Barcellona in un week-end
Wait, lascia perdere tutto quello che ti dicono questi ingenui qui sopra, e segui i consigli di Gios.
Ci sono tre cose da vedere:
- Museo Nazionale d'Arte della Catalogna (MNAC) è necessario, oltretutto è in zona ampiamente gradevole
- Sagrada Familia, dove lascerai un sostanzioso contributo.
- il Barrio Gotico, e la Cattedrale di Santa Eulalia.
Secondo me il posto migliore per trovare un albergo è proprio il Barrio Gotico.
Per il resto: birra ne vendono un po' ovunque, evitare come la peste le locali che sono a livello Bavaria. Mangiare abbondantemente. C'era un bar in uno dei brrrrrrrrrrrrrrrr terribili vicoli laterali alla Rambla dove servivano assenzio alla vecchia maniera. Non ricordo dove fosse, però, e avolte arrivo a pensare non sia mai esistito.
Ci sono tre cose da vedere:
- Museo Nazionale d'Arte della Catalogna (MNAC) è necessario, oltretutto è in zona ampiamente gradevole
- Sagrada Familia, dove lascerai un sostanzioso contributo.
- il Barrio Gotico, e la Cattedrale di Santa Eulalia.
Secondo me il posto migliore per trovare un albergo è proprio il Barrio Gotico.
Per il resto: birra ne vendono un po' ovunque, evitare come la peste le locali che sono a livello Bavaria. Mangiare abbondantemente. C'era un bar in uno dei brrrrrrrrrrrrrrrr terribili vicoli laterali alla Rambla dove servivano assenzio alla vecchia maniera. Non ricordo dove fosse, però, e avolte arrivo a pensare non sia mai esistito.
- Alga
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Mo' te presenta il suo amico Sven... tranquillo, e' un artista...Andy ha scritto:OK!Sarina ha scritto:Dai, si chiama anche come te.Andy ha scritto:
E' un'artista, è bravo, è simpatico.
Via, un ti dico mica che ci devi combinare, te lo presento e basta!
Ma questo viaggio a Stoccolma?
Ciao!
Forza Aquilotti, riprendiamo a volare!
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Anche se questo link si riferisce al locale di londra,
Entrecote con una buona salsa e patatine fritte...ah se vai li fanno solo quello
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Subito!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Andy ha scritto:OK!Sarina ha scritto:Dai, si chiama anche come te.Andy ha scritto:
E' un'artista, è bravo, è simpatico.
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Ma questo viaggio a Stoccolma?
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Vorrei poterti rispondere così....Andy ha scritto:
Il tuo bimbo ti ha lasciato sola
però.....whiterussian ha scritto: Io ci sono SEMPRE!!!
Andy ha scritto: E ancora non ci ha detto niente di Barcellona!!! Wait sola!!!
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Sorry guys, ma dovevo riordinare le idee
BARCELLONA IN UN WEEK-END
Allora, partenza la mattina all'alba, la Morte. Soprattutto quando, giunto nei pressi del Malpensa shuttle in Centrale trovo una collega. Che va anche lei a Barcellona. Vabbè. A Malpensa, scazzo con la Vueling che ci fa pagare il bagaglio 20 duri (euri, il T9 scrive duri però, come quella volta che ho madato un SMS a ciobo e gli ho chiesto: dove sei? e lui: all'espeltòga, vai a scoprire che era l'esselunga del T9, vabbè, fine della divagazione), dicevo ci fanno pagare il bagaglio 20 duri anziché 10, già inoltrato reclamo all'agenzia di viaggio che non ci aveva avvisato della sòla, in attesa di rimborso.
In aereo si sonnecchia per recuperare qualcosa, la buona notizia è che a Barcellona ci sono 16 gradi. Giunti all'aeroporto, notiamo che in Catalogna non si aspetta per i bagagli come in Italia. Praticamente dall'uscita dell'aereo ti fai un 7-8 minuti di passeggiata fino alla zona di rilascio dei bagagli, quando arrivi prendi il tuo e via.
