uglygeek ha scritto:babaoriley ha scritto:
non è brutto, ma sempre diventa alienante.
Mio padre esce già poco di suo per problemi di deambulazione ma quel poco gli serve per sentirsi ancora una persona un minimo attiva, per vedere altre persone, altri luoghi diversi da casa. Noi non ce ne rendiamo conto perché magari abbiamo altri mille interessi e cose da fare ma per un anziano può essere difficile anche solo rinunciare a una passeggiata che per noi può sembrare insignificante.
Mio fratello semplicemente non aveva mai sperimentato lo smartworking per così tanti giorni consecutivi e lo trova noioso.
Anche mia mamma 73enne non c'e' verso di farla stare a casa, dice che se non esce si deprime troppo. E' un grosso problema anche questo.
Qui dove vivo addirittura consigliano di stare sempre a casa dopo i 60
Che una persona di 73 anni abbia piacere a muoversi e uscire di casa non è per forza un male a mio avviso.
Meglio così di una che a quell'età si crede vecchia decrepita e non si schioda più di casa pur avendo le forze per farlo (mi riferisco a persone mediamente sane e non con problemi di deambulazione e/o altri vincolanti).
Oggigiorno si tende un po' a minimizzare lo stare rinchiusi forzatamente, ma sarebbe interessante sapere come si penserebbe se tutto ciò fosse successo nel 1995 senza internet.
Dacché è stato introdotto nelle nostre vite, pur non muovendo un passo da casa, possiamo interagire con chiunque e sentirci finanche decisamente poco isolati ovunque oltre a beneficiare di tutto ciò che offre tra consultazione di tutto e di più, social network, chat, forum, Netflix e così via.
Prima di internet a casa potevi leggere un libro, guardare la televisione, vhs, dvd quando son arrivati, ascoltare musica, giocare a computer e/o console (per i non così tantissimissimi che la/le possedevano) e poco altro quantomeno in solitudine (aggiungete pure le pugnette con Postalmaket, se ci tenete).
uglygeek ha scritto:Io ci penso spesso da anni, ho toccato con mano piu' di una volta, purtroppo, che tutto puo' cambiare in un attimo. Infatti non do' mai nulla per scontato e sulla lavagna del mio ufficio c'e' sempre scritta la poesia di Ungaretti "Si sta come | d’autunno | sugli alberi | le foglie."
Se c'e' una cosa che mi e' chiara, evidentemente, e' questa. Quello che non ho capito dal tuo discorso e' allora cosa dovrei fare io, cosa dovremmo fare tutti noi. Dovrei trasferirmi in un'isola dei Caraibi e vendere magliette ai turisti? Stordirmi con spinelli o droghe piu' forti? Viaggiare in India per cercare il senso della vita e tornare tutto vestito di arancione? Cambierebbe qualcosa se lo facessi?
Direi che c'è qualche sfumatura di grigio tra lo scenario delineato da loveboat e i tuoi, eh.
Basterebbe semplicemente rilassarsi un attimo consapevoli di ciò e magari valorizzando o quantomeno accettando anche i tempi morti senza necessariamente condannarli come fosse tempo perso, in cui non si è fatto un cazzo di utile/produttivo, colpevolizzandosi.
Sarò ripetitivo ma il solito
est modus in rebus.
Io tendo a riscontrare la frenesia di cui parla loveboat anche durante le vacanze (ne parlavo giusto ieri): gente che corre come un criceto tutti i giorni al lavoro e idem quando va nelle città per vedere di tutto e di più anziché magari fermarsi banalmente in un parco, bar o quel che è a respirare un momento.
Non di rado pare che le visite alle città diventino paradossalmente perfino più faticose e stressanti delle giornate lavorative stesse.
Legittimo e comprensibile, eh, però forse eccessivo e non troppo edificante/salutare.