In Memoria

Dibattito sulla vita sociale, sui problemi politici e sui microchip nei vaccini
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Nickognito
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Re: In Memoria

Messaggio da Nickognito »

oh, dal libro nemmeno mi sorprendo che sia morto.. adesso certo difficile aspettare che scriva altro, peccato
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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Rosewall
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Re: In Memoria

Messaggio da Rosewall »

...rta

mi piace molto (János Szász), i suoi film sono molto forti, e sono sicura che Il grande quaderno come ha fatto quel regista italiano con il film tratto da Ieri. Quello è stato un totale pasticcio. Hanno cambiato il finale.

Ma perché? Una delle cose più belle di Ieri è che non è una storia a lieto fine.

Beh, nel film invece sì. Ho discusso a lungo con il regista e gli ho detto che non doveva finire in quel modo, ma lui diceva che altrimenti il pubblico avrebbe abbandonato la sala, perché le persone vogliono stare bene, vogliono essere felici.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
Johnny Rex
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Re: In Memoria

Messaggio da Johnny Rex »

Come sanno farti soffrire gli Ungheresi (Molnar e Marai, per restare sul celebre) non ci riesce nessuno.
Addio,Agata, e Grazie.

F.F.
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur Finkelstein
MattVince
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Re: In Memoria

Messaggio da MattVince »

Io credevo che D'Avanzo meritasse un topic a se... Entro e non trovo nemmeno un post.
Sempre più per l'abolizione della fossa comune.
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alessandro
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Re: In Memoria

Messaggio da alessandro »

MattVince ha scritto:Io credevo che D'Avanzo meritasse un topic a se... Entro e non trovo nemmeno un post.
Sempre più per l'abolizione della fossa comune.
se meritava un topic, secondo te, ( cosa vera) perche' non ci scrivi nulla?

ricordo di lui le ultime cose, le 10 domande e la polemica con travaglio.
una ottima penna. Opinioni non sulla mia lunghezza d'onda. Non sempre, almeno.
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Pindaro
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Re: In Memoria

Messaggio da Pindaro »

alessandro ha scritto: se meritava un topic, secondo te, ( cosa vera) perche' non ci scrivi nulla?

ricordo di lui le ultime cose, le 10 domande e la polemica con travaglio.
una ottima penna. Opinioni non sulla mia lunghezza d'onda. Non sempre, almeno.
Sul Giornale si è pensato bene di insultarlo, anche da morto.
http://www.ilgiornale.it/interni/muore_ ... comments=1
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
danser
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Re: In Memoria

Messaggio da danser »

PINDARO ha scritto:
alessandro ha scritto: se meritava un topic, secondo te, ( cosa vera) perche' non ci scrivi nulla?

ricordo di lui le ultime cose, le 10 domande e la polemica con travaglio.
una ottima penna. Opinioni non sulla mia lunghezza d'onda. Non sempre, almeno.
Sul Giornale si è pensato bene di insultarlo, anche da morto.
http://www.ilgiornale.it/interni/muore_ ... comments=1
Ma il Giornale e Libero, li leggi solo tu? :roll:
MattVince
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Re: In Memoria

Messaggio da MattVince »

alessandro ha scritto:
MattVince ha scritto:Io credevo che D'Avanzo meritasse un topic a se... Entro e non trovo nemmeno un post.
Sempre più per l'abolizione della fossa comune.
se meritava un topic, secondo te, ( cosa vera) perche' non ci scrivi nulla?
Ma infatti io con un post l'ho ricordato, prima di me nessuno aveva nemmeno scritto o commentato la notizia.
E visto che normalmente lo si fa di cani e porci, ecco, pensavo che D'Avanzo meritasse qualcosa in più...
Poi in Cinema e altre sezioni, ugualmente apro topic, qua c'è pure quello dedicato, proprio in politica e società a persone scomparse, mi sono limitato a scrivere nel topic apposito, poi che auspico un altro modo per ricordare personalità importanti dei vari generi, non è un mistero.
Albornoz
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Re: In Memoria

Messaggio da Albornoz »

In morte di un soldato

Avevamo bisogno di un avversario come D’Avanzo, è caduto combattendo

La morte precoce di un amico e quella di un avversario sono la stessa cosa, sono la fine di un legame. In tanti anni il lavoro giornalistico di Giuseppe D’Avanzo, sepolto a Roma dai suoi cari e da una comunità professionale e umana che molto lo amava, era diventato per alcuni di noi ciò che ami detestare. Scriveva piuttosto bene, si faceva leggere con i suoi scoop e le sue campagne, e questo lo rendeva ancora più irritante. Infinite le polemiche con questo giornale, con un tocco perfido ma a suo modo cavalleresco da parte sua. Destrutturare un pezzo d’accusa di quel cronista dalle fonti profonde, decostruirlo in termini di visione morale delle cose, di analisi politica, e in certi casi di controfattualità, era ormai un impegno di produzione perverso, ma necessario, della nostra fabbrichetta. Il tipo umano, appena sfiorato, non era malaccio, con il suo registro malinconico, i baffoni, gli occhi grandi, le fatiche e le spropositate passioni e faziosità civili.

Se il soldato D’Avanzo era contro Martelli per storielle di marijuana, l’istinto militare portava a difendere Martelli e perfino le sue stupide vacanze africane. Se era contro il generale Niccolò Pollari e con la Cia separata di Parigi contro la guerra di Bush Jr., pensavamo giusto opporgli le verità ufficiali e argomentate della Casa Bianca e del Senato americano, e chiedere a un disinvolto ma onesto servitore del doppio stato come Pio Pompa, da lui distrutto, di collaborare con noi, supremo sberleffo e atto dovuto. Se sbagliava gravemente sul caso Rostagno, con conseguenze penose per un sacco di gente buona, lo pizzicavamo con una certa voluttà a titolo di risarcimento per le sue vittime. Se si avventava su Berlusconi per i suoi cazzi privati, con effetti devastanti, parlavamo di pornogiornalismo e gli rivolgevamo contro l’accusa a lui cara di sexual addiction, dipendenza dal sesso. Su questi e cento altri dossier il buon cronista aveva dalla sua i fatti e le fonti, noi l’interpretazione politica e civile, l’opinione. Una perfetta separazione di fatti e opinioni, ma non nel senso immaginato dai maestri del giornalismo che si dice anglosassone ed è scritto nel più puro italiano delle guerre di parte.