L'albergo è nella zona di Parco Guell, dunque dopo una breve rinfrescata stiamo scalando quelle 75 salite che portano al parco, di cui un paio fornite di comode scale mobili marca Thyssenkrupp e la penultima, di grado di difficoltà XI a metà della quale c'era Manolo che bestemmiava. Siamo giunti al parco da un'entrata secondaria, dunque ci abbiamo messo un po' a trovare la terrazza, il museo e il resto gaudiano. Per un buon quarto d'ora ci sembrava di essere finiti al Sempione dopo una catastrofe nucleare, tanto che abbiamo incontrato un certo Angelo di Conegliano Veneto (il paese che di regola dovrebbe essere la capitale d'Italia, in quanto ha dato i natali ad Alessandro Del Piero, NdD) che ci ha chiesto dove càzzo fosse la parte bella del parco. A margine, Angelo ha: il cognato che si chiama come il fratello della mia ragazza, la sorella che si chiama come la mia ragazza, la mamma che si chiama come la ragazza del fratello della mia ragazza, il capo che si chiama come me. Insieme ad Angelo, dopo 5 minuti abbiam trovato la parte bella del parco. Mi sono convinto che fosse un angelo, appunto, mandato da Gaudì per farci godere delle bellezze Guelliche. Seguono foto.
Al pomeriggio, dopo aver consumato uno di quei menu che fanno nei localini spagnoli che a me sembrano molto ammericani (il pollo era buonissimo e tenero) ci rechiamo alla Pedrera, dove il genio di Gaudì è possente. Nel tragitto notiamo che la metropolitana, oltre ad essere disegnata in modo che chi sta in piedi possa appoggiare il cùlo sulla spalliera di chi sta seduto tramite supporto appositamente sagomato e a distanza di sicurezza cùlo-testa del seduto; ha addirittura il pannello sulle porte che ti dice in che stazione stai arrivando tramite led luminosi, un po' come Milano, dove nei nuovi treni hanno tolto questi fastidiosi pannelli informativi (ce ne sono due per treno) così chi non prende la metro tutti i giorni o chi è turista ce l'ha nel cùlo. Dicevamo, alla Pedrera, salito sulla terrazza, sono dovuti intervenire dei paramedici per rimettermi a posto la mascella: sono rimasto a bocca aperta pensando "fottutissimo Gaudì, maledetto figlio di puttaana, ma come cazzzo hai fatto" per circa 3-4 minuti. Gaudì era chiaramente un Atlantideo sopravvissuto alla guerra contro Mu, che ha ricreato a Barcellona i fasti del continente perduto. Non c'è altra spiegazione. Seguono foto.
Dopo la Pedrera, camminata verso la Sagrada dove ci sono i mercatini natalizi e dove gustiamo qualche xurro, strafritto nell'olio della moglie di Gianni Livore, ma buono. Alla sera, capatina sulla Rambla con sosta al Bosco delle fate, situato in uno dei brrrrrrrrrrrrrrrr terribili vicoli laterali, dietro al Museo delle cere. Lì, dopo aver trovato un posto a sedere, abbiamo consumato delle birre Bavaria con un altro nome e spizzicato qualcosa da mangiare. Abbiamo anche scoperto che le empanadas non sono cose impanate tipo cotolette, e perciò facilmente assimilabili alle croquetas, ma degli enormi rustici. Gira gira sulla rambla, siamo un po' stanchi ma abbiamo un po' fame, sono tipo l'una e mezza. Giustamente decidiamo di andare nel locale più caratteristico e unico, c'è solo a Barcellona penso: si chiama Hard Rock cafè . Qui consumiamo quei menu mastodontici, non prima di aver assistito all'esterno ad uno spettacolo sadomaso improvvisato, con gente vestita da Mosley che frustava della gente vestita da perro. Letto.
