Il Referendum a Mirafiori

Dibattito sulla vita sociale, sui problemi politici e sui microchip nei vaccini
rob
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da rob »

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSez ... girata.asp

A Mirafiori vince il sì con il 54%

Decisivo il voto degli impiegati


Ha vinto il sì. Ma la notte più lunga di Mirafiori, quella del referendum sul piano-Marchionne, è stata un vero e proprio testa a testa. Come in una lunga, estenuante partita di poker, i seggi sono stati ’spillati' uno ad uno. A decidere, a mettere a segno l’allungo decisivo per il sì, è stato il seggio 5, quello dei 449 impiegati. Prima, nel count down iniziato con il seggio 9, il no era riuscito non solo a resiste, ma addirittura a segnare un certo vantaggio: i reparti del montaggio, roccaforti della Fiom, avevano risposto. Al voto, iniziato col turno delle 22.00 di giovedì, hanno partecipato 5.119 lavoratori, oltre il 94,2% degli aventi diritto. E il sì ha vinto con 2.735 voti, pari al 54,05%. A votare no sono stati invece in 2.325 (45,95%), mentre le schede nulle e bianche sono state complessivamente 59. Questi i numeri ufficiali della commissione elettorale, dopo una nottata in cui le cifre diffuse hanno continuato a cambiare.

Un’affluenza record che la dice lunga su quanto il referendum fosse sentito dal ’popolo' di Mirafiori. Il cancello ’due', simbolo di questa 2 giorni di passione per lo stabilimento storico della Fiat, è stato affollato tutta la notte da operai, militanti sindacali degli opposti schieramenti, ex dipendenti, giornalisti, fotografi e troupe televisive. «Il clima in fabbrica è tranquillo e disteso - ha detto uno degli operai più anziani uscendo dal turno cominciato al pomeriggio - e il voto si è svolto con lunghe code, ma in tranquillità». Ma nessuno, uscendo dalla fabbrica, aveva molta voglia di parlare. Il fronte del no ha retto per i primi 4 seggi: il 9, primo del montaggio; l’8, quello della ’ricontà; e il 7 e il 6, sempre del montaggio. Poi il sorpasso del sì, con un plebiscito dei colletti bianchi a favore del piano: 421 voti a favore e solo 20 contrari. In altalena, con lieve predominanza dei sì, lo spoglio dei seggi restanti. Fino all’ultimo, che ha segnato la vittoria ai punti: impossibile per il fronte del no recuperare lo svantaggio. Ma lo scarto, nel voto operaio, è stato solo di 9 punti.

Nella lunga nottata di Mirafiori (dove alcuni militanti del no a volto coperto hanno bruciato bandiere dello schieramento avverso) non è mancato nemmeno un piccolo ’giallo', che ha coinvolto il seggio 8, dove la scomparsa di 58 schede ha costretto la commissione elettorale e congelare prima e ricalcolare poi il voto. Anche la fase finale dello spoglio, a vittoria del sì già acquisita, ha avuto attimi di confusione: l’esultanza rumorosa di un membro Fismic della commissione, ha causato infatti una lite con tanto di spintoni. Un rappresentante Fiom ha avuto un malore si è dovuto chiamare una ambulanza per soccorrerlo. Poi, alle 6.00 di questa mattina, proprio mentre gli operai del turno di notte lasciavano lo stabilimento, che oggi non vedrà nessuno al lavoro, l’esito finale: vittoria del sì.
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Mr Moonlight
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Mr Moonlight »

alcol ha scritto:se vince il no, l'unica soluzione sarà emigrare.
Non posso credere che di fronte allo spettro di perdere il lavoro, ci si arrocchi per 10 minuti di pausa e per inc*lare giorni di mutua all'azienda.

