Il politicamente corretto

Dibattito sulla vita sociale, sui problemi politici e sui microchip nei vaccini
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tuborovescio
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da tuborovescio »

uglygeek ha scritto:Mentre Eratostene piu' di due mila anni fa in Egitto gia' aveva misurato la circonferenza della terra, questi nel 1400 ancora non avevano inventato la ruota.
e noi non siamo ancora in grado di passeggiare su Marte
non è mica bello :D
chiaky
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da chiaky »

alessandro ha scritto:
balbysauro ha scritto:
alessandro ha scritto:Pellirossa è un’espressione un po’ razzista o di discriminazione culturale, tra l’altro il nome deriva dal colore rituale scelto per dipingere il corpo dei guerrieri, almeno così lessi anni fa.
Più o meno come definire gli italiani mangia spaghetti.

Direi che nativi americani vada bene, forse ancor meglio americani, e tutti gli altri: immigrati di prima, seconda ventesima generazione.

Da dire che i nativi americani non hanno avuto una grande produzione letteraria, non avevano una forma scritta ma un tramandare sapere e mitologia orale.

Credo vivessero in maniera molto simile a come viveva l’uomo 100.000 anni fa.
100.000 sono decisamente troppi

Ho controllato su wiki

La precisa datazione dei primi esemplari definibili sapiens, tradizionalmente posta a circa 130 000 anni fa, è stata spostata dalle scienze paleontologiche più indietro nel tempo, grazie a ritrovamenti nei tufi vulcanici della valle del fiume Omo in Etiopia. Per mezzo di tecniche basate sui rapporti fra gli isotopi dell'argon, alcuni reperti anatomicamente simili all'uomo moderno sono stati datati a 195 000 anni fa, con un'incertezza di ± 5 000 anni.[3]. Nuovi ritrovamenti rinvenuti nel 2017 in Marocco sposterebbero l'origine dell'Homo sapiens a circa 300 000 anni fa.


A parte la datazione, i nativi americani erano in pratica dei cacciatori raccoglitori che ancora non avevano una agricoltura sviluppata.
Si può girare la cosa con: vivevano in armonia con la natura.
Di più. Si rifiutavano di coltivare la terra, lo consideravano stupido.
Ed è uno dei motivi per cui venivano continuamente cacciati via dalle loro terre e confinati in delle riserve, in quanto gli uomini bianchi volevano coltivare quelle terre, oltre che costruirvi aziende, ferrovie (più avanti), città eccetera...
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Nickognito
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Nickognito »

Considerato che l'agricoltura è quella che sta distruggendo il pianeta magari avevano ragione :D
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
tuborovescio
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da tuborovescio »

Nickognito ha scritto:Considerato che l'agricoltura è quella che sta distruggendo il pianeta magari avevano ragione :D
ma quando zio Papermusk troverà il pianeta moltiplicato, identico alla Terra ma 10 volte più grande, avranno torto :D
Gios
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Gios »

Nickognito ha scritto:Considerato che l'agricoltura è quella che sta distruggendo il pianeta magari avevano ragione :D
Vedi Caino.
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balbysauro
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da balbysauro »

alessandro ha scritto:

Ho controllato su wiki

La precisa datazione dei primi esemplari definibili sapiens, tradizionalmente posta a circa 130 000 anni fa, è stata spostata dalle scienze paleontologiche più indietro nel tempo, grazie a ritrovamenti nei tufi vulcanici della valle del fiume Omo in Etiopia. Per mezzo di tecniche basate sui rapporti fra gli isotopi dell'argon, alcuni reperti anatomicamente simili all'uomo moderno sono stati datati a 195 000 anni fa, con un'incertezza di ± 5 000 anni.[3]. Nuovi ritrovamenti rinvenuti nel 2017 in Marocco sposterebbero l'origine dell'Homo sapiens a circa 300 000 anni fa.


A parte la datazione, i nativi americani erano in pratica dei cacciatori raccoglitori che ancora non avevano una agricoltura sviluppata.
Si può girare la cosa con: vivevano in armonia con la natura.

non sappiamo quasi nulla della cultura dei primi uomini, quindi fare un paragone ha poco senso
non basta certo che fossero raccoglitori e cacciatori per pensare che fossero gli stessi di 100.000 anni prima
d'altra parte li abbiamo incontrati e non credo che avessero la stessa cultura e organizzazione degli uomini delle caverne

a parte questo non è vero che i nativi americani non avessero un'agricoltura, perchè i nativi americani sono anche i Maya e altri popoli che coltivavano e allevavano (certo, non avevano la stessa fortuna dei popoli mesopotamici con le specie da domesticare, ma per questo ti rimando al classico Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond, se non l'hai letto)

poi vivevano in armonia con la natura perchè erano troppo pochi per incidere sull'ambiente in modo significativo
però di fatto, come in tutti i luoghi del mondo, anche in America con l'arrivo dell'uomo si è estinta la megafauna (cavalli compresi), tranne rarissimi casi come i bisonti
senza contare che si ammazzavano tra tribù come se non ci fosse un domani

insomma, il mito del buon selvaggio proprio in America mi pare fuori luogo :)
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da uglygeek »

Poi anche un lombrico vive in perfetta armonia con la natura. Mi sembra uno standard un po’ bassino.

Siamo ancora al concetto del buon selvaggio d Rousseau.

Gli aztechi praticavano sacrifici umani con i prigionieri di guerra.
Gli indigeni dell’isola di Pasqua tagliarono tutti gli alberi dell’isola...
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Pitone »

Non mi toccate l'agricoltura eh! :D
Che sta distruggendo il pianeta è la produzione di carne e collateralmente l'agricoltura per sfamare la bestia :D
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da alessandro »

Pitone ha scritto:Non mi toccate l'agricoltura eh! :D
Che sta distruggendo il pianeta è la produzione di carne e collateralmente l'agricoltura per sfamare la bestia :D
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da alessandro »

balbysauro ha scritto:
alessandro ha scritto:

Ho controllato su wiki

La precisa datazione dei primi esemplari definibili sapiens, tradizionalmente posta a circa 130 000 anni fa, è stata spostata dalle scienze paleontologiche più indietro nel tempo, grazie a ritrovamenti nei tufi vulcanici della valle del fiume Omo in Etiopia. Per mezzo di tecniche basate sui rapporti fra gli isotopi dell'argon, alcuni reperti anatomicamente simili all'uomo moderno sono stati datati a 195 000 anni fa, con un'incertezza di ± 5 000 anni.[3]. Nuovi ritrovamenti rinvenuti nel 2017 in Marocco sposterebbero l'origine dell'Homo sapiens a circa 300 000 anni fa.


A parte la datazione, i nativi americani erano in pratica dei cacciatori raccoglitori che ancora non avevano una agricoltura sviluppata.
Si può girare la cosa con: vivevano in armonia con la natura.

non sappiamo quasi nulla della cultura dei primi uomini, quindi fare un paragone ha poco senso
non basta certo che fossero raccoglitori e cacciatori per pensare che fossero gli stessi di 100.000 anni prima
d'altra parte li abbiamo incontrati e non credo che avessero la stessa cultura e organizzazione degli uomini delle caverne

a parte questo non è vero che i nativi americani non avessero un'agricoltura, perchè i nativi americani sono anche i Maya e altri popoli che coltivavano e allevavano (certo, non avevano la stessa fortuna dei popoli mesopotamici con le specie da domesticare, ma per questo ti rimando al classico Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond, se non l'hai letto)

poi vivevano in armonia con la natura perchè erano troppo pochi per incidere sull'ambiente in modo significativo
però di fatto, come in tutti i luoghi del mondo, anche in America con l'arrivo dell'uomo si è estinta la megafauna (cavalli compresi), tranne rarissimi casi come i bisonti
senza contare che si ammazzavano tra tribù come se non ci fosse un domani

insomma, il mito del buon selvaggio proprio in America mi pare fuori luogo :)
Si, mi riferivo ai nativi dell’attuale Nord America.
Fino all’arrivo degli spagnoli non c’erano cavalli nelle Americhe, al sud usavano i lama e al nord i cani.

