quanto tempo per ogni mossa?Nickognito ha scritto:E' il momento giusto per organizzare un torneo nel forum, siamo tutti a casa.
Aspetto eventuali adesioni
così mi faccio aiutare da un amico che ha avuto un elo ben sopra i 2200
quanto tempo per ogni mossa?Nickognito ha scritto:E' il momento giusto per organizzare un torneo nel forum, siamo tutti a casa.
Aspetto eventuali adesioni
Il Re sulla Regina...Tican ha scritto:Appannato e arrugginito, ma se ricordo come sono le posizioni....
djagermaister ha scritto:Dzumhur è il troll che controlla il ponte tra i challenger e gli Atp.
.
dsdifr ha scritto:Nel primo set della messa lei dichiarerà di voler sposare Istomin, poi piano piano Andreas riguadagnerà' terreno fino al lieto fine.
Ma appunto! Basta la presenza di un giudice con la mascherina dove sono i giocatori. (Una video camera non basterebbe, qualcuno non inquadrato potrebbe usare una engine e suggerire le mosse).Ombra84 ha scritto:ma facciano tutto on line loro che possono
“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
Clicca sul linkJohnny Rex ha scritto:Non si vede nulla
F.F.
“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
Pensa che quando giocai contro la Polgar io ebbi l'idea opposta: apro con b3 visto che non conosco le aperture cosi' ogni posizione e' nuova e magari lei deve pensare...Nickognito ha scritto:si, poi considera che io gioco sempre le stesse aperture, piu' o meno le migliori, ovviamente loro giocano altro contro gli scarsoni, quindi ogni posizione per me e' nuova, nessun pattern mentale, e quindi posso giocare match di 5-10 minuti e pensare u po' o di 1 e giocare solo veloce, cosi' era un po' troppo, avessi giocato un'apertura standard sarei rimasto in equilibrio piu' a lungo.
Ma non complimenti, sono scarso, ma non cosi' scarso
Volevo giocare veloceThePiper ha scritto:Ma quando hai giocato Dd7 volevi arroccare lungo?
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
иди трахни себя, неудачник!Monheim ha scritto:Hi Sergey, where did you meet the most important thirty people in your life?
uglygeek ha scritto:иди трахни себя, неудачник!Monheim ha scritto:Hi Sergey, where did you meet the most important thirty people in your life?
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
Monheim ha scritto:Кстати, что ты думаешь о работе на дому?
No il gambetto di re lo gioco sempre , anche l'Evan's gambit, per dire, la Larsen non la gioco mai.ThePiper ha scritto:Alla fine b3 è la Larsen ma poi è diventata una sorta di inglese, magari se ti giocava il gambetto di Re era peggio(seppur sia scorretto).
Posso dirti, per esperienza personale, che l'unica, remotissima possibilità di non perdere con uno fortissimo è quella di giocare le aperture meno strane nelle varianti principali. Questo perché la cosa ti permette - ammesso tu riesca a ricordare sino in fondo queste varianti - di restare in equilibrio a lungo, e più a lungo ci resti più difficile è romperlo, anche per uno molto forte. Naturalmente si parla di tempi veloci, che non diano tempo al giocatore fortissimo di trovare sempre e comunque il piano giusto per massacrarti. Quindi, se riesci a non fare cazzate, qualche chance ce l'hai.ThePiper ha scritto:Il bello/brutto degli scacchi è che se per un po' stai sulla teoria o fai comunque mosse solide seguendo concetti base(sviluppo dei pezzi, occupazione centro bla bla) per un po' sembra pure di reggere anche con uno forte... Sembra, poi pian piano si soffoca .
Si, non volevo dire il contrario. In una posizione casuale sei enormemente più svantaggiato(a meno che tu non sia un supertalento che è diventato 2000 di elo senza sapere nulla di teoria ).Fantasio ha scritto:Posso dirti, per esperienza personale, che l'unica, remotissima possibilità di non perdere con uno fortissimo è quella di giocare le aperture meno strane nelle varianti principali. Questo perché la cosa ti permette - ammesso tu riesca a ricordare sino in fondo queste varianti - di restare in equilibrio a lungo, e più a lungo ci resti più difficile è romperlo, anche per uno molto forte. Naturalmente si parla di tempi veloci, che non diano tempo al giocatore fortissimo di trovare sempre e comunque il piano giusto per massacrarti. Quindi, se riesci a non fare cazzate, qualche chance ce l'hai.
La differenza è comunque minima: si parla di passare da "perdere 100 volte su 100" a "perdere 97-98 volte su 100 e pattare 2-3".