E’ caduto da soldato, per un incidente cardiaco in perlustrazione in sella a una bicicletta, questo avversario di cui avevamo in qualche senso bisogno. Se il mondo fosse popolato solo dalle nostre passioni e dai nostri errori, sarebbe un incubo di noia, servono dannatamente anche le passioni e gli errori degli altri. In Giuseppe D’Avanzo niente era gratuito, accademico, formale, tutto era carnale e pazzescamente sentito in prima persona. Non è una questione di buona fede, non ci permetteremmo mai di offendere un collega attribuendogli buona coscienza. E’ una questione di vitalità, di pegni che si prendono e si lasciano nel percorso tortuoso e ambiguo che si inizia con la nascita e si chiude altrettanto a casaccio, scelti e incapaci di scegliere con tutta la nostra apparente libertà. Un giornalista che difende con cipiglio la sua ditta, che la sceglie per ragioni e per istinti di vita, non passa la sera a leggere Kant, non discetta, non fa lezioni; scuce balle e verità alle sue fonti, invece, e si legge tutte le carte, anche quelle che faranno da carburante alla macchina del fango.

Sapeva amare le cose belle, anche quando le trovava nel nostro cattivo giornale. Fu capace di fair play, e il colpo basso tutto sommato era l’eccezione professionale che confermava una regola umana e psicologica molto in disuso: rispettare il nemico. E’ stato triste apprendere in una banale sera di vacanza che un così ferrigno faticatore di un mestiere tanto controverso ed effimero aveva ceduto ed era morto d’improvviso a cinquantotto anni
.

Giuliano Ferrara
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Re: In Memoria

Messaggio da BackhandWinner »

Ancora con 'sto Kant, poveraccio, è proprio un'ossessione (d'altronde, per un hegeliano, dev'essere sempre stato molto difficile, di fatto impossibile, capirne qualcosa).

Insomma fastidioso anche in quello che (forse, boh, se c'è dell'ironia con i piedi sulla tomba non la colgo, né m'interessa) vorrebbe essere un 'onore delle armi' al nemico di sempre: pezzo che trasuda un che di unto, direbbero Pindaro e Vauro, senza nemmeno sbagliarsi di tanto.
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alessandro
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Re: In Memoria

Messaggio da alessandro »

Bubba Smith, the larger-than-life 1971 Super Bowl winner with the Baltimore Colts and the mild-mannered Moses Hightower in six Police Academy movies, was found dead in his Los Angeles home Wednesday.
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gianlu
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Re: In Memoria

Messaggio da gianlu »

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Rosewall
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Re: In Memoria

Messaggio da Rosewall »

E' morto Walter Bonatti. Se col termine 'sportivo' intendiamo non solo "abile in una qualche disciplina" (e Bonatti fu fra i più abili e i più forti di tutti, nella scalata) ma pure dotato di particolari qualità quali coraggio, determinazione, generosità nei confronti dei compagni in difficoltà, bé, allora si può ben dire che se n'è andato il più grande sportivo italiano.

Ovviamente, siccome siamo un paese di peracottari, quello che all'estero era celebrato come una sorta di leggenda qui era ignorato giacché la sua versione sulla conquista del k2 aveva il torto di contraddire quella ufficialmente imposta.
L'aspetto più beffardo di questo affare non è il tempo che è occorso prima che il CAI e c. dovessero dare finalmente ragione a Bonatti - solo quel mezzo secolo - ma piuttosto che la storia autentica, con le debolezze e le grandezze dei suoi diversi interpreti, è infinitamente più bella ed avvincente di quella istituzionale, pomposa e retorica.
Notevole anche il modo in cui il Bonatti affrontò la vicenda. Non ne fu ossessionato.
Mise nero su bianco la sua versione, dedicandoci un libro soltanto, però esaustivo, e anzi quando girava pregava che non gli chiedessero di quell'argomento. Però non lo lasciò perdere. Calmo, paziente, ma fermo. E mi piace pensare che fu anche per amore di verità e per rispetto di quell'avventura, e non solo per una questione di (più che legittimo) orgoglio personale (insomma, fai una gran cosa, in risposta subisci una vigliaccata e rischi di lasciarci la pelle, e come ringraziamento finale ti fanno passare per quello stronzo mentre i fenomeni sono gli altri...c'è di che farsi girare le palle).
Del resto, a parte le istituzioni nostrane in palese mafede, è sempre stato noto alla comunità degli alpinisti come si erano svolti i fatti , data l'evidenza delle prove, e perciò non gli sono mai mancati attestati di stima oltre che prestigiosi riconoscimenti ufficiali. Dall'estero.

Dopo il k2 continuò a dedicarsi per diversi anni alla montagna realizzando diverse imprese - ormai rigorosamente in solitaria, visti i precedenti - fra cui la scalata del pilastro sud-ovest del Petit Dru, Monte Bianco. Quindi abbandonò la montagna e si diede ai viaggi e alle esplorazioni. Una bella vita, viene da immaginare.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Okefenokee
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Re: In Memoria

Messaggio da Okefenokee »

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Ricordo bene che in una storia di Paperino degli anni 70 era stato citato lui come non plus ultra degli alpinisti e non altri. Giusto così.
Grass
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Re: In Memoria

Messaggio da Grass »

Rosewall ha scritto:Ovviamente, siccome siamo un paese di peracottari, quello che all'estero era celebrato come una sorta di leggenda qui era ignorato giacché la sua versione sulla conquista del k2 aveva il torto di contraddire quella ufficialmente imposta.
concordo sul peracottari però Bonatti è stato una leggenda anche in Italia. Negli anni 60 era popolarissimo, sulle prime pagine di tutti i giornali. Se chiedi a qualche over 60 sicuramente lo conosce, donne comprese (e te credo con quelle foto in tenuta da tarzan..) Le imprese alpinistiche in quegli anni avevano ancora il fascino dell'esplorazione di un continente sconosciuto, il settimanale Epoca, con i suoi reportage, raggiungevano tutti.
Oggi in Italia conta solo il calcio e il bunga bunga. Decisamente non è un mondo per Bonatti.
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Re: In Memoria

Messaggio da Gios »

Grande, grande, grande Walter Bonatti.

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Re: In Memoria

Messaggio da Tican »

Ho riletto la sua vita e credo sia la vita che avrebbe voluto trascorrere

Ammiro sempre quelli che riescono a vivere come vogliono...