Non conoscevano la ruota in nessuna delle Americhe pur essendo, almeno le popolazioni del Sud America grandi conoscitori e studiosi delle stelle, con edifici appositi per lo studio degli astri e bravi costruttori di acquedotti anche sotterranei.

Le tribù del nord, forse non hanno mai sviluppato una vera civiltà (da città ) perché non coltivavano e quindi erano nomadi.

Poi, credo che gli europei abbiano avuto il vantaggio di antichi scambi commerciali e culturali con il medio oriente, Mesopotamia e anche con le civiltà indiane e cinesi, uno scambio reciproco.
Le società più isolate ebbero uno sviluppo diverso, dalle Americhe all’australia All’africa Profonda, praticamente isolata da deserti e foreste dall’africa Mediterranea.

Poi, i sacrifici umani appartengono a ogni vincitore sul vinto. Uccisi, ridotti in schiavitù etc.
I Maya erano solo più plateali.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Shakespeare »

Ma non è possibile pensare se stavano bene o male, se erano felici o no ?
Misurare con il metro dello sviluppo scientifico, economico, letterario o quantaltro mi sembra molto riduttivo, e anche sbagliato.
Stavano bene cosi ? E allora, perché avrebbero dovuto sviluppare attitudini differenti ? E perché ci dovremmo ritenere superiori rispetto a loro ?
Anzi, potrebbe anxhe essere la nostra infelicità che ci ha indotto a cercare dell'altro.
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Rosewall
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Rosewall »

s&v ha scritto:
Rosewall ha scritto: sí, eccessi (ridicoli o tragici) che peraltro sono code che possono rinvenirsi in qualunque fenomeno protestatario fin dall'alba dei tempi.
Sembri molto rilassato su questa questione, io sono parecchio inquieto invece: non ho inquadrato bene quanto questa auspicata rivoluzione culturale - passatemi il termine - abbia effettivo credito nella società americana ma di sicuro molte università e giornali anglosassoni sono pesantemente influenzate da idee estremiste. Quello che colpisce è la rapidità del fenomeno, praticamente ci è voluto appena un decennio per un cambiamento cosi' radicale.
è che non vedo come un "fenomeno protestatario" (quanto poi si tradurrà in un cambio di costumi, mentalità, e leggi, lo si vedrà) possa non accompagnarsi anche a episodi "scomposti".
È strano solo per i tanti (non tu) che dall'Italia spiegano sussiegosi che cosa in una "rivolta" sia opportuno fare e cosa invece sia sconveniente. Gli stessi magari che considerano irrispettoso della Storia tirar giù delle statue, che mi sembra proprio quella considerazione ad essere anti-storica (in un senso storico, le statue sono fatte proprio per essere tirate giù).
Non si fanno previsioni sul futuro, ma se fossi costretto a scommettere azzarderei che nelle università e nei giornali non prevarranno in ogni caso le posizioni più estremistiche, che peraltro non sono dominanti neanche ora.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da koufax75 »

uglygeek ha scritto:Questa e' la volta che la squadra NFL di Washington dovra' cambiare nome. :)
Finalmente..
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uglygeek
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da uglygeek »

Rosewall ha scritto:
s&v ha scritto:
Rosewall ha scritto: sí, eccessi (ridicoli o tragici) che peraltro sono code che possono rinvenirsi in qualunque fenomeno protestatario fin dall'alba dei tempi.
Sembri molto rilassato su questa questione, io sono parecchio inquieto invece: non ho inquadrato bene quanto questa auspicata rivoluzione culturale - passatemi il termine - abbia effettivo credito nella società americana ma di sicuro molte università e giornali anglosassoni sono pesantemente influenzate da idee estremiste. Quello che colpisce è la rapidità del fenomeno, praticamente ci è voluto appena un decennio per un cambiamento cosi' radicale.
è che non vedo come un "fenomeno protestatario" (quanto poi si tradurrà in un cambio di costumi, mentalità, e leggi, lo si vedrà) possa non accompagnarsi anche a episodi "scomposti".
È strano solo per i tanti (non tu) che dall'Italia spiegano sussiegosi che cosa in una "rivolta" sia opportuno fare e cosa invece sia sconveniente. Gli stessi magari che considerano irrispettoso della Storia tirar giù delle statue, che mi sembra proprio quella considerazione ad essere anti-storica (in un senso storico, le statue sono fatte proprio per essere tirate giù).
Non si fanno previsioni sul futuro, ma se fossi costretto a scommettere azzarderei che nelle università e nei giornali non prevarranno in ogni caso le posizioni più estremistiche, che peraltro non sono dominanti neanche ora.
Le universita' e i giornali sono gia' molto influenzate da idee radicali, o piu' precisamente, nelle facolta' soprattutto umanistiche negli ultimi anni si sono fatte spazio posizioni alquanto estremistiche sui temi della giustizia sociale e della identity politics. E ora giovani laureati usciti da queste facolta' si fanno spazio nei giornali e nelle grandi aziende, portando una versione molto dura di tutto l'armamentario della politically correcteness. La presidenza Trump ha esacerbato gli animi ancora di piu', polarizzando ancora di piu' la situazione in maniera che comincia ad essere francamente pericolosa.
Nelle recenti proteste dopo la morte di Floyd ha fatto abbastanza impressione sentire giornalisti solitamente moderati come quelli della CNN dire che tutto sommato incendi e saccheggi fanno parte del gioco, non puoi fare una frittata senza rompere qualche uovo, si dice.

Non e' che non abbiano le loro ragioni, tuttaltro, ma queste piu' estreme sono pur sempre opinioni, per quanto rumorose, minoritarie nel paese. La maggioranza silenziosa e' certamente contro il razzismo ma anche contro la rivolta e secondo me aspetta le elezioni per saldare i conti; di nuovo.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Johnny Rex »

Per me abbattere le Statue è Vandalismo *, che poi il detto vandalismo sia ammantato di nobili o infami propositi poco cambia, sempre Vandalismo rimane

* Poveri Vandali, anche loro oggetto di razzismo linguistico :P

F.F.
Nevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Rosewall »

in senso lato il "vandalismo" è la storia tutta, senza giusto le parti più noiose :)
uglygeek ha scritto:. E ora giovani laureati usciti da queste facolta' si fanno spazio nei giornali e nelle grandi aziende, portando una versione molto dura di tutto l'armamentario della politically correcteness.
i quali o acquisiscono in fretta la flessibilità sufficiente ad interagire in società oppure si ritrovano in mezzo ad una strada con un botto di debiti.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Nickognito »

Johnny Rex ha scritto: * Poveri Vandali, anche loro oggetto di razzismo linguistico :P

F.F.
esatto, io arresterei chi parla di vandalismo per oltraggio a quel popolo!
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da s&v »

uglygeek ha scritto:
Rosewall ha scritto:
s&v ha scritto:
Sembri molto rilassato su questa questione, io sono parecchio inquieto invece: non ho inquadrato bene quanto questa auspicata rivoluzione culturale - passatemi il termine - abbia effettivo credito nella società americana ma di sicuro molte università e giornali anglosassoni sono pesantemente influenzate da idee estremiste. Quello che colpisce è la rapidità del fenomeno, praticamente ci è voluto appena un decennio per un cambiamento cosi' radicale.
è che non vedo come un "fenomeno protestatario" (quanto poi si tradurrà in un cambio di costumi, mentalità, e leggi, lo si vedrà) possa non accompagnarsi anche a episodi "scomposti".
È strano solo per i tanti (non tu) che dall'Italia spiegano sussiegosi che cosa in una "rivolta" sia opportuno fare e cosa invece sia sconveniente. Gli stessi magari che considerano irrispettoso della Storia tirar giù delle statue, che mi sembra proprio quella considerazione ad essere anti-storica (in un senso storico, le statue sono fatte proprio per essere tirate giù).
Non si fanno previsioni sul futuro, ma se fossi costretto a scommettere azzarderei che nelle università e nei giornali non prevarranno in ogni caso le posizioni più estremistiche, che peraltro non sono dominanti neanche ora.
Le universita' e i giornali sono gia' molto influenzate da idee radicali, o piu' precisamente, nelle facolta' soprattutto umanistiche negli ultimi anni si sono fatte spazio posizioni alquanto estremistiche sui temi della giustizia sociale e della identity politics. E ora giovani laureati usciti da queste facolta' si fanno spazio nei giornali e nelle grandi aziende, portando una versione molto dura di tutto l'armamentario della politically correcteness. La presidenza Trump ha esacerbato gli animi ancora di piu', polarizzando ancora di piu' la situazione in maniera che comincia ad essere francamente pericolosa.
Nelle recenti proteste dopo la morte di Floyd ha fatto abbastanza impressione sentire giornalisti solitamente moderati come quelli della CNN dire che tutto sommato incendi e saccheggi fanno parte del gioco, non puoi fare una frittata senza rompere qualche uovo, si dice.

