«The social dilemma»

Dibattito sulla vita sociale, sui problemi politici e sui microchip nei vaccini
Nickognito
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da Nickognito »

uglygeek ha scritto:
Nickognito ha scritto:Come detto nel topic della scuola, trovo curioso che in genere si debba puntare sempre su un insegnamento particolare. Intendiamoci, puo' anche andar bene parlare a scuola, che so, dei rischi delle fake news e come riconoscerle.
Ma in generale penso sia soprattutto utile formare persone intelligenti e critiche e poi queste ci arriveranno da sole.

Insomma, quanti esperti di Kant che non hanno mai seguito seminari su social e fake news pensate nei siano vittima? :)
Non puoi imporre nemmeno ad una massa di ragazzini di diventare esperti di Kant.
esperti di Kant no, ma imparare a pensare con la propria testa si'.

Se posso imporre loro di passare una quindicina d'anni tutta la mattina alzandosi presto ed andando in un posto non deciso da loro, per obbligo, credo di poter imporre loro di imparare a pensare in modo critico e di pagare bene chi e' in grado di insegnare loro quello.
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uglygeek
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da uglygeek »

Nickognito ha scritto:
uglygeek ha scritto:
Nickognito ha scritto:Come detto nel topic della scuola, trovo curioso che in genere si debba puntare sempre su un insegnamento particolare. Intendiamoci, puo' anche andar bene parlare a scuola, che so, dei rischi delle fake news e come riconoscerle.
Ma in generale penso sia soprattutto utile formare persone intelligenti e critiche e poi queste ci arriveranno da sole.

Insomma, quanti esperti di Kant che non hanno mai seguito seminari su social e fake news pensate nei siano vittima? :)
Non puoi imporre nemmeno ad una massa di ragazzini di diventare esperti di Kant.
esperti di Kant no, ma imparare a pensare con la propria testa si'.

Se posso imporre loro di passare una quindicina d'anni tutta la mattina alzandosi presto ed andando in un posto non deciso da loro, per obbligo, credo di poter imporre loro di imparare a pensare in modo critico e di pagare bene chi e' in grado di insegnare loro quello.
In realta' non puoi nemmeno insegnare loro di pensare in modo critico, piu' di tanto. Un po' si', nella media, ma gran parte delle informazioni che formano la mentalita' delle persone si acquisiscono al di fuori della scuola, e anche della famiglia. Almeno, nei paesi democratici, certo se vivi in Nord Corea puoi imporre qualunque pensiero.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da Gios »

Un lockdown duro credo possa essere la soluzione al problema dei social.
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uglygeek
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da uglygeek »

Gios ha scritto:Un lockdown duro credo possa essere la soluzione al problema dei social.
Penso anch'io. Ma se per magia domani chiudessero Facebook, Instagram, TikTok e tutti gli altri social tra un mese ce ne sarebbero gia' di nuovi e meno controllabili.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da Nickognito »

uglygeek ha scritto: gran parte delle informazioni che formano la mentalita' delle persone si acquisiscono al di fuori della scuola, e anche della famiglia.
a scuola passi tipo 15mila ore, boh, se ho fatto bene il conto, ci metti l'asilo anche 20mila. Qualcosa dovrai imparare.

Non capisco l'obiezione. Per esempio, gran parte degli input che formano il nostro corpo e i nostri muscoli si acquisiscono al di fuori della palestra. Vero, ma questo non e' un motivo di meno per andarci, semmai e' un motivo di piu'. Pero' e' importante che in palestra faccia un allenamento giusto. #

Il mio bicipite lo uso 24 ore al giorno in qualche modo, eppure un allenamento specifico di 4 ore settimanali in palestra incide sul mio bicipite moltissimo, perche' le 'informazioni' che gli do' sono di tipo diverso.

