Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

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Nickognito
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Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Nickognito »

Leggere un libro ben scritto, immagino, ha comunque conseguenze benefiche su qualcosa: e' un passatempo piacevole, tiene il cervello allenato, sviluppa capacita' linguistiche che servono a comunicare meglio, e cosi' via.

Pero', in qualche modo, piu' o meno temporaneamente, un libro (nella fattispecie: un romanzo, fiction) ci condiziona, ci influenza. E' difficile che un libro non ci influenzi. La maggioranza dei libri non ha un intento didascalico, tantomeno e' questo il motivo per cui lo compraimo. E pero', in pratica, ogni libro influisce sul nostro essere.

La prima domanda e': se riceviamo un insegnamento, non dovremmo forse stare attenti a chi ci sta insegnando qualcosa? E' in grado di farlo? E la risposta e' no, o generalmente no. Gli scrittori sono bravi con le parole, bravi a descrivere la realta', ma non necessariamente saggi maestri di vita.

Lo dico per un libro, ma potrei dirlo per un quadro, un film, anche una composizione musicale. Ma preferirei limitarmi ai romanzi (o forse ai romanzi e ai film).

In che modo ci condiziona? Beh, in molti modi diversi. Perche' ci piace leggere? Per motivi diversi.

Ma un motivo molto frequente e' quello in cui ci identifichiamo con un personaggio, ci sentiamo accettati, non soli, scopriamo magari alcuni aspetti di noi stessi che non riuscivamo a descrivere e alcuni nostri sentimenti vengono sollecitati (ad esempio, il romanticismo, o ad esempio la sessualita', se guardiamo un film con scene erotiche).

Visto che il nostro ego e' una delle cause principali della nostra infelicita', siamo sicuri che compiacerlo, sia benefico, per noi? O che i sentimenti che vengono in qualche modo indotti siano quelli che ci fanno essere felici?

Tra l'altro, se alcuni aspetti pericolosi sono facilmente riscontrabili (l'eccessiva violenza ormai in ogni film, l'esasperata sessualizzazione di tutto, il romanticismo sentimentalista che suggerisca come la soluzione dei problemi della vita sia trovare la persona amata, il modello della persona bella, famosa e di successo) ce n'e' uno che e' forse il peggiore, ed e' l'eccessiva tristezza, drammaticita'. Che da una parte invita all'autocommiserazione, in certi casi, in altri a una visione realistica del mondo che si concentra sugli aspetti negativi. Il che andrebbe benissimo se noi fossimo saggi, ma, visto che per lo piu' non lo siamo, puo' semplicemente creare depressioni e ansie dentro di noi.

Insomma, siamo consci degli effetti di cio' che entra di noi dall'esterno e ci regoliamo di conseguenza? Non solo riguardo la cultura, ma anche? Non sarebbe forse piu' sensato filtrare tutto questo e scegliere cio' che ci fa bene, invece che cio' che e' scritto bene e piace alla nostra mente ed emozioni?

Qual e' il junk food della letteratura?
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Rosewall »

non ho risposte ma condivido il richiamo all'importanza di porre attenzione agli influssi esterni.
Non solo nella scelta dei libri e dei film, ma (per quando e per quanto possibile) anche delle persone che si frequentano, converrebbe riflettere sull'effetto che ci fanno, su come condizionano il nostro umore e il nostro benessere.

Penso quindi che l'allerta serva, e sia però soggettiva: un'opera buona per Tizio non lo è per Caio, magari (e va tenuto anche conto del particolare momento che si sta personalmente attraversando, chè non sempre quello che è nocivo oggi lo è necessariamente domani).
Il difficile sta però nel capire qual è questo effetto! Nel capire che cosa mi fa bene e che cosa male. Ma "veramente": qualcosa che ci sembra piacevole magari sta solo compiacendo il nostro ego, come dicevi. Oppure all'opposto qualcosa che ci attorciglia lo stomaco ci sta aiutando a fare i conti con un problema che non vogliamo affrontare.

Idealmente, il Saggio rifugge da tutto ciò che non sia per lui "salutare", cioè da tutto ciò che lo possa distogliere dal suo desiderio profondo, dal suo obiettivo a lungo termine. Il che presuppone che ne possegga uno, lo riconosca, e lo coltivi (cosa ardua a farsi, anche solo ad abbozzarla).

Inoltre, salvo isolarsi a vivere sulla vetta di una montagna (cosí precludendosi peraltro tutte le esperienze "buone"), è impossibile sfuggire a buona parte degli stimoli negativi. Sempre idealmente, il Saggio dovrebbe perciò essere in grado di non subire passivamente l'ambiente, di non lasciarsi travolgere dalle emozioni.
Egli non può evitare di provare un moto di rabbia qualora uno stronz o entri nel metrò impedendogli di uscore. Ma può cacare fuori quell'emozione senza digerirla. O comunque può rielaborarla in un sentimento che non sia di odio.
Insomma, se puoi evitare una persona (o una lettura) che ti provocherebbe un'emozione controproducente meglio. Ma se non puoi, quell'emozione puoi però gestirla, lavorando sui suoi effetti (sentimenti, forma mentis...).