Non e' che non abbiano le loro ragioni, tuttaltro, ma queste piu' estreme sono pur sempre opinioni, per quanto rumorose, minoritarie nel paese. La maggioranza silenziosa e' certamente contro il razzismo ma anche contro la rivolta e secondo me aspetta le elezioni per saldare i conti; di nuovo.
Sono d'accordo con il resto del post ma non con la frase in grassetto. Il problema degli Stati Uniti, ben documentato, è la violenza della polizia, che potrebbe essere, come hai scritto tu in passato, una conseguenza della grande quantità di armi che circolano negli States. La polizia poi potrebbe avere un bias razziale (ma qui la letteratura ha dei dubbi, ho scorso articoli in questi giorni che dicono che il bias esiste, e articoli che lo negano).

Per il resto:

1) Questo estremismo politicamente corretto che ascrive al razzismo sistemico i problemi dei Black Americans passa sotto silenzio che Asian Americans, Arab Americans e anche Nigerian Americans hanno indicatori socioeconomici migliori dei White Americans.

2) Gli elevatissimi tassi di mortalità tra i giovani Black American non sono dovuti alla polizia o al Ku Klux Klan ma ad altri Black American

3) La tragedia dei Black American è che due bambini su tre crescono senza padre, più del doppio rispetto agli anni '60: https://datacenter.kidscount.org/data/t ... 13/432,431
La percentuale dei bianchi è al 24%, degli asiatici al 15%

Tacere questi fatti è quantomeno disonesto e paradigmatico del collasso della sinistra americana. Crea peraltro un circolo vizioso perché obnubila le menti di giovani afroamericani facendogli credere che il sistema è contro di loro no matter what, quando negli USA è pieno di amministratori, poliziotti, intellettuali afromericani. Anche un ex presidente, a quanto pare.
Tra l'altro è ironico pensare che i due afroamericani più in vista dopo Obama - il giudice della Corte Suprema Clarence Thomas e il grande economista Thomas Sowell - siano conservatori.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da uglygeek »

Rosewall ha scritto:in senso lato il "vandalismo" è la storia tutta, senza giusto le parti più noiose :)
uglygeek ha scritto:. E ora giovani laureati usciti da queste facolta' si fanno spazio nei giornali e nelle grandi aziende, portando una versione molto dura di tutto l'armamentario della politically correcteness.
i quali o acquisiscono in fretta la flessibilità sufficiente ad interagire in società oppure si ritrovano in mezzo ad una strada con un botto di debiti.
Non hai idea :D
Almeno nelle società americane, o i CEO e manager si adattano subito ad interagire nel nuovo clima, o si ritrovano senza lavoro.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Rosewall »

però una cosa è la dura applicazione del politicamente corretto e un'altra sono gli estremismi, gli episodi "tragici" o grotteschi (e in mezzo una zona grigia terreno di conflitto). Che gli estremismi siano la norma non lo credo. Per intenderci, il manager di hbo che mette il disclaimer a Via col vento, in quel contesto, non lo ritengo certo un e
"estremista".
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Gios »

Rosewall ha scritto:
s&v ha scritto:
Rosewall ha scritto: sí, eccessi (ridicoli o tragici) che peraltro sono code che possono rinvenirsi in qualunque fenomeno protestatario fin dall'alba dei tempi.
Sembri molto rilassato su questa questione, io sono parecchio inquieto invece: non ho inquadrato bene quanto questa auspicata rivoluzione culturale - passatemi il termine - abbia effettivo credito nella società americana ma di sicuro molte università e giornali anglosassoni sono pesantemente influenzate da idee estremiste. Quello che colpisce è la rapidità del fenomeno, praticamente ci è voluto appena un decennio per un cambiamento cosi' radicale.
è che non vedo come un "fenomeno protestatario" (quanto poi si tradurrà in un cambio di costumi, mentalità, e leggi, lo si vedrà) possa non accompagnarsi anche a episodi "scomposti".
È strano solo per i tanti (non tu) che dall'Italia spiegano sussiegosi che cosa in una "rivolta" sia opportuno fare e cosa invece sia sconveniente. Gli stessi magari che considerano irrispettoso della Storia tirar giù delle statue, che mi sembra proprio quella considerazione ad essere anti-storica (in un senso storico, le statue sono fatte proprio per essere tirate giù).
Non si fanno previsioni sul futuro, ma se fossi costretto a scommettere azzarderei che nelle università e nei giornali non prevarranno in ogni caso le posizioni più estremistiche, che peraltro non sono dominanti neanche ora.
Credo si possa anche ammettere, se è vero che il movimento rivoltoso rebalta_statue-abbatti_Bastiglia-dai_fuoco_alla_casa_di_messer_Lapo_da_Castiglionchio sia ordinario nella storia (diciamo come forza centrifuga o, senza connotazione di merito, progressista) l'esistere anche di una compagine non meno storica (chiamiamola anche centripeta o, senza connotazione di merito, conservatrice) che possa ritenere non del tutto appropriato la cosa.

Di certo la goffa forma estremistica indispone il moderato, quello che ragionevolmente vorrebbe (forzicina centrifuga) doverosamente una maggiore serenità nella conciliazione tra genti di diversa estrazione, ma che avrebbe piacere a guardare la sera Little Britain, e quello che (forzicina centripeta) magari desidera potere esporre senza problemi che in una scuola di Londra o Parigi sia preferibile studiare Shakespeare o Hugo invece che il teatro shingeki e Toni Morrison, ammirando comunque ogni esigenza di considerazione paritetica degli individui.

Non ho problema a definirmi, in questi giorni, apertamente razzista, a seconda della definizione che si vuole dare della cosa.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Monheim »

Penny Lane Could Be Renamed Due to Possible Slavery Connection

https://ultimateclassicrock.com/penny-lane-slavery/
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da uglygeek »

LUCA BEATRICE

Arte è libertà? Un’introduzione

«Non sono d’accordo con quello che dici, ma da­rei la vita perché tu possa dirlo», passata alla sto­ria come una frase di Voltaire e poi attribuita alla scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall, è una di quelle espressioni somministrate per forza a quel­le generazioni che, come la mia, sono cresciute vi­ziate dall’ideologia. Proprio per uscire da questa logica, dell’uno contro l’altro armati, si faceva lar­go l’idea che fosse da difendere il libero pensiero a ogni costo, soprattutto di chi non la pensava come te. Pensiero libero contro pensiero unico.

Questa frase, peraltro, non mi è mai piaciuta. L’ho sempre trovata insulsa, una massima di scar­so valore e significato, adatta a mantenere i toni fin troppo moderati, dove invece mi accendeva­no il paradosso, l’iperbole, l’esagerazione, la scor­rettezza, ingredienti se non obbligatori almeno auspicabili in un’opera d’arte. Che infatti non è mai realtà, ma qualcos’altro.