Mattina con colazione inclusa all'albergo. Ovviamente ci strafoghiamo come i porci, chi più chi meno, e via alla volta della Sagrada. In metro notiamo, vedi foto, che i bastoni per reggersi (quelli tra le porte) sono disegnati in modo da poter essere afferrati da mila mani, e non da quattro come nella metro milanese, dove se arrivi dopo ce l'hai nel cuulo. Ed eccoci ala Sagrada Familia. Gustato un caffè al modico prezzo di 2,50 duri (che almeno è buono) ci sentiamo un po' in Italia visto che l'opera è incompleta e dal 1926, anno di morte di Gaudì, hanno aggiunto solo qualche altra gru. Ma soprattutto perché, nell'interessante e didattico museo, troviamo una famiglia italiana di 56 persone, non vi dico originari di dove ma sappiate che i bookmakers inglesi non quotano la scommessa, che hanno verosimilmente scambiato il museo per la Rambla. Le urla si sentono fino alla Barceloneta, si accalcano su ogni quadro compresi i cartelli dove c'è scritto in 57 lingue di fare silenzio e ad ogni quadro fanno 500 fotografie, c'è pure un bambino di 7-8 anni che viene portato in passeggino mentre si fa i càzzi suoi e non è minimamente interessato al mondo circostante, cosa che odio dal profondo: ma cammina, testa di càzzo tu e tua madre che ti scorrazza. Usciti per sbaglio, una gentilissima guardia una volta spiegatogli l'errore ci fa rientrare, cosicché possiamo visitare anche la scuola di fianco alla Sagrada con altre interessanti informazioni sull'arte di Gaudì. Andiamo a mangiare in un altro posto simil ammericano, difatti mangiamo al bancone, cosa che ho sempre sognato. Il posto è piccolo e veramente male organizzato. Ci sono tre persone ma ne lavora solo una, c'è un tizio che ci ha messo tre quarti d'ora per asciugare quattro cucchiaini. Certamente la zona della Sagrada Familia è la cosa più vicina all'Italia che si sia mai vista a Barcellona. E' il turno di casa Batllò, qui l'audioguida è compresa nel prezzo della visita. Da notare che con la tessera del CTS hai la riduzione ovunque (tranne da quella donnetta alla cassa del museo al Parco Guell), non come in Italia che se non frequenti la facoltà di Conservazione dei beni culturali della città che stai visitando, non porti teco la ricevuta di pagamento delle tasse universitarie, non sostieni un esame sul posto con quiz a risposte multiple sul Rinascimento e non è sabato o domenica non puoi avere la riduzione. Anche a casa Batllò il genio di Gaudì è possente, qui mi sono convinto che l'artista era molto religioso per il semplice fatto che il dio che tanto venerava era egli stesso. Non c'è altra spiegazione. Seguono foto.
E' la volta del Barri Gotico, vero cuore di Barcellona. Qui facciamo un bel giretto tra le viuzze e ci infiliamo in un localino dove c'è un barista che scopriremo poi sardo, che ha preparato un White Russian secondo solo a quello che potete gustare al Barrett di Lesina (FG). A questo punto bisogna mangiare la paella, ci avevano consigliato un ristorante sul porto ma è un po' tardi, così andiamo in un locale a caso dove la paella, per restare in tema, viene salata a caso: una schifezza rara. Pazienza, si torna in albergo perché l'aereo è ancora più presto di quello dell'andata. Si dorme un'ora e mezza e poi un po' in aereo. A Milano, dice il comandante, ci sono -6 gradi.
Nei distributori automatici a Barcellona ci sono:
sigarette.
Oppure, in quelli MULTI:
profilattici;
anelli vibranti per pene;
ciuccetti per bimbi;
omogeneizzati;
fazzoletti di carta;
assorbenti, anche interni;
cerotti;
salviette rinfrescanti.
http://picasaweb.google.it/photo.drugo/Bercelona08#
BARCELLONA IN UN WEEK-END
Allora, partenza la mattina all'alba, la Morte. Soprattutto quando, giunto nei pressi del Malpensa shuttle in Centrale trovo una collega. Che va anche lei a Barcellona. Vabbè. A Malpensa, scazzo con la Vueling che ci fa pagare il bagaglio 20 duri (euri, il T9 scrive duri però, come quella volta che ho madato un SMS a ciobo e gli ho chiesto: dove sei? e lui: all'espeltòga, vai a scoprire che era l'esselunga del T9, vabbè, fine della divagazione), dicevo ci fanno pagare il bagaglio 20 duri anziché 10, già inoltrato reclamo all'agenzia di viaggio che non ci aveva avvisato della sòla, in attesa di rimborso.
