Uno, cento, mille libri da buttare

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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Mp1 »

Okefenokee ha scritto:Senza curiosità, cultura, educazione civica e civile, voglia di informarsi, di capire, di studiare, non si va da nessuna parte.
Pitone ha scritto:Non serve schifare, basta evitare.
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Nasty
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Nasty »

Gios ha scritto:Volo, se non avesse pretese, avrebbe la rispettabile scusa di essere un imbecille; ma ha pretese.
Perfetto Gios, davvero perfetto.

Intanto vi allego questa di Casillas e compagna , è gustosa:

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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Johnny Rex »

Quello che ti meriti dell'ennesimo fenomeno scandinavo, Anne Holt.

Palloso ed illeggibile.
Vediamo quando la si pianterà con l'onda lunga del povero Stieg Larsson.

F.F.
Nevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da BackhandWinner »

Johnny Rex ha scritto:Quello che ti meriti dell'ennesimo fenomeno scandinavo, Anne Holt.

Palloso ed illeggibile.
Beh, di certo però non puoi dire che non t'avesse avvisato fin dall'inizio. :P :D
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da floyd10 »

:lol:
alcol ha scritto: floyd l'ubriaco dall'occhio bigio?
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da tuborovescio »

Johnny Rex ha scritto: Quello che ti meriti dell'ennesimo fenomeno scandinavo, Anne Holt.

Palloso ed illeggibile.

F.F.
Mamma mia, come non va scritto un libro.
ho letto le prime 40 pagine e l'ho mollato, l'avevo trovato su una bancarella, non so come è finito nel mio zaino, forse il libraio me l'ha regalato per arrivare al chilo, tipo pesche al mercato :lol:

BackhandWinner ha scritto: Beh, di certo però non puoi dire che non t'avesse avvisato fin dall'inizio.
già #1# :D
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da tuborovescio »

Acciaio della Avallone, letto un po' in libreria, mi sembra scritto davvero male.
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Rosewall »

tuborovescio ha scritto:Acciaio della Avallone, letto un po' in libreria, mi sembra scritto davvero male.
mi è capitato per le mani un libricino promozionale con solo il primo capitolo di questo Acciaio e ne ho letto qualche pagina al cesso: è una cagata pazzesca.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da RussianTennisGods »

le cose fondamentali, di tiziano scarpa.
non so per quale oscuro motivo l'ha preso mio padre.
dopo quello del tatuatore russo ennesimo pacco proveniente dalla rinomata einaudi.
ma si rendono conto di cosa pubblicano e promuovono?
Ildiavolovestemilan wrote:
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Zonker »

Rosewall ha scritto:
tuborovescio ha scritto:Acciaio della Avallone, letto un po' in libreria, mi sembra scritto davvero male.
mi è capitato per le mani un libricino promozionale con solo il primo capitolo di questo Acciaio e ne ho letto qualche pagina al cesso: è una cagata pazzesca.
Mia moglie l'ha appena finito, si fa per dire, l'ha posato e ripreso non so quante volte. Si era imposta di finirlo credo perché è ambientato al nostro paesello ... ma penso che c'entrasse anche la "sindrome del gatto spiaccicato", altrimenti non riesco a spiegarmi tale stoica resistenza. :o
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Nasty
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Nasty »

Zonker ha scritto:
Rosewall ha scritto:
tuborovescio ha scritto:Acciaio della Avallone, letto un po' in libreria, mi sembra scritto davvero male.
mi è capitato per le mani un libricino promozionale con solo il primo capitolo di questo Acciaio e ne ho letto qualche pagina al cesso: è una cagata pazzesca.
Mia moglie l'ha appena finito, si fa per dire, l'ha posato e ripreso non so quante volte. Si era imposta di finirlo credo perché è ambientato al nostro paesello ... ma penso che c'entrasse anche la "sindrome del gatto spiaccicato", altrimenti non riesco a spiegarmi tale stoica resistenza. :o
Ma dai, voi siete locali, è normale affezionarsi. :D Questa estate nelle librerie dei dintorni livornesi non si vedeva altro che coppie di sto "Acciaio", pubblicità a tappeto, per forza che vi siete fatti imbrigliare. :D
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Zonker »

Si ma ci tengo a precisare che la curiosità non è bastata per buttarci via soldi, se l'è fatto prestare. #100#
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Nasty »

Zonker ha scritto:Si ma ci tengo a precisare che la curiosità non è bastata per buttarci via soldi, se l'è fatto prestare. #100#
Ah, ok. Comunque confesso di averlo in scaffale, credo sia arrivato tramite mio fratello ( l'ho preso a casa dei miei ) che in qualche modo se lo deve essere procurato, ignoro come ma di certo non l'ha pagato :D . Ho letto zero però, quindi ora mi avete incuriosito e stasera comincio. :D
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da tuborovescio »

Ma Nasty, usi questo topic per farti consigliare libri? :D
e poi magari non hai ancora iniziato Q... #103#
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da BackhandWinner »

tuborovescio ha scritto: e poi magari non hai ancora iniziato Q... #103#
:o :o #103# #103#
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da paoolino »

Ieri mi è capitato sotto mano "È nata una star?" di Nick Hornby di cui avevo letto solo "Febbre a 90°" qualche anno fa e mi era piaciuto abbastanza.