Quindi assolitamente sí: selezionare libri e film secondo questa prospettiva "salutistica". Ma per quanto sopra non è facile e richiede una consapevolezza tale che forse se ce l'hai a quel punto puoi leggere e vedere qualunque cosa senza lasciarti perturbare :) .
Ma sarebbe comunque utile provarci perché già chiedersi che effetto mi ha fatto (a me in particolare, in questo giorno particolare) quell'opera aiuta a cominciare ad acquisire (un pò di) quella consapevolezza.
(Quando fosse cosí, potresti anche affrontare un romanzo che sai/credi essere per te insano, per qualche verso, ma in quel caso l'avresti scelto conscio che per qualche altro motivo ne vale comunque la pena, cosí come può aver senso mangiare una tantum un fritto misto anche se lo soffri perché quella sera hai bisogno di una facile soddisfazione dopo una giornata sfigata, e rimedierai mangiando in bianco per una settimana; oppure - step Saggio - perché mangiarlo ti avvicinerà a qualcosa di ben piú importante, in quanto...[fantasioso esempio nickognitano che metta in relazione quel fritto misto ad un profondo bisogno/desiderio/scopo]).
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Nickognito »

Si', il discorso vale anche per le persone, anche se quello puo' essere limitato al tempo (per me probabilmente fino alla morte :)) in cui non siamo in grado di gestire le persone negative. Perche' se siamo in grado, beh, magari possiamo aiutarle.

Come dici tu, il problema e' anche riconoscere cosa fa male e cosa bene. Pero' sui libri, diciamo, di fiction, la mia suggestione e' che proprio facciano tutti, male. Comincio a capire (pur piu' o meno non essendo piu' cristiano), chi alla fine leggeva quasi solo la Bibbia e non altri libri, per dire.

Forse sarebbe opportuno distinguere due aspetti: uno che e' quello per cui i personaggi di un romanzo sono caratterizzati molto bene e ci fanno capire cose che altrimenti non avremmo compreso, ne' attraverso la nostra esperienza e pensiero, ne' attraverso studi di psicologia o sociologia, o altro.

Il problema e' il passaggio successivo: abbiamo davvero bisogno di capire, e conoscere, tante cose, del mondo o anche solo della psicologia umana? Probabilmente si', ma l'errore che ho sempre personalmente commesso e' pensare che questa comprensione sia sempre positiva di per se'.

E invece mi sembra di accorgermi adesso che intanto no, non lo e', lo e' solo se dopo viene data anche una soluzione. E che poi a volte non lo e' perche' non siamo preparati a sopportarla (anche se e' solo un film, 'solo' un romanzo).

Penso ad esempio a tanti film drammatici, realistici. Probabilmente sono molto utili a chi e' del tutto superficiale. Magari non ci ha mai pensato. Per gli altri sono pero' ambivalenti, magari favoriscono la compassione, pero' magari deprimono, o suggeriscono (quasi sempre), una soluzione sbagliata e magari pero' suggestiva. E non ci rendiamo conto che, finito di leggere, una parte di noi inizia a crederci davvero.

E' anche vero che i libri scritti con lo scopo di migliorare noi stessi sono per lo piu' spazzatura (e, peraltro, in genere scritti per accettare noi stessi, non per cambiare, un po' come se le palestre fossero solo centri in cui si accetta di non avere un bel corpo - certo, serve anche quello).

Per cui magari questo topic puo' essere anche un'occasione di elencare libri, o film, che invece per noi hanno la soluzione giusta (o almeno per noi).
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Johnny Rex »

Da discreto fruitore di Libri (meno di film) ritengo che di norma scegliamo generalmente quelle opere che toccano temi che ci interessano (il Tennis, Il Calcio di una volta, la Storia ,spesso la saggistico/diaristica nel mio caso) autoalimentando un interesse o pregresso o ulteriormente alimentato da quel genere di lettura (chi ama i gialli continua a leggerne, e così via) .
Mi rendo conto che per me oltre alla tematica (non riuscirei mai a leggere libri che trattano argomenti che non mi interessano) è importante lo Stile con cui si scrive.
Carrère , per dire, lo Adoro, lo leggerei anche se mi scrivesse della crescita delle sequoje giganti, per dire. Barbero stessa cosa. Un argomento che pure mi interessa male esposto mi lascia abbastanza deluso .
Sono chiuso verso tanti generi/sottogeneri ,il che è strano calcolando che non mi è mai spiaciuto l'Horror e apprezzo molto Heavy Metal e dark ,generi spesso ostracizzati o ritenuti bambineschi.
Mi domando se questo mio amore per lo Stile non si estenda anche alle persone, nel senso che mi attragga più un certo modo di comportarsi/essere/presentarsi che l'eventuale "messaggio" incluso nella persona stessa (se un messaggio esiste, eh).

Sugli influssi esterni di un opera letteraria, fiction etc, beh ovvio che esistano, devono esserci :) , un opera che non ci influenza,non ci arricchisca a mio avviso ha cannato lo scopo ,che quetsi influssi possano poi essere negativi a volte può esserci, sta a noi filtrarli, mica possiamo pretendere siano le opere in sè ad essere educatrici di principio. Ma in gnerale stento molto a credere che le persone siano così influenzabili nel loro essere da ciò che vedono e leggono, che è più un riflesso di quello che già sono ,al limite possono/possiamo mutuarne Look, atteggiamenti ,cercare di applicare qualche condotta che ci propongono ,ma non sostituiscono il vissuto (e la visione del mondo conseguente).

La mia risposta comunque è no, leggere non fa male :D (troppo sì, alla vista sopratutto).

F.F.
Nevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Rosewall »

ecco, forse nel dubbio potrebbe essere una buona strategia quella di sforzarsi di variare autore, temi, e stile. Un pò come l'alimentazione: diversificare (e magari "disintossicarsi" con una cena leggera o nulla, ogni tanto).

Faccio fatica a citare qualche titolo per via della forte soggettività di cui dicevo sopra. Come (mia) regola generale ho scoperto però che un romanzo troppo coinvolgimente nel corso di un viaggio può farmi perdere aspetti del viaggio a cui invece senza libro presto piú attenzione e riflessione (non è vero: dormo).
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Gios »

Non posso non sentire un brivido ogni volta che qualcuno mi confida, con un certo senso carbonaro, "leggo moltissimo". Un lettore difficilmente dirà "leggo moltissimo", perché in cuor suo sa che non leggerà mai tanto quanto vorrebbe.