Sono sempre più basito, ma dove c**zo sono i LAVORATORI??????nel senso letterale, inteso proprio come "QUELLI CHE LAVORANO"...
Ma come si può solo pensare di votare no????
Non so che lavoro tu faccia, ma so che io sono stato alla catena di montaggio quando avevo 20 anni e ti assicuro che non è per niente piacevole.
Se lavori in ufficio i 10 minuti in piu' o in meno non contano granché, ma tu prova a stare alla catena e poi me lo sai dire.

Io sono basito che tu ed altre persone con codeste affermazioni stiate pesticciando diritti acquisiti in anni e anni di lotte.
Non mi stupisco che Berlusconi governi impunito e che Sacconi sia ministro del lavoro e che non si sia visto un pezzente di politico a dar mano a quei poveri Cristi della Fiom...

Va bene così, faccimoci del male.... (tanto... meglio di niente....)
#1#
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Rosewall
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Rosewall »

ho trovato questo.

Il sistema adottato a Pomigliano, il Wcm, è solo un’evoluzione del toyotismo, e anche l’Ergo Uas ha più uno scopo ergonomico che di controllo; l’errore dei sindacati di non aver chiesto, in cambio di innegabili sacrifici, una maggiore partecipazione degli operai alla progettazione; i contratti “a menù”. Intervista a Luciano Pero.

Luciano Pero è docente di Organizzazione per il Mip Politecnico di Milano e professore a contratto di Sistemi Organizzativi presso la Facoltà di Ingegneria dei Sistemi sede di Como. Si interessa di innovazione organizzativa, architetture dei sistemi informativi, relazioni industriali e mercato del lavoro.

