Che film state guardando?

[fabio86]

Tarantino disse che se non aveva vinto l'Oscar con quello non l'avrebbe vinto più.
Ma occhio quest'anno.
D'altronde, già a Cannes qualche premio avrebbe potuto (dovuto?) portarlo a casa, invece snobbato da Inarritu.

[Johnny Rex]

Inglorious Basterds per me inarrivabile, un apice inconfrontabile deve esserci.
È una di quelle pellicole che non mi provoca mai stanchezza nonostante tante visioni, in lingua originale chiaramente se ne evince la grandezza.
Colpevolmente sottovalutato dai premi.

Possibile che sia il migliore, anche se per me la Summa della filosofia tarantiana è Kill Bill, sopratutto il Secondo Volume.

F.F.

[Johnny Rex]

Tarantino disse che se non aveva vinto l'Oscar con quello non l'avrebbe vinto più.
Ma occhio quest'anno.
D'altronde, già a Cannes qualche premio avrebbe potuto (dovuto?) portarlo a casa, invece snobbato da Inarritu.

Inarritu. Non parliamone nemmeno, su, di quel gradasso lui sì innamorato di sè stesso.

Su Quentin vincitore non so,dubito,oramai credo che gli Oscar li vincano appena baggianate Politically Correct, e già solo con la rappresentazione di Bruce Lee il detto Politically è saltato, penso invece che chiuderà la carriera senza premi come altri Grandissimi come Chaplin e Kubrick, e aggiungo (mi ispira questa riflessione proprio quella di Tarantino,come riflessione) che se agli altri due interessava poco, a lui un po' spiace, questa mancata ratifica, tanto più in un epoca in cui il Cinema non è quello di molte decadi fa.

EDIT; La mancanza di Sally Menke pesa, sì. Specie a livello di Riscrittura.

F.F.

[dsdifr]

Vista ieri sera l'ultima fatica di Quentin, concordo abbastanza sui commenti anche se per quanto si tratti di un buon lavoro non lo metterei sul livelli dei suoi migliori né penso meriterebbe un oscar anche se la giuria fosse veramente dignitosa.
Probabilmente il film più pacato e 'misurato' di QT, forse alla pari con Jackie Brown in questo. Tangibile l'affetto per i suoi personaggi e per il mondo del cinema e i suoi mestieranti (e bravi Di Caprio e Pitt a calarsi da superstar iperacclamate quali sono nella realtà nei panni di due 'perdenti' della professione, per quanto un perdente con una villa con piscina sia comunque un bel perdere e Pitt infatti lo fa notare quasi subito).
Emerge, nel finale, il topos squisitamente Tarantiniano del cinema che domina sulla storia e la stravolge, come era avvenuto per la prima volta in Unglorious Basterds.

Nel complesso per me meglio questo di The Hateful Eight: la trama ha ritmo lento ma è scorrevole e i dialoghi non sono geniali come nei suoi migliori lavori ma comunque sono freschi e gradevoli, non pesantemente ridondanti come spesso erano nel lavoro precedente.
Ad ogni modo non un capolavoro, un buon lavoro.

[Pitone]

Tarantino disse che se non aveva vinto l'Oscar con quello non l'avrebbe vinto più.
Ma occhio quest'anno.
D'altronde, già a Cannes qualche premio avrebbe potuto (dovuto?) portarlo a casa, invece snobbato da Inarritu.

Quell'anno ha fatto incetta The Hurt Locker...

[Ombra84]

Inglorious Basterds per me inarrivabile, un apice inconfrontabile deve esserci.
È una di quelle pellicole che non mi provoca mai stanchezza nonostante tante visioni, in lingua originale chiaramente se ne evince la grandezza.
Colpevolmente sottovalutato dai premi.

Assolutamente. Compra il dvd solo per rivedermelo in lingua originale. Quantomeno Waltz vinse giustamente l Oscar

[Johnny Rex]

Quell'anno ha fatto incetta The Hurt Locker...