"È nata una star?" mi ha lasciato veramente interdetto: sono quasi sicuro che se non fosse griffato Hornby non sarebbe nemmeno stato pubblicato; un raccontino abbastanza scialbo e superficiale di 70 pagine con interlinea doppia a caratteri cubitali (ricorda quasi il mio tentativo di dare volume alla tesi di Laurea) che ho letto in mezz'ora circa. Mi ha fatto pensare più ad un appunto per un romanzo successivo che ad un racconto fatto e compiuto.
In ogni caso è l'ulteriore esempio che nel mercato librario una volta che ti sei fatto un nome vieni pubblicato, venduto, comprato e per giunta letto per inerzia.
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da RussianTennisGods »

Non è proprio da buttare ma Diego De Silva mi ha deluso, forse avevo attese troppo grandi (indotte dalle citazioni di qualche bulletto di Mymag) :D
Ildiavolovestemilan wrote:
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da BackhandWinner »

RussianTennisGods ha scritto:Non è proprio da buttare ma Diego De Silva mi ha deluso, forse avevo attese troppo grandi (indotte dalle citazioni di qualche bulletto di Mymag) :D

#40#
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da RussianTennisGods »

E' un libro passatempo, divertente ma niente di che.
Oserei dire che non è letteratura.
Se fosse un film sarebbe una commediola sceneggiata bene con carolina crescentini e stefano accorsi, fosse un disco sarebbe un indie pop leggero leggero, elegante ma passeggero...
Ildiavolovestemilan wrote:
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da RussianTennisGods »

Sembra la miglior parte di tutti pazzi per amore, la fiction di rai 1, ecco cosa sembra!
Ildiavolovestemilan wrote:
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Janie Jones »

paoolino ha scritto:Ieri mi è capitato sotto mano "È nata una star?" di Nick Hornby di cui avevo letto solo "Febbre a 90°" qualche anno fa e mi era piaciuto abbastanza.

"È nata una star?" mi ha lasciato veramente interdetto: sono quasi sicuro che se non fosse griffato Hornby non sarebbe nemmeno stato pubblicato; un raccontino abbastanza scialbo e superficiale di 70 pagine con interlinea doppia a caratteri cubitali (ricorda quasi il mio tentativo di dare volume alla tesi di Laurea) che ho letto in mezz'ora circa. Mi ha fatto pensare più ad un appunto per un romanzo successivo che ad un racconto fatto e compiuto.
In ogni caso è l'ulteriore esempio che nel mercato librario una volta che ti sei fatto un nome vieni pubblicato, venduto, comprato e per giunta letto per inerzia.
"E' nata una star" è un racconto che Hornby ha scritto diversi anni fa per una collana che ha come scopo la pubblicazione di racconti e storie brevi accessibili a fasce di lettori meno istruiti e meno abituati alla lettura, facendoli scrivere ad autori di qualità.

http://www.staeducational.com/Opendoor.htm

Quindi, pur essendo d'accordo sul discorso che molte volte basta farsi un nome per poi vedersi pubblicato qualunque materiale, anche il più scadente, non è il caso di "E' nata una star", scritto volutamente in modo ultra-semplicistico e senza pretese di alta letteratura. :)
"If you can keep your head when all around you have lost theirs, then you probably haven't understood the seriousness of the situation."

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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da paoolino »

La cosa mi rincuora molto.
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da BackhandWinner »

paoolino ha scritto:La cosa mi rincuora molto.
A ulteriore conferma, leggiti quel capolavoro contemporaneo che è High Fidelity.
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da paoolino »

BackhandWinner ha scritto:
paoolino ha scritto:La cosa mi rincuora molto.
A ulteriore conferma, leggiti quel capolavoro contemporaneo che è High Fidelity.
No, mi bastano i maniaci ossessivi compulsivi delle classifiche di Mymag.
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da RussianTennisGods »

paoolino ha scritto:
BackhandWinner ha scritto:
paoolino ha scritto:La cosa mi rincuora molto.
A ulteriore conferma, leggiti quel capolavoro contemporaneo che è High Fidelity.
No, mi bastano i maniaci ossessivi compulsivi delle classifiche di Mymag.
Mi fischiano le orecchie :D
Ildiavolovestemilan wrote:
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da BackhandWinner »

paoolino ha scritto:
BackhandWinner ha scritto:
paoolino ha scritto:La cosa mi rincuora molto.
A ulteriore conferma, leggiti quel capolavoro contemporaneo che è High Fidelity.
No, mi bastano i maniaci ossessivi compulsivi delle classifiche di Mymag.
Nick Horbny, High Fidelity ha scritto:My desert-island, all-time, top five most memorable split-ups, in chronological order:

1) Alison Ashworth

2) Penny Hardwick

3) Jackie Allen

4) Charlie Nicholson

5) Sarah Kendrew.