Be se sei un amatore appassionato(ok questa non devi neanche quotarla sbagliato), conoscerai bene qualcosa, ma insomma non tutto.Nickognito ha scritto:Beh, fortunato, l'apertura la devi conoscere.
Beh, si e no. Non e' che io conosca bene nessuna apertura (forse solo Marshall counter attack con d4, ma nemmeno), semplicemente capisco un po' la struttura di certe situazioni standard che si verificano, in match normali, nel 70% dei casi (sia ai miei livelli, sia ai massimi livelli).ThePiper ha scritto:Be se sei un amatore appassionato(ok questa non devi neanche quotarla sbagliato), conoscerai bene qualcosa, ma insomma non tutto.Nickognito ha scritto:Beh, fortunato, l'apertura la devi conoscere.
Col bianco preferirai ti rispondano in un modo, col nero avrai la tua risposta e preferirai che il bianco entri in certe varianti.
È un po' come dare un esame avendo studiato 1/10 dei capitoli e sperare che il professore ti chieda proprio quello.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
NNick87 ha scritto:Stamani mentre leggero un libro ho letto delle Polgar. Le conoscete? è una storia un po’ romanzata?
Sono prese ad esempio di come la “deliberate practice” possa portare all’eccellenza. E questo concetto è un po’ l’altra faccia della medaglia del talento innato.
Diciamo anche Agassi e Williams rientrano nel caso!
Post by uglygeek » 10 Feb 2010 04:51
Il tema e' davvero affascinante. Personalmente io la penso come nick, gran parte del talento e' determinato da circostanze esterne. (Anche se forse non tutto).
Proprio l'esempio di Agassi e' emblematico: nato in una famiglia di sportivi (padre ex pugile, ma soprattutto zio ex numero uno del mondo nel tennis) la leggenda vuole che Andreino avesse una racchetta in mano gia' nella culla, dove colpiva una pallina di gomma piuma. Se non sbaglio era ancora un bambino quando a Las Vegas gli capito' di palleggiare con Connors; non e' difficile immaginare che tra il tempo della culla e quello dei palleggi con Connors Agassi non abbia mai riposto la racchetta un minuto (e di certo non per studiare ). Certo, tutto si puo' dire tranne che Agassi non abbia talento. Ma sarebbe stato lo stesso se sua sorella avesse sposato un violinista? E se fosse cresciuto a Bologna, invece di Las Vegas, magari poi allenandosi al centro tecnico di Riano... sarebbe diventato Agassi?
Tra parentesi, nella biografia di Pietrangeli e' interessante quando parla di Adriano Panatta, che lui conobbe piccolissimo in quanto figlio del custode del Parioli. Sembra che anche Adriano abbia messo piede in un campo da tennis non appena ha cominciato a muovere i primi passi, e da li' non sia piu' uscito (se non per correre dietro alle ragazze:-)). Pietrangeli racconta che ad un certo punto gli capito' di palleggiare con un bimbino magro e scuro che tirava gia' mazzate incredibili... e solo in seguito lo riconobbe come il figlio del custode del Parioli. Panatta sarebbe stato Panatta se non fosse 'nato' in un campo da tennis?
E cambiando sport, Kasparov e' nato con il talento degli scacchi, o e' acquisito? Quando si parla di queste cose mi viene sempre in mente il caso delle sorelle Polgar. Non so se ne avete sentito parlare: sono tre ragazze bulgare, Sofia, Susan e Judit, figlie di una coppia di scienziati che fin da piccolissime le hanno educate agli scacchi (nel senso che non facevano altro che studiare scacchi dalla mattina alla sera dall'eta' di 2 anni in poi; non andavano neanche a scuola). Ebbene, quando sono cresciute sono diventate tra le giocatrici di scacchi piu' forti della storia, in campo femminile. Credo che ad un certo punto fossero ai primi 3 posti nel ranking femminile, tanto che competevano solo con gli uomini. Fortissime, ma non forti uguali. In campo assoluto Sofia e' diventata "solo" international master, mentre Susan e' diventato "Grand master" (per spiegare quanto e' difficile basta dire che solo un italiano finora e' riuscito nell'impresa da quando esiste questo titolo). Infine, Judit (con cui ho avuto l'onore di giocare una volta online... indovinate chi ha vinto ) e' diventata una dei giocatori piu' forti del mondo (anche n.8 ad un certo punto), capace di battere piu' volte Kasparov, Karpov e tutti i piu' grandi. Pensando alle Polgar il discorso si complica: da un lato e' chiaro che un bambino e' come una spugna, e con sufficiente allenamento e istruzione puo' imparare a fare qualcosa benissimo. Dall'altro pero' Judit sembra avere qualcosa in piu', di innato. Forse solo la capacita' di motivarsi, la voglia? Oppure il nostro cervello nasce gia' predisposto verso un certo tipo di attivita'?