Partiamo da Pomigliano. Nel nuovo accordo molti hanno denunciato un peggioramento delle condizioni di lavoro degli operai, che è stato imputato all’introduzione di un nuovo modello organizzativo, il Wcm (World Class Manufacturing). Di cosa si tratta?
Il cosiddetto Wcm è semplicemente il toyotismo evoluto e applicato all’industria dell’automobile. L’ispiratore del toyotismo è Taiichi Ohno, un genio alla pari di Ford e di Taylor nell’organizzazione del lavoro, che in realtà però non era molto interessato agli operai, nel senso dei tempi di lavorazione. Per lui il punto fondamentale era consegnare a tempo, la sincronizzazione finale col cliente, il famoso "just in time”, non far lavorare più rapidamente la gente. Tanto più che lavorare troppo rapidamente danneggia la qualità, come noto, in tutti i settori. Infatti nel sistema Toyota ci sono dei tempi ciclo di riferimento, ma non c’è assolutamente l’ossessione fordista di tagliare i tempi, il tempo standard, il tempo-ciclo, ecc. Non solo, Taiichi Ohno ha inventato la polivalenza, cioè i ruoli e le mansioni non sono sempre gli stessi e con lo stesso tempo ciclo, ma variano e sono meno legate al vincolo di tempo. Il toyotismo ha cambiato completamente il concetto di tempo, da un’idea di cronometro e quindi di taglio dei tempi alla catena di montaggio, ha introdotto il tema della sincronizzazione: tempi predefiniti, certi, umani, sostenibili.
L’idea della fabbrica, e quindi della catena di montaggio, non è più quella di andare più veloce per produrre sempre di più, ma di andare a passo molto sincronizzato, garantendo la qualità totale e la soddisfazione del cliente.
Il toyotismo da questo punto di vista è molto innovatore e coinvolge anche l’operaio di catena. Ricordiamo poi che non c’è solo l’operaio di catena ad avanzamento precostituito. Quella è un’esigua minoranza.
Tanto per dare un’idea, del milione e seicentomila lavoratori dell’industria metalmeccanica in Italia, chi lavora con catene ad avanzamento precostituito meccanico, dove cioè non è la persona che manda avanti il lavoro, sarà, sì e no, il 10-15%, sicuramente non più del 20%. Tutti gli altri lavorano in situazioni di supporto alla macchina, per cui il tempo è dato dalla macchina a cui tu dai assistenza, carico, scarico, ecc., oppure fanno delle lavorazioni che loro stessi mandano avanti in un modo o nell’altro.
Nel corso del tempo, gli allievi o i successori di Taiichi Ohno hanno sviluppato il toyotismo in diverse direzioni, per cui in tutto il mondo viene applicato in modo diverso. Non c’è grande azienda al mondo che non si sia fatta il suo sistema. Le fabbriche tedesche dell’automobile, ad esempio, hanno un loro modo di applicare il just in time, la General Motors ha il suo, Toyota pure. Gli altri giapponesi e i coreani hanno a loro volta reinterpretato il modello originario. Si può quasi dire che non c’è grande impresa che non abbia la sua visione del toyotismo.
Fiat, in Italia, aveva fatto un primo tentativo di introdurre il toyotismo con la fabbrica integrata di Melfi, dove in alcuni reparti, in particolare alla lastratura e alla costruzione della scocca, erano stati adottati sistemi molto evoluti, robotizzati. Il sistema fabbrica integrata era in fondo una modalità di applicazione del toyotismo, ma molto automatizzata.
Negli anni più recenti, in seguito alla crisi Fiat, da quando è arrivato Marchionne per intenderci, è stata imboccata una strada nuova, ispirata da uno degli allievi di Taiichi Ohno, il professor Yamashina, il quale ha elaborato il toyotismo costruendo una grande summa, che si chiama appunto World Class Manufacturing.
A differenza di Taiichi Ohno, i cui testi sono molto semplici (ci sono alcune grandi idee ispiratrici e molta pratica sperimentale), Yamashina ha prodotto una sorta di "summa teologica” classificazione molto articolata, che comprende dieci pilastri tecnici e otto pilastri manageriali. Questi pilastri -pillar vuol dire proprio colonna- in realtà sono aree tematiche: la qualità, il posto di lavoro, la sicurezza, la logistica, ecc., rispetto ai quali vengono suggeriti diversi metodi, tecniche di indagine e di miglioramento del lavoro.
Attorno a questi pilastri o aree tematiche, si individuano come delle prescrizioni. Potremmo dire che il Wcm è una specie di catechismo, una filosofia che dà delle indicazioni sull’organizzazione, sul flusso del lavoro, sulla qualità, sulla logistica, ma in realtà non entra nel singolo posto di lavoro, non si occupa di tempi e ritmi. A regolare questo livello, nel caso di Pomigliano, è invece il sistema Ergo Uas.