Dai su, non può vincerlo per principio.

Comunque la storia che Bruce Lee avesse uno Stuntman con cui si legnava sul set è vera

https://www.scmp.com/sport/martial-arts ... life-cliff

F.F.

[fabio86]

Proprio l'episodio di cui parlavo sopra.
LeBell è stato anche un grande wrestler ed ha insegnato a Lee le prese, fino allora sconosciute nello stile di combattimento del grande Bruce.

[dsdifr]

[Rosewall]

D'altronde, già a Cannes qualche premio avrebbe potuto (dovuto?) portarlo a casa, invece snobbato da Inarritu.

è inesatto perchè qualcosa a casa l'ha portato: Dog Palm: Once Upon a Time in... Hollywood per il pitbull Brandy.

forse la scenetta con Bruce Lee unica eccezione, e non meritava un trattamento simile il compianto maestro del jeet kune do, concordo con la figlia, anche perchè non era proprio così sbruffone

un pò forse lo era, ma a me è parso un omaggio scherzoso. Scherzoso, ma comunque omaggio (Bruce Lee ritorna anche come "allenatore" di Sharon Tate). E del resto lo stuntman duella con lui adoperando la sua arte. Ho il sospetto che la scena non si sia neanche verificata "realmente" ma sia piuttosto come Cliff - mentre ripara l'antenna - immagina che sarebbero andate le cose se fosse stato preso (o almeno, si lascia il dubbio). Più che Bruce Lee, affronta (o immagina di affrontare) il personaggio interpretato da Bruce Lee.
Chi viene ridicolizzato è Polanski.

Il film è anche un trionfo del politicamente scorretto (quello vero, che non è poter dire "negro" e "frocio" quando ti va, come si vorrebbe qui nello Stivale). Anche per quest'anno abbiamo rimandato l'avvento della tanto paventata teocrazia liberal.

[fabio86]

Quella scena in effetti si presta a diverse interpretazioni scena.
Ma se ricordo bene si fa riferimento al capo stunt e l'episodio avvenuto sul set di Green Hornet, quindi sembra effettivamente un ricordo.

[fabio86]

Il film è anche un trionfo del politicamente scorretto (quello vero, che non è poter dire "negro" e "frocio" quando ti va, come si vorrebbe qui nello Stivale). Anche per quest'anno abbiamo rimandato l'avvento della tanto paventata teocrazia liberal.

Nessun personaggio principale nero o gay.
Tutti i protagonisti belli, biondi e con gli occhi azzurri.
Uno dei quali ha forse ammazzato la moglie.
Molto politicamente scorretto per gli standard hollywoodiani attuali, sì.

[Johnny Rex]

Il film è anche un trionfo del politicamente scorretto (quello vero, che non è poter dire "negro" e "frocio" quando ti va, come si vorrebbe qui nello Stivale). Anche per quest'anno abbiamo rimandato l'avvento della tanto paventata teocrazia liberal.

Nessun personaggio principale nero o gay.
Tutti i protagonisti belli, biondi e con gli occhi azzurri.

Correctio , Margot Robbie per somigliare alla reale Sharon Tate mi pare castano verdi, così a occhio e croce

F.F.

[fabio86]

Sì, con le lenti vero.
Ma il concetto è quello.

[Ombra84]

Il film è anche un trionfo del politicamente scorretto (quello vero, che non è poter dire "negro" e "frocio" quando ti va, come si vorrebbe qui nello Stivale). Anche per quest'anno abbiamo rimandato l'avvento della tanto paventata teocrazia liberal.

Nessun personaggio principale nero o gay.
Tutti i protagonisti belli, biondi e con gli occhi azzurri.
Uno dei quali ha forse ammazzato la moglie.
Molto politicamente scorretto per gli standard hollywoodiani attuali, sì.