Leggere può essere pericoloso in due vie, per me (forse entrambe hanno una soluzione analoga):
1. La prima, è il crearsi una forma di superiorità nei confronti dei non-lettori, attraverso il traballante assunto leggo quindi apprendo quindi conosco.
2. La seconda, attraverso la suggestione che la letteratura (narrativa, ed anche saggistica) può portare.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Rosewall »



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luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Johnny Rex »

Gios ha scritto:Non posso non sentire un brivido ogni volta che qualcuno mi confida, con un certo senso carbonaro, "leggo moltissimo". Un lettore difficilmente dirà "leggo moltissimo", perché in cuor suo sa che non leggerà mai tanto quanto vorrebbe.
Anche perchè

1) Leggere MOLTO non è indice generale di qualità delle lettura
2) Uno che dice di leggere poco o nulla solitamente è disarmante nella sua sincerità, il contrario non sempre :)

F.F.
Nevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da BackhandWinner »

Dipende da dove leggi:

https://www.ilsole24ore.com/art/cultura ... d=AE7isXqG

Siamo nati per vedere, per muoverci, per parlare, per pensare. Non per leggere. La lettura è un'acquisizione straordinaria ma recente, molto recente, nella storia dell'umanità. E dato che il nostro cervello non ha un circuito geneticamente programmato per questa attività, che si forgia in base a quanto, a come e a che cosa leggiamo, la lettura potrebbe rivelarsi una conquista “fragile”.

Un muscolo che si atrofizza se non viene utilizzato. Parte da questo presupposto apparentemente contro intuitivo Maryanne Wolf, una delle più influenti studiose della lettura (è neuroscienziata cognitiva e insegna alla University of California a Los Angeles). Dopo “Proust e il calamaro – Storia e scienza del cervello che legge”, in cui descriveva l'arco evolutivo dell'alfabetizzazione, ora in “Lettore, vieni a casa”, scritto in forma di nove appassionate epistole e appena uscito, come il precedente, per Vita e Pensiero, allerta sul destino della lettura nell'era digitale. Come un canarino nella miniera della mente, certi cambiamenti del cervello dovrebbero allertarci su un pericolo imminente, per di più su fronti inaspettati.


Ma che cosa rischiamo di perdere, precisamente? Che cos'è questa “lettura profonda” che sarebbe a rischio di estinzione nel mondo digitale? «Il cervello che legge è intrinsecamente malleabile ed è influenzato da fattori chiave: ciò che legge, cioè il sistema di scrittura e il contenuto; come legge, cioè il mezzo, testo stampato o schermo digitale; e come si forma, cioè come impara a leggere… Quando siamo davvero immersi in quello che leggiamo, attiviamo una serie di processi che coinvolgono tutto il cervello», spiega a IL in una conversazione via Skype dalla sua casa in California, illuminata dal sole.

«Leggendo partiamo da ciò che sappiamo. Ma il detective nel nostro cervello, come Sherlock Holmes, deduce qualcosa che va oltre quanto è detto. Leggere in profondità significa elaborare l'informazione, per costituire conoscenza».

Questa attività totalizzante ed esclusiva, che sorprendentemente si svolge nel giro di pochi secondi nei nostri circuiti cerebrali, oltre a trasformare le informazioni in conoscenza analitica mette in moto i sentimenti. «Prendiamo un romanzo di Elena Ferrante». («È popolare in Italia quanto lo è negli Stati Uniti?», si informa scherzando). «Ti fa sentire che cosa significa essere una donna in relazione con un'altra donna. Fa entrare nella prospettiva e nei pensieri di un'altra persona. Questo processo cognitivo è l'inizio dell'empatia. E della compassione».

In questa congiuntura storica, a metà del guado tra la vecchia carta stampata e gli schermi di computer, tablet e telefoni, non si sa ancora che sorte ci riserverà il futuro. In termini assoluti non è neppure vero che leggiamo meno. In realtà siamo sopraffatti dalle informazioni: l'individuo medio consuma, saltabeccando da un dispositivo all'altro, 34 gigabyte al giorno di contenuti, l'equivalente di circa 100mila parole, in pratica un romanzo lungo. Quello di cui siamo sempre più incapaci, sovrastati dalla massa delle informazioni da internet e distratti da mille stimoli digitali, è trovare la calma e la forza, o meglio la “pazienza cognitiva”, per affrontare letture lunghe e lente, capaci di risuonare dentro di noi, di aprire mondi sconosciuti e trasformarsi in riflessione, conoscenza e saggezza. Al computer o sui telefonini, la nostra mente è una cavalletta. Diversi gruppi di ricerca stanno studiando e quantificando che cosa succede quando leggiamo su uno schermo rispetto a quando posiamo gli occhi su una pagina stampata, e qual è il tributo da pagare per l'apparente velocità e il minore sforzo con cui maciniamo informazioni.

«Di una storia letta su uno schermo ricordiamo meno dettagli, e anche la comprensione è inferiore. Benché, come mostrano alcune ricerche, si abbia magari la sensazione di sapere di più». Gli studi consentono già di stilare anche una sorta di classifica. «Il peggio per la comprensione è lo schermo del computer o del telefono, il meglio la pagina stampata, gli e-book stanno in mezzo».

Siamo in un'età di mezzo, ma Wolf non è certo una passatista. «È impossibile tornare indietro, ma forse c'è il tempo di una pausa per prendere consapevolezza di dove stiamo andando, di che cosa stiamo facendo con la tecnologia, e di che cosa la tecnologia fa a noi», ammonisce. L'obiettivo di Maryanne Wolf è far evolvere nelle nuove generazioni un cervello bi-alfabetizzato, in grado di leggere in modi distinti, usando la velocità quando è necessario, ma riservando tempo ed energie anche alla lettura profonda.