In aereo si sonnecchia per recuperare qualcosa, la buona notizia è che a Barcellona ci sono 16 gradi. Giunti all'aeroporto, notiamo che in Catalogna non si aspetta per i bagagli come in Italia. Praticamente dall'uscita dell'aereo ti fai un 7-8 minuti di passeggiata fino alla zona di rilascio dei bagagli, quando arrivi prendi il tuo e via.
L'albergo è nella zona di Parco Guell, dunque dopo una breve rinfrescata stiamo scalando quelle 75 salite che portano al parco, di cui un paio fornite di comode scale mobili marca Thyssenkrupp e la penultima, di grado di difficoltà XI a metà della quale c'era Manolo che bestemmiava. Siamo giunti al parco da un'entrata secondaria, dunque ci abbiamo messo un po' a trovare la terrazza, il museo e il resto gaudiano. Per un buon quarto d'ora ci sembrava di essere finiti al Sempione dopo una catastrofe nucleare, tanto che abbiamo incontrato un certo Angelo di Conegliano Veneto (il paese che di regola dovrebbe essere la capitale d'Italia, in quanto ha dato i natali ad Alessandro Del Piero, NdD) che ci ha chiesto dove càzzo fosse la parte bella del parco. A margine, Angelo ha: il cognato che si chiama come il fratello della mia ragazza, la sorella che si chiama come la mia ragazza, la mamma che si chiama come la ragazza del fratello della mia ragazza, il capo che si chiama come me. Insieme ad Angelo, dopo 5 minuti abbiam trovato la parte bella del parco. Mi sono convinto che fosse un angelo, appunto, mandato da Gaudì per farci godere delle bellezze Guelliche. Seguono foto.
Al pomeriggio, dopo aver consumato uno di quei menu che fanno nei localini spagnoli che a me sembrano molto ammericani (il pollo era buonissimo e tenero) ci rechiamo alla Pedrera, dove il genio di Gaudì è possente. Nel tragitto notiamo che la metropolitana, oltre ad essere disegnata in modo che chi sta in piedi possa appoggiare il cùlo sulla spalliera di chi sta seduto tramite supporto appositamente sagomato e a distanza di sicurezza cùlo-testa del seduto; ha addirittura il pannello sulle porte che ti dice in che stazione stai arrivando tramite led luminosi, un po' come Milano, dove nei nuovi treni hanno tolto questi fastidiosi pannelli informativi (ce ne sono due per treno) così chi non prende la metro tutti i giorni o chi è turista ce l'ha nel cùlo. Dicevamo, alla Pedrera, salito sulla terrazza, sono dovuti intervenire dei paramedici per rimettermi a posto la mascella: sono rimasto a bocca aperta pensando "fottutissimo Gaudì, maledetto figlio di puttaana, ma come cazzzo hai fatto" per circa 3-4 minuti. Gaudì era chiaramente un Atlantideo sopravvissuto alla guerra contro Mu, che ha ricreato a Barcellona i fasti del continente perduto. Non c'è altra spiegazione. Seguono foto.
Dopo la Pedrera, camminata verso la Sagrada dove ci sono i mercatini natalizi e dove gustiamo qualche xurro, strafritto nell'olio della moglie di Gianni Livore, ma buono. Alla sera, capatina sulla Rambla con sosta al Bosco delle fate, situato in uno dei brrrrrrrrrrrrrrrr terribili vicoli laterali, dietro al Museo delle cere. Lì, dopo aver trovato un posto a sedere, abbiamo consumato delle birre Bavaria con un altro nome e spizzicato qualcosa da mangiare. Abbiamo anche scoperto che le empanadas non sono cose impanate tipo cotolette, e perciò facilmente assimilabili alle croquetas, ma degli enormi rustici. Gira gira sulla rambla, siamo un po' stanchi ma abbiamo un po' fame, sono tipo l'una e mezza. Giustamente decidiamo di andare nel locale più caratteristico e unico, c'è solo a Barcellona penso: si chiama Hard Rock cafè . Qui consumiamo quei menu mastodontici, non prima di aver assistito all'esterno ad uno spettacolo sadomaso improvvisato, con gente vestita da Mosley che frustava della gente vestita da perro. Letto.