Nel tennis comunque servono anche doti atletiche, e li' entra in campo la genetica. Campioni alti 1.58 non ce ne saranno mai.
Post by uglygeek » 14 Jul 2016 22:38
Beh la teoria delle 10000 ore e' nota da tempo. Di per se' 10000 ore di pratica sono quelle che servono per diventare estremamente abili in una attivita'. Ricordo l'ottimo libro "Outliers" di Malcolm Gladwell che analizza appunto le ragioni che rendono alcune persone eccezionalmente brave in quello che fanno. In campi anche molto differenti tra loro, la costante sembra essere la possibita' di esercitarsi non solo per almeno 10mila ore, ma anche di farlo nelle condizioni migliori.
Il libro cita gli esempi di Bill Gates che ancora ragazzino si trovo' tra le mani uno dei primi computer ma anche dei Beatles: avrebbero avuto tutto quel "talento" non avessero fatto 1200 (!) concerti ad Amburgo negli anni 60-64 ancora prima di cominciare davvero la loro carriera?
Avevo poi gia' parlato del curioso fenomeno dei giocatori di hockey canadesi, dove i giocatori piu' forti quasi sempre nascono tra gennaio e marzo; cosa che si spiega con il fatto che quando cominciano a giocare a 6 anni le squadre sono organizzate in base all'anno di nascita e i bambini nati a gennaio sono quasi un anno piu' grandi di quelli nati a dicembre, quindi fisicamente piu' forti, quindi sembrano piu' bravi, quindi vengono scelti per giocare in squadre e tornei piu' importanti dove cominciano ad allenarsi piu' degli altri e con allenatori migliori ed il piccolo vantaggio fisico iniziale diventa presto un vantaggio tecnico incolmabile. Come risultato a tutti gli effetti sembrano avere piu' talento. E' ovvio che se il talento fosse innato questa cosa non sarebbe possibile.
(Scusa NNick, non avevo visto che avevi gia' riportato l'esempio! Comunque l'origine e' il libro di Gladwell, credo).
E' poi famoso il caso delle tre sorelle Polgar, costrette dai genitori-scienziati a giocare a scacchi ancora prima di imparare a leggere e scrivere e di fare solo quello da bambine (non vennero mandate nemmeno a scuola): ebbene tutte e tre divennero capaci di giocare a livello di grandi maestre, e una (ma solo una, Judit) delle tre ad un certo punto era al livello di Karpov e Kasparov (infatti batte' anche me in una partita blitz online ).
Insomma, che il talento derivi dalla pratica e dall'allenamento credevo fosse una cosa scontata. Poi nello sport servono anche fattori fisici, genetici. Se sei alto 1m70 sara' difficile competere con LeBron a basket, hai voglia ad allenarti. Se sei tozzo e pesante non puoi competere con i keniani nella maratona. Se come me nasci con problemi agli occhi e senza visione stereostopica hai voglia ad allenarti, non risponderai mai ad una battuta o ad un dritto di Federer. Ma Agassi ad esempio aveva tutt'altro che i geni da atleta, aveva anche problemi ai piedi e alla schiena, mi pare. La sua coordinazione occhi-mani fu allenata ossessivamente dal padre, fin dalla culla ed e' diventato un campione per quello.
Non e' il talento ad essere sopravvalutato, e' la definizione di talento che diamo come di una cosa "innata" con cui si nasce che non e' vera, o e' vera solo in piccola parte.
Post by uglygeek » 30 Dec 2017 04:53
Judith Polgar era arrivata al numero 8 nel ranking maschile, vinse piu' di una volta partite anche con Kasparov.
Impossibile dire che di per se' le donne si applicano meno. Chi l'ha stabilito?
Studi sul QI hanno stabilito che, mentre il QI medio e' identico per uomini e donne, la curva gaussiana data dalla percentuale di persone con un certo livello di QI e' piu' ampia per gli uomini, il che significa che al mondo ci sono piu' imbecilli uomini che donne, ma anche piu' geni uomini che donne.
Ma forse, secondo me, e' solo che le donne sono troppo intelligenti per spendere la vita studiando mosse di scacchi.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
E' comunque un tema estremamente interessante, quello proposto dalla biografia delle Polgar.NNick87 ha scritto:Stamani mentre leggero un libro ho letto delle Polgar. Le conoscete? è una storia un po’ romanzata?
Sono prese ad esempio di come la “deliberate practice” possa portare all’eccellenza. E questo concetto è un po’ l’altra faccia della medaglia del talento innato.
Diciamo anche Agassi e Williams rientrano nel caso!