Certi altri sintomi dovrebbero far riflettere. Mentre i manager della Silicon Valley cercano per i loro figli scuole technology free, in tante famiglie il tablet o il telefono sono diventati il nuovo ciuccio, o il sostituto della baby sitter. Dalla sua esperienza come esperta di sviluppo cognitivo dei bambini, Wolf non si tira certo indietro nel fornire indicazioni concrete su come gestire il rapporto con la tecnologia. «Fino a due anni i bambini non dovrebbero avere in mano schermi digitali. Che possono essere introdotti più tardi, in dosi crescenti secondo l'età. Ma i ragazzi dovrebbero comunque imparare la lettura sui libri. E gli insegnanti dovrebbero essere formati su come usare la tecnologia in classe». E gli adulti? «L'ideale sarebbe spegnere gli schermi due ore prima di andare a dormire. È difficile, lo so. Anche io prima di spegnere la luce mando le ultime mail che mi permettono di cominciare con meno affanno il mattino dopo… Ma sarebbe davvero necessario riscoprire la funzione contemplativa della lettura: ritirarci almeno una volta al giorno in quel santuario».

Già ora, dice Wolf, siamo a un passo dal non riuscire più a riconoscere la bellezza del linguaggio degli scrittori difficili e dalla rimozione di pensieri complessi, che non si adattano alla restrizione del numero di caratteri usati per trasmetterli. Ma il peggio forse non è neppure questo. «La cosa più tremenda è che non abbiamo più tempo per riflettere sul valore di verità di quello che leggiamo. Leggiamo le cose comode, che si conformano a quello che già pensiamo, che rinforzano, invece di sfidare, le nostre prospettive. Alla fine diamo retta a chi ci dice quello che vogliamo sentire».
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da BackhandWinner »

Gios ha scritto:Non posso non sentire un brivido ogni volta che qualcuno mi confida, con un certo senso carbonaro, "leggo moltissimo". Un lettore difficilmente dirà "leggo moltissimo", perché in cuor suo sa che non leggerà mai tanto quanto vorrebbe.
Vero.
Gios ha scritto:Leggere può essere pericoloso in due vie, per me (forse entrambe hanno una soluzione analoga):
1. La prima, è il crearsi una forma di superiorità nei confronti dei non-lettori, attraverso il traballante assunto leggo quindi apprendo quindi conosco.
Il passaggio dalla premessa alla conclusione è traballante, sì, ma lasciamo da parte il giudizio di valore* e pensiamo in termini evoluzionistici: essere più o meno adatti alle diverse nicchie 'ecologiche' dell'ambiente socioculturale che ci circonda. Comunque, direi che una diversità c'è, altroché.
Gios ha scritto: 2. La seconda, attraverso la suggestione che la letteratura (narrativa, ed anche saggistica) può portare.
Come guidato da una Mano Invisibile lascio Rasko un attimo sul divano e esco a far fuori la mia padrona di casa, quella vecchia usuraia.
Oppure mi affloscio sul quello stesso divano fissando stancamente il vuoto, inseguendo una confusa reverie di una possibile vita futura con Olga...che però non sarà mai realtà.

*: comunque ci tengo a difendere il diritto di giudizio di valore estetico: mi piace di più il mondo dei lettori.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Pindaro »

BackhandWinner ha scritto:
*: comunque ci tengo a difendere il diritto di giudizio di valore estetico: mi piace di più il mondo dei lettori.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Pindaro »

Nickognito ha scritto: scegliere cio' che ci fa bene, invece che cio' che e' scritto bene e piace alla nostra mente ed emozioni? ?
Io per "fare bene" intendo proprio quando piace alla mia mente e alle mie emozioni.
Altrimenti cosa leggo a fare? Non leggerei neppure.
La lettura è un piacere per la mente, pensieri, emozioni.
Non un vademecum per la salute.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Nick »

A proposito lo sapete che si dice che shakespeare non sia shakespeare?

https://it.wikipedia.org/wiki/Attribuzi ... hakespeare

Io sono d'accordo, non può shakespeare aver scritto tutte quelle cose.

Tranquillo BHW, Dosto è Dosto.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Pindaro »

Sto divorando ultimamente molti romanzi di Nabokov.
Lolita è, a mio avviso, proprio il meno bello.
Nei romanzi letti, penso a "l'incantatore" "una risata nel buio" i protagonisti sono spregevoli e ripugnanti.
E pur trovando coinvolgente e meraviglioso il modo in cui Nabokov racconta e descrive questa spregevolezza e ripugnanza,
non lo divento anche io per osmosi. Non ha alcun effetto su di me se non quello salvifico dell'immersione in quelle pagine.
Poi, per rispondere a Gios, leggere non rende migliori.
Forse rende essere umani.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Nickognito »

PINDARO ha scritto:
Nickognito ha scritto: scegliere cio' che ci fa bene, invece che cio' che e' scritto bene e piace alla nostra mente ed emozioni? ?
Io per "fare bene" intendo proprio quando piace alla mia mente e alle mie emozioni.
.
Ok, allora so che libro regalarti
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Gios »

Nick ha scritto:A proposito lo sapete che si dice che shakespeare non sia shakespeare?

https://it.wikipedia.org/wiki/Attribuzi ... hakespeare

Io sono d'accordo, non può shakespeare aver scritto tutte quelle cose.

