa di oltre 500mila euro: gli mancavano i saldatori qualificati per produrre le parti dei trattori di precisione che gli avevano richiesto. “Abbiamo bisogno di più lavoratori qualificati, ma non riusciamo a trovarli”, spiega Enevoldsen, che insieme ad altre società ha aderito a una recente campagna pubblicitaria nazionale per attirare talenti, anche con la prospettiva di salari più alti della media con la conseguente riduzione dei margini di guadagno. “Se la carenza di manodopera continua, la crescita potrebbe risentirne”, teme l'imprenditore. Nel 2016 il pil è aumentato di un modesto 1,2 per cento, ma secondo gli economisti la mancanza di manodopera è rischio molto serio in seno alle previsioni macro.

Più di un terzo delle industrie ad alto valore tecnologico ha gli stessi problemi. Servono esperti di information technology, programmatori, ingegneri e meccanici, ma anche “semplici” elettricisti e carpentieri. I datori di lavoro si sono rivolti ai richiedenti asilo in Danimarca, ma solo pochi di loro hanno le competenze necessarie. Proprio per questo, scrive il Nyt, il governo ha adottato politiche per scoraggiare altri migranti a raggiungere il paese. Anche la Germania non è lontana dalla chimera della piena occupazione, ma ha imboccato una strada diversa: mancano ingegneri, infermieri e altri lavoratori specializzati, ma anziché alzare muri ha approntato programmi di formazione per i rifugiati. Integrazione sì, emarginazione no.

(il foglio)

https://www.nytimes.com/2017/02/28/busi ... yment.html
"C’è gente che magari sa scrivere, scrive e pubblica sui forum quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere..."
(paoolino parafrasando Sciascia)
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