Che cos’è l’Ergo Uas?
L’Ergo Uas è un sistema evoluto di definizione dei movimenti e dei tempi in posti di lavoro semiautomatici o manuali. E’ una sorta di evoluzione del metodo Mtm (Misurazione Tempi e Metodi), questo sì di origine fordista, taylorista. L’Ergo Uas viene molto usato in Germania e addirittura computerizzato, perché il sistema calcola automaticamente i tempi medi di lavorazione in funzione della numerosità, dei pesi, del tipo di movimento, quindi è anche un sistema ergonomico, che aiuta a progettare delle linee di montaggio, di assemblaggio, comunque dei posti di lavoro, cercando di minimizzare la fatica dell’operaio, di evitare movimenti che a lungo andare possono diventare pregiudizievoli per la salute o anche per la stanchezza del lavoratore. In questo senso ha contemporaneamente uno scopo ergonomico e uno scopo di controllo del lavoro.
L’Ergo Uas è adottato in moltissime fabbriche tedesche perché è anche una garanzia. Potrà non piacere, ha sicuramente dei difetti, ma nel sistema italiano è indubbiamente un’innovazione.
Per essere chiari: un milione di lavoratori metalmeccanici, se applicassero l’Ergo Uas, starebbero meglio. Perché se tu giri per le fabbriche metalmeccaniche italiane, in un sacco di posti si usano ancora martelli, cacciaviti, ci si alza in punta di piedi e ci si piega a metà schiena, altro che la "sezione aurea” di cui parla Yamashina.
La sezione aurea è quello spazio dei movimenti meno faticosi in cui la persona non deve piegar la schiena, non deve inginocchiarsi, ecc.
Preciso anche che nemmeno l’Ergo Uas, di per sé, propone un ritmo di lavoro, è un supporto alla definizione dei ruoli. Se la Fiat vuole mettere dei posti di lavoro con tempo ciclo un minuto, l’Ergo Uas ti aiuta a farlo in un minuto, se vuole mettere un tempo ciclo di 3-4 minuti ricomponendo le mansioni, l’Ergo Uas ti aiuta a farlo in 3-4 minuti.
Io poi sono abbastanza sicuro che, se si lasciassero liberi i team di lavoro di decidere l’attribuzione delle mansioni, i risultati sarebbero sorprendenti. Cioè se gli operai, da soli, avessero il potere di farlo, troverebbero sicuramente soluzioni migliori di quelle di adesso, le mansioni sarebbero ricomposte maggiormente, ci sarebbero meno sprechi, le aziende guadagnerebbero in produttività, gli operai farebbero meno fatica, e l’intera industria italiana andrebbe meglio. Questa come mia convinzione personale.
Per questo ritengo che il principale difetto dell’accordo di Pomigliano stia nel fatto che non è prevista una partecipazione dei lavoratori diretta alla progettazione della nuova fabbrica.
Personalmente non ritengo invece ci sia una violazione dei diritti costituzionali o chissà cosa. Sì, è un accordo duro, difensivo, dove si arretra rispetto a conquiste del passato (come ad esempio la mezz’ora di mensa) ma che va valutato nel nuovo contesto mondiale creato dalla globalizzazione.
Penso in generale che questa fase possa essere affrontata ancora con lo strumento dei contratti nazionali, resi più "leggeri” ma comunque utilissimi come quadro di riferimento nazionale e poi con accordi aziendali o settoriali che affrontino i problemi caso per caso. Da questo punto di vista l’accordo di Pomigliano non mi sembra da imitare; bisogna piuttosto imitare tutte le altre categorie industriali che hanno affrontato il nuovo periodo storico con nuovi accordi sia a livello nazionale che aziendale a mio avviso più efficaci e che purtroppo non sono andati in televisione.
La perdita della mezz’ora di mensa a Pomigliano è una perdita, non c’è dubbio. Però non dimentichiamo che la pausa mensa retribuita è una peculiarità italiana.

In che senso?
La mezz’ora di mensa pagata dentro il turno è un’anomalia tutta italiana, legata anche al fatto che in tantissime fabbriche, soprattutto una volta, gli operai che andavano a mensa lasciavano girare le macchine, per cui l’operaio faceva pausa, ma la macchina andava avanti. Questa è una vexata quaestio sulle statistiche e sugli orari. Federmeccanica, ad esempio, ha sempre detto che l’orario dei turnisti è di 37 ore e mezzo e non di 40, perché c’è la mezz’ora di mensa. Io ho sempre fatto notare che è vero che il turnista non lavora, però non è produzione persa, perché nella maggioranza delle fabbriche dove ci sono le macchine automatiche, la produzione va avanti, quindi se il turnista lavora 37 ore e mezza, le macchine lavorano all’incirca 40 ore, magari 39.
Naturalmente, dove invece il lavoro è tutto manuale, oppure il sistema non funziona se mancano gli operai, la mezz’ora di mensa vuol dire fermare la produzione, com’è il caso delle linee di assemblaggio.
Allora Marchionne ha preteso un accordo duro, questo è vero, con clausole forti contro l’assenteismo, ha abolito la mezz’ora di mensa, che è una cosa storica, ma questo è un altro effetto della globalizzazione. Negli altri paesi c’è la mezz’ora di mensa, ma non pagata. Se tu fai il turnista, hai la mensa a metà o alla fine, a seconda dei casi, però lavori otto ore. Da noi invece il turno è di sette ore e mezza.
Anche per questo nel nostro paese la riduzione di orario negli anni ‘90 è stata inferiore rispetto a quanto avvenuto in Francia, in Germania, e anche in Svezia. Federmeccanica ha rifiutato la riduzione dell’orario di lavoro, proprio in base alla considerazione che i turnisti l’avevano già ridotto, perché effettivamente il turnista farebbe 37 ore e mezza, pagate 40.
Comunque, anche su questo problema, piuttosto di fare battaglie di bandiera, forse la mezz’ora di mensa messa alla fine poteva essere oggetto di trattativa. Con un po’ di ingegneria, di architettura dei turni, probabilmente si poteva cercare di spostare questa mezz’ora collocandola a metà così da rendere il turno meno pesante. Non è detto che su questo non si intervenga successivamente. In fondo, credo interessi anche alla Fiat verificare se non sia fattibile una cosa del genere.