Tranquillo BHW, Dosto è Dosto.
Ogni tanto dicono anche che Dante non avrebbe scritto gli ultimi canti del Paradiso (vista la diffusione post-mortem), e che Omero sarebbero più persone (tesi questa, in verità, più giustificata: ma la questione è lunga e dibattuta).
Al di là del piacere (futile) del complotto, la maggior parte delle tesi passano dalla premessa (negativa) che un "giovanotto di provincia" che verosimilmente terminò la propria vita lavorando a strozzo in provincia potesse avere pensato il monologo di Enrico V, la leggiadra trama del Sogno di una Notte di Mezza Estate, la ferocia del Macbeth e il sangue del Tito Andronico. A volte sospetto che questo sia dovuto al fatto che la mente dei critici sia il più delle volte più angusta della mente di Shakespeare.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Pindaro »

Gios ha scritto:. A volte sospetto che questo sia dovuto al fatto che la mente dei critici sia il più delle volte più angusta della mente di Shakespeare.
:oops:
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Ombra84 »

Gios ha scritto: Al di là del piacere (futile) del complotto, la maggior parte delle tesi passano dalla premessa (negativa) che un "giovanotto di provincia" che verosimilmente terminò la propria vita lavorando a strozzo in provincia potesse avere pensato il monologo di Enrico V, la leggiadra trama del Sogno di una Notte di Mezza Estate, la ferocia del Macbeth e il sangue del Tito Andronico. A volte sospetto che questo sia dovuto al fatto che la mente dei critici sia il più delle volte più angusta della mente di Shakespeare.
Applausi.
djagermaister ha scritto:Dzumhur è il troll che controlla il ponte tra i challenger e gli Atp.
.
dsdifr ha scritto:Nel primo set della messa lei dichiarerà di voler sposare Istomin, poi piano piano Andreas riguadagnerà' terreno fino al lieto fine.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Gios »

Ombra84 ha scritto:
Gios ha scritto: Al di là del piacere (futile) del complotto, la maggior parte delle tesi passano dalla premessa (negativa) che un "giovanotto di provincia" che verosimilmente terminò la propria vita lavorando a strozzo in provincia potesse avere pensato il monologo di Enrico V, la leggiadra trama del Sogno di una Notte di Mezza Estate, la ferocia del Macbeth e il sangue del Tito Andronico. A volte sospetto che questo sia dovuto al fatto che la mente dei critici sia il più delle volte più angusta della mente di Shakespeare.
Applausi.
Attenzione: c'è il rischio di sconfinare nel popolusimo letterario, eh (Ma ke ne sanno i critici!!!!!!!1!!!1!): ovviamente parte delle tesi shakespeariane sono anche molto serie e saranno sicuramente (non ho certo avuto modo di leggerle tutte) anche motivate con criteri di bun senso e professionalità.
La mia è solo una impressione.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

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Premessa o meno, c'è una ricchezza tale nell'opera di shakespeare: vocabolario impressionante, conoscenze delle lingue, della legge, dell'Italia, unite ad una profondità psicologica e filosofica fuori dal comune, che qualche dubbio si pone.

Anche perchè si hanno poche notizie della vita di shakespeare.
La sua stessa icona sembra una maschera di teatro più che una faccia reale.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

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BackhandWinner ha scritto: Il passaggio dalla premessa alla conclusione è traballante, sì, ma lasciamo da parte il giudizio di valore* e pensiamo in termini evoluzionistici: essere più o meno adatti alle diverse nicchie 'ecologiche' dell'ambiente socioculturale che ci circonda. Comunque, direi che una diversità c'è, altroché.
Credo (è una mia impressione) la letteratura (allarghiamo il campo: la conoscenza acquisita mediante quella che in maniera approssimativa chiamiamo "cultura"), nella approssimativa maggioranza dei casi (che non vuol dire sempre, e non vuol dire nemmeno quasi sempre, e nemmeno nella maggior parte dei casi: vuol dire quel che vuol dire, ovvero in una approssimativa maggioranza) non condizioni poi così tanto quegli aspetti su cui, alla fine del tempo, il Signore (o nella piscostasia di Anubi, se preferite) peserà il nostro cuore.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Gios »

Nick ha scritto:Premessa o meno, c'è una ricchezza tale nell'opera di shakespeare: vocabolario impressionante, conoscenze delle lingue, della legge, dell'Italia, unite ad una profondità psicologica e filosofica fuori dal comune, che qualche dubbio si pone.

Anche perchè si hanno poche notizie della vita di shakespeare.
La sua stessa icona sembra una maschera di teatro più che una faccia reale.
È il medesimo discorso che si potrebbe fare per Dante, che ha scritto la più grande opera mai pensata da un cristiano, essendo solo per parte della sua vita fu un letterato "di professione": era in fondo appartenente ad una famiglia (per quanto a Dante piacesse molto ricordare l'antenato crociato Cacciaguida) nemmeno troppo altolocata (non erano di sicuro i Cavalcanti, ecco), con qualche parente in odore di usura, e lo stesso Dante è, tutto sommato, una mezza figura politica (sicuramente meno significativa del maestro Brunetto) condannata per baratteria.

Conosciamo abbastanza bene le fonti di Dante e di Shakespeare (che, particolarmente per Shakespeare, non erano così immense): ma è evidente che entrambi le frequentavano con una dimestichezza (molto più Dante di Shakespeare, a dire il vero) oggi dimenticata ed impensabile per noi moderni, sommersi da una potenziale libreria sterminata.

Erano, forse e semplicemente, dei geni in quello che erano: bisogna credo avere l'immaginazione l'umiltà di immaginare che qualcuno possa essere straordinario in qualcosa. Non fatico a credere in Shakespeare e Dante più di quanto non farei nel credere a Usain Bolt, nel duca Louis-Victor Pierre Raymond de Broglie, o in Jennifer Lawrence.