Vabbè Samuel L Jackson cosa doveva interpretare qui?

[fabio86]

Se avesse voluto un ruolo lo trovava, anche nella Hollywood del '69 (che poi, come visto, era una Hollywood astrazione del regista, non certo reale al 100%).
Pensa che mi sembrava di averlo visto dentro al saloon del set in cui DiCaprio recita con Olyphant, la bambina (bravissima) e il compianto Perry, quando inquadrano tre cowboy seduti a giocare a carte. Uno era di colore con la benda sugli occhi, e sembrava lui.
Mi sono detto: 'toh, ecco l'immancabile SLJ, col cameo stile Kill Bill.' Invece a quanto sembra, non era lui.

[fabio86]

Anche la connotazione esclusivamente negativa degli hippy in altri periodi sarebbe stata vista dall'establishment di Hollywood come molto ps.
Oggi mi sa si focalizzeranno di più sul massacrare donne on screen, e possibile uxoricidio.

[Hakaishin]

Visto oggi nel pomeriggio c'era una volta ad Hollywood.
La storia è logica e abbastanza lineare per gli standard del Quentin, senza i suoi mille passaggi e salti temporali. In più occasioni mi è sembrato molto poco alla tarantino, ma non per questo meno gradevole.
Ritmo lento ma non pesantissimo, concordo che i dialoghi non siano memorabili ma solo "molto buoni" ma ben valorizzati dagli attori. Dalla bellissima Margot robbie che è fatta a pennello per i ruoli di "bella e superficiale, almeno all'apparenza" a un Leo di caprio solita certezza e un Brad Pitt perfetto in queste situazioni di uomo di mezza età perdente ma sempre comunque fighissimo (come in moneyball). Bella pure la sua side quest nel vecchio set

Solite citazioni ed auto citazioni, un film più malinconico del solito specie nel personaggio di Dalton che inizialmente sembra essere schiacciato dalla ruota del cambiamento e vuole combatterlo ad ogni costo per timore di finire nell'oblio, perché diciamo che per molti di noi ci si dimenticherà del nostro passaggio, ed invece dopo il convulso finale sembra quasi volere dare una speranza al vecchio leone e pure allo spettatore per un sequel.

Rimane un bel lavoro non al livello di pulp, django e i 2 kill Bill (che considero come storia unica).
Spero di poterlo rivedere presto per cogliere altre cose perché ho la sensazione di avere lasciato per strada qualcosa. Sono uscito comunque soddisfatto dalla sala

Ps bel cameo di Lewis, e nel saloon ero certo che fosse il buon vecchio samuel l Jackson. Se così non fosse bella trollata

[Pitone]

E comunque, perdonate ma non posso essere insensibile a questo



Quest'uomo ha 56 anni
Che cacchio!

[fabio86]

Pitt è l'equivalente maschile della Robbie: illegale.

[Hakaishin]

Fino ai 18 ci pensa la legge dai 48 in su la natura... Baudelaire

A 56 la natura ci avrà già pensato

[Johnny Rex]

Va detto che ci sono anche 60enni in gran forma ,eh , fra i benefici della modernità c'è proprio questo aspetto.
Poi Pitt non mi è mai parso esattamente uno da alcol ,droghe e sfasci vari, e soldi o non soldi questo aspetto a lungo andare pesa .

F.F.

[Hakaishin]

Va detto che ci sono anche 60enni in gran forma ,eh , fra i benefici della modernità c'è proprio questo aspetto.
Poi Pitt non mi è mai parso esattamente uno da alcol ,droghe e sfasci vari, e soldi o non soldi questo aspetto a lungo andare pesa .

F.F.

Parlavo di donne... Poi le considerazioni su Pitt tutte condivisibili

[Johnny Rex]

Va detto che ci sono anche 60enni in gran forma ,eh , fra i benefici della modernità c'è proprio questo aspetto.
Poi Pitt non mi è mai parso esattamente uno da alcol ,droghe e sfasci vari, e soldi o non soldi questo aspetto a lungo andare pesa .