Da ragazzo, negli anni Settanta, combattevo per principio contro chiunque mettesse a rischio la mia libertà d’espressione. Allora le restrizioni arrivavano dagli ambienti più conservatori, bacchettoni e benpensanti, intrisi di morale borghese, di valori cattolici, mentre noi “rivoluzionari”, di destra o di sinistra, giocavamo con le parole, l’assurdo, il non senso e chiunque ci dicesse di smetterla era uno squallido censore. Non esisteva allora il termine “politicamente scorretto” e qualsiasi cosa fosse scorretta ci piaceva eccome.

Potrei quasi dire che mi sono avvicinato, ho studiato, insegnato e analizzato criticamente le arti, dalla pittura alla musica, dalla letteratura al cinema, perché sentivo che lì la mia libertà fosse assolutamente tutelata e non minacciata dalla realtà.

È che spesso non siamo così facili profeti. Come non avrei mai saputo prevedere che un virus riuscisse a mettere in ginocchio il mondo nel 2020, altrettanto non avrei pensato che la storia dell’arte, passata e presente, potesse essere censurata nel terzo millennio, complice il cosiddetto “libero pensiero dei social network”. Gauguin, Balthus, Waterhouse e Schiele sono alcuni tra gli esempi più clamorosi di pittori che oggi, a distanza di un secolo, poco meno poco più, vengono vivise­zionati dal punto di vista etico-moralista, quando l’arte e la cultura dovrebbero rispondere sempre e soltanto al giudizio estetico.

Né immaginare che la prestigiosa Università americana di Yale avrebbe voluto cancellare il corso di Storia dell’arte del Ri­nascimento perché unicamente basato sul punto di vista occidentale che non tiene conto della cultura degli altri popoli. Fatti di cui si è parlato molto nell’escalation del politicamente corretto, che or­mai non risparmia nessuno.

Non risparmia neppure i grandi autori di cine­ma, neanche due ultraottantenni come Roman Po­lanski, premiato tra le contestazioni a Venezia nel 2019 e al più recente Cesar, o Woody Allen, la cui pubblicazione dell’autobiografia Apropos of Nothing è stata rifiutata da Hachette (ma non da Elisabet­ta Sgarbi, editrice de La Nave di Teseo, che l’ha pubblicata nel maggio scorso).

Su Polanski pesa la grave accusa di stupro perpetrata ai danni di una minorenne nel 1977, una vecchia e brutta storia che nulla toglie alla genialità del regista; in quanto ad Allen, è la figlia Dylan Farrow a scagliarsi sui social contro un padre indubbiamente difficile di cui peraltro si sa già tutto. Ma allora si giudica l’o­pera o l’uomo? Discorso analogo vale per il mon­do della musica rock, nata ribelle e oggi dominata da conformismo e buoni sentimenti.

Morrissey, già leader degli Smiths, è tra le pochissime star a dichiararsi conservatore, favorevole alla Brexit e supporto di For Britain, il movimento accusato di razzismo. Questo non è piaciuto ai fan, che han­no strappato i suoi manifesti e distrutto i dischi. Morrissey si è appellato al rispetto della diversità di opinioni e alla libertà di parola e invece la cen­sura si è abbattuta anche su quello che è sempre stato considerato un territorio franco.

Il rischio della degenerazione di questo atteg­giamento censorio, che passa dalla melassa del po­liticamente corretto all’instaurarsi di un paesaggio orwelliano, avamposto della dittatura, si è manife­stato a lungo durante il diffondersi della pandemia da coronavirus. Guai a manifestare dubbi, dissen­si, incertezze rispetto alle decisioni della politica, supportati da virologi ed esperti. Durante il lockdown, insieme alle persone, sono rimaste chiuse in casa le loro coscienze.

Consigliando la lettura di 1984 Nicola Por­ro su “Il Giornale” prospetta uno scenario for­se inquietante, ma non improbabile: «Stiamo esagerando? Forse. Ma a scanso di equivoci, in questa quarantena, dategli una lettura. All’epoca c’era lo stalinismo, oggi la tirannia ha un’altra più garbata forma, ma il risultato non cambia». Più sicurezza e meno libertà è un refrain che anticipa le dittature.

Poche voci dissonanti si sono alzate davanti al buonismo mediocre dell’hashtag #iorestoacasa: Enrico Del Buono su “Rolling Stone” – «la rivelazione più terribile di questa epidemia è il bisogno diffuso, finalmente demistificato, di inchinarsi al primo grande inquisitore che passa»; Filippo Facci su “Libero” – «non mi farò mettere app sul telefono che equivalgono al braccialetto dei carcerati o alla dittatura cinese, non mi farò spiare da un drone, anzi, se ne vedrò uno lo abbatterò con la fionda»; Camillo Langone ancora su “Il Giornale” – «ma restateci voi a casa, amebe che non siete altro: non esistono più giovani ribelli, fieri vegliardi, artisti maledetti o, più semplicemente, intellettuali dissidenti?».

Lasciando la cronaca e tornando alla questione del politicamente corretto, nel 1993, il grande Robert Hughes pubblicava la sua reprimenda intitolata La cultura del piagnisteo, si riferiva a questioni del proprio tempo. Nessuno, neppure il più oltranzista tra i censori, si sarebbe sognato di portare indietro di secoli l’orologio dell’arte; oggi c’è chi lo fa, applicando letture moralistiche a opere nate sotto ben altre stelle.

Tra tutti, il caso Yale è il più clamoroso e assurdo perché all’epoca del Rinascimento italiano l’arte era quella, solo quella e nulla più. Può darsi che da qualche parte del nostro pianeta, prima della scoperta dell’America, forse nel Centro Africa o nel Sud Est asiatico, ci fossero abilissimi artigiani capaci di intagliare legno, assemblare materiali, ma privi di qualsiasi aspirazione all’autorialità perché proprio non la conoscevano.

La firma, nell’arte, è da sempre sinonimo di garanzia e ci sarà dunque un motivo se Giotto vale di più di un anonimo maestro di bottega. Una data segna il cambiamento, ed è il 1989, con la mostra Magiciens de la Terre che a Parigi espone per la prima volta in un grande museo i prodotti artistici extra-occidentali. Inutile arrampicarsi sui vetri, prima di allora l’arte era soltanto europea, l’America si riconosce solo dal Novecento pieno, il resto non conta, non esiste.

Discorsi che non piacciono alla maggior parte degli osservatori contemporanei, invaghiti dal senso di colpa contro la “nostra” mentalità colonialista. Non potendo portare a suffragio delle loro teorie qualche esempio calzante, si dedicano alla nobile arte della censura retroattiva, con accuse di maschilismo, sessismo, comportamenti devianti.

L’assurdo sta proprio qua. Nel terzo millennio i maggiori censori arrivano dagli ambienti accreditati come i più progressisti. Accademici, direttori di museo, intellettuali di oggi non hanno nulla a che fare con il background culturale dei loro genitori, che negli anni Sessanta e Settanta lottavano per la libertà sessuale e di pensiero, sognando una società libera da ogni costrizione.

Un cavallo di battaglia della sinistra, una tra le tante promesse mai mantenute.
Tra le occupazioni più recenti dei moralisti loro eredi c’è chi scandaglia, aiutandosi col web e rilanciando le proprie opinioni in questa terra di nessuno, i manuali di arte alla ricerca di immagini perverse, sottolinea i romanzi dove compare la parola negro, ebreo o altri lemmi di discriminazione sessuale.

Se la prende con la volgarità dei rapper e viviseziona qualsiasi canzonetta, anche la più stupida: credete forse che Vasco Rossi oggi potrebbe ancora gridare, in Colpa d’Alfredo, «è andata a casa con il negro la troia»? Impensabile anche per lui. Gli ultimi a difendere la libertà d’espressione e di immagine sono rimasti i conservatori, i liberali, che forse in un altro tempo si sarebbero indignati e oggi, chiamati in causa, si sentono di fermare la corsa alla censura.

