è come trasportare del tritolo. Se lo fai con le cautele del caso, bene; se l'autista è ubriaco, abbiamo una potenziale bomba.laplaz ha scritto:Poi però si lamenta che siamo un peso e una potenziale bomba per l'UE. Detto giusto ieri da Moscovici (vedi Rosewall che non sarà il tuo pensiero ma a Bruxelles ci pensano
Concordo che il 2,4% non sia tragico in ottica sostenibilità del debito, ma non reiterato per tre anni, com'era prima che facessero retromarcia. Il ‘2,4%‘, di per sé, non è niente di diverso rispetto alla nostra tradizione politica (fare sempre nuovo debito dritto nel cul o della prossima generazione, al solito; violando anche la Costituzione, fra l’altro).
Ma i problemi sono però nella "governance" (se con "governance" ti riferivi al governo, siamo d'accordo):
1) quelli di prima facevano la stessa retorica "batteremo i pugni", "facciamo il 2,9", ma allo scontro con l'Europa non sono mai andati fino in fondo. Questi sembra (sembra) abbiano intenzione di farlo, qualora non si trovi "un accordo". Vedi le dichiarazioni di questi giorni di un Borghi (per contro, però, sul 2,4% per tre anni hanno già ritrattato: c'è grande confusione su questa terra).
2) in realtà il def non c'è ancora. Ora, siccome la nota di aggiornamento del def deve spiegare COME si prevede (si immagina) che il pil raggiunga quel valore che abbiamo messo a denominatore, nel rapporto deficit/pil (e nel rapporto debito/pil), l'impressione che ne potrebbero trarre i mercati è che i nostri eroi non abbiano la più pallida idea circa l'impatto economico dei loro provvedimenti, e circa le coperture degli stessi.
Questo, e solo questo (col contorno dei punti 1) e 3) ) mina la fiducia dei mercati.
3) La parte del "serio" era assegnata a Tria, che però ha già perso un bel tot di credibilità. Sia perchè aveva anticipato che quel numeretto sarebbe stato diverso, sia perchè si è presentato ai suoi colleghi europei con un documento scritto a matita, e rimandato a Roma con imbarazzo di tutti.
E' ancora da capire se, nella variopinta coalizione, riusciranno nel loro intento i leghisti fanatici no-euro che cercano l'incidente (scenario catastrofico) oppure prevarranno i leghisti paraculi che vogliono fare un pò di cagnara per poi votare (scenario 'lenta agonia continua'). Con in mezzo i grillini che non capiscono una mazza. Ma di certo, ad oggi, non si può escludere il primo caso (che poi la Storia è ricca di esempi in cui la situazione sfugge di mano agli apprendisti stregoni).
qui veramente ci sono gli investitori in fuga dai titoli italiani che conseguentemente spostano i loro soldi da qualche altra parte, cioè sui titoli degli altri stati. Quindi si può dire che il lavoro del governo italiano beneficia il rendimento dei titoli esteri. Manca poco che raggiungiamo i greci, dopo aver ormai staccato spagnoli e pure portoghesi.laplaz ha scritto:Nei momenti in cui lo spread tende ad allargarsi ci sono sempre posizioni corte e lunghe contemporaneamente, che amplificano l'effetto ed aumentano la volatilità. (…)
la Spagna è tornata (fino ad ora) a crescere per una via drammatica sul piano sociale: liberi tutti sul mercato del lavoro, disoccupazione altissima, discesa del costo del lavoro, ripresa della competitività. Mentre il debito è esploso per salvare (saggiamente) il loro sistema bancario.laplaz ha scritto:La Spagna, dopo un decennio di imponenti investimenti pubblici (che hanno avuto una pausa solo quando l'ESM gli ha fatto notare che stavano un po' esagerando...), ha raggiunto oggi un rapporto debito/PIL (che tanto piace come valore di riferimento) del 100%, più o meno come la Francia, ed ha potuto farlo perchè partiva da uno stock di debito molto basso. (…)
questo era il leitmotiv di Tremonti. Traduciamolo: “se la nostra politica sconsiderata ci porta al disastro, non c’è problema: attingeremo dal patrimonio privato”. La cosa non so quanto possa rassicurare l’investitore, visto che potrebbe tranquillamente svolgersi nel seguente modo: default, lo Stato esce dal mercato per un po' finanziandosi col patrimonio privato (ovvero, tale patrimonio non è detto che finisca ai creditori, non è mica in garanzia del debito).laplaz ha scritto:E' ovviamente una sciocchezza perchè in Italia il risparmio privato è del 50% più alto di quello spagnolo, e contemporaneamente gli italiani sono meno indebitati degli spagnoli. Lasciamo stare anche altri fattori determinanti come le riserve auree, valutarie ed il patrimonio immobiliare, basta quanto detto sopra per capire che tra i numeri reali e quanto "dicono" i mercati non sempre c'è corrispondenza diretta.