F.F.

Parlavo di donne... Poi le considerazioni su Pitt tutte condivisibili

Vedo adesso che avevi postato il tuo ultimo intervento prima di questo alle 8.52 pm di ieri sera, mentre l'ultimo reca orario 8. 52 am in pacca.
Incredibile coem accadano certe cose.

F.F.

[Hakaishin]

è tutto voluto in realtà è un messaggio in codice

[babaoriley]

Poi Pitt non mi è mai parso esattamente uno da alcol ,droghe e sfasci vari, e soldi o non soldi questo aspetto a lungo andare pesa .

F.F.

Ha trascorso un anno e mezzo negli Alcolisti anonimi dopo la rottura con Angelina Jolie.
L'alcol é stata una delle cause della separazione e dei problemi con il figlio maggiore.

[Johnny Rex]

Ignoravo, grazie Baba

F.F.

[eddie v.]

Brad Pitt è un bell'uomo, ma io preferisco Nando Paone.

[dsdifr]

Parasite di Bong Joon-Ho. Palma d'Oro quest'anno a Cannes.

Uno dei film più belli che abbia mai visto.

STREPITOSO.

[Lyndon79]

Ad Astra - recensioni nel mondo anglosassone ottime; a me non e' piaciuto proprio. Banale.

[Pitone]

Finito di vedere ora Ad Astra, a me è piaciuto molto.
Mi è piaciuto il taglio dal punto di vista solo del protagonista, un Brad Pitt presente per il 95% delle scene che regge abbastanza questa prova di forza, non sarà Daniel Day Lewis ne Il Petroliere, ma di quello ce n'è uno

L'unica nota debole ma necessaria è l'aspetto Fantasy dell'avventura nello spazio dove qualsiasi tragedia possa accadere lui la supera anche quando non sarebbe superabile. Perché necessaria? Perchè il tema del film non è lo spazio, lo spazio è il mezzo per un viaggio introspettivo più grande anche della scoperta di nuovi mondi che per una volta senza pietà semplicemente...non esistono

Bello maledizione, due ore volate.

[fabio86]

Alla regia c'è Gray che è molto bravo.
Lo vedrò in settimana.

[Pitone]

Alla regia c'è Gray che è molto bravo.
Lo vedrò in settimana.

Rotten Tomatoes da alti punteggi dalla critica, bassi dal pubblico.
Secondo la mia formula quindi ti piacerà tantissimo

[fabio86]

Tra l'altro intrecci curiosi.
Pitt di nuovo protagonista, mentre in sala c'è Once upon a time...in Hollywood e Phoenix che sta per uscire col suo Joker che in passato è stato attore feticcio proprio di Gray.

[fabio86]

Alla regia c'è Gray che è molto bravo.
Lo vedrò in settimana.

Rotten Tomatoes da alti punteggi dalla critica, bassi dal pubblico.
Secondo la mia formula quindi ti piacerà tantissimo

Appena uscito dalla sala.
Ahimè, uno dei film che aspettavo maggiormente si è rivelato una mezza delusione.
Riprende i temi del conflitto padre/figlio e del viaggio verso l'ignoto conradiano già visti in The Lost City of Z, innestandoli su una storia tutt'altro che originale (ma qui non è colpa di Gray, da 2001 in poi il tema è stato sviscerato in ogni salsa), ma viaggia su vette ben minori, a mio avviso.
Dai dialoghi banalotti che non ti aspetteresti da una sceneggiatura di Gray, coadiuvato da Ethan Gross, praticamente un esordiente nel cinema, alla ridondante voce fuori campo di Pitt - che avrebbe buone intenzioni ma troppo troppo presente, anche perchè Pitt riesce bene a trasmettere i suoi stati d'animo con la recitazione, il più delle volte - alla risoluzione finale, anch'essa un po' troppo banale. Difficile non vederci qualcosa circa il travagliato passaggio della Fox alla Disney...
Gray riesce comunque ad emozionare a tratti con la sua regia, e tutto sommato, per essere il suo primo 'blockbuster' non è andata malissimo.