These were the ones that really hurt. Can you see your name in that lot, Laura? I reckon you'd sneak into the top ten, but there's no place for you in the top five; those places are reserved for the kind of humiliations and heartbreaks that you're just not capable of delivering. That probably sounds crueller than it is meant to, but the fact is that we're too old to make each other miserable, and that's a good thing, not a bad thing, so don't take your failure to make the list personally. Those days are gone, and good fucking riddance to them; unhappiness really meant something back then. Now it's just a drag, like a cold or having no money. If you really wanted to mess me up, you should have got to me earlier.

Alison Ashworth (1972)

Most nights we used to mess around in the park around the corner from my house. I lived in Hertfordshire, but I might just as well have lived in any suburb in England: it was that sort of suburb, and that sort of park – three minutes away from home, right across the road from a little row of shops (a VG supermarket, a newsagent, an off-licence). There was nothing around that could help you get your geographical bearings; if the shops were open (and they closed at five-thirty, and one o'clock on Thursdays, and all day Sunday), you could get into the newsagent's and look for a local newspaper, but even that might not give you much of a clue.

We were twelve or thirteen, and had recently discovered irony – or at least, what I later understood to be irony: we only allowed ourselves to play on the swings and the roundabout and the other kid's stuff rusting away in there if we could do it with a sort of self-conscious ironic detachment. This involved either an imitation of absent-mindedness (whistling, or chatting, or fiddling with a cigarette stub or a box of matches usually did the trick) or a flirtation with danger, so we jumped off the swings when they could go no higher, jumped on to the roundabout when it would go no faster, hung on to the end of the swingboat until it reached an almost vertical position. If you could somehow prove that these childish entertainments had the potential to dash your brains out, then playing on them became OK somehow.

We had no irony when it came to girls, though. There was just no time to develop it. One moment they weren't there, not in any form that interested us, anyway, and the next you couldn't miss them; they were everywhere, all over the place. One moment you wanted to clonk them on the head for being your sister, or someone else's sister, and the next you wanted to...actually, we didn't know what we wanted the next, but it was something, something. Almost overnight, all these sisters (there was no other kind of girl, not yet) had become interesting, disturbing, even
.
Che incipit clamoroso.
Da retta. :)
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da paoolino »

No Back. Non si consiglia un libro con l'incipit che sta lì per destare l'interesse del lettore e potrebbe rivelarsi l'unica parte degna di essere letta di un libro. D'altra parte, nel bene o nel male le recensioni ingannano, e nel mondo dei risvolti di copertina esistono solo capolavori.
Come fare allora?
Secondo Marshal McLuhan un libro va scelto leggendo pagina 69*, Ford Madox Ford invece consiglia: “Apri il libro a pagina 99 e leggi: ti verrà svelata la qualità di tutto il testo”.

* http://www.guardian.co.uk/books/booksbl ... ctnovelsee
http://www.ilfoglio.it/soloqui/9164
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Kafelnikov 18 »

Io di Hornby ho letto soltanto ''Tutto per una ragazza'' ed è uno dei libri più scialbi e insignificanti abbia mai letto, come leggere un brutto tema di prima media più o meno.
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da BackhandWinner »

In effetti libretto modestissimo e fastidioso, condivido.
Gli altri della 'triade' (o del quartetto), comunque, sono forse anche peggio.

http://www.linkiesta.it/effetto-piccolo ... nt-exupery
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da ciccio »

BackhandWinner ha scritto:In effetti libretto modestissimo e fastidioso, condivido.
Gli altri della 'triade' (o del quartetto), comunque, sono forse anche peggio.

http://www.linkiesta.it/effetto-piccolo ... nt-exupery
a me piacciono tutti, ma non sono un genio come l'autore dell'articolo, beato lui che vive al di sopra di tutti noi
approccio concreto e pragmatico, frutto di esperienze, anche pesanti, maturate sul campo in contrapposizione con l'attitudine salottiera di questi utenti, perfettamente in linea con tanto mondo internettiano fatto di presunti esperti da tastiera. (cit.)
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da BackhandWinner »

ciccio ha scritto:
BackhandWinner ha scritto:In effetti libretto modestissimo e fastidioso, condivido.
Gli altri della 'triade' (o del quartetto), comunque, sono forse anche peggio.