Lo stesso la mentalita' : la mentalita' si forma lentamente raccogliendo informazioni sparse ovunque. Quindi cosa succede se a scuola aggiungo altre informazioni (pratiche, fattuali?). Cambio un po' ma sono informazioni specifiche e non cambio molto. E' come se, invece di allenare il bicipite, andassi a giocare a ping pong. Di certo giocando alleno il bicipite, ma e' ben diverso fare allenamenti specifici per il bicipite in palestra.
Se invece a scuola insegno la mentalita' direttamente (come capacita', non per imporre valori e contenuti) allora posso cambiare molto, qualunque sia il livello di partenza (io sono nel 5% della popolazione col bicipite piu' scarso, ma la palestra serve anche a me, o soprattutto a me, anzi)
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da Johnny Rex »

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Re: «The social dilemma»

Messaggio da paoolino »

Nickognito ha scritto:Come detto nel topic della scuola, trovo curioso che in genere si debba puntare sempre su un insegnamento particolare. Intendiamoci, puo' anche andar bene parlare a scuola, che so, dei rischi delle fake news e come riconoscerle.
Ma in generale penso sia soprattutto utile formare persone intelligenti e critiche e poi queste ci arriveranno da sole.

Insomma, quanti esperti di Kant che non hanno mai seguito seminari su social e fake news pensate nei siano vittima? :)
Questo discorso potrebbe andare bene anche per guidare un'automobile.

Comunque sull'insegnare i rischi di internet, degli smartphone e dei social, trovo che debba essere una responsabilità delle famiglie e non delle scuole.

La scuola potrebbe integrare qualcosa, ma il grosso dovrebbe venire dalle famiglie, che dovrebbero essere sensibilizzate sul tema.

Insomma, insegnare ai miei figli che qualsiasi cosa scriveranno o posteranno su un social rimarrà lì per sempre, anche nel male, è mio dovere di padre dirglielo. Spiegare tutta una serie di pericoli nel raccontare i fatti propri a persone sconosciute, è mio dovere di padre dirlo. Etc. Etc.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da Nasty »

Nickognito ha scritto:
uglygeek ha scritto: gran parte delle informazioni che formano la mentalita' delle persone si acquisiscono al di fuori della scuola, e anche della famiglia.

Il mio bicipite lo uso 24 ore al giorno in qualche modo, eppure un allenamento specifico di 4 ore settimanali in palestra incide sul mio bicipite moltissimo, perche' le 'informazioni' che gli do' sono di tipo diverso.
Non esattamente. Le 4 ore di palestra settimanali incidono di più perchè sostanzialmente isoli quel muscolo, o quei muscoli, ed agisci solo su quelli. Non a caso ci sono prese e posture che permettono di ridurre al massimo l'utilizzazione di altri muscoli, quando se ne sta allenando uno in particolare.

Peraltro se ti rompi il braccio, lo ingessano e lo tieni al collo( cosa da evitare, mi raccomando, qualora doveste rompervi un braccio ) per 45 giorni la muscolatura di quel braccio si riduce ai minimi termini, perciò quel movimento che fai quotidianamente con il braccio, ogni giorno, evidentemente incide a mantenere la sua struttura, la sua massa magra. Ecco, tutto sta a capire quale muscolo si vuole sviluppare di più, restando nella tua metafora. ( che è peraltro meno fuori focus di altre da te proposte )

Non puoi sviluppare ogni singolo muscolo del corpo con 4 ore di palestra alla settimana, devi effettuare una selezione, oppure vai in palestra 4 ore al giorno. :wink:

La mentalità è fondamentale, concordo, ma ci vuole il tempo, tanto tempo.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da Nickognito »

e' quello che dico io, i primi due muscoli da sviluppare sono 'parlare' e 'pensare'. Tutto il resto viene successivamente.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da Monheim »

uglygeek ha scritto:Non credo che servirebbe, per quanto riguarda i social media i giovani imparano dagli amici non dalla scuola. Oltretutto quando si tratta di social media i ragazzini ne sanno molto più degli adulti.
Questa idea che qualche ora di lezione di un professore basti a cambiare il modo di pensare di un ragazzino è veramente curiosa.
Se ragioniamo nei termini secondo cui a una certa età sia più importante il parere degli amici che di professori (e genitori) allora evitiamo anche qualsiasi campagna di informazione sui rischi di fumo, droga, alcol, gioco d'azzardo eccetera.

