Certo, come tutti i metodi che sembrano avere un aspetto vagamente scientifico (ma che in definitiva con la scienza hanno ben poco da spartire) prima o poi ti ritrovi in un vicolo cieco o in un discorso troppo autoreferenziale.Fantasio ha scritto: Ora capisco meglio, ma resta il problema di fondo: che l'intervallo sia 6-9 o 6-19, non c'è modo di piazzare con precisione lo sconfitto da qualche parte, e neanche di ridurre un po' l'ampiezza dell'intervallo.
Nel frattempo forse ho trovato il modo di chiarire meglio il mio discorso.
Poiché l'unica indubitabile certezza è che se X batte Y allora X è il più forte (di quel giorno, in quel contesto, non dico in assoluto ma facciamo finta che il "momento" duri almeno le due settimane del torneo), ne segue che di Y possiamo dire con sicurezza che è meno forte di X ma nulla sul suo reale rapporto di forza con tutti gli altri. Ora, finché parliamo di giocatori per così dire "normali" (quella normalità per cui i più forti a Parigi vincono 2-3 volte e magari fanno altrettante finali) sembra che l'approccio possa essere esteso ragionevolmente fino a dire (con una forzatura non estrema) che Y potrebbe forse valere la finale o magari la vittoria in assenza di X.
Ma quando abbiamo a che fare con una anormalità come la supremazia terricola di Nadal si potrebbe anche sostenere (stessa linea di pensiero, cambiano solo le proporzioni) che chiunque perda dal GOAT sia un potenziale vice-GOAT. E questa è palesemente una conclusione assurda (e lasciamo perdere che almeno Federer in assenza di Nadal è riuscito a vincere; Nadal una volta ha perso la finale con Wawrinka e l'altra se non erro non è manco arrivato alla seconda settimana, e in compenso è riuscito a vincere battendo in finale proprio il GOAT).
Tanto assurda che, mi viene da dire, almeno in questo caso tutto il metodo sia in qualche modo viziato in origine. Dunque nulla toglie che Djokovic spesso battuto da Nadal valesse "moralmente" almeno la finale (e non diciamo, appunto, di Federer plurifinalista del quale molti hanno detto "non ha bisogno di vincere Parigi per dimostrare che ne sarebbe in grado"), ma appunto siamo in un contesto nel quale alcune conseguenze logiche mi fanno dire che forse è meglio accantonarlo limitandosi a usarlo in contesti, come dicevo, più "normali".
PS: e questo senza nulla togliere alle convincenti argomentazioni di Nickognito sulla sostanziale parità fra i due almeno sulla terra