Nick ha scritto:Si lo so che jazz puro non esiste.
Era per dividere chi fa jazz da chi fa rock anche utilizzando il jazz, per questo ho messo frank zappa come limite ultimo.
Allora te la metto così: jazz puro si intende che partecipano a disco dell'anno secondo la rivista Musica Jazz oppure quelli che trovi scritto nei volumi di jazz di polillo e suoi epigono dove non parlano di frank zappa o king crimson bensì parlano di john scofield pat metheny sonny rollins miles davis louise armstrong e così via, forse weather report visto che è un gruppo di jazzisti puri.
Al Rock quelli che partecipano al disco rock più bello di tutti i tempi.
Che poi ad essere pignoli non va neanche bene perchè in alcune classifiche di dischi rock mettono per esempio Bitches Brew di Miles Davis al 42esimo posto in mezzo a rolling stones, beatles, frank zappa, bob dylan, nirvana, king crimson, genesis, velvet underground e chi più ne ha più ne metta.
E sennò niente. Mi arrendo.
Anch'io mi arrendo.
Si potrebbe aprire un dibattito... Semplificando un po' grezzamente...le differenze di mentalità tra europei e americani nel modo di approcciare al jazz sono evidenti.
Se tu hai voglia e piacere di scrivere in un forum americano, noterai che per un americano, blues, rhythm and blues, gospel, soul, funk e jazz sono parte di un unica famiglia che viene chiamata black music.
Naturalmente I gusti e le scelte di ognuno potranno dare prevalenza ad un genere anziché ad un altro e, nell'ambito del genere, ad uno stile piuttosto che un altro senza dimenticare gli onnivori che passano da Zappa a James Brown e a Stan Getz per esemplificare apprezzandoli in egual modo.
Qui in Europa è differente. Suonare del jazz in cui popolare e colto, sperimentale e mainstream si intersecano persino nello stesso brano (e succede spesso!) non sempre, anzi frequentemente, non viene capito. E se si sente un ritmo ben accentuato che suscita il movimento del corpo, l'accusa di danzereccio e di commerciale è dietro l'angolo con tutti i fraintendimenti del caso.
Ad ogni modo Musica Jazz di oggi non è più quella di Polillo a cui bisognerebbe almeno intitolargli una strada (ammesso che non sia già stato fatto) per la preziosissima opera di divulgazione, altrimenti non vedresti in copertina uno come il grande Gil Scott Heron da molti considerato il precursore dell'hip hop.