R.I.P.
<Parliamo di sport e non di simpatia. Forse potremo essere più obiettivi.> Ciao M.
<E non te va bene quando si gioca tutto in una schedona, e non ti va bene se ci sono i doppi turni... non invidio tua moglie :D :D> Ciao V.
gianlu
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Re: In Memoria

Messaggio da gianlu »

Okefenokee ha scritto:Immagine
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Ricordo bene che in una storia di Paperino degli anni 70 era stato citato lui come non plus ultra degli alpinisti e non altri. Giusto così.
E' però Rosanna Podestà, non Schiaffino.
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Rosewall
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Re: In Memoria

Messaggio da Rosewall »

In fondo alla tavola c' era un uomo che mangiava in silenzio, accanto a una candela accesa. Mandava lampi dagli occhi, il suo corpo era una locomotiva sotto pressione, una macchina implacabile, determinata. Mi chiesi chi fosse quel dio greco in penombra, così conscio della sua forza e della sua bellezza. E mentre guardavo la parabola del suo cucchiaio tra la scodella e la bocca, mio padre, leggendomi nel pensiero, sussurrò: «Ecco, quello è Walter Bonatti». Non fiatai. Il mito, l' autore de «Le mie montagne», era lì in carne e ossa. Bonatti, la bufera sul Pilone centrale del Freney, il bivacco sul K2, il Grand Capucin. Per timidezza riabbassai lo sguardo sul minestrone. Papà, intanto rideva sottoi baffi. Era il 1962, Bonatti era al culmine della forza e della fama. Io non avevo ancora quindici anni e per me arrivare al rifugio Couvercle, traversando la Mer de Glace, era stata già un' impresa. Al «Couvercle» ci andava solo l' élite dell' alpinismo mondiale, i pochi capaci di arrampicarsi sulla gigantesca Aiguille Verte e la fiamma di pietra del piccolo Dru, e io avevo davanti, in un' unica tavolata, personaggi mitici come Pierre Mazeaud, Gaston Rébuffat, René Desmaison, gente che aveva fatto la storia del Bianco. Un' unica tavolata, dicevo: il Couvercle era piccolissimo, forse il più piccolo rifugio delle Alpi. Il gestore si chiamava Ulysse e qualche anno prima se l' era costruito portando in quota sulla schiena carichi di un quintale per volta. Ulysse aveva addomesticato una marmotta che ti trottava tra i piedi in cerca di avanzi e per via dei baffi somigliava a un panettiere in pensione della Grande Garde. A fine cena Rébuffat la issò sul tavoloe la grassona andò a rifugiarsi dritta da Bonatti. «Walter, al solito fai colpo sulle signore», rise Desmaison,e il dio greco se la prese tra le braccia per grattarle la pancia. Fu l' unico momento in cui lo vidi sorridere. Era tremendamente concentrato. L' indomani avrebbe dovuto salire con un altro italiano il lenzuolo di ghiaccio delle Courtes, e quella sera le stelle erano troppo brillanti. Troppo, come quando il tempo sta per cambiare. Come la notte maledetta prima della tempesta sul Pilier Central, l' anno prima. Alla fine la marmotta raggiunse il centro di quella tavolata maschile e spazzolò con irruenza i fiori di erica che Ulysse usava mettere ogni sera in mezzo al tavolo, era quello il suo dessert, e lo sapeva. Poi, soddisfatta, andò fuori a infilarsi in qualche buco per la notte. Serata memorabile, ricordo ogni dettaglio. Tra i francesi regnava una rumorosa allegria, le rocce immense e nere sopra di noi non incutevano reverenza. Ero affascinato: i francesi portavano in montagna il godimento, dopo anni di alpinismo eroico e di cime vergini da violare. Spazzavano via la scuola un po' tedesca e un po' fascista della vecchia arrampicata. Con loro contava più la compagnia. Rébuffat si era portato del Borgogna e del «fromage bleu». Desmaison mise sul tavolo delle omelette con dentro non so che cosa, fu allora che mi accorsi che Bonatti se n' era andato. In silenzio, lui e il suo compagno di cordata si erano infilati nelle cuccette. Bonatti era diverso dagli altri. Era rigoroso, attento, inquieto, inflessibile con se stesso. Forse era l' anima stacanovista lombarda. Forse era la bufera di un anno prima, che gli aveva portato via tre compagni sul Pilone. C' erano una dozzina di posti al Couvercle e mio padre ed io ci saremmo accomodati per terra, tra la cucina e la sala da pranzo. Uscii a vedere le montagne. Tutto ciò che nascondeva le stelle erano guglie selvagge. Ero in fondoa un pozzo col cielo di sopra. La piramide aguzza del Petit Dru si curvava su di me come il mantello di un mago. Lassù Walter aveva compiuto la sua impresa forse più pazzesca. Da solo, tra cadute di pietre e pendoli nel nulla. Ovviamente non chiusi occhio. Ulysse soffiò sull' ultima candela poi andòa buttarsi su una poltrona in cucina accanto al ticchettio di un orologio. Dormiva di giorno, perché il suo lavoro più duro era notturno, lo capii dopo un po' . A mezzanotte vidi la sua figura tarchiata curvarsi sul fornello per mettere a bollire dell' acqua per il tè. Poi andò verso le cuccette, scosse due francesi dicendo: «C' est l' heure», è l' ora. Mezz' ora dopo fece lo stesso con Bonatti. «C' est l' heure», ripeté con la stessa voce di mago. Si muoveva come la sua marmotta. Sapeva che ogni salita aveva il suo orario. Les Droites erano una cosa, l' Aiguille Verte un' altra. Mise la tazza bollente sul tavolo e riaccese la candela, fu allora che Walter, bevendo il suo tè, si accorse che lo stavo guardando e mi sorrise. Si alzò. Aprì la porta verso le stelle, fece un gran sospiro e scomparve. Paolo Rumiz.