Perché questa è una folle corsa che limita la libertà di tutti, di chi fa arte e di chi la guarda, di chi la espone e di chi la ama. E pensare che nella storia dell’uomo arte è sinonimo di libertà, o almeno lo è stato a lungo. Non oggi, perché alcuni modi di fare arte o di essere stati artisti non sarebbero più legittimi nel nostro mondo.

Oggi leggiamo l’opera come un insieme di qualità estetiche, stilistiche ed etiche, con una netta prevalenza di quest’ultima. Ed è sbagliato. Se l’arte si giudica dalla cronaca, eccoci davanti alle nuove forme di “pornografia del dolore” che invadono le biennali, le fiere, le mostre indipendenti e i musei progressisti. Eppure nessuno mai si sognerebbe di additare il cinismo di chi si serve delle tragedie a scopi commerciali e autopromozionali.

Cercasi migranti, sciagure, femminicidi, guerre, disastri ambientali. Tutto è addomesticato, tutto è uguale, perfettamente corretto. La minoranza è in e la maggioranza out. L’omosessualità in e l’eterosessualità out. Il cristianesimo out e le altre religioni in. L’occidente out e il terzomondismo in.

Un editore di estrema destra va espulso dal Salone del libro di Torino e il criminale Cesare Battisti può essere pubblicato da Einaudi (fuori catalogo, fortunatamente). L’elenco può continuare all’infinito, funziona solo ciò che è perfettamente corretto, «nessuno si senta offeso» come cantava Francesco De Gregori. E intanto la libertà dell’arte va a farsi fottere, se si può ancora dire.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Johnny Rex »

Impossibile non essere d'accordo (lasciando perdere le citazioni di Facci etc) anche se credo che l'arte orientale (Cina era ancor ala prima nazione al mondo, ai tempi) e Medio Orientale dei tempi avessero opere di Grande pregio.

F.F.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Rosewall »

però sul sito di Yale trovo che hanno sempre corsi di storia dell'arte del Rinascimento, su amazon vendono l'autobiografia di Woody Allen sia in USA che in Francia, Polanski pur "fra le contestazioni" è stato "premiato a Venezia e al più recente Cesar", l'arte può essere tale anche senza "la firma", l'app immuni oggettivamente non "equivale al braccialetto dei carcerati o alla dittatura cinese", rispettare il lockdown non mi pare un comportamento "da amebe", "i loro genitori, che negli anni Sessanta e Settanta lottavano per la libertà sessuale e di pensiero, sognando una società libera da ogni costrizione" hanno talora anche dato vita ad episodi grotteschi, conformistici, ed intolleranti, i conservatori e liberali italiani che sarebbero "gli ultimi a difendere la libertà d’espressione e di immagine" hanno ripetutamente censurato mostre a loro sgradite.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da uglygeek »

Rosewall ha scritto:però sul sito di Yale trovo che hanno sempre corsi di storia dell'arte del Rinascimento, su amazon vendono l'autobiografia di Woody Allen sia in USA che in Francia, Polanski pur "fra le contestazioni" è stato "premiato a Venezia e al più recente Cesar", l'arte può essere tale anche senza "la firma", l'app immuni oggettivamente non "equivale al braccialetto dei carcerati o alla dittatura cinese", rispettare il lockdown non mi pare un comportamento "da amebe", "i loro genitori, che negli anni Sessanta e Settanta lottavano per la libertà sessuale e di pensiero, sognando una società libera da ogni costrizione" hanno talora anche dato vita ad episodi grotteschi, conformistici, ed intolleranti, i conservatori e liberali italiani che sarebbero "gli ultimi a difendere la libertà d’espressione e di immagine" hanno ripetutamente censurato mostre a loro sgradite.
Sembra che ti dispiaccia...

In realtà ad Allen la Hachette ha rinunciato a pubblicare la biografia nonostante gli accordi, anche perché i lavoratori avevano inscenato manifestazioni di protesta, manco fosse il Mein Kampf (che andrebbe anch’esso pubblicato senza storie, tra l’altro). Poi è stata pubblicata da un editore minore. Amazon ha bloccato per più di un anno l’ultimo film di Allen, che credo non sia nemmeno realmente uscito negli Stati Uniti, che è l’unico mercato che conta. Tutto questo per una persona, che, ricordiamolo, è stata assolta da tutte le fantasiose accuse fabbricate da una moglie tradita. Allen ha detto che probabilmente non girerà più film.

Polanski invece è colpevole, parliamo comunque di un reato commesso 50 anni fa e non si capisce perché tutto questo stracciarsi di vesti se riceve un premio.

Yale: https://yaledailynews.com/blog/2020/01/ ... ey-course/
Anche solo discutere questa cosa è una follia.

I conservatori e i liberali hanno ripetutamente censurato cose a loro sgradite ma oggi la libertà di espressione non è certo un valore di sinistra e non è che la censura è buona se viene da una direzione e cattiva se viene dall’altra. È un medioevo ideologico.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Rosewall »

(casa editrice francese che ha pubblicato Woody Allen che è della Hachette, vedo anche).

al contrario, ne sono lieto. E a te dispiace che ci sia il corso di Yale, e poter leggere l'autobiografia di Woody Allen, e che Polanski sia stato premiato per la sua arte, e poter pure vedere facimente via col vento o little britain? O avresti preferito che fossero cose davvero censurate tipo dittatura (invece che cose che hanno catalizzato l'attenzione di movimenti alla ricerca di visibilità per le loro cause)?
Nel primo caso, dovresti essere contento che quanto sostenuto dall'articolo sia risultato - come dire - enfatizzato in funzione della tesi da dimostrare.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da uglygeek »

Rosewall ha scritto:(casa editrice francese che ha pubblicato Woody Allen che è della Hachette, vedo anche).

al contrario, ne sono lieto. E a te dispiace che ci sia il corso di Yale, e poter leggere l'autobiografia di Woody Allen, e che Polanski sia stato premiato per la sua arte, e poter pure vedere facimente via col vento o little britain? O avresti preferito che fossero cose davvero censurate tipo dittatura (invece che cose che hanno catalizzato l'attenzione di movimenti alla ricerca di visibilità per le loro cause)?
Nel primo caso, dovresti essere contento che quanto sostenuto dall'articolo sia risultato - come dire - enfatizzato in funzione della tesi da dimostrare.
Come sara' il futuro? Finche' c'e' gente che protesta contro queste censure, c'e' speranza. Tu protesti?

A me di censura pare ce ne sia gia' fin troppa gia' adesso. Poi e' ovvio che il mondo moderno e' complicato, e' difficile impedire a tutte le case editrici del mondo di pubblicare un libro, e' difficile bloccare un film in tutti i mercati del mondo. Grazie al cielo, l'Italia (paese di cui ho sempre piu' stima) pare essere uno dei paesi piu' refrattari a questo tipo di censura, da noi non sono riusciti nemmeno a stroncare la carriera del regista Brizzi.
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uglygeek ha scritto:
LUCA BEATRICE

Arte è libertà? Un’introduzione

«Non sono d’accordo con quello che dici, ma da­rei la vita perché tu possa dirlo», passata alla sto­ria come una frase di Voltaire e poi attribuita alla scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall, è una di quelle espressioni somministrate per forza a quel­le generazioni che, come la mia, sono cresciute vi­ziate dall’ideologia. Proprio per uscire da questa logica, dell’uno contro l’altro armati, si faceva lar­go l’idea che fosse da difendere il libero pensiero a ogni costo, soprattutto di chi non la pensava come te. Pensiero libero contro pensiero unico.

Questa frase, peraltro, non mi è mai piaciuta. L’ho sempre trovata insulsa, una massima di scar­so valore e significato, adatta a mantenere i toni fin troppo moderati, dove invece mi accendeva­no il paradosso, l’iperbole, l’esagerazione, la scor­rettezza, ingredienti se non obbligatori almeno auspicabili in un’opera d’arte. Che infatti non è mai realtà, ma qualcos’altro.