http://www.linkiesta.it/effetto-piccolo ... nt-exupery
a me piacciono tutti, ma non sono un genio come l'autore dell'articolo, beato lui che vive al di sopra di tutti noi
Beh, ognuno ha le sue debolezze: pensa che, per dire, c'è chi gioca a tennis e non sa fare il dritto... :o

#1#
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da ciccio »

quello che m'infastidice del personaggio è l'arroganza con cui noi poveri idioti non capiamo tutto quello che invece capisce lui, è proprio un'intelletto superiore che giudica libri che non sono certo scemi, tutt'altro, e persone a cui piacciono, ne conosco tante che non sono idíote
L'atteggiamento di razza superiore, la sua, che non si mescola col popolino stupído perché lui capisce. Tratta libri che non sono certo "il successo di Nino Manfredi" o "come fare i soldi in 10 lezioni" come spazzatura, ahimè. L'arroganza nel criticare ció che è superiore a noi, e cada autore di quel libro lo è sicuramente dell'articolista in questione, è una delle forme peggiori di stupiditá, ma lasciamoglielo credere vá che noi essere umani siamo tutti inferiori a lui. Mi frega poco, continueró a leggerli, mi capita spesso di leggere più volte libri che apprezzo.
approccio concreto e pragmatico, frutto di esperienze, anche pesanti, maturate sul campo in contrapposizione con l'attitudine salottiera di questi utenti, perfettamente in linea con tanto mondo internettiano fatto di presunti esperti da tastiera. (cit.)
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Gios »

BackhandWinner ha scritto:In effetti libretto modestissimo e fastidioso, condivido.
Gli altri della 'triade' (o del quartetto), comunque, sono forse anche peggio.

http://www.linkiesta.it/effetto-piccolo ... nt-exupery
Ho dei ricordi molto blandi sia del Piccolo Principe, sia del Gabbiano: ma sono ricordi molto positivi. Mi sembra un articolo un po' stupidino. Sono daccordo sulla superba qualità del Gioco delle perle di vetro, un libro straordinario.
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Gios »

Gios ha scritto:
BackhandWinner ha scritto:In effetti libretto modestissimo e fastidioso, condivido.
Gli altri della 'triade' (o del quartetto), comunque, sono forse anche peggio.

http://www.linkiesta.it/effetto-piccolo ... nt-exupery
Ho dei ricordi molto blandi sia del Piccolo Principe, sia del Gabbiano: ma sono ricordi molto positivi. Mi sembra un articolo un po' stupidino. Sono daccordo sulla superba qualità del Gioco delle perle di vetro, un libro straordinario.
Ho riletto entrambi.
Il Gabbiano ha purtroppo delle pretese superiori alle qualità che sottostanno al testo (che, in alcuni parti, sa un po' di gnosi): ma è rivolto comunque ad un sentimento di bene.

Il Piccolo Principe è invece un grande capolavoro. Giustamente il paragone è con Alice: la differenze tra i due si spiegano facilmente con il fatto che Carrol era un matematico ed un poeta, mentre Saint-Exupery era un aviatore ed un poeta. Per cui il Piccolo Principe è un Alice, temperato nella dolcezza di chi può vedere quanto sia fragile e importante una casa con il suo giardino e la sua siepe.
Dissertare sulla linearità del testo e sulla semplicità della sua trama sarebbe come discutere la sobria eleganza del vangelo di Marco o del teorema di Pitagora.
Bastano le prime righe del primo dialogo tra il narratore ed il Principe per capire che si amerà molto entrambi, di un amore tenero ed amichevole.
Il Piccolo Principe mi pare essere un elogio alla sanità mentale: è chiaro infatti che chi si occupa di spolverare un vulcano (perché è il vulcano che occupa il giardino di casa) e mette un paravento ad una rosa (perché è la rosa di cui è responsabile) e cede alla richiesta di addomesticare una volpe (perché la volpe capisce come nella relazione di mutua dipendenza c'è la felicità) sia perfettamente sano e ragionevole. Forse il dialogo più illuminante è quello che il Piccolo Principe ha con il serpente: sa come questo sia crudele, ma ciononostante non desiste nel parargli con cortesia e garbo. Si ha l'impressione che il Piccolo Principe (caratteristica che condivide con San Francesco) sia l'unica creatura dell'universo ad essersi accorta dell'esistenza dell'universo: una esistenza tangibile, concreta, e che merita non solo di esporre delle domande (lo fanno in tanti) ma di fare si che queste domande siano portate con gentilezza. Io troverei molto interessante che un libro sui buchi neri iniziasse così "cari amici buchi neri, mi trovo qui, molto distante da tutti voi. Vi chiedo la compiacenza di permettermi di studiarvi, di capire perché risucchiate la luce, il perché siete figli di stelle implose, di come si comporti la gravità mentre vi è accanto".