Secondo la tua ottica, temo che nulla possa far cambiare il modo di pensare di un ragazzino se vede gli insegnanti come dei boomer fuori dal tempo prediligendo il parere degli amici più o meno coetanei sicuramente più sul pezzo.

Perché dovrebbero dar retta pure ai genitori, dunque?

E comunque ora può darsi che i ragazzini siano più sul pezzo su social e affini di un professore sessantenne ma non necessariamente di uno di trenta o trentacinque. Il ricambio generazionale andrà sempre più a favore di un'ottima conoscenza anche da parte di chi insegna.


Oltretutto insegnare a scuola a pensare in modo critico (con cui concordo) non esclude lezioni mirate che si riferiscono a determinate tematiche di vita di tutti i giorni (fake news, social e simili), che trascendono il programma didattico classico, bensì possono coesistere senza alcun problema.
Ultima modifica di Monheim il lun feb 22, 2021 2:05 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da tuborovescio »

vabbè tutto ciò che scrive ugly sulla scuola è basato sui vaghi ricordi che ha risalenti a 40 anni fa :)
che è poi quello che fa la maggior parte della gente, magari su altri argomenti si informa pure
ma sulla scuola ritiene che bastino quei ricordi o qualche racconto a caso.
Come se io mi mettessi a discutere di progettazione di software basandomi sui miei ricordi dei videogiochi del Commodore 64 :D
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da uglygeek »

Monheim ha scritto:
uglygeek ha scritto:Non credo che servirebbe, per quanto riguarda i social media i giovani imparano dagli amici non dalla scuola. Oltretutto quando si tratta di social media i ragazzini ne sanno molto più degli adulti.
Questa idea che qualche ora di lezione di un professore basti a cambiare il modo di pensare di un ragazzino è veramente curiosa.
Se ragioniamo nei termini secondo cui a una certa età sia più importante il parere degli amici che di professori (e genitori) allora evitiamo anche qualsiasi campagna di informazione sui rischi di fumo, droga, alcol, gioco d'azzardo eccetera.

Secondo la tua ottica, temo che nulla possa far cambiare il modo di pensare di un ragazzino se vede gli insegnanti come dei boomer fuori dal tempo prediligendo il parere degli amici più o meno coetanei sicuramente più sul pezzo.

Perché dovrebbero dar retta pure ai genitori, dunque?
Non e' cosi'? Che i ragazzini oggi non fumano - tabacco - perche' per gli altri ragazzini fumare - tabacco - e' diventata una cosa da sfigati?
Per quanti decenni genitori ed insegnanti hanno ripetuto di non fumare e i giovani fumavano lo stesso?

Consiglio la lettura di Robert Plomin https://www.newscientist.com/article/mg ... you-think/, https://academic.oup.com/ije/article/40/3/563/740639
che sostiene l'importanza di fattori ambientali e non genetici nello sviluppo di personalita' e abilita' cognitive, ma sostiene anche che l'influenza dell'ambiente solo in parte dipende dall'educazione impartita da genitori e scuola, e in larga misura dipende da quello che viene definita "nonshared environmental influence", amicizie, televisione, ecc. cosa che spiega anche perche' ragazzi che crescono nella stessa famiglia e vanno nella stessa scuola possono avere personalita', interessi e opinioni cosi' diverse.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da Nickognito »

Monheim ha scritto: Oltretutto insegnare a scuola a pensare in modo critico (con cui concordo) non esclude lezioni mirate che si riferiscono a determinate tematiche di vita di tutti i giorni (fake news, social e simili), che trascendono il programma didattico classico, bensì possono coesistere senza alcun problema.
non esclude qualche lezione mirata. Una cosa e' sicura: che sia un programma classico o che sia qualcosa relativo alla vita di oggi, hai un numero limitato di 'temi mirati'. Ne scegli qualcuno, ma molti importanti non li fai. Non c'e' tempo.