Mattina con colazione inclusa all'albergo. Ovviamente ci strafoghiamo come i porci, chi più chi meno, e via alla volta della Sagrada. In metro notiamo, vedi foto, che i bastoni per reggersi (quelli tra le porte) sono disegnati in modo da poter essere afferrati da mila mani, e non da quattro come nella metro milanese, dove se arrivi dopo ce l'hai nel cuulo. Ed eccoci ala Sagrada Familia. Gustato un caffè al modico prezzo di 2,50 duri (che almeno è buono) ci sentiamo un po' in Italia visto che l'opera è incompleta e dal 1926, anno di morte di Gaudì, hanno aggiunto solo qualche altra gru. Ma soprattutto perché, nell'interessante e didattico museo, troviamo una famiglia italiana di 56 persone, non vi dico originari di dove ma sappiate che i bookmakers inglesi non quotano la scommessa, che hanno verosimilmente scambiato il museo per la Rambla. Le urla si sentono fino alla Barceloneta, si accalcano su ogni quadro compresi i cartelli dove c'è scritto in 57 lingue di fare silenzio e ad ogni quadro fanno 500 fotografie, c'è pure un bambino di 7-8 anni che viene portato in passeggino mentre si fa i càzzi suoi e non è minimamente interessato al mondo circostante, cosa che odio dal profondo: ma cammina, testa di càzzo tu e tua madre che ti scorrazza. Usciti per sbaglio, una gentilissima guardia una volta spiegatogli l'errore ci fa rientrare, cosicché possiamo visitare anche la scuola di fianco alla Sagrada con altre interessanti informazioni sull'arte di Gaudì. Andiamo a mangiare in un altro posto simil ammericano, difatti mangiamo al bancone, cosa che ho sempre sognato. Il posto è piccolo e veramente male organizzato. Ci sono tre persone ma ne lavora solo una, c'è un tizio che ci ha messo tre quarti d'ora per asciugare quattro cucchiaini. Certamente la zona della Sagrada Familia è la cosa più vicina all'Italia che si sia mai vista a Barcellona. E' il turno di casa Batllò, qui l'audioguida è compresa nel prezzo della visita. Da notare che con la tessera del CTS hai la riduzione ovunque (tranne da quella donnetta alla cassa del museo al Parco Guell), non come in Italia che se non frequenti la facoltà di Conservazione dei beni culturali della città che stai visitando, non porti teco la ricevuta di pagamento delle tasse universitarie, non sostieni un esame sul posto con quiz a risposte multiple sul Rinascimento e non è sabato o domenica non puoi avere la riduzione. Anche a casa Batllò il genio di Gaudì è possente, qui mi sono convinto che l'artista era molto religioso per il semplice fatto che il dio che tanto venerava era egli stesso. Non c'è altra spiegazione. Seguono foto.
E' la volta del Barri Gotico, vero cuore di Barcellona. Qui facciamo un bel giretto tra le viuzze e ci infiliamo in un localino dove c'è un barista che scopriremo poi sardo, che ha preparato un White Russian secondo solo a quello che potete gustare al Barrett di Lesina (FG). A questo punto bisogna mangiare la paella, ci avevano consigliato un ristorante sul porto ma è un po' tardi, così andiamo in un locale a caso dove la paella, per restare in tema, viene salata a caso: una schifezza rara. Pazienza, si torna in albergo perché l'aereo è ancora più presto di quello dell'andata. Si dorme un'ora e mezza e poi un po' in aereo. A Milano, dice il comandante, ci sono -6 gradi.
Nei distributori automatici a Barcellona ci sono:
sigarette.
Oppure, in quelli MULTI:
profilattici;
anelli vibranti per pene;
ciuccetti per bimbi;
omogeneizzati;
fazzoletti di carta;
assorbenti, anche interni;
cerotti;
salviette rinfrescanti.
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