È un grande libro: sugli effetti che possa avere sul pubblico, non saprei dire. Di sicuro è meglio ritenere che l'unico libro al mondo sia Il Piccolo Principe, piuttosto che altro.
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Gios »

Vorrei un momento approfondire quello che mi sembra un passo particolarmente bello: ovvero il noto incontro con la volpe.

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono cosi' triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "<addomesticare>?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'e' un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembro' perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'e' niente di perfetto", sospiro' la volpe. Ma la volpe ritorno' alla sua idea:
"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domando' il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..."
Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangero'".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto".
Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo' morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche' e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa".
E ritorno' dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo principe per ricordarselo.



Trovo molto divertente che il Piccolo Principe, come Diogene (e diversamente da Zarathustra) cercando l'uomo abbia trovato qualcosa di meglio, ovvero una volpe.
Questo è uno dei dialoghi più belli della letteratura di ogni tempo. Se provate a leggerlo ad alta voce, capirete come sia del tutto naturale: è infatti esattamente il dialogo che potrebbero avere un piccolo principe ed una volpe.

Non mi meraviglia più di tanto che proprio questo incontro abbia turbato il recensore del sito postato da BHW. Ruota attorno al verbo "addomesticare" (in originale è apprivoiser). Il Principe e la volpe assomigliano molto allo Sposo ed alla Sposa del Cantico, che dicono senza timore (ed anzi, esaltando questo sentimento) io sono per te e tu sei per me, ovvero creano una mutua dipendenza nella formazione del loro legame. Ci sono due vie per intendere questa mutua dipendeza: come una catena, o come una corda di salvataggio. È chiaro che il recensore la intende una catena, come in un bagno penale. Ecco, gli Sposi (e il Principe e la volpe) la intendono come una corda di salvataggio. Di più: perfino l'universo è condizionato e vivificato dal crearsi di questa relazione: il campo di grano, una cosa di per sé estremamente interessante, diventa immagine e simbolo dell'altro, ed è ancora più interessante. Da notare come questa relazione non è un colpo di fulmine, ma avviene attraverso quello che assomiglia ad un timido corteggiamento, un avvicinarsi delicato e guardingo, in quanto è come un germoglio delicato, che va coltivato e curato. L'addomesticamento, l'instaurarsi di questa speciale condizione d'amicizia, è un po' come in Dante quando fa dire alle anime di Paradiso ecco chi crescerà li nostri amori: l'amore non comporta un limite e un suo frazionamento non ne diminuisce l'entità.
È una condizione di responsabilità: è chiaro che si diventa responsabili l'uno dell'altro. Quando ci si porta a casa ("addomesticare") qualcuno, quello è capace di usare la tua poltrona, e magari anche le pentole: solo che riposare assieme in una pigra domenica pomeriggio e mangiare insieme sono due gioie più grandi del possedere esclusivamente una poltrona, e non dovere lavare i piatti.

È un dialogo bello, sano, radicalmente umano, amante di tutte le piccole cose sgangherate ed alte che rendono la vita non un esercizio d'egoismo, ma un processo d'avvicinamento al prossimo (un prossimo molto concreto, non un prossimo a cazzo di cane in senso filantropico. Un prossimo vivo e reale come una volpe).
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da ciccio »

Gios ha scritto:Vorrei un momento approfondire quello che mi sembra un passo particolarmente bello: ovvero il noto incontro con la volpe.

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono cosi' triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "<addomesticare>?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'e' un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembro' perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'e' niente di perfetto", sospiro' la volpe. Ma la volpe ritorno' alla sua idea:
"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domando' il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..."
Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangero'".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto".
Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo' morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche' e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa".
E ritorno' dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo principe per ricordarselo.



Trovo molto divertente che il Piccolo Principe, come Diogene (e diversamente da Zarathustra) cercando l'uomo abbia trovato qualcosa di meglio, ovvero una volpe.
Questo è uno dei dialoghi più belli della letteratura di ogni tempo. Se provate a leggerlo ad alta voce, capirete come sia del tutto naturale: è infatti esattamente il dialogo che potrebbero avere un piccolo principe ed una volpe.