Poi ci sono le pause, che scendono da 40 a 30 minuti...
Anche qui, non mi sembra un provvedimento scandaloso. I 30 minuti di pausa sono la prassi un po’ in tutto il mondo. Va bene, in Fiat ce n’erano 40, ma potrebbe anche essere che sulle nuove linee il lavoro sia un po’ meno faticoso. Sono tutti punti da verificare nel merito.
La cosa che io vedo veramente mancare, lo ripeto, è la partecipazione dei lavoratori nella definizione dell’organizzazione del lavoro. Mi auguro che questa possa scattare una volta che la fabbrica effettivamente parte. D’altronde, anche secondo il Wcm i lavoratori devono partecipare al miglioramento produttivo.
Mi sarei aspettato che i sindacati firmatari, ma anche quelli che non hanno firmato, chiedessero in cambio di questi sacrifici -perché i sacrifici indubbiamente ci sono- una maggior partecipazione. Io sarei per contrattualizzare il Wcm. Il Wcm ha tutto un capitolo sul miglioramento continuo, che prevede la partecipazione non solo di tecnici di fabbrica, specialisti, eccetera, ma anche di tutti i lavoratori.
Purtroppo l’impresa e i sindacati vedono la contrattazione come un ulteriore vincolo alla organizzazione produttiva. La contrattazione invece nel caso del Wcm può essere un’opportunità, sia per l’impresa che per i sindacati, per stimolare la partecipazione dei lavoratori, con un sicuro guadagno in produttività e in qualità. Taiichi Ohno insisteva molto su questo punto. Da noi invece pare non si voglia capire che, se i lavoratori partecipano al processo produttivo, si otterranno dei benefici di cui potranno godere tutti gli attori: l’azienda, il cliente e il sindacato. Molte imprese adottano esattamente questo principio. La produttività in più va un terzo a ridurre i prezzi (beneficio del cliente), un terzo all’impresa, che può investire e fare profitti, un terzo ai lavoratori sotto forma di premio. E’ un principio, può non piacere. A me sembra civilissimo.
Lo ripeto, Pomigliano è un accordo che prevede molti sacrifici, indubbiamente, però c’è anche un investimento in una fabbrica situata in un posto sfortunato dal punto di vista dell’occupazione.
Secondo me, volendo trattare per il bene degli operai, per il futuro di Pomigliano, dell’Italia ecc., la battaglia andava condotta sulla possibilità di una maggiore partecipazione dei lavoratori alla progettazione del posto di lavoro, in particolare sulla dimensione delle mansioni e sulla condivisione di lavoro in generale. La ricomposizione aumenta infatti la produttività e riduce gli sprechi. Inoltre il miglior modo per battere l’assenteismo è la partecipazione, non le minacce o le ritorsioni. Se volete che gli operai siano più presenti bisogna che siano coinvolti maggiormente nella gestione del lavoro.
Ecco, tornando alla domanda, l’Ergo Uas è uno strumento di supporto, è come un mega foglio elettronico con dentro tutta una serie di dati precostituiti che aiutano la progettazione delle posizioni del lavoro, tenendo conto della postura, delle azioni di forza, dei carichi, ecc.
Allora, anziché far la guerra, come al solito, su cose poco significative, o di principio, bisognava entrare nel merito. E il merito è questo: quale organizzazione del lavoro.