Messa in scena fantastica, fotografia di Van Hoytema eccezionale, ma non è una novità, dopo Interstellar poi ha dimostrato di poter fare lavoroni sul tema. Qui anche meglio, probabilmente.
Qualche licenza scientifica ma le si perdona, essendo presenti anche in Gravity, The Martian e appunto Interstellar (qui sarebbe meglio parlare di licenzione in realtà ).

Pitt bravo ma niente di trascendentale. Non ho ancora visto Phoenix in Joker ma può stare tranquillo mi sa. Lee-Jones, nonostante il poco minutaggio on-screen, forse ruba più la scena.

Il miglior sci-fi alto budget degli ultimi anni rimane il - sottovalutatissimo - Blade Runner 2049 di Vileneuve, imho.

[Rosewall]

ma vale assolutamente la pena vederlo in lingua originale? Perché se c'è solo la voce pensosa di Brad fuori campo, magari vado a un cinema vicino casa anche se lì lo danno solo doppiato.

[fabio86]

Puoi andare abbastanza tranquillo col doppiato.

[Gios]

E' proprio un personale omaggio a un cinema (anche italiano) e ad una Hollywood che oggi non c'è più, titolo quanto mai azzeccato, dunque.
Si percepisce anche tenerezza - sì tenerezza in un film di Tarantino! - verso il personaggio di Sharon Tate, figura trattata con una deferenza inedita. Proprio l'impersonificazione scenica del suddetto amore per il cinema, negli aspetti più positivi, innocenti e genuinamente appassionati.
Insomma, probabilmente l'opera più matura del regista, direi

Esatto, perfetto. Nei Saggi Danteschi Borges suggeriva, con ammirevole concisione, come in fondo il nucleo essenziale della Commedia potesse essere nel desiderio dell'Alighieri di rivivere, anche fosse solo nella fantasia, anche solo nella realtà della letteratura, dei dialoghi con Beatrice Portinari. Qui mi pare la stessa cosa: la ratio di tutto il film (scritturare Di Caprio e Pitt, sceneggiatura, produzione, montaggio e via così) risiede nel desiderio e nella convizione che la morte di Sharon Tate non sia mai avvenuta.
La sequenza fondamentale mi pare essere proprio quella di Sharon/Margot al cinema, con quanta delicatezza, con quanto garbo, tatto, umanità, profondità sia stata tratteggiata tutta la sua figura: Sharon si presenta al botteghino con l'infantile speranza di essere riconosciuta (la sua è una attitudine molto distante dal "tu non sai chi sono io": è più vicina a "ehi! guarda! ci sono anche io lì dentro, non è fantastico?"), viene prima disattesa, poi soddisfatta, poi rinforzata dalla richiesta della fotografia. Nel momento della proiezione (ed è la vera Sharon Tate, ad essere proiettata) prima Sharon/Robbie è intimorita dalle reazioni del pubblico, poi capisce che inizia ad essere almeno sopportata, infine che può essere amata; si compiace e mima l'esercizio che l'ha portata ad imparare una mossa di lotta ("ehi quella cosa lì l'ho imparata io!"). C'è un candore irresistibile lungo tutta quella sequenza, in cui vediamo Sharon/Margot che in un gioco di specchi (gli occhiali) guarda Sharon.