Non mi meraviglia più di tanto che proprio questo incontro abbia turbato il recensore del sito postato da BHW. Ruota attorno al verbo "addomesticare" (in originale è apprivoiser). Il Principe e la volpe assomigliano molto allo Sposo ed alla Sposa del Cantico, che dicono senza timore (ed anzi, esaltando questo sentimento) io sono per te e tu sei per me, ovvero creano una mutua dipendenza nella formazione del loro legame. Ci sono due vie per intendere questa mutua dipendeza: come una catena, o come una corda di salvataggio. È chiaro che il recensore la intende una catena, come in un bagno penale. Ecco, gli Sposi (e il Principe e la volpe) la intendono come una corda di salvataggio. Di più: perfino l'universo è condizionato e vivificato dal crearsi di questa relazione: il campo di grano, una cosa di per sé estremamente interessante, diventa immagine e simbolo dell'altro, ed è ancora più interessante. Da notare come questa relazione non è un colpo di fulmine, ma avviene attraverso quello che assomiglia ad un timido corteggiamento, un avvicinarsi delicato e guardingo, in quanto è come un germoglio delicato, che va coltivato e curato. L'addomesticamento, l'instaurarsi di questa speciale condizione d'amicizia, è un po' come in Dante quando fa dire alle anime di Paradiso ecco chi crescerà li nostri amori: l'amore non comporta un limite e un suo frazionamento non ne diminuisce l'entità.
È una condizione di responsabilità: è chiaro che si diventa responsabili l'uno dell'altro. Quando ci si porta a casa ("addomesticare") qualcuno, quello è capace di usare la tua poltrona, e magari anche le pentole: solo che riposare assieme in una pigra domenica pomeriggio e mangiare insieme sono due gioie più grandi del possedere esclusivamente una poltrona, e non dovere lavare i piatti.

È un dialogo bello, sano, radicalmente umano, amante di tutte le piccole cose sgangherate ed alte che rendono la vita non un esercizio d'egoismo, ma un processo d'avvicinamento al prossimo (un prossimo molto concreto, non un prossimo a *cavolo* di cane in senso filantropico. Un prossimo vivo e reale come una volpe).
bravo Gios, bell'approfondimento
approccio concreto e pragmatico, frutto di esperienze, anche pesanti, maturate sul campo in contrapposizione con l'attitudine salottiera di questi utenti, perfettamente in linea con tanto mondo internettiano fatto di presunti esperti da tastiera. (cit.)
Gios
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Gios »

Il mio personaggio secondario preferito è il lampionaio.

Il quinto pianeta era molto strano.
Vi era appena il posto per sistemare un lampione e l'uomo che l'accendeva.
Il piccolo principe non riusciva a spiegarsi a che potessero servire, spersi nel cielo, si di un pianeta senza case, senza abitanti, un lampione e il lampionaio.
Eppure si disse:
"Forse quest'uomo e' veramente assurdo. Pero' e' meno assurdo del re, del vanitoso, dell'uomo d'affari e dell'ubriacone. Almeno il suo lavoro ha un senso. Questo accende il suo lampione, e' come se facesse nascere una stella in piu', o un fiore. Quando lo spegne addormenta il fiore o la stella. E' una bellissima occupazione, ed e' veramente utile, perche' e' bella".
Salendo sul pianeta saluto' rispettosamente l'uomo:
"Buon giorno. Perche' spegni il tuo lampione?"
"E' la consegna" rispose il lampionaio. "Buon giorno".
"Che cos'e' la consegna?"
"E' di spegnere il mio lampione. Buona sera".
E lo riaccese.
"E adesso perche' lo riaccendi?"
"E' la consegna".
"Non capisco", disse il piccolo principe.
"Non c'e' nulla da capire", disse l'uomo, "la consegna e' la consegna. Buon giorno". E spense il lampione.
Poi si asciugo' la fronte con un fazzoletto a quadri rossi.
"Faccio un mestiere terribile. Una volta era ragionevole. Accendevo al mattino e spegnevo alla sera, e avevo il resto del giorno per riposarmi e il resto della notte per dormire...""

"E dopo di allora e' cambiata la consegna?"
"La consegna non e' cambiata", disse il lampionaio, "e' proprio questo il dramma. Il pianeta di anno in anno ha girato sempre piu' in fretta e la consegna non e' stata cambiata!"
"Ebbene?" disse il piccolo principe.
"Ebbene, ora che fa un giro al minuto, non ho piu' un secondo di riposo. Accendo e spengo una volta al minuto!"
"E' divertente! I giorni da te durano un minuto!"
"Non e' per nulla divertente", disse l'uomo.
"Lo sai che stiamo parlando da un mese?"
"Da un mese?"
"Si. Trenta minuti: trenta giorni!. Buona sera".
E riaccese il suo lampione.
Il piccolo principe lo guardo' e senti' improvvisamente di amare questo uomo che era cosi' fedele alla sua consegna. Si ricordo' dei tramonti che lui stesso una volta andava a cercare, spostando la sua sedia. E volle aiutare il suo amico:
"Sai ... conosco un modo per riposarti quando vorrai ..."
"Lo vorrei sempre", disse l'uomo.
Perche' si puo' essere nello stesso tempo fedeli e pigri.
E il piccolo principe continuo':
"Il tuo pianeta e' cosi' piccolo che in tre passi ne puoi fare il giro. Non hai che da camminare abbastanza lentamente per rimanere sempre al sole. Quando vorrai riposarti camminerai e il giorno durera' finche' tu vorrai".
"Non mi serve a molto", disse l'uomo. "Cio' che desidero soprattutto nella vita e' di dormire".
"Non hai fortuna", disse il piccolo principe.
"Non ho fortuna", rispose l'uomo. "Buon giorno".
E spense il suo lampione.
Quest'uomo, si disse il piccolo principe, continuando il suo viaggio, quest'uomo sarebbe disprezzato da tutti gli altri , dal re, dal vanitoso, dall'ubriacone, dall'uomo d'affari. Tuttavia e' il solo che non mi sembri ridicolo. Forse perche' si occupa di altro che non di se stesso.
Ebbe un sospiro di rammarico e si disse ancora:
Questo e' il solo di cui avrei potuto farmi un amico. Ma il suo pianeta e' veramente troppo piccolo non c'e' posto per due...
Quello che il piccolo principe non osava confessare a se stesso, era che di questo pianeta benedetto rimpiangeva soprattutto i millequattrocentoquaranta tramonti nelle ventiquattro ore.