Everything and Nothing di J.L. Borges
Non vi fu alcuno in lui; dietro il suo volto (che anche attraverso i cattivi ritratti dell’epoca non somiglia a nessun altro) e le sue parole, ch’erano copiose, fantastiche e agitate, non c’era che un po’ di freddo, un sogno sognato da nessuno. Al principio credette che tutti fossero come lui, ma la sorpresa di un compagno col quale aveva cominciato a commentare quella condizione di vuoto, gli rivelò il suo errore e gli fece capire, per sempre, che un individuo non deve differire dalla specie. Pensò, un giorno, che nei libri avrebbe trovato rimedio al suo male e così apprese il poco latino e meno greco che poteva conoscere un suo contemporaneo; poi considerò che nell’esercizio di un rito elementare dell’umanità poteva forse trovarsi quel che cercava, e si fece iniziare da Anne Hathaway, in un lungo pomeriggio di giugno. Passati i vent’anni andò a Londra. Istintivamente, s’era già addestrato nell’abitudine di simulare d’essere qualcuno, perché non fosse scoperta la sua essenza di nessuno; a Londra trovò la professione cui era predestinato, quella dell’attore, il quale su un palcoscenico giuoca ad essere un altro, davanti a un’accolta di persone che giuocano a crederlo l’altro. Le fatiche dell’istrione gli fecero conoscere una felicità singolare, forse la prima che provasse; ma applaudito l’ultimo verso e ritirato dalla scena l’ultimo morto l’odiato sapore dell’irrealtà tornava a impossessarsi di lui. Cessava d’essere Ferrex o Tamerlano ed era nuovamente nessuno. Incalzato, prese a immaginare altri eroi e altre favole tragiche. Così, mentre il corpo compiva il suo destino di corpo nei lupanari e nelle bettole di Londra, l’anima che lo abitava era Cesare, che non presta ascolto all’ammonizione dell’augure, e Giulietta, che ha in odio l’allodola, e Macbeth, che conversa nella landa con le streghe che insieme sono le parche. Nessuno fu tanti uomini come quell’uomo, che a somiglianza dell’egizio Proteo poté esaurire tutte le apparenze dell’essere. Talora, lasciò in qualche luogo della sua opera una confessione, certo che non sarebbe stata decifrata; Riccardo afferma che nella sua sola persona fa la parte di molti, e Jago clice con curiose parole: non sono quel che sono. L’identità fondamentale dell’esistere, il sognare e il rappresentare, gl’ispirò passi famosi.

Vent’anni durò in codesta allucinazione guidata, ma una mattina fu sopraffatto dal tedio e dall’orrore d’essere tanti re che muoiono di spada e tanti sventurati amanti che convergono, divergono e melodiosamente agonizzano. Quello stesso giorno decise di vendere il suo teatro. Meno di una settimana più tardi era tornato al paese natale, dove riebbe gli alberi e il fiume della fanciullezza e non li collegò a quegli altri che aveva celebrati la sua musa, illustri per allusioni mitologiche e voci latine. Doveva essere qualcuno; fu un impresario in ritiro che ha fatto fortuna e al quale interessano i prestiti, le liti e la piccola usura. In tale carattere dettò l’arido testamento che conosciamo, dal quale deliberatamente escluse qualsiasi tratto patetico o letterario. Solevano visitare il suo ritiro amici di Londra, ed egli riprendeva per loro la parte del poeta.

La storia aggiunge che, prima di morire o dopo morto, si seppe di fronte a Dio e gli disse: Io, che tanti uomini son stato invano, voglio essere uno e io. La voce di Dio gli rispose da un turbine: Neanch’io sono; io sognai il mondo come tu sognasti la tua opera, mio Shakespeare, e tra le forme del mio sogno sei tu, che come me sei tanti e nessuno.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

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(In proposito di fuoriclasse: che fioretto non è quell'"amanti che convergono, divergono e melodiosamente agonizzano": amantes que convergen, divergen y melodiosamente agonizan?).
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Nick »

Di Dante si sa quasi tutto.
Di Omero quasi niente, è quasi una figura leggendaria.
Di Shakespeare si sa troppo poco.

Considerando la straordinarietà dell'opera dei tre che non è solo un libro straordinario, nelle loro opere c'è una gran fetta dello scibile umano, mi sembrano normali le congetture nel caso di Omero e di Shakespeare.

Che poi sapere poco o nulla su Omero ci sta, siamo nel XIII a.C. o giù di lì.
Shakespeare ha vissuto all'inizio della modernità.

Ed il dubbio su Shakespeare non è per la genialità e la straordinarietà, cose che possono esserci in qualsiasi individuo da dovunque egli provenga.
Il dubbio è per la cultura sterminata.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Gios »

Tralasciamo Omero, che come tu dici è figura troppo distante.

Di Dante non sappiamo tutto, come osservi, ma siamo piuttosto distanti anche dal sapere quasi tutto: sappiamo molto di più rispetto a molti suoi contemporanei che non fossero politici di levatura o santi, e molto di meno rispetto a politici di levatura o santi. E quel che sappiamo di lui è molto scaro, in definitiva, quando non era relativo alla sua attività politica. Tanto più che ricostruire la sua vita da esiliato è difficile (sappiamo certo che fu un discreto globe trotter: ma andò mai, ad esempio, in Francia?).
Shakespeare era un imprenditore. È di gran lunga l'imprenditore più noto del suo tempo: sia per noi, sia per i contemporanei: ma rimane un imprenditore. Pur essendo un imprenditore riusciamo a delineare la sua esistenza con buona esattezza (abbiamo documentazione della sua nascita e della sua morte, e un suo autografo: cosa che non possiamo dire di Dante) e, su queste basi, possiamo farci una certa idea (vaghissima, come suggerisce Borges), della sua figura. Anche dei suoi contemporanei colleghi drammaturghi (quantomeno, quelli a noi noti: Marlowe, Ben Jonson, pochi altri) non è che si sappia poi così tanto, in fondo, anche perché momento di trasizione tra teatro di corte e teatro popolare.