ma come è “assolutamente accettabile”, “non è degradata”? Anche se si verificasse lo scenario ‘tiriamo a campare’ (quindi niente impennata oltre i 500 punti), rendimenti del genere sono dannosissimi.laplaz ha scritto:Ma torniamo allo spread. Il tasso di rifinanziamento dei nostri titoli obbligazionari è al momento ancora assolutamente accettabile, siamo intorno al 3,4% per il decennale. Nel recente passato siamo sopravvissuti a picchi del 5, 6% e oltre. In media, nella serie storica, siamo oggi ampiamente al di sotto dei rendimenti medi che siamo stati costretti a garantire sulle emission del passato. Questo significa che comunque la situazione attuale non è affatto degradata, anzi, stiamo sostituendo il debito in scadenza con minore debito rispetto a prima (e così è stato fatto negli ultimi anni di QE).
Per il bilancio dello Stato (venendo questi interessi integrati nelle prossime aste). Per le banche, chè sono zeppe dei nostri titoli (mutui più alti, stretta del credito). Per gli investimenti privati, che vengono attratti dai rendimenti elevati di questi titoli e di conseguenza salutano le attività economiche.
detto che per i mercati il problema potrebbe non essere quello che il governo mette dentro (ma a questo proposito andrà visto cosa effettivamente mette), di certo il problema per loro è non sapere che cosa ci mette dentro (e sono le dichiarazioni varie, vedi inizio post).laplaz ha scritto:(…)Io il problema che vedo è di governance, mentre non credo abbia particolare importanza cosa metti dentro ad un DEF se rimani comunque entro parametri.
Ma andando oltre (oltre il problema coi mercati e oltre il tuo post), il problema per noi invece è proprio quello che ci mette dentro. Pensare che basti fare deficit per ottenere un aumento di crescita tale da ridurre il rapporto debito/pil è altamente illusorio. L’Italia lo sta facendo da quarant’anni, e l’unica cosa che sta ottenendo è un debito sempre maggiore. Inclusi questi ultimi anni, quando la (lieve) crescita del pil (dovuta ad export e congiuntura internazionale), e le aste dei titoli di stato fatte durante il qe, hanno fornito al governo risorse aggiuntive. Che non hanno prodotto alcuna spinta alla crescita.
Il che non significa che non sarebbero utili, allo scopo, investimenti e tagli delle tasse (peraltro sempre insufficienti, se lo Stato non crea anche un contesto favorevole agli investimenti privati, soprattutto dall’estero; e se i privati non “si danno da fare”). Ma sono risorse da ricavarsi attraverso una lenta e graduale riqualificazione della spesa corrente, chè scorciatoie non esistono; il mitico moltiplicatore, in Italia, nel concreto, è raramente maggiore di uno, più spesso tende a zero (Alitalia, Atac, e via così in ordine alfabetico).
Ma in ogni caso, quali sarebbero gli investimenti, sia pure in deficit, che per il governo faranno impennare la crescita? Mistero.
In che modo (per citare l'astuto Savona) un condono fiscale per anticipare i pensionamenti (nota bene: il condono è una tantum, ergo qualunque spesa coperta da un eventuale condono fiscale quest’anno, sarebbe dal prossimo senza copertura - puro deficit) dovrebbe incrementare il prodotto interno lordo? Debito e/o futuri contributi più elevati non sono altro che tanti chiodi sulla bara.
E per la spesa sociale non c’è un caz zo, ovviamente. Anche col 2,4%, le risorse a disposizione sono ridicolmente inadeguate rispetto ai fini propagandati (ci sarebbero i dieci miliardi degli 80 euro da redistribuire , se volessero; ma poi sarebbero voti persi).