Da ragazzo, negli anni Settanta, combattevo per principio contro chiunque mettesse a rischio la mia libertà d’espressione. Allora le restrizioni arrivavano dagli ambienti più conservatori, bacchettoni e benpensanti, intrisi di morale borghese, di valori cattolici, mentre noi “rivoluzionari”, di destra o di sinistra, giocavamo con le parole, l’assurdo, il non senso e chiunque ci dicesse di smetterla era uno squallido censore. Non esisteva allora il termine “politicamente scorretto” e qualsiasi cosa fosse scorretta ci piaceva eccome.

Potrei quasi dire che mi sono avvicinato, ho studiato, insegnato e analizzato criticamente le arti, dalla pittura alla musica, dalla letteratura al cinema, perché sentivo che lì la mia libertà fosse assolutamente tutelata e non minacciata dalla realtà.

È che spesso non siamo così facili profeti. Come non avrei mai saputo prevedere che un virus riuscisse a mettere in ginocchio il mondo nel 2020, altrettanto non avrei pensato che la storia dell’arte, passata e presente, potesse essere censurata nel terzo millennio, complice il cosiddetto “libero pensiero dei social network”. Gauguin, Balthus, Waterhouse e Schiele sono alcuni tra gli esempi più clamorosi di pittori che oggi, a distanza di un secolo, poco meno poco più, vengono vivise­zionati dal punto di vista etico-moralista, quando l’arte e la cultura dovrebbero rispondere sempre e soltanto al giudizio estetico.

Né immaginare che la prestigiosa Università americana di Yale avrebbe voluto cancellare il corso di Storia dell’arte del Ri­nascimento perché unicamente basato sul punto di vista occidentale che non tiene conto della cultura degli altri popoli. Fatti di cui si è parlato molto nell’escalation del politicamente corretto, che or­mai non risparmia nessuno.

Non risparmia neppure i grandi autori di cine­ma, neanche due ultraottantenni come Roman Po­lanski, premiato tra le contestazioni a Venezia nel 2019 e al più recente Cesar, o Woody Allen, la cui pubblicazione dell’autobiografia Apropos of Nothing è stata rifiutata da Hachette (ma non da Elisabet­ta Sgarbi, editrice de La Nave di Teseo, che l’ha pubblicata nel maggio scorso).

Su Polanski pesa la grave accusa di stupro perpetrata ai danni di una minorenne nel 1977, una vecchia e brutta storia che nulla toglie alla genialità del regista; in quanto ad Allen, è la figlia Dylan Farrow a scagliarsi sui social contro un padre indubbiamente difficile di cui peraltro si sa già tutto. Ma allora si giudica l’o­pera o l’uomo? Discorso analogo vale per il mon­do della musica rock, nata ribelle e oggi dominata da conformismo e buoni sentimenti.

Morrissey, già leader degli Smiths, è tra le pochissime star a dichiararsi conservatore, favorevole alla Brexit e supporto di For Britain, il movimento accusato di razzismo. Questo non è piaciuto ai fan, che han­no strappato i suoi manifesti e distrutto i dischi. Morrissey si è appellato al rispetto della diversità di opinioni e alla libertà di parola e invece la cen­sura si è abbattuta anche su quello che è sempre stato considerato un territorio franco.

Il rischio della degenerazione di questo atteg­giamento censorio, che passa dalla melassa del po­liticamente corretto all’instaurarsi di un paesaggio orwelliano, avamposto della dittatura, si è manife­stato a lungo durante il diffondersi della pandemia da coronavirus. Guai a manifestare dubbi, dissen­si, incertezze rispetto alle decisioni della politica, supportati da virologi ed esperti. Durante il lockdown, insieme alle persone, sono rimaste chiuse in casa le loro coscienze.

Consigliando la lettura di 1984 Nicola Por­ro su “Il Giornale” prospetta uno scenario for­se inquietante, ma non improbabile: «Stiamo esagerando? Forse. Ma a scanso di equivoci, in questa quarantena, dategli una lettura. All’epoca c’era lo stalinismo, oggi la tirannia ha un’altra più garbata forma, ma il risultato non cambia». Più sicurezza e meno libertà è un refrain che anticipa le dittature.

Poche voci dissonanti si sono alzate davanti al buonismo mediocre dell’hashtag #iorestoacasa: Enrico Del Buono su “Rolling Stone” – «la rivelazione più terribile di questa epidemia è il bisogno diffuso, finalmente demistificato, di inchinarsi al primo grande inquisitore che passa»; Filippo Facci su “Libero” – «non mi farò mettere app sul telefono che equivalgono al braccialetto dei carcerati o alla dittatura cinese, non mi farò spiare da un drone, anzi, se ne vedrò uno lo abbatterò con la fionda»; Camillo Langone ancora su “Il Giornale” – «ma restateci voi a casa, amebe che non siete altro: non esistono più giovani ribelli, fieri vegliardi, artisti maledetti o, più semplicemente, intellettuali dissidenti?».

Lasciando la cronaca e tornando alla questione del politicamente corretto, nel 1993, il grande Robert Hughes pubblicava la sua reprimenda intitolata La cultura del piagnisteo, si riferiva a questioni del proprio tempo. Nessuno, neppure il più oltranzista tra i censori, si sarebbe sognato di portare indietro di secoli l’orologio dell’arte; oggi c’è chi lo fa, applicando letture moralistiche a opere nate sotto ben altre stelle.

Tra tutti, il caso Yale è il più clamoroso e assurdo perché all’epoca del Rinascimento italiano l’arte era quella, solo quella e nulla più. Può darsi che da qualche parte del nostro pianeta, prima della scoperta dell’America, forse nel Centro Africa o nel Sud Est asiatico, ci fossero abilissimi artigiani capaci di intagliare legno, assemblare materiali, ma privi di qualsiasi aspirazione all’autorialità perché proprio non la conoscevano.

La firma, nell’arte, è da sempre sinonimo di garanzia e ci sarà dunque un motivo se Giotto vale di più di un anonimo maestro di bottega. Una data segna il cambiamento, ed è il 1989, con la mostra Magiciens de la Terre che a Parigi espone per la prima volta in un grande museo i prodotti artistici extra-occidentali. Inutile arrampicarsi sui vetri, prima di allora l’arte era soltanto europea, l’America si riconosce solo dal Novecento pieno, il resto non conta, non esiste.

Discorsi che non piacciono alla maggior parte degli osservatori contemporanei, invaghiti dal senso di colpa contro la “nostra” mentalità colonialista. Non potendo portare a suffragio delle loro teorie qualche esempio calzante, si dedicano alla nobile arte della censura retroattiva, con accuse di maschilismo, sessismo, comportamenti devianti.

L’assurdo sta proprio qua. Nel terzo millennio i maggiori censori arrivano dagli ambienti accreditati come i più progressisti. Accademici, direttori di museo, intellettuali di oggi non hanno nulla a che fare con il background culturale dei loro genitori, che negli anni Sessanta e Settanta lottavano per la libertà sessuale e di pensiero, sognando una società libera da ogni costrizione.

Un cavallo di battaglia della sinistra, una tra le tante promesse mai mantenute.
Tra le occupazioni più recenti dei moralisti loro eredi c’è chi scandaglia, aiutandosi col web e rilanciando le proprie opinioni in questa terra di nessuno, i manuali di arte alla ricerca di immagini perverse, sottolinea i romanzi dove compare la parola negro, ebreo o altri lemmi di discriminazione sessuale.

Se la prende con la volgarità dei rapper e viviseziona qualsiasi canzonetta, anche la più stupida: credete forse che Vasco Rossi oggi potrebbe ancora gridare, in Colpa d’Alfredo, «è andata a casa con il negro la troia»? Impensabile anche per lui. Gli ultimi a difendere la libertà d’espressione e di immagine sono rimasti i conservatori, i liberali, che forse in un altro tempo si sarebbero indignati e oggi, chiamati in causa, si sentono di fermare la corsa alla censura.