Più che altro ho qualche dubbio su quella che dici essere la cultura sterminata di Shakespeare.
Posto di come fosse eminentemente più colto di te e di me, senza dubbio :D se si guarda alle sue fonti c'è la novellistica italiana (Boccaccio, e non solo) che in Inghilterra era nota da tempo (praticamente da Chaucher: un pioniere), passando per Gower nella poesia, Seneca come tragediografo latino, Plauto per alcuni spunti, e, soprattutto e sopra tutti, gli storiografi inglesi per i drammi storici: Holinshed (e quindi Leland) e Hall: con le debite proporzioni, non è molto di più che conoscere Barbero o Cardini, cosa abbastanza compatibile perfino per noi. Era una biblioteca piuttosto accessibile, e probabilmente più scarsa di quella che ebbe a sfogliare (in epoca completamente diversa) Dante: Dante che però i libri che aveva sottomano li conosceva a memoria (dove "a memoria" non è una iperbole, ma va preso in senso letterale).
Il Dr. Johnson (che curò una edizione critica di Shakespeare) era piuttosto severo con lui, che spesso (ed a ragione) giudicava piuttosto grezzo; Dryden dice famosamente di lui che he was naturally learn’d; he needed not the spectacles of books to read nature.


Sono due giganti diversi.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Pindaro »

Gios ha scritto:

Everything and Nothing di J.L. Borges
Non vi fu alcuno in lui; dietro il suo volto (che anche attraverso i cattivi ritratti dell’epoca non somiglia a nessun altro) e le sue parole, ch’erano copiose, fantastiche e agitate, non c’era che un po’ di freddo, un sogno sognato da nessuno. Al principio credette che tutti fossero come lui, ma la sorpresa di un compagno col quale aveva cominciato a commentare quella condizione di vuoto, gli rivelò il suo errore e gli fece capire, per sempre, che un individuo non deve differire dalla specie. Pensò, un giorno, che nei libri avrebbe trovato rimedio al suo male e così apprese il poco latino e meno greco che poteva conoscere un suo contemporaneo; poi considerò che nell’esercizio di un rito elementare dell’umanità poteva forse trovarsi quel che cercava, e si fece iniziare da Anne Hathaway, in un lungo pomeriggio di giugno. Passati i vent’anni andò a Londra. Istintivamente, s’era già addestrato nell’abitudine di simulare d’essere qualcuno, perché non fosse scoperta la sua essenza di nessuno; a Londra trovò la professione cui era predestinato, quella dell’attore, il quale su un palcoscenico giuoca ad essere un altro, davanti a un’accolta di persone che giuocano a crederlo l’altro. Le fatiche dell’istrione gli fecero conoscere una felicità singolare, forse la prima che provasse; ma applaudito l’ultimo verso e ritirato dalla scena l’ultimo morto l’odiato sapore dell’irrealtà tornava a impossessarsi di lui. Cessava d’essere Ferrex o Tamerlano ed era nuovamente nessuno. Incalzato, prese a immaginare altri eroi e altre favole tragiche. Così, mentre il corpo compiva il suo destino di corpo nei lupanari e nelle bettole di Londra, l’anima che lo abitava era Cesare, che non presta ascolto all’ammonizione dell’augure, e Giulietta, che ha in odio l’allodola, e Macbeth, che conversa nella landa con le streghe che insieme sono le parche. Nessuno fu tanti uomini come quell’uomo, che a somiglianza dell’egizio Proteo poté esaurire tutte le apparenze dell’essere. Talora, lasciò in qualche luogo della sua opera una confessione, certo che non sarebbe stata decifrata; Riccardo afferma che nella sua sola persona fa la parte di molti, e Jago clice con curiose parole: non sono quel che sono. L’identità fondamentale dell’esistere, il sognare e il rappresentare, gl’ispirò passi famosi.

Vent’anni durò in codesta allucinazione guidata, ma una mattina fu sopraffatto dal tedio e dall’orrore d’essere tanti re che muoiono di spada e tanti sventurati amanti che convergono, divergono e melodiosamente agonizzano. Quello stesso giorno decise di vendere il suo teatro. Meno di una settimana più tardi era tornato al paese natale, dove riebbe gli alberi e il fiume della fanciullezza e non li collegò a quegli altri che aveva celebrati la sua musa, illustri per allusioni mitologiche e voci latine. Doveva essere qualcuno; fu un impresario in ritiro che ha fatto fortuna e al quale interessano i prestiti, le liti e la piccola usura. In tale carattere dettò l’arido testamento che conosciamo, dal quale deliberatamente escluse qualsiasi tratto patetico o letterario. Solevano visitare il suo ritiro amici di Londra, ed egli riprendeva per loro la parte del poeta.

La storia aggiunge che, prima di morire o dopo morto, si seppe di fronte a Dio e gli disse: Io, che tanti uomini son stato invano, voglio essere uno e io. La voce di Dio gli rispose da un turbine: Neanch’io sono; io sognai il mondo come tu sognasti la tua opera, mio Shakespeare, e tra le forme del mio sogno sei tu, che come me sei tanti e nessuno.
:oops: :oops: :oops: :oops:
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

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Rimane che è strano che una persona venga ricordata durante la sua vita come un importante impresario teatrale, e molti anni dopo la sua morte come il più grande scrittore di tutti i tempi.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Ombra84 »

Nick ha scritto:Rimane che è strano che una persona venga ricordata durante la sua vita come un importante impresario teatrale, e molti anni dopo la sua morte come il più grande scrittore di tutti i tempi.
Beh Baudelaire in vita era considerato un alcolizzato, Van Gogh poco meglio :D
djagermaister ha scritto:Dzumhur è il troll che controlla il ponte tra i challenger e gli Atp.
.
dsdifr ha scritto:Nel primo set della messa lei dichiarerà di voler sposare Istomin, poi piano piano Andreas riguadagnerà' terreno fino al lieto fine.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Pindaro »

Nick ha scritto:Rimane che è strano che una persona venga ricordata durante la sua vita come un importante impresario teatrale, e molti anni dopo la sua morte come il più grande scrittore di tutti i tempi.
Già. E non sia mai stato ospitato a door to door durante la sua vita.
E non sia stato recensito dal trisavolo del trisavolo del trisavolo di Baricco.
Complotto!
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Nick »

Ombra84 ha scritto:
Nick ha scritto:Rimane che è strano che una persona venga ricordata durante la sua vita come un importante impresario teatrale, e molti anni dopo la sua morte come il più grande scrittore di tutti i tempi.
Beh Baudelaire in vita era considerato un alcolizzato, Van Gogh poco meglio :D

Vabbè van gogh non ha avuto successo in vita.

Sembra che abbiate vissuto tutti a cavallo del seicento, conosciuto Shakespeare e cosi via... :D
Io rimango nel dubbio.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Ombra84 »

Ah vabbè c'è anche chi sostiene che la Rowling abbia scritto solo il primo Harry Potter, e siamo in tempi recenti. :)
djagermaister ha scritto:Dzumhur è il troll che controlla il ponte tra i challenger e gli Atp.
.
dsdifr ha scritto:Nel primo set della messa lei dichiarerà di voler sposare Istomin, poi piano piano Andreas riguadagnerà' terreno fino al lieto fine.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Nick »

Ombra84 ha scritto:Ah vabbè c'è anche chi sostiene che la Rowling abbia scritto solo il primo Harry Potter, e siamo in tempi recenti. :)

Non è molto importante sapere chi ha scritto gli altri Harry Potter. :)
poi un ghost-writer lo trova chiunque.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Gios »

Il First Folio è edito poco meno di una decina di anni dopo la morte di Shakespeare: era una impresa editoriale significativa che non si fa per un semplice imprenditore/attore di successo. Chiaro che ci fosse già la percezione della grandezza e della unicità di di Shakespeare già in vita, o nella generazione immediatamente successiva, è evidente, ma non certo lo si riteneva il più grande autore in lingua inglese di ogni epoca. È dal romanticismo in poi che diventa l'Autore; ed è sintomatico che accada col romanticismo.

Non credo Shakespeare sia il più grande scrittore della storia: credo che pochi storici della letteratura e pochi letterati direbbero così: è spesso sciatto e ridondante, ed anche se semanticamente è ricchissimo l'utilizzo delle parole non ha la meticolosa e preziosa precisione non solo di Dante, ma di un bel po' di altri grandi autori. Ma Shakespeare c'è una tale sovrabbondante umanità, una grandezza d'animo, una vastità di conoscere le pene e le gioie dei più grandi e dei più piccoli, una tensione quando si celebra il pathos, ed uno homour quando si celebra la leggerezza, che nessuno ha mai scritto, e nessuno mai scriverà, credo. La giovialità di Enrico V, la pragmatica ferocia di Lady Macbeth, la melodiosa agonia di Giulietta, l'ansia del potere di Riccardo III, la fanfaronaggine di Bottom, la saggezza maestosa di Prospero vanno molto al di là della resa letteraria che Shakespeare riuscì a dare alle sue opere.


Scusate, stiamo abbondantemente OT.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da balbysauro »

Ombra84 ha scritto:Ah vabbè c'è anche chi sostiene che la Rowling abbia scritto solo il primo Harry Potter, e siamo in tempi recenti. :)
per me li ha scritti Stephen King, nei ritagli di tempo
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Pindaro »

Siamo passati da Shakespeare e Borges a Rowling.
A saperlo non mi facevo riattivare.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Gios »

JK Rowling è bravissima, e la saga di Harry Potter ottima, ottima, ottima letteratura.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Pindaro »

Gios ha scritto:JK Rowling è bravissima, e la saga di Harry Potter ottima, ottima, ottima letteratura.
Certo.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Ombra84 »

PINDARO ha scritto:
Gios ha scritto:JK Rowling è bravissima, e la saga di Harry Potter ottima, ottima, ottima letteratura.
Certo.
Ma la hai letta ?
djagermaister ha scritto:Dzumhur è il troll che controlla il ponte tra i challenger e gli Atp.
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dsdifr ha scritto:Nel primo set della messa lei dichiarerà di voler sposare Istomin, poi piano piano Andreas riguadagnerà' terreno fino al lieto fine.
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Re: Leggere fa male? L'inevitabile didascalico del junk food culturale.

Messaggio da Pindaro »

Ombra84 ha scritto:
PINDARO ha scritto:
Gios ha scritto:JK Rowling è bravissima, e la saga di Harry Potter ottima, ottima, ottima letteratura.
Certo.
Ma la hai letta ?
No, ovviamente.
Ma maghi, maghetti e fantasy non sono comunque il mio genere.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
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PINDARO ha scritto:
Ombra84 ha scritto:
PINDARO ha scritto: Certo.
Ma la hai letta ?
No, ovviamente.
Ma maghi, maghetti e fantasy non sono comunque il mio genere.
Harry Potter è principalmente un romanzo di formazione, per come la vedo io. Con un contorno certamente fantasy.
djagermaister ha scritto:Dzumhur è il troll che controlla il ponte tra i challenger e gli Atp.
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dsdifr ha scritto:Nel primo set della messa lei dichiarerà di voler sposare Istomin, poi piano piano Andreas riguadagnerà' terreno fino al lieto fine.
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