Se non ci fosse stato Walter, Pierre non sarebbe qui: Lui mi ha salvato la vita, è mio fratello. Se non ci fosse stato Pierre, Walter non sarebbe la persona che è, non avrebbe nel cuore la pace che ha: di me avrebbero detto e ricordato una cosa soltanto, che un giorno avevo ucciso quattro compagni di cordata. Anche per questo lui è mio fratello.
Fratelli si diventa dice Walter Bonatti ora che le urla sono diventate sussurri. Ha la camicia aperta sul collo, l'eroe di cento e cento indimenticabili scalate. Tormenta con le mani nodose i braccioli della poltrona di pelle nera su un lato del grande palco del TrentoFilmFestival, e lo fa come se stesse cercando un appiglio più sicuro, o forse una fessura dove battere un chiodo al quale appendere un'emozione troppo grande.
Sorride, Walter, accanto a Reinhold Messner, il "re degli ottomila" che conduce questo irripetibile viaggio a ritroso nel tempo. Sorride, Walter, sorride ancora e si volta verso sinistra facendo dondolare il ciuffo candido che gli cade sulla fronte. Allunga il braccio, lo batte e lo ribatte su quello dell'uomo che gli sta seduto accanto, cerca la sua mano e la stringe forte. Pierre Mazeaud è là, al fianco di Bonatti come cinquant'anni fa, è là con la sua aria tranquilla da professore, sprofondato in un'altra poltroncina nera. Gli echi della battaglia combattuta nel luglio del 1961 sul Pilone Centrale del Freney sono qui, diventano immagini d'epoca che scorrono sullo schermo, rivivono nei gesti filmati di altri scalatori impegnati sulla stessa meravigliosa via della quale in quei giorni si parlava come dell'ultimo problema del Monte Bianco. Una vertigine di granito. Una linea perfetta e diretta, un nervo di pietra alto settecento metri, in caduta vertiginosa ma saldamente ancorato alla montagna.
Accadde qualcosa di impensabile, mezze secolo fa, in questo scenario. Una cordata francese e una italiana, le cordate di Pierre e di Walter, si ritrovarono nel nido d'aquila di un bivacco nel cuore della montagna. Sette uomini, sette grandi sogni. Potevano scegliere di contendersi il diritto di andare per primi, potevano diventare rivali. In fondo, i francesi erano arrivati forse un paio d'ore prima. In fondo, Bonatti aveva già tentato, l'intuizione era stata sua.
Decisero di salire insieme, e le condizione meteo erano perfette. Arrivarono alla Chandelle - l'ultima parete strapiombante, a soli 80 metri dall'uscita della via - e la si scatenò l'inimmaginabile. Fulmini, fulmini quando ancora il cielo era azzuro e l'aria tersa, fulmini come in un tiro incrociato di astronavi invisibili. E poi, poi fu un precipitare vorticoso e fulmineo di eventi. Vento, neve, bufera, una trappola micidiale, qualcosa di mai visto, di mai neppure immaginato, di sconvolgente ed epico.
I sette restarono bloccati per due giorni e mezzo ai piedi del Pilone, affrontarono tre bivacchi, calati in un crepaccio e già ridotti a naufraghi aggrappati a un relitto. Poi tutti insieme affrontarono, nella bufera, una discesa drammatica, disperata, che Bonatti guidò come solo lui poteva e sapeva fare. Andrea Oggioni, Pierre Kohlman, Robert Guillaume e Antoine Vieille erano forti, fortissimi, eppure quella discesa non riuscirono a portarla a termine. Si spensero come candele senza più cera. Bonatti tenne accesa la sua fiamma che dava luce e calore, e riportò giù gli altri: oltre a Mazeaud, il suo amico e cliente Roberto Gallieni.
Durò otto giorni, quattro dei quali nella tempesta e senza più viveri, la scalata interrotta del Freney diventata una battaglia per la vita che mobilitò anche soccorritori lecchesi e che fece loro rivivere l'odissea vissuta quattro anni prima sulla Nord dell'Eiger dal "ragno" Claudio Corti. Durò molto di più - infiniti giorni, settimane e mesi e anni - la polemica sulla sconvolgente tragedia. Dissero che Bonatti non doveva andarci, a fare quella scalata. Dissero cose folli, crudeli: che aveva sbagliato tutto, che aveva fatto scelte assurde anche nella discesa, proprio lui che era il dio delle pareti che era. Dissero di tutto, in Italia, i "maestri" del dopo che non sapevano nulla o abbastanza del prima, del durante e del dove e come. Non eccepirono che i soccorritori, loro sì, pur con tutta la loro generosità avevano fatto errori imperdonabili e che se questo non fosse accaduto forse, forse, qualche vita sarebbe stata salvata.
Per il Freney ho provato sulla mia pelle quanto può essere crudele il mondo - dice Walter Bonatti nella notte sospesa di Trento -
Per la stampa italiana ero un assassino, ecco cos'ero. Per i francesi, invece, ero l'uomo che meritava la Legion d'Onore per ciò che aveva fatto. Questo è accaduto, questo non posso dimenticare. E non dimentico che se Pierre non avesse detto ciò che ha detto, se non l'avesse fatto, io sarei rimasto per sempre un assassino.
Pierre, Pierre Mazeaud, l'alpinista francese poi assurto anche al rango di ministro della Repubblica, ascolta e fa sì con la testa portndosi le mani incrociate davanti al volto. Lui sa, lui c'era nell'inferno del Bianco, lui ha visto e lottato, lui ha raccontato. E adesso confessa la sua sorpresa: Mi ha sempre molto colpito che il mio racconto di ciò che accadde sia stato lo stesso di Bonatti, senza che noi avessimo avuto occasione di parlarne, di confermarci l'un l'altro situazioni, particolari, dettagli. E ancora oggi sono incredulo, felice e grato di avere incontrato Walter lassù: ero convinto fosse ancora in Perù con Oggioni, addirittura, invece si è materializzato là, al mio fianco. Senza di lui, non sarei qui.
"Se la cercarono", come dissero in troppi? Ci furono errori? Scelte avventate? Colpe? Poteva essere previsto l'inferno che cambiò tutto e per sempre? E perché ogni cosa precipitò sulle spalle di Bonatti?
Io mi muovevo in casa, del Monte Bianco conoscevo tutto - confessa Bonatti nel silenzio religioso dell'Auditorium Santa Chiara di Trento - Sapevo di non poter sbagliare, sentivo quella responsabilità: i miei compagni erano fortissimi, ma ho avuto subito ben chiaro che si affidavano a me. Con il senno di poi, forse quando si scatenò il maltempo avrei potuto decidere di scendere prima. Ma non la sento come una colpa. Era luglio, era il momento migliore per la "mia" montagna: io lo sapevo, il maltempo "doveva" passare, una bufera del genere non si era mai verificata in quel periodo.
Solo parole? Solo una difesa? No. Davvero qualcosa di simile non era mai accaduto, a memoria d'uomo, sul tetto d'Europa. Sul palco del FilmFestival, non solo a dirlo ma anche a spiegarlo arriva Karl Gabl, incalzato dalle domande di Messner. Lui è un austriaco di Innsbruck, è considerato il genio mondiale delle previsioni meteorologiche trasformate in report per gli alpinisti. E' l'uomo che da anni, da quando ha perso il migliore amico in una bufera proprio sul Monte Bianco, dà consigli alle cordate di mezzo mondo. E' il quarto membro della spedizione che ha dato i tempi giusti e dunque ha reso possibile - giusto per citare l'ultimo episodio - la straordinaria vittoria prima invernale di Simone Moro, Denis Urubko e Cory Richards sul Gasherbrum 2.
Cosa racconta Gabl? Racconta che non è esistita previsione meteo degna di questo nome, in montagna, prima del '95. Mostra carte, mappe, dati, spiega come oggi invece sia possibile prevedere quanto freddo, quanto vento, quanto durerà il bel tempo su ogni picco delle Alpi così come - ora e da qui, esattamente da questo palco - sulla cima dell'Everest, all'altro capo del mondo. Poi Karl clicca il mouse e sullo schermo del suo computer fa comparire vecchie carte, vecchie mappe, vecchi dati. Sono i rilevamenti meteo di quei giorni lontani di luglio del '61. Raccontano un'evoluzione del tempo che solo adesso è leggibile.
C'era un fronte nuvoloso micidiale ed estesissimo come "in attesa" sull'Inghilterra, e l'inferno del Bianco lo portò quel fronte che si mise in movimento mentre sul Pilone ancora splendeva il sole e il cielo era blu. Su Courmayeur si abbattè un nubifragio spaventoso: 40 litri di pioggia per metro quadrato, pioggia diventata neve (non meno di mezzo metro, fino a più di 80 centimetri) in quota dove sette uomini si battevano per sopravvivere. Il jet stream, la corrente in quota che ruggiva sopra il Monte Bianco, a 9000 metri, correva a 300 chilometri orari. Ai 4000 e rotti metri del Freney, la temperatura era di 12 gradi sotto zero, ma il vento - che in quelle ore soffiava con raffiche fino a cento chilometri orari - la faceva precipitare a meno 30.
E' ciò che oggi finalmente sappiamo, è ciò che Karl Gabl racconta, è ciò che cinquant'anni fa lasciò gli alpinisti senza difese, è ciò che lascia noi senza parole.
Le mani di Walter e di Pierre si trovano ancora, si stringono. Messner sorride radioso, lui che da altoatesino confessa di aver voluto imparare l'italiano è proprio per poter leggere Bonatti. Chissà cosa vedono gli occhi dei due reduci del Freney oltre il buio della platea. Il loro incontro diventa un abbraccio circondato da un'emozione che graffia i cuori di tanti e che in tanti non dimenticheranno. L'applauso di congedo non finisce mai. E sul palco, legati da una corda invisibile, non ci sono più solo due vecchi alpinisti, ma davvero due fratelli felici. (resoconto dal TrentoFilmFestival, 13 maggio 2011)