Piccola puntualizzazione: il C'era una volta..., come giustamente detto, non descrive un tempo storico, ma descrive il tempo mitico ideale in cui ogni cosa accade eternamente, il momento che precede la cronaca e forma l'archetipo (che è la caratteristica della fiaba): avrei qualche perplessità ad inquadrare così il racconto in una ucronia (o in una allostoria, se preferite, come potrebbe essere, per fare un esempio, The man in the High Castle) perché ci sono tutti gli elementi che caratterizzano la fiaba (e le loro esasperazioni: Di Caprio che viene traslitterato in un villain; Brad Pitt che di Di Caprio è la contro-figura, la sua ombra: un ruolo che avrebbe interessato non solo Jung, ma anche il seguace della mathesis medievale Gerberto d'Aurillac; Margot che è la principessa nel castello le cui porte si aprono solo sul finire della storia).

[Nickognito]

Puoi andare abbastanza tranquillo col dopato.

Recita anche Rrafa?

[fabio86]

E' proprio un personale omaggio a un cinema (anche italiano) e ad una Hollywood che oggi non c'è più, titolo quanto mai azzeccato, dunque.
Si percepisce anche tenerezza - sì tenerezza in un film di Tarantino! - verso il personaggio di Sharon Tate, figura trattata con una deferenza inedita. Proprio l'impersonificazione scenica del suddetto amore per il cinema, negli aspetti più positivi, innocenti e genuinamente appassionati.
Insomma, probabilmente l'opera più matura del regista, direi

Esatto, perfetto. Nei Saggi Danteschi Borges suggeriva, con ammirevole concisione, come in fondo il nucleo essenziale della Commedia potesse essere nel desiderio dell'Alighieri di rivivere, anche fosse solo nella fantasia, anche solo nella realtà della letteratura, dei dialoghi con Beatrice Portinari. Qui mi pare la stessa cosa: la ratio di tutto il film (scritturare Di Caprio e Pitt, sceneggiatura, produzione, montaggio e via così) risiede nel desiderio e nella convizione che la morte di Sharon Tate non sia mai avvenuta.
La sequenza fondamentale mi pare essere proprio quella di Sharon/Margot al cinema, con quanta delicatezza, con quanto garbo, tatto, umanità, profondità sia stata tratteggiata tutta la sua figura: Sharon si presenta al botteghino con l'infantile speranza di essere riconosciuta (la sua è una attitudine molto distante dal "tu non sai chi sono io": è più vicina a "ehi! guarda! ci sono anche io lì dentro, non è fantastico?"), viene prima disattesa, poi soddisfatta, poi rinforzata dalla richiesta della fotografia. Nel momento della proiezione (ed è la vera Sharon Tate, ad essere proiettata) prima Sharon/Robbie è intimorita dalle reazioni del pubblico, poi capisce che inizia ad essere almeno sopportata, infine che può essere amata; si compiace e mima l'esercizio che l'ha portata ad imparare una mossa di lotta ("ehi quella cosa lì l'ho imparata io!"). C'è un candore irresistibile lungo tutta quella sequenza, in cui vediamo Sharon/Margot che in un gioco di specchi (gli occhiali) guarda Sharon.

Piccola puntualizzazione: il C'era una volta..., come giustamente detto, non descrive un tempo storico, ma descrive il tempo mitico ideale in cui ogni cosa accade eternamente, il momento che precede la cronaca e forma l'archetipo (che è la caratteristica della fiaba): avrei qualche perplessità ad inquadrare così il racconto in una ucronia (o in una allostoria, se preferite, come potrebbe essere, per fare un esempio, The man in the High Castle) perché ci sono tutti gli elementi che caratterizzano la fiaba (e le loro esasperazioni: Di Caprio che viene traslitterato in un villain; Brad Pitt che di Di Caprio è la contro-figura, la sua ombra: un ruolo che avrebbe interessato non solo Jung, ma anche il seguace della mathesis medievale Gerberto d'Aurillac; Margot che è la principessa nel castello le cui porte si aprono solo sul finire della storia).

Sì sì.
Sicuramente più fiabesco che ucronico, senza dubbio.
(Oltre l'ovvio omaggio a Sergio Leone, naturalmente)