Il lampionaio fa un lavoro che potrebbe sembrarci assurdo (accende e spegne un lampione, su un pianeta abitato da lui solo). A parte il fatto che al Diogene di cui sopra sembrerebbe un lavoro per nulla assurdo, ed anzi necessario, mi pare una professione (lo nota allo stesso tempo il principe) estremamente bella, ed estremamente poetica: poetica non nel senso sdruciolevole del termine, ma nel senso concreto. È poetica perché è ordinaria e fatta con semplicità. È poetica perché il lampionaio rimane fedele ad una impresa ordinaria, come quella di accendere e spegnere un lampione. Non è tanto importante che il lampionaio si rende conto della bellezza del suo rigore e della sua mansueta sollecitudine (anche qui, ci pensa il principe, che è una creatura più sensibile del lampionaio. Non per questo migliore).

Nel lampionaio c'è tutta la bellezza degli uomini e delle donne che compiono lavori semplici, ma che ciononostante li compiono (anche se con fatica) con amorosa dedizione. Quelli che lavano un pavimento (il pavimento si sporcherà nuovamente: è un lavoro assurdo), che girano un bullone, che imbiancano una parete, che riparano un tetto, che portano una busta da un posto ad un altro. Coloro che conservano, che tutelano, che fanno dei servizi piccoli e trasparenti. Ed anche effimeri, ripetitivi, sciocchi, meccanici agli occhi di coloro che sono Persone Molto Dotate.
Il Piccolo Principe mi pare proprio l'esaltazione delle piccole cose, l'amore verso quelle minime azioni elementari (e fondamentali: archetipi, se si vuole) che fanno di un uomo un uomo.
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da ciccio »

Gios ha scritto:Il mio personaggio secondario preferito è il lampionaio.

Il quinto pianeta era molto strano.
Vi era appena il posto per sistemare un lampione e l'uomo che l'accendeva.
Il piccolo principe non riusciva a spiegarsi a che potessero servire, spersi nel cielo, si di un pianeta senza case, senza abitanti, un lampione e il lampionaio.
Eppure si disse:
"Forse quest'uomo e' veramente assurdo. Pero' e' meno assurdo del re, del vanitoso, dell'uomo d'affari e dell'ubriacone. Almeno il suo lavoro ha un senso. Questo accende il suo lampione, e' come se facesse nascere una stella in piu', o un fiore. Quando lo spegne addormenta il fiore o la stella. E' una bellissima occupazione, ed e' veramente utile, perche' e' bella".
Salendo sul pianeta saluto' rispettosamente l'uomo:
"Buon giorno. Perche' spegni il tuo lampione?"
"E' la consegna" rispose il lampionaio. "Buon giorno".
"Che cos'e' la consegna?"
"E' di spegnere il mio lampione. Buona sera".
E lo riaccese.
"E adesso perche' lo riaccendi?"
"E' la consegna".
"Non capisco", disse il piccolo principe.
"Non c'e' nulla da capire", disse l'uomo, "la consegna e' la consegna. Buon giorno". E spense il lampione.
Poi si asciugo' la fronte con un fazzoletto a quadri rossi.
"Faccio un mestiere terribile. Una volta era ragionevole. Accendevo al mattino e spegnevo alla sera, e avevo il resto del giorno per riposarmi e il resto della notte per dormire...""