Le sue case sono bivacchi. Isolate, lontane dalla città, immerse nella vegetazione. Quasi sempre in alto, e molto nascoste, con la montagna che fa da guardiana. Questa di Dubino, in provincia di Sondrio, se l' è quasi costruita da solo. Appena si varca il cancello sembra di essere capitati in un mondo a parte, nessuna smanceria stilistica, nessun segno di vanità, ma di bellezza sì, e tanti ricordi di viaggi selvaggi. Aste, lance, pietre. Walter Bonatti il 22 giugno compie ottant' anni. È stato il primo esploratore italiano famoso nel mondo, non solo un venerato alpinista. Ha i capelli bianchi, un corpo sempre atletico, come la mente. Nulla da ex, anzi verrebbe da dirgli: dai, rapiscici, portaci ancora via. Non si è seduto sulla gloria, non fa il maestro, ma continua a lavorare. In giardino e alla macchina da scrivere. Pianta, cura, taglia, pulisce, sposta, innaffia, lega, slega, mescola terra e memorie. «Ma da quest' anno smetto di partecipare a conferenze, inviti, proiezioni, manifestazioni. Ringrazio tutti, però devo trovare il tempo di mettere in ordine il mio archivio fotografico. Certo che la mia percezione dell' età è cambiata. Da ragazzo quando vedevo qualcuno con i capelli bianchi pensavo: ecco, è finita, sta scivolando fuori dalla vita. C' era un alpinista, un caro amico, Silvio Colombo, con la testa bianca, pensavo fosse stravecchio. Ora capisco che il colore dei capelli è un segno, ma che non dice tutto. Per l' intensità di quello che ho vissuto mi sento duecento anni, ma per la voglia e la curiosità che ho, me ne sento quaranta. Tante cose sono andate storte nella mia esistenza, ma la mia coerenza è rimasta dritta. E sono stato anche fortunato, perché non sono mai venuto a patti con quello che non mi piaceva. Ho pagato il prezzo, ma il non vendersi fa stare molto bene. Da giovanie da vecchi. Da ragazzo ho lavorato alle acciaierie Falck, addetto alle commesse. Dopo sei mesi ho capito che non era il posto per me e me ne sono andato. L' alpinismo l' ho scelto nel ferragosto del ' 48, venivo dalla ginnastica, stare a testa in giù per me era normale». La generazione della guerra si riconosce a tavola dove il pane abbondante non manca mai. «Mio padre Angelo era un antifascista, che non si è mai iscritto al fascio, aveva un piccolo negozio di merceria, ma anche se da Bergamo ci siamo trasferiti a Monza per lui il lavoro non c' era mai. Ci ha mantenuti mia mamma Angela che si è messa lavorare in un' impresa tessile e che ha perso la mia sorellina di sei mesi per un' appendicite trascurata. Mia madre è il mio cruccio, l' ho persa in un momento speciale, anzi l' ho uccisa». Nel ' 51 Bonatti riesce finalmente a domare la parete est del Grand Capucin, un obelisco di granito rosso nel gruppo del Monte Bianco, mai scalato prima. E inizia la nuova epoca, è la prima via che porta il suo nome. «La città di Monza mi festeggia al teatro Pergolesi, mia madre è in prima fila, mi appuntano la medaglia d' oro, mamma è squassata dall' emozione, si sente male, ha più di 240 di pressione, la portano a casa, muore prima di mezzanotte. Per due anni mi sono sentito oppresso dalla colpa, non riuscivo a darmi pace. Così due mesi dopo sono partito per il servizio militare. Faccio le prove attitudinali e mi destinano alla scuola motorizzazione della Cecchignola a Roma, io che odio le macchine, protesto e mi trasferiscono al V Alpino di Merano, poi alla scuola militare di Aosta dove a fine settimana sono libero di scorrazzare con la jeep e di andare in montagna». Si può essere grandi vecchi, sereni e in forma, però attorno vengono a mancare i punti di riferimento. «Sì, questo lo sento moltissimo. È scomparso il mio mondo, la gente del mio tempo, molti amici, non sono in sintonia con questa epoca, ci vivo, ma da estraneo, non ha il mio passo, non ne condivido gli interessi. Una volta si esagerava in senso opposto, a quarant' anni una donna vestiva già da vecchia. Se ho smesso di fare conferenze e di andare in pubblico non è per stare in pace, ma per riprendermi il tempo, perché la giornata mi sembra troppo corta, e io ho tanti materiali in disordine che devo sistemare. Viaggi, appunti, riflessioni, diapositive, ottantamila scatti fotografici. E poi ci sono le lettere. Ho avuto la fortuna e la sventura di essere molto seguito ovunque, in Giappone, Argentina, Australia, quindi ho molto lavoro da sbrigare visto che non posso permettermi un segretario». Bonatti ha scritto una ventina di libri, cinque sono ancora in commercio. Ètradotto anche all' estero. La Rizzoli ha appena ripubblicato il classico illustrato Terre Alte, per la prima volta in edizione tascabile, immagini da Capo Horn, dalla isole Vanuatu, dal vulcano Niyragongo e non solo. «Scrivo su una vecchia Olivetti verdognola che ci regalarono per l' impresa del K2. Quindici anni fa è andata in tilt, un tecnico che è anche un mio fan me l' ha risistemata, i nastri me li invia un altro amico, uno spagnolo. Non uso computer e non me ne vanto, credo di dover imparare, prima o poi ci proverò, anche perché correggo molto, cinquesei volte. I miei maestri sono stati Hemingway, Jack London, Defoe, Melville, ai quali devo dire grazie se non ho paura di invecchiare. La loro avventura è stata la mia. Anche se oggi è una parola abusata. Chi sta veramente solo? C' è sempre un telefono satellitare per gridare e chiedere aiuto. Dal mare, dalla montagna, dal deserto, dalla gola del vulcano. Devi stare solo con i tuoi mezzi, con le tue incertezze, per scoprire il tuo carattere, senza possibilità di aggrapparti a qualcosa o a qualcuno. La solitudine è angosciosa, ma è un percorso, acutizza le sensibilità, ti forza a cercare in te stesso la soluzione. Devi essere onesto, guadagnarti i tuoi saperi, costruirti con la prudenza e l' esperienza. La scimmia si è staccata dall' albero per curiosità. Lasciate il cellulare a casa e andate nel bosco. Io non avevo nulla, ho fatto il giramondo per proseguire l' alpinismo, psicologicamente è stata un' esperienza di vita. Ho cercato le risposte, non credo alla fortuna, un uomo è quello che vuole essere. Anche se oggi è difficile, soprattutto per i giovani, perché gli hanno tolto il futuro da sotto i piedi». Bonatti naviga su temi classici: la natura, la paura, la consapevolezza. «La più grande sorpresa quando sono stato in Alaska sulla rotta dei cercatori d' oro è stato scoprire che tutto era uguale e identico alle descrizioni di London, tranne la canoa canadese con la quale mi sono rovesciato sulle rapide. I guerrieri Masai invece mi hanno insegnato a non superare mai la distanza critica, ogni animale è curioso, bisogna fermarsi, accucciarsi, dare loro modo di annusarti, senza farli sentire in pericolo». In pericolo i giaguari, le tigri, i ghepardi? Proprio così, si capisce che Bonatti sta dalla parte loro. La fiducia nell' uomo l' ha persa sul K2 nel ' 54 a 23 anni. «Dove sono stato ingannato, imputato, calunniato. Se ti capita una cosa così da ragazzo, il tuo carattere cambia per sempre. Per questo io con me stesso sono in buona compagnia». Lo è anche con Rossana Podestà, ex attrice, bella e intelligente, con cui divide la vita da trent' anni, amante dell' avventura anche lei. «Ho avuto due donne importanti, entrambe le relazioni sono durate undici anni, poi ci siamo trovati con Rossana che mi ha portato in donoi suoi nove nipoti e io ne sono contentissimo. Non ci siamo mai sposati, non abbiamo bisogno di un certificato. Non mi dispiace non aver avuto un figlio, ne avrei fatto un disgraziato, perché avrei cercato di educarlo con i miei principi, che non contemplano il denaro. Io non mi sono mai sentito stupido per non aver fatto i soldi. E non ho mai cercato sponsor». Non solo, ma il suo scrupolo è quello di portare i maglioni all' incontrario, in modo da non mostrare le etichette. Rossana ha gusto, eleganza, piacere per la casa. E fa esperimenti in giardino, portando le piante dall' Argentario, dove con Walter trascorre l' estate in una casa a picco sul mare. Bonatti non si vanta dei crateri in cui è entrato, però se gli fate i complimenti per il verde ne è molto fiero. Peonie, rose, fior di loto, orchidee. Dall' estero arrivano sempre molto richieste per interviste perché Bonatti è un mito che non si è mai sporcato, è sceso dalle montagne per attraversare giungle e deserti, ha navigato fiumi e correnti per allontanarsi da un turismo dell' avventura sempre più plastificato. Ha rischiato, vissuto, fotografato. E ora dice basta. «A febbraio con Rossana e un gruppo di amici abbiamo viaggiato in Dancalia, in Etiopia, un luogo inospitale e affascinane, pieno di inquietudini geologiche, con il vulcano Erta Ale, famoso per il suo lago di lava. È sempre stata una regione di difficile accesso, un po' per la sua geografia lunare e anche perché i feroci guerrieri dancali hanno sempre scoraggiato qualsiasi incursione nel deserto. È stata la mia ultima trasferta, ora resto a casa a mettere ordine nella mie sparpagliate avventure». Non c' è rimpianto, non c' è un volere quello che non c' è stato, ci sono fratture, ma non compromessi. A tavola si beve vino di amici e ce sono tanti in ogni regione. E alla fine ci si scopre invidiosi: non delle grandi avventure sul Cervino o sull' Himalaya, ma di questa piccolae dolce serenità di coppia che ha ancora cose da dire, amore e curiosità, e futuro da scrivere. Emanuela Audisio, giugno 2010.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: In Memoria