Quindi insegni per me le basi, le lezioni mirate le fai se c'e' tempo. Fai i social e non studi Shakespeare? O viceversa? Non lo so, ma di certo non posso scrivere di tutto 'questo va fatto'. Certo, che non si parli mai di social e fake news in 5000 ore di scuola superiore mi sembra un po' assurdo, pero' in generale tendo a non dire 'questo tema, questo autore va affrontato', perche' do per scontato che cose fondamentali debbano comunque essere lasciate da parte.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da Monheim »

uglygeek ha scritto:Non e' cosi'? Che i ragazzini oggi non fumano - tabacco - perche' per gli altri ragazzini fumare - tabacco - e' diventata una cosa da sfigati?
Per quanti decenni genitori ed insegnanti hanno ripetuto di non fumare e i giovani fumavano lo stesso?

Consiglio la lettura di Robert Plomin https://www.newscientist.com/article/mg ... you-think/, https://academic.oup.com/ije/article/40/3/563/740639
che sostiene l'importanza di fattori ambientali e non genetici nello sviluppo di personalita' e abilita' cognitive, ma sostiene anche che l'influenza dell'ambiente solo in parte dipende dall'educazione impartita da genitori e scuola, e in larga misura dipende da quello che viene definita "nonshared environmental influence", amicizie, televisione, ecc. cosa che spiega anche perche' ragazzi che crescono nella stessa famiglia e vanno nella stessa scuola possono avere personalita', interessi e opinioni cosi' diverse.
Quindi perché è così li lasci nel loro brodo senza far alcun tentativo educativo di una natura o un'altra in quanto fallimentare? Questa è la soluzione che proponi?
Ho capito bene?

Cosa suggerisce Plomin?

paoolino ha scritto:Comunque sull'insegnare i rischi di internet, degli smartphone e dei social, trovo che debba essere una responsabilità delle famiglie e non delle scuole.

La scuola potrebbe integrare qualcosa, ma il grosso dovrebbe venire dalle famiglie, che dovrebbero essere sensibilizzate sul tema.

Insomma, insegnare ai miei figli che qualsiasi cosa scriveranno o posteranno su un social rimarrà lì per sempre, anche nel male, è mio dovere di padre dirglielo. Spiegare tutta una serie di pericoli nel raccontare i fatti propri a persone sconosciute, è mio dovere di padre dirlo. Etc. Etc.
In un mondo ideale dove le famiglie sono funzionali e responsabili, sono d'accordo con te, ma purtroppo non tutti son fortunati a nascere e crescere in contesti sani.

Per essere genitore occorre un atto assolutamente naturale e semplice mentre per diventare insegnante un po' di studio (benissimo che non si possa più insegnare alle elementari e alla scuola materna senza laurea) che in genere rende una persona più equilibrata e adatta a dare indicazioni su temi anche delicati rispetto a mamma e papà che han studiato all'università della strada e si lanciano le stoviglie una sera sì e l'altra pure.

Questo è il motivo principale per cui ritengo sia più opportuna la scuola nel merito specifico.
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da On Cong »

alessandro ha scritto:Io dopo il video ho cancellato Facebook e Instagram.
Eccomi qua, io pure.
Menomale che c'è mymag! :lol:
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da paoolino »

Posto qui una mia considerazione che deriva dalla vicenda legata alla morte del bambino di 5 anni investito dal SUV Lamborghini per una sfida social fatta anche a scopo di lucro.

Il problema di Internet non è tanto quello espresso da Umberto Eco sul fatto che "Legioni di imbecilli hanno diritto di parola come un premio nobel".
Il problema vero è che legioni di imbecilli hanno l'opportunità di guadagnare denaro dalle proprie imbecillità perché ci sono altri imbecilli che elargiscono per esserne spettatori.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da alessandro »

paoolino ha scritto: ven giu 16, 2023 10:50 am Posto qui una mia considerazione che deriva dalla vicenda legata alla morte del bambino di 5 anni investito dal SUV Lamborghini per una sfida social fatta anche a scopo di lucro.