Sui temi della partecipazione il nostro paese sconta un ritardo forse anche culturale, da cui i sindacati non sono esenti.
Sulla partecipazione io penso questo. I sindacati italiani non hanno tradizione di partecipazione. E’ vero che la Cisl sostiene da sempre la partecipazione, principalmente a livello istituzionale, un po’ alla tedesca, secondo la forma della codeterminazione oppure come "azionariato operaio”. Ma purtroppo nel nostro paese è difficile realizzarla perché la maggior parte delle imprese italiane sono medio piccole. Come si fa la partecipazione istituzionale in un’impresa di 50 addetti di carattere familiare? E’ difficile da immaginare.
Invece credo che sia all’ordine del giorno la partecipazione dal basso, cioè quella che Bruno Manghi designa come "partecipazione organizzativa”. Che in pratica in moltissime aziende già c’è in forma ridotta. Per un milione di addetti metalmeccanici, il coinvolgimento nell’organizzazione del lavoro di fatto è enorme. L’artigiano, la piccola impresa, già oggi coinvolge il lavoratore, gli affida responsabilità gestionali importanti: la qualità, la commessa, il tempo, il rapporto col cliente, col fornitore. E’ una cosa comune in tutte le piccole e medie fabbriche. Bisogna strutturare meglio questa partecipazione dal basso all’organizzazione del lavoro, con più coraggio da parte di tutti, dei sindacati e degli imprenditori. Secondo me, se non c’è una forte partecipazione dal basso, non c’è innovazione e l’industria continuerà a declinare. Per non declinare, l’industria italiana ha bisogno di investimenti in innovazione, nuovi prodotti e nuove tecnologie, che vuol dire soldi, ricerche, applicazione e brevetti. Cose che non si vedono all’orizzonte.
Ma l’altra gamba del miglioramento è però -lo ripeto- la partecipazione. Va strutturata quella partecipazione informale, sui generis, che oggi è richiesta nella piccola impresa. Oggi si dà per scontato, ad esempio, che l’operaio italiano insegni all’operaio immigrato come si fonde, come si aggiusta la macchina ecc.; tutto è dato per scontato, non strutturato, non remunerato e, peggio ancora, non riconosciuto. Ci vuole più coraggio.
Bisogna anche stabilire dei sistemi reciproci di garanzia, ad esempio attraverso le commissioni congiunte.
La mia proposta è che si diffondano in tutta l’industria, compresa quella artigianale, le commissioni congiunte aziende-sindacati, sulle forme di partecipazione dei lavoratori all’innovazione e all’organizzazione. Se i lavoratori partecipano all’innovazione organizzativa non c’è bisogno di Ergo Uas, te lo trovano loro il sistema innovativo! Se poi imparano pure ad usare l’Ergo Uas, tanto di guadagnato, si calcolano i movimenti, i pesi, le fatiche ecc.