Messaggio da gianlu »

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Re: In Memoria

Messaggio da Okefenokee »

"Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario."

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Re: In Memoria

Messaggio da Woodruff »

#1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1# #1#
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Re: In Memoria

Messaggio da Pindaro »

Vudruf, pensavi fosse morto Silvio?
Che spavento eh.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: In Memoria

Messaggio da Woodruff »

Pinda... mi sa che oggi non ce la faccio a ridere delle tue battute.... #1# #1# #1#
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Re: In Memoria

Messaggio da BackhandWinner »

Okefenokee ha scritto:"Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario."

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Va dove ti porta il cuore?

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Re: In Memoria

Messaggio da alessandro »

mi spiace, un esempio di come si possa diventare ricchissimi e famosi senza imbrogliare, corrompere, calpestare e senza aiuti pubblici.

Pare che molti lo reputino impossibile e credano fisiologico la corrispondenza piu' soldi fai girare piu' DEVI delinquere "suvvia, di cosa stiamo parlando? non facciamo le verginelle, tutti devono essere ricattabili" e alte Ferrarate del genere.

tra l'altro, grande esempio di abnegazione e passione, poteva benissimo lasciar perdere tutto 5 anni fa e godersi i miliardi di dollari guadagnati.
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Re: In Memoria

Messaggio da bogix »

Non sono mai stato e probabilmente mai sarò un fan di Apple...gli riconosco tanti meriti ma anche un approccio che assolutamente non mi piace al mercato, ma se Apple è diventata quello che è, gran parte del merito è di Steve Jobs.