"E dopo di allora e' cambiata la consegna?"
"La consegna non e' cambiata", disse il lampionaio, "e' proprio questo il dramma. Il pianeta di anno in anno ha girato sempre piu' in fretta e la consegna non e' stata cambiata!"
"Ebbene?" disse il piccolo principe.
"Ebbene, ora che fa un giro al minuto, non ho piu' un secondo di riposo. Accendo e spengo una volta al minuto!"
"E' divertente! I giorni da te durano un minuto!"
"Non e' per nulla divertente", disse l'uomo.
"Lo sai che stiamo parlando da un mese?"
"Da un mese?"
"Si. Trenta minuti: trenta giorni!. Buona sera".
E riaccese il suo lampione.
Il piccolo principe lo guardo' e senti' improvvisamente di amare questo uomo che era cosi' fedele alla sua consegna. Si ricordo' dei tramonti che lui stesso una volta andava a cercare, spostando la sua sedia. E volle aiutare il suo amico:
"Sai ... conosco un modo per riposarti quando vorrai ..."
"Lo vorrei sempre", disse l'uomo.
Perche' si puo' essere nello stesso tempo fedeli e pigri.
E il piccolo principe continuo':
"Il tuo pianeta e' cosi' piccolo che in tre passi ne puoi fare il giro. Non hai che da camminare abbastanza lentamente per rimanere sempre al sole. Quando vorrai riposarti camminerai e il giorno durera' finche' tu vorrai".
"Non mi serve a molto", disse l'uomo. "Cio' che desidero soprattutto nella vita e' di dormire".
"Non hai fortuna", disse il piccolo principe.
"Non ho fortuna", rispose l'uomo. "Buon giorno".
E spense il suo lampione.
Quest'uomo, si disse il piccolo principe, continuando il suo viaggio, quest'uomo sarebbe disprezzato da tutti gli altri , dal re, dal vanitoso, dall'ubriacone, dall'uomo d'affari. Tuttavia e' il solo che non mi sembri ridicolo. Forse perche' si occupa di altro che non di se stesso.
Ebbe un sospiro di rammarico e si disse ancora:
Questo e' il solo di cui avrei potuto farmi un amico. Ma il suo pianeta e' veramente troppo piccolo non c'e' posto per due...
Quello che il piccolo principe non osava confessare a se stesso, era che di questo pianeta benedetto rimpiangeva soprattutto i millequattrocentoquaranta tramonti nelle ventiquattro ore.


Il lampionaio fa un lavoro che potrebbe sembrarci assurdo (accende e spegne un lampione, su un pianeta abitato da lui solo). A parte il fatto che al Diogene di cui sopra sembrerebbe un lavoro per nulla assurdo, ed anzi necessario, mi pare una professione (lo nota allo stesso tempo il principe) estremamente bella, ed estremamente poetica: poetica non nel senso sdruciolevole del termine, ma nel senso concreto. È poetica perché è ordinaria e fatta con semplicità. È poetica perché il lampionaio rimane fedele ad una impresa ordinaria, come quella di accendere e spegnere un lampione. Non è tanto importante che il lampionaio si rende conto della bellezza del suo rigore e della sua mansueta sollecitudine (anche qui, ci pensa il principe, che è una creatura più sensibile del lampionaio. Non per questo migliore).

Nel lampionaio c'è tutta la bellezza degli uomini e delle donne che compiono lavori semplici, ma che ciononostante li compiono (anche se con fatica) con amorosa dedizione. Quelli che lavano un pavimento (il pavimento si sporcherà nuovamente: è un lavoro assurdo), che girano un bullone, che imbiancano una parete, che riparano un tetto, che portano una busta da un posto ad un altro. Coloro che conservano, che tutelano, che fanno dei servizi piccoli e trasparenti. Ed anche effimeri, ripetitivi, sciocchi, meccanici agli occhi di coloro che sono Persone Molto Dotate.
Il Piccolo Principe mi pare proprio l'esaltazione delle piccole cose, l'amore verso quelle minime azioni elementari (e fondamentali: archetipi, se si vuole) che fanno di un uomo un uomo.
bravo Gios 2
approccio concreto e pragmatico, frutto di esperienze, anche pesanti, maturate sul campo in contrapposizione con l'attitudine salottiera di questi utenti, perfettamente in linea con tanto mondo internettiano fatto di presunti esperti da tastiera. (cit.)
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parca85
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da parca85 »

Mannaggia, quanto vorrei scrivere bene come Gios. Gran bella sequenza di post, mi è venuta voglia di rileggerlo
Quando c'era Lele i treni arrivavano in orario
Gios
Massimo Carbone
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Re: Uno, cento, mille libri da buttare

Messaggio da Gios »

Credo si possa andare avanti ancora tanto, eh. È un libro pieno di spunti, di passaggi felici, di immagini eleganti nella loro lineare bellezza. È bello come una margherita.
Più importante: ci si sente bene dopo avere letto il Piccolo Principe, ci si sente più maturi, e sembra di avere capito un po' meglio le cose. Come tutte le grandi opere, può essere letto su più livelli, ed ognuno porta soddisfazione (poi sta a voi di chi fidarvi, se di me o l'articolista de linkiesta, eh :D).
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