Il problema di Internet non è tanto quello espresso da Umberto Eco sul fatto che "Legioni di imbecilli hanno diritto di parola come un premio nobel".
Il problema vero è che legioni di imbecilli hanno l'opportunità di guadagnare denaro dalle proprie imbecillità perché ci sono altri imbecilli che elargiscono per esserne spettatori.
Si, entrambe le cose e aggiungerei il tempo infinito che moltissimi (pure io) perdono a guardare il telefonino von questi filmati più o meno divertenti o interessanti.
Che poi l’argoritmo ti mostra quello che ti piace , belle ragazze ma pure approfondimenti di cronaca finanza tecnologia tennis etc. è una droga fatta di mille filmati di 15 secondi che non hanno il tempo di annoiarti e al limite passi al successivo.

È il nuovo oppio. Mentre i social non sono più social (la parte di scambio tra “amici” diventa sempre più marginale ma piccole tv dove il grosso viene da poche fonti con milioni di “spettatori” rimbecilliti (pure io).
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da balbysauro »

Senza voler fare troppi paragoni.

La madre del bambino ucciso, dopo essere uscita dall'ospedale, ha pensato bene di fare un post su Facebook per piangere il figlio e ringraziare chi aveva avuto parole per loro.
A me pare inconcepibile dover sempre mettere tutto, tutto, tutto in piazza. Sempre, immediatamente.

C'è poi così tanta differenza, nei principi, ds quelli che fanno i filmati delle loro bravate? Questa necessità di apparire, di sentirsi al centro dell'attenzione, questa paura di sentirsi comuni, a me fanno provare solo disgusto.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da alessandro »

Non lo so. Probabilmente chi è abituato a comunicare con amici e conoscenti usando i social poi lo fa in ogni occasione.

Si può vedere come una moderna affissione degli annunci funerari o le inserzioni sui giornali. Credo che si usasse mettere un trafiletto tra gli annunci sul giornale per ringraziare per la partecipazione ai funerali o per i telegrammi ricevuti.

I deficienti che hanno ucciso per fare visualizzazioni direi che sono in situazione diversa.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da Johnny Rex »

balbysauro ha scritto: ven giu 16, 2023 1:05 pm Senza voler fare troppi paragoni.

La madre del bambino ucciso, dopo essere uscita dall'ospedale, ha pensato bene di fare un post su Facebook per piangere il figlio e ringraziare chi aveva avuto parole per loro.
A me pare inconcepibile dover sempre mettere tutto, tutto, tutto in piazza. Sempre, immediatamente.

C'è poi così tanta differenza, nei principi, ds quelli che fanno i filmati delle loro bravate? Questa necessità di apparire, di sentirsi al centro dell'attenzione, questa paura di sentirsi comuni, a me fanno provare solo disgusto.
Mostruoso sì. Pure lei povera donna cresciuta nell'alienata realtà dei "Nativi digitali".
L'ho scritto anche nel topic di Berrettini, insopportabile ste' commenti da mettere a tutto, a una finale di Wimbleodn come a una sconfitta 60 60, all'acquisto di un abito come alla morte di un figlio.

Non è " Una forma diversa di socialità" come qualcuno sostiene, socialità è vedere qualcuno e parlarci insieme.

Speriamo ste' merda prima o poi finisca.

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Re: «The social dilemma»

Messaggio da rob »

Anch'io non capisco il bisogno di mettere in piazza coram populo i propri sentimenti, anche se mi rendo conto che per qualcuno è un modo per sopportare un dolore troppo forte da vivere nel proprio intimo con se stesso.
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Re: «The social dilemma»

Messaggio da Johnny Rex »

Questo l'aspetto che nessuno sottolinea, che si parla di "Social Network" per canali che sono l'opposto della socialità come sempre l'abbiamo intesa (partecipazione fisica in primis) .

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