Perché questa è una folle corsa che limita la libertà di tutti, di chi fa arte e di chi la guarda, di chi la espone e di chi la ama. E pensare che nella storia dell’uomo arte è sinonimo di libertà, o almeno lo è stato a lungo. Non oggi, perché alcuni modi di fare arte o di essere stati artisti non sarebbero più legittimi nel nostro mondo.

Oggi leggiamo l’opera come un insieme di qualità estetiche, stilistiche ed etiche, con una netta prevalenza di quest’ultima. Ed è sbagliato. Se l’arte si giudica dalla cronaca, eccoci davanti alle nuove forme di “pornografia del dolore” che invadono le biennali, le fiere, le mostre indipendenti e i musei progressisti. Eppure nessuno mai si sognerebbe di additare il cinismo di chi si serve delle tragedie a scopi commerciali e autopromozionali.

Cercasi migranti, sciagure, femminicidi, guerre, disastri ambientali. Tutto è addomesticato, tutto è uguale, perfettamente corretto. La minoranza è in e la maggioranza out. L’omosessualità in e l’eterosessualità out. Il cristianesimo out e le altre religioni in. L’occidente out e il terzomondismo in.

Un editore di estrema destra va espulso dal Salone del libro di Torino e il criminale Cesare Battisti può essere pubblicato da Einaudi (fuori catalogo, fortunatamente). L’elenco può continuare all’infinito, funziona solo ciò che è perfettamente corretto, «nessuno si senta offeso» come cantava Francesco De Gregori. E intanto la libertà dell’arte va a farsi fottere, se si può ancora dire.
Lasciando perdere le citazioni oggettivamente stupide di porro facci e compagnia, mi pare un articolo che sembra che dica ma in realtà non dice nulla di profondo, anzi, proprio nulla. (Di cui parlavi un paio di giorni fa, non ricordo il termine inglese)
Nessuno dei citati è censurato. Le opere si reperiscono senza difficoltà e sono trasmesse e premiate.

A volte quelli anti politicamente corretto sono quelli a cui non piace essere guardati male mentre dicono negro o discriminano donne o stranieri etc.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Rosewall »

non faccio pronostici, ma ti potrebbe dunque rassicurare il pensiero che il mondo continuerà ad essere "complicato" anche nel futuro, probabilmente.
Sebbene una minoranza di estremisti sogni davvero e invano di impedire l'uscita di un libro o un corso universitario, la maggior parte delle proteste credo che vengano da persone che consapevoli delle dinamiche dei media si propongono l'obiettivo realistico di ottenere visibilità su alcuni temi facendo leva sulla fama di personaggi discussi.
Sono abili. Altrettanto abili sono però i "liberali" a cui continuano a stare in culo neri, gay, donne emancipate, poveri, eccetera e che, consapevoli delle dinamiche dei media, hanno smesso di aggredirli frontalmente preferendo invece dedicarsi ad una critica al politicamente corretto che è ormai diventata un genere letterario a sè. Muovono da alcuni elementi reali del pc, ma lo ingigantiscono fino a rappresentarlo come una distopia totalitaria già in atto o comunque lí lí per compiersi (vedi ultimo articolo). Devo anche dire che non mi preoccupano perché se è vero che riscuotono il consenso tuo e dei tanti che come te sono sinceramente preoccupati per le sorti della libertà di espressione, è però altresì vero che tu e i molti altri non condividete affatto le idee reazionarie (mal)celate dietro a tante crociate (comunque inutili: i libri vengono pubblicati in ogni caso). Ho questa impressione, magari però mi sbaglio, conosco poco sia le lotte considerate "politicamente corrette" che le lotte contro il politicamente corretto. Azzardo che entrambe sono indici di una qual certa libertà di espressione.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da uglygeek »

Rosewall ha scritto:non faccio pronostici, ma ti potrebbe dunque rassicurare il pensiero che il mondo continuerà ad essere "complicato" anche nel futuro, probabilmente.
Sebbene una minoranza di estremisti sogni davvero e invano di impedire l'uscita di un libro o un corso universitario, la maggior parte delle proteste credo che vengano da persone che consapevoli delle dinamiche dei media si propongono l'obiettivo realistico di ottenere visibilità su alcuni temi facendo leva sulla fama di personaggi discussi.
Sono abili. Altrettanto abili sono però i "liberali" a cui continuano a stare in culo neri, gay, donne emancipate, poveri, eccetera e che, consapevoli delle dinamiche dei media, hanno smesso di aggredirli frontalmente preferendo invece dedicarsi ad una critica al politicamente corretto che è ormai diventata un genere letterario a sè. Muovono da alcuni elementi reali del pc, ma lo ingigantiscono fino a rappresentarlo come una distopia totalitaria già in atto o comunque lí lí per compiersi (vedi ultimo articolo). Devo anche dire che non mi preoccupano perché se è vero che riscuotono il consenso tuo e dei tanti che come te sono sinceramente preoccupati per le sorti della libertà di espressione, è però altresì vero che tu e i molti altri non condividete affatto le idee reazionarie (mal)celate dietro a tante crociate (comunque inutili: i libri vengono pubblicati in ogni caso). Ho questa impressione, magari però mi sbaglio, conosco poco sia le lotte considerate "politicamente corrette" che le lotte contro il politicamente corretto. Azzardo che entrambe sono indici di una qual certa libertà di espressione.
Credo che la nostra incomprensione sia dovuta al fatto che tu vivi in Italia, io negli Stati Uniti. Su queste cose sono due mondi diversi. Il giorno e la notte.

Tu sostieni che la critica agli eccessi del PC sia una modo per continuare a combattere la guerra da bigotti reazionari in altro modo, ed e' vero che c'e' chi approfitta di questi eccessi in questo modo. Ma gli eccessi sono spesso davvero eccessivi e anche persone di sinistra, di solito non piu' giovani, che ricordano quando lo slogan era "Vietato vietare" non sanno bene cosa pensare di fronte ad una sinistra che invece vuole vietare tutto il vietabile.
A me pare che certi eccessi rappresentino un modo di far pagare tutti i conti sospesi.

Poi un libro al giorno d'oggi in un modo o nell'altro lo pubblichi lo stesso, e' una cosa tecnicamente cosi' facile da fare con la tecnologia che abbiamo. Ma non e' questo il punto. In molti altri lavori le cose non sono cosi' semplici. Soprattutto in molti college, specie nelle facolta' umanistiche, molto meno in quelle tecnico-scientifiche, queste idee sembrano sempre piu' estreme, poi tracimano sempre di piu' nel mondo del lavoro.

Ti faccio un esempio molto banale. Oggi su LinkedIn qualcuno aveva postato un ricordo della volta in cui nel 1946, Albert Einstein era andato a fare una lezione agli studenti di colore di una universita' americana. Siamo molti anni prima della lotta per i diritti civili, le universita' erano ancora segregate.
Immagine
Il post raccontava che molti colleghi di Einstein si offesero, e che i giornali del tempo rifiutarono di pubblicare la notizia.
Ebbene, la risposta a questa foto di una ragazza di colore, sicuramente frutto dei college illuminati di oggi, e' stata: "Eh ma la scienza e' razzista e maschilista. E l'eugenetica. E il darwinismo. E comunque sono solo uomini bianchi, Ecc.".
Fanno loro il lavaggio del cervello. Probabilmente non sapeva nemmeno che Einstein fosse stato un ebreo che viveva nella Germania di Hitler. Sicuramente non le interessava affatto.
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Re: Il politicamente corretto

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A volte quelli anti politicamente corretto sono quelli a cui non piace essere guardati male mentre dicono negro o discriminano donne o stranieri etc.
Ecco il punto vero, come dice Alessandro.
Gente che poi, Ugly a parte e pochi altri, in genere strizza l'occhio o fa proprio parte della peggio feccia populista/fascista.
Gratta gratta e scopri che da lì provengono.
Lo rivelano in genere gli ossessivi riferimenti alla fantomatica Sinistra, come fosse un monolite in tutto il globo oltretutto.
Lo voglio rivedere, Fabio
Gios
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Gios »

Ma se uno dice che tendenzialmente trova più attraenti le donne caucasiche si può o no?

Non è ironico eh.
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uglygeek
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da uglygeek »

Gios ha scritto:Ma se uno dice che tendenzialmente trova più attraenti le donne caucasiche si può o no?

Non è ironico eh.
Non si puo'.

Non si puo' nemmeno dire che tendenzialmente uno trova più attraenti le cis-women delle trans-women (non so se c'e' una precisa parola PC in italiano per il primo termine). Non è ironico eh.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
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ferryboat
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da ferryboat »

alessandro ha scritto: Lasciando perdere le citazioni oggettivamente stupide di porro facci e compagnia,
Di oggettivo non c'è proprio nulla.
E' singolare come oggi gli unici a stagliarsi contro il totalitarismo che sta prendendo sempre più piede sono coloro che sono considerati di "destra", mentre coloro che difendono fino all'inverosimile un sistema che, oggettivamente (questa volta sì), tende sempre più a posizioni dittatoriali e liberticide, siano quelli di "sinistra".

Il rovesciamento di tutto

(ps: noto anche come i 5S, che erano per "tutto in chiaro, tutto in streaming, facciamo vedere cosa succede nel Palazzo", ora appoggiano e incoraggiano riunioni da cui nulla deve trapelare, carte secretate e incontri sempre più ristretti tra personaggi sempre più loschi da cui far dipendere le sorti di un intero Paese)
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Johnny Rex
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Johnny Rex »

Cosa volete che vi dica.

Io ho molto apprezzato le battaglie civili che so avvenute fra dopoguerra e anni 80', in un epoca in cui la diseguaglianza economica si è ridotta (al solito parlo di parte del mondo, sennò arriva Nickognito a rammentarmi l'Africa etc) e in cui specie nel sud degli States ci voleva una bella dose di eroismo per cambiare le cose.
Pannella di quei tempi lo stimo davvero molto, come Brodolini per la legge del 1970,etc.

Queste degli ultimi anni hanno un che di sgradevolmente artefatto,di posticcio, diciamo pure un velo di ipocrisia che infastidisce .
La vera battaglia che appoggio senza riserve è quella che mi pare non venga combattuta ,ossia quella contro la diseguaglianza economica.

Si spacca tanto i coglioni coi femminicidi etc, non so invece quanto sia reale la parità retribuitiva fra uomini e donne a parità di mansioni,per dire.
Alle battaglie formali preferisco quelle sostanziali.

Scelgo tutta la vita Nastase che dà del Bloody Nigger ad Ashe e poi ci sghignazza su insieme piuttosto che uno che si incazza al sentire la parola NEGRO ma al tempo stesso inorridirebbe se sua figlia ci uscisse assieme.

F.F.
Nevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur Finkelstein
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da Hakaishin »

Gios ha scritto:Ma se uno dice che tendenzialmente trova più attraenti le donne caucasiche si può o no?

Non è ironico eh.
non si può. come non si può dire che le estiche hanno il clitoride più esposto delle latine, figuriamoci delle africane.
si può fare ironia sui peni degli asiatici però :D
tifare inter e tifare ferrari sono due cose incompatibili
balbysauro ha scritto:Dietro a ogni grande uomo c'è una grande donna.
Dietro a ogni grande donna c'è Hakaishin che le guarda il culo.
Cmq avete creato dei mostri osceni e inguardabili.
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da s&v »

uglygeek ha scritto: Credo che la nostra incomprensione sia dovuta al fatto che tu vivi in Italia, io negli Stati Uniti. Su queste cose sono due mondi diversi. Il giorno e la notte.

.
Quoto tutto, dall'Italia è difficile rendersene conto. In inglese una fascia sempre più estesa di giovani istruiti sta di fatto tentando di cambiare la lingua introducendo un diverso uso di pronomi più gender-neutral.

Qualche tempo fa un gruppo di professori universitari ha scritto una serie di paper palesemente assurdi per testare i limiti delle riviste scintifiche che si occupano di puttanate quali grievance studies ecc...Ebbene, molti di questi paper hanno passato la revisione paritaria. Altri, tipo uno che invitava studenti privilegiati, spesso bianchi, a stare in aula seduti sul pavimento o in catene, sono stati criticati perché troppo soft :D
Questo scandalo purtroppo non è stato scandaloso a sufficienza.
Un paper pubblicato non era altro che la rivisitazione in chiave di teoria interesezionale del Mein Kampf.

Più info qui:

https://areomagazine.com/2018/10/02/aca ... holarship/

We used other methods too, like, “I wonder if that ‘progressive stack’ in the news could be written into a paper that says white males in college shouldn’t be allowed to speak in class (or have their emails answered by the instructor), and, for good measure, be asked to sit in the floor in chains so they can ‘experience reparations.’
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da alessandro »

Quella della nuova lingua con i pronomi neutri mi pare una puttanata.

Ad esempio, nel comunicato che rivendica l’azione dimostrativa contro la statua di Montanelli, c’è un tuttx al posto di tutti che è ridicolo e una persona che si sente offesa da un tutti è una stupida.
Se volete essere corretti al limite usate il tutti e tutte seppure sia altrettanto ridicolo ma meno grottesco.
Un tempo i bravi presentatori dicevano “gentili spettatrici e gentili spettatori”.

Se si può dire “preferisco le caucasiche” che poi vanno dalle svedesi alle siciliane ai confini dell’india È un po’ generico e suona male, non si usa.

Preferisco le bionde o le more dai lineamenti gentili, d’altronde si dice: preferisco una ragazza atletica di una molto formosa e non : mi fanno schifo le ciccione.

Poi dipende dal contesto, come gios sa bene, ci sono gli scritti o i discorsi pubblici e ci sono le chiacchiere da caserma o da spogliatoio maschile.

Però si può dire, mi piacciono le caucasiche... ma si può dirlo meglio.
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alessandro
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Re: Il politicamente corretto

Messaggio da alessandro »

loveboat ha scritto:
alessandro ha scritto: Lasciando perdere le citazioni oggettivamente stupide di porro facci e compagnia,
Di oggettivo non c'è proprio nulla.
E' singolare come oggi gli unici a stagliarsi contro il totalitarismo che sta prendendo sempre più piede sono coloro che sono considerati di "destra", mentre coloro che difendono fino all'inverosimile un sistema che, oggettivamente (questa volta sì), tende sempre più a posizioni dittatoriali e liberticide, siano quelli di "sinistra".

Il rovesciamento di tutto

(ps: noto anche come i 5S, che erano per "tutto in chiaro, tutto in streaming, facciamo vedere cosa succede nel Palazzo", ora appoggiano e incoraggiano riunioni da cui nulla deve trapelare, carte secretate e incontri sempre più ristretti tra personaggi sempre più loschi da cui far dipendere le sorti di un intero Paese)

Non mi pare fascista imporre la mascherina durante la pandemia. O evitare assembramenti o far uscire le persone il meno possibile nel picco pandemico.
Lo hanno fatto tutti i governi del mondo dal più comunista al più fascista al più democratico. Quelli che non l’hanno fatto o fatto male e in ritardo stanno morendo come mosche.

Il paradosso di quelli di destra contrari, dei fascisti per la libertà, capita solo perché sono all’opposizione, fossero al governo chiederebbero le stesse misure.

Vatti a vedere il reportage di vermigli sulla terapia intensiva di Cremona e vedi se non avresti chiesto misure emergenziali anche tu.

Poi, da uno che pensa che bill gate voglia iniettare vaccini che rendono sterili per diminuire la popolazione mondiale, vale tutto.
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