Rest in peace Steve!
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Re: In Memoria

Messaggio da taylorhawkins89 »

Rip, curioso il fatto che sia morto il giorno dopo l'annuncio del nuovo iphone.
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Re: In Memoria

Messaggio da Pindaro »

taylorhawkins89 ha scritto:Rip, curioso il fatto che sia morto il giorno dopo l'annuncio del nuovo iphone.
Nasty mode on: è stato per farsi pubblicità
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: In Memoria

Messaggio da BackhandWinner »

PINDARO ha scritto:
taylorhawkins89 ha scritto:Rip, curioso il fatto che sia morto il giorno dopo l'annuncio del nuovo iphone.
Nasty mode on: è stato per farsi pubblicità
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Re: In Memoria

Messaggio da Nasty »

Oggi ho compreso la portata della morte di Steve Jobs quando stasera, passando al bar, la barista che ci prova sempre con me non c'ha provato, ed ha parlato di Apple, Mac e compagnia bella. ( poi mi ha consigliato di leggere la traduzione del famoso discorso del 2005 a Stanford, che lei avrebbe trascritto sul suo profilo facebook, che io però non riesco a vedere perchè non ho ancora accettato la sua amicizia :D )


Anche chi non conosceva affatto l'iphone, l'ipod e compagnia bella si è sentito colpito dalla vicenda. Anche gli avventori di quel bar là, in campagna, avevano come argomento principale la morte di questo personaggio ormai leggendario, e non li ho sentiti parlare di argomenti di politica interna :o

RIP
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Re: In Memoria

Messaggio da Johnny Rex »

Sul discorso di Stanford .

Non so.
Penso che poche persone al mondo siano "nate per", i Federer, i Jobs, i Messi,le Meryl Streep, e via (e)semplificando, non così la quasi totalità del globo, il cui successo (averlo? non Averlo? per me l'unico vero successo è quello che si prova dentro,non un metro determinato dal giudizio degli altri) dipende, come sempre, da una combinazione di casualità e competenza.
Adoro le statistiche, ma so anche che se dovessi fare un lavoro che mi mettesse,che so, 7-8 ore al giorno a contatto con esse, finirei con l'odiarle.
Un Agassi che dice di odiare il tennis che è? un fallito? direi in realtà una persona nella norma ,anzi meno, visto che tra lo "stay Hungry" e la rottura di palle c'è l'accettazione di quello che si fa.
Del resto l'uomo ha una capacità di accettazione (rassegnazione?) incredibile. Si accetta l'invecchiamento, lo Scadimento dei rapporti affettivi, le separazioni, i licenziamenti, si arriva ad accettare persino la Morte, che è l'Inaccettabile per definizione ,figurarsi quindi se non si arriva ad accettare di buttare via ore al giorno pensando che comunque si poteva essere disoccupati, poteva andare peggio o comunque esistono le serate ed i weekend.
Il discorso in se è come deve essere ,basta solo ammettere che Fame e Follia in quel che si fa sono un (bel) po' come il coraggio per Don Abbondio, qualcosa che ho si ha o non ce le si può dare.
Possono essere un metro,certo, ma più per delineare, paradossalmente, quel che non vogliamo fare in relazione a ,nella quasi totalità dei casi, quello che si accetta di fare.

F.F.
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Re: In Memoria

Messaggio da Nickognito »

e´un discorso che mi tocca da vicino, perche´, retorico che sia, lo condivido. Lo condivido in particolare per la terza parte, la morte che rende tutto il resto piu´semplice da decidere. E l´effetto benefico di eventi teoricamente negativi, dagli studi non completati, a licenziamenti, a storie d´amore finite, la continua consapevolezza che gli effetti di una nostra scelta, o non scelta, non sono prevedibili, la consapevolezza che essere folli e´possibile anche perche´le scelte oculate possono avere le stesse conseguenze di quelle che n on lo sono, imprevedibili. Pero´sto pagando, e soprattutto paghero´, queste scelte. Sto pagando il non cercare di accomodarmi a vivere nella citta´dove sono nato avendo studiato per fare un lavoro decente che ti porta qualche soldo , magari fisso, almeno l´averci provato con buona volonta´.

Perche´non sono Steve Jobs, non ho ne´la sua volonta´ne´la sua intelligenza, ne´il genio ne´la fortuna. Pero´fondamentalmente , e indipendentemente da jobs che non avevo mai sentito, ovviamente, quello e´un discorso che seguo, che non e´un ´va dove ti porta il cuore´, perche´la ragione la uso e i sentimenti li controllo, e´piu´ ´va dove ti porta il vento´, dove la vita danza al ritmo dei beach boys :) Ma ogni scelta ha le sue controindicazioni e i discorsi delle persone di successo lasciano sempre il tempo che trovano, perche´il successo e´per pochi, e lo sarebbe anche se tutti seguissero il loro modello. E, a volte, non e´nemmeno tanto l´accodomodarsi invece che restare affamati, e´che bisogna cercare di sopravvivere. Diciamo che e´un discorso che apprezzo per uno studente di Stanford, che di solito ha fortune intellettivo-economiche e un tipo di aspettative per cui da un discorso del genere non puo´che trarne giovamento.

Alla fine , e nonostante questo topic che celebra per lo piu´persone di successo, e le celebra nel momento in cui questo successo per lui e´del tutto inutile, se non un fardello di cui liberarsi perche´la barca dell´ oltretomba non affondi, l´unica cosa che rimane e´l´essere buoni.

E, senza arrivare a Gesu´Cristo, senza arrivare a visioni orientaleggianti della felicita´di perdere se stessi riconoscendosi nella totalita´del mondo, senza nemmeno essere visionari, se non come murakami, almeno come steve jobs, a me continua a colpire il pensiero di Houellebecq, che non fa che riconoscere come in fondo quel che ci interessa e´essere sani e godere di qualche culetto e vagina tonici di qualche ragazza non ancora invecchiata , in uno squallore di solitudine o routine accomodata che a steve job non piacerebbe, in alternativa, ma che, dopo aver riconosciuto questo, si chiede come mai il mondo non giudica le persone per la sola cosa che conta, essere buoni.

Pero anche questo topic non e´per i buoni, ma per quelli di successo. Cosa che personalmente non mi interessa. Per cui del discorso di Stanford tolgo la parte che riguarda il successo, e mi tengo quella che riguarda la felicita´.

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Re: In Memoria

Messaggio da Woodruff »

Nickognito ha scritto: l´unica cosa che rimane e´l´essere buoni.
Quindi Jobs poteva risparmiarsi tante chiacchiere e ridurre il tutto a un generico: State buoni (se potete).
Nickognito ha scritto:scusate le divagazioni...
Figurati...
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Re: In Memoria

Messaggio da Nickognito »

Woodruff ha scritto:Quindi Jobs poteva risparmiarsi tante chiacchiere e ridurre il tutto a un generico: State buoni (se potete).
il ridurre tutto a questo lo ha fatto qualcuno la cui unghia vale un miliardo di volte piu´di jobs e tutti coloro che hanno lavorato a un computer e ci lavoreranno in futuro messi insieme, e senza il quale peraltro ne´Jobs ne´te sareste mai esistiti. Come, del resto, come si evince dal discorso, nemmeno senza l´amore di altre persone jobs sarebbe mai esistito, come capita a molti di noi, peraltro.

Pero´le parole, o chiacchiere, come preferisci chiamarle tu, non fanno male e non sempre vanno risparmiate, per cui lui ha fatto benissimo a fare il suo discorso, e io sono liberissimo di dire la sua opinione.
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Re: In Memoria

Messaggio da Woodruff »

No no, fai bene a dirlo. La mia era solo una battuta (riuscita anche male, come quasi sempre mi accade...:) ) :wink:
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Re: In Memoria

Messaggio da alessandro »

oltre al "successo", che poi lo vedo piu' come inseguire un sogno che come diventare uno dei 10 piu' ricchi e famosi del mondo.
perche' per successo e inseguir eun sogno, potrebbe essere anche, aprir euna pizzeria e fare la miglior epizza della citta' e essere apprezzato dai tuoi clienti e da chi collabra con te. Puo' essere diventare n.200 del mondo nel tennis e viver edella propri apassione, magari, anche mettendo da parte solo qualche migliaio di euro l'anno.
puo' essere mollare tutto, e fare il giornalista o lo scrittore o il missionario.

cioe', non serve essere geni. Cioe', se hai capacita' superiori e grande tenacia e' meglio, ma anche una persona normale puo' avere successo.
per dire, Oke, e' una persona di successo. magari non diventera' ricco e famoso, ma ha lasciato tutto per inseguire un sogno e h amolt esoddisfazioni e felicita' da questo.

Il discorso poi era rivolto a una platea un po' particolare, ragazzi brillanti ch euscivano dalla miglior euniversita' (una delle..) del mondo, e sarebbe diventata la nuova classe dirigente.
Magari in italia la correlazione tra talento/tenacia e successo non e' cosi' stretto...
a questi ha detto in pratica, non accontentatevi di diventare dirigenti di una multinazionale, se avete qualcosa dentro, inseguite il sogno, andate a vanti a ricercare e innovare etc..

altro punto che e' importante e' che TUTTO TORNA. cioe' Tutto alla fine puo' essere utile. questo lo ho verificato personalmente. cose che facevo per hobby si sono rivelate cose utilissime. Ho costruito per hobby un sito, e quello che ho imparato, per un po' di tempo e' diventato anche un secondo lavoro. Ho letto per hobby libri di tennis e la cosa e' sfociata in una serie di articoli sulle principali riviste del settore. Per hobby ho cercato statistiche tennistiche e la cosa, quasi per caso e' sfociata in 2 libri pubblicati e apprezzati anche all'estero (nessun merito, solo pazzia e pazienza), per hobby ho giocato a tennis e ho insegnato per una estate ai bambini.

non sono diventato ne ricco ne famoso, alla fine queste cose le ho fatte quasi gratis, pero' sono tutte piccole soddisfazioni, sono sciocchezze, pero' sono anche la testimonianza che anche il cazzeggio torna utile, anche le cose piu' apparentemente inutili, come un corso universitario di calligrafia nell'era delle macchine da scrivere e dei primi computers.
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Re: In Memoria

Messaggio da loris1 »

scusate le divagazioni...
Splendide, tra l'altro.
Ottimi gli interventi sia di di Nicognito sia di Rex (le cui riflessioni mi ricordano una volta di più quanto Schopenhauer avesse visto giusto...).
"Nel migliore dei casi la vita, comunque la si consideri, è un affare che non copre le spese. Possono cambiare gli addendi, ma il risultato, a conti fatti, sarà sempre in rosso. E non parliamo della bancarotta finale: la morte." Introduzione Anacleto Verrecchia ad "Aforismi per una vita saggia"

No, non riesco ad essere un ottimista, ma adoro la vita, il gusto per la vita e le sfide della vita. Vincerle però deve valere per noi, solo per noi, diffido quindi del successo esibito, che spesso è solo di facciata.
Credo ( e spero) Jobs avesse successo dentro sè stesso, così come lo auguro ad ognuno.
Parole saggie le sue, molto americane (lui che ha impersonato benissimo il Sogno Americano), ma come altri qui mi prendo solo la parte che più mi piace, quella più intima e vera. Diffidando invece del Sogno Americano.
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Re: In Memoria

Messaggio da BackhandWinner »

loris1 ha scritto:
scusate le divagazioni...
Splendide, tra l'altro.
Ottimi gli interventi sia di di Nicognito sia di Rex (le cui riflessioni mi ricordano una volta di più quanto Schopenhauer avesse visto giusto...).
"Nel migliore dei casi la vita, comunque la si consideri, è un affare che non copre le spese. Possono cambiare gli addendi, ma il risultato, a conti fatti, sarà sempre in rosso. E non parliamo della bancarotta finale: la morte." Introduzione Anacleto Verrecchia ad "Aforismi per una vita saggia"
D'accordo sul giudizio sui post di JR e nick.
Bello il primo, in particolare. E condivisibile, per lo più; dubito però della possibilità stessa di un criterio 'interiore' di 'successo'. Ritengo che ci debba essere un qualche criterio oggettivo, o comunque: esterno. Persino, credo, se volessimo considerare un senso più ampio di 'successo', fino a farlo coincidere, in fondo, con la Felicità. Quale criterio, beh, non è facile dirlo. :)
In questo senso la Vita Buona, sì, può essere un'opzione. Personalmente sono più aristotelico e propendo per la felicità nella vita teoretica.

Quanto agli aforismi, preferisco la similitudine di Satana-Crystal in Deconstructing Harry:

BC: You, kidnap?
Not your style.
You're not a fun guy.
You're too serious.
Too angry at life.

WA: l got a lot to be angry at.

BC:Who doesn't?
But sooner or later, you gotta back off.
lt's like Vegas. You're up, you're down.
But in the end,the house always wins.
Doesn't mean you didn't have fun
.
“True terror is to wake up one morning and discover that your high school class is running the country.” (K. Vonnegut)
Nickognito
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Re: In Memoria

Messaggio da Nickognito »

morale che vale per chi e´up e down. C´e´chi e´sempre down. :)
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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