Lei denuncia una diffusa ignoranza sui modelli organizzativi innovativi e fa una proposta. Può raccontare?
E’ così. Anche nel caso delle discussioni su Pomigliano, il fatto che si confondesse l’Ergo Uas con il Wcm, o che non si sapesse cosa fossero, segnala un fenomeno di ignoranza diffusa, che coinvolge tutti, eh, anche gli imprenditori piccoli e medi.
Allora, l’industria italiana avrebbe molto da guadagnare dalla diffusione di aspetti di lean production o toyotismo. Il Wcm ovviamente non si può applicare a una piccola impresa, non avrebbe neanche senso. Si possono però prendere degli spunti, dei metodi, degli strumenti. La piccola e media impresa, da un lato, ha molti sprechi da eliminare, dall’altro, ha parecchio da guadagnare in termini di produttività, dall’applicazione, anche parziale, di spunti e di metodi presi dal Wcm, o comunque dal sistema Toyota. Però ci vuole la formazione dei lavoratori e dei capi (che talvolta sono ignoranti esattamente come i lavoratori) e anche dei manager di alto livello, che spesso sono ottimi tecnici, ottimi tecnologi, ma conoscono poco questo tipo di tecniche.
Ci vorrebbe una vera campagna. Io ho proposto ai sindacati di chiedere tre giornate obbligatorie di formazione su nuovi modelli organizzativi all’anno per tutti gli addetti all’industria del nostro paese. E’ il minimo che si possa fare per innovare l’industria. L’ho proposto ad alcuni segretari confederali e anche a Fim, Fiom, Uilm… vediamo se verrà fuori qualche idea.
Se non si opera su grande scala, con interventi drastici e approfonditi, è impossibile sperare di cambiare le cose.
Questo, ripeto, per la questione organizzativa. Poi c’è ovviamente l’aspetto di brevetti, nuove tecnologie, nuovi materiali, nuovi prodotti, per cui invece ci vuole la ricerca applicata, l’innovazione di prodotto, eccetera eccetera.
Per fortuna nel nostro paese c’è questa innovazione diffusa che non rientra nelle statistiche, per cui alcuni settori stanno reggendo la competizione e vanno bene, però il Governo non fa niente su questo punto, e anzi taglia i pochi soldi che ci sono.
Ma la prima gamba, quella della partecipazione dal basso, può già essere realizzata dappertutto, non ci sono limiti. Basta fare accordi nei contratti nazionali, locali, aziendali, che stabiliscano le forme di partecipazione dei lavoratori e demandino a commissioni congiunte azienda-sindacati, azienda-Rsu, la definizione di percorsi formativi.
Due-tre giorni all’anno dovrebbero essere obbligatori per tutti i lavoratori industriali italiani, cioè per cinque milioni di persone, se vogliamo sostenere la competizione. E poi forte iniezione di innovazione tecnologica dei prodotti. Allora forse riusciamo a campare.

Lei ha lanciato anche l’idea degli "orari a menù”. Può raccontare?
Uno dei pochi vantaggi dell’industria italiana è la flessibilità produttiva, che è nata in Italia negli anni Ottanta, nell’industria tessile e abbigliamento, per fronteggiare un mercato, dall’alta moda all’abbigliamento corrente, a dimensione mondiale, perché esportiamo in Europa, in America e adesso anche in altri paesi del mondo, ma segnato da picchi stagionali molto forti; un mercato variabile, difficilmente prevedibile, basti pensare a come cambia la moda dei vestiti, ma anche delle scarpe, delle calze, delle cravatte; è difficilissimo fare previsioni.
Già all’epoca, l’industria dell’abbigliamento si era data, anche contrattualmente, tutta una serie di clausole, ad esempio gli orari modulari, gli orari flessibili, la possibilità di cambio turni, eccetera, che hanno consentito ai distretti industriali e alla grande impresa di competere efficacemente sui mercati mondiali, con i fattori moda, con i fattori tempestività. Questa flessibilità produttiva è realizzata in parte attraverso macchine e impianti tecnicamente flessibili, in parte attraverso la modifica degli orari.
La modifica degli orari è normalmente imposta ai lavoratori con straordinari, ore in più, ore di flessibilità, cambio turno, inserimento di nuovi turni, nei periodi di punta, e invece uso di ferie, festività, recuperi, banca ore e quant’altro, nei periodi di bassa stagione.
L’industria tessile-abbigliamento tradizionalmente aveva un +20, -20, quindi un’oscillazione del 40% della capacità produttiva fra punti di picco e punti di bassa stagione. Anche alcