Pero' oggi ho letto due notizie che mi hanno indignato:
Il fatto quotidiano ha scritto: Il tribunale di sorveglianza di Venezia si è espresso e ha detto sì alla richiesta di semilibertà per Marino Occhipinti, uno dei componenti della banda della Uno bianca condannato all’ergastolo perché il 19 febbraio 1998 partecipò all’assalto alla Coop di Casalecchio di Reno in cui venne ucciso Carlo Beccari, la guardia giurata di 26 anni che faceva parte della squadra che doveva ritirare l’incasso del supermercato. Per l’ex poliziotto, dunque, si aprono dopo poco più di 17 anni (venne arrestato nel novembre 1994) le porte del carcere per “trascorrere parte del giorno fuori dell’istituto [e] partecipare ad attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale”, dice la norma.
La prima notizia ci dice che non esiste l'ergastolo. Nemmeno chi si macchia dei crimini piu' odiosi (e con l'aggravante di essere un poliziotto) fa piu' di 17 anni di prigione? Dov'e' il rispetto per le vittime? Il carcere non deve solo redimere, e non deve nemmeno solo servire come deterrente per proteggere la societa'. C'e' anche un aspetto "risarcitorio" per le vittime che secondo me e' nobilissimo.repubblica ha scritto:Calisto Tanzi e' arrivato poco prima delle 10 al Tribunale di Bologna dove è in corso il processo d'appello per il crack Parmalat, ma dopo circa due ore e mezza l'ex patron dell'azienda di Collecchio ha dovuto lasciare l'aula bachelet per un lieve malore. Secondo i difensori questa è l'ennesima dimostrazione che non può continuare a sopportare il regime carcerario ma, come prevede la legge, gli devono essere concessi gli arresti domiciliari.
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Gli avvocati hanno ripresentato un'istanza di richiesta di domiciliari ma verrà discussa in udienza non prima di marzo. "Abbiamo timore per la sua vita - ha aggiunto Biancolella - non è l'adeguatezza della cura che sta ricevendo nell'ospedale del carcere di Parma, ma è proprio la condizione di regime carcerario" che sta mettendo duramente alla prova Calisto Tanzi
La seconda notizia ci dice che il carcere va bene per gli spacciatori marocchini ma chi e' ricco e' "inadatto al regime carcerario" perche' in carcere si sta male, non fa per lui, quindi deve scontare la pena in una delle sue ville. Anche qui, alla faccia delle vittime a cui ha portato via i risparmi di una vita.
E allora mi chiedo quale sia la vera civilta' e se non sarebbe il caso in un paese come l'Italia, senza arrivare agli eccessi dell'America, di indurire le pene. O qual'e' il ruolo dell'istituzione carceraria in un paese civile, e quali sono le giuste forme di punizione che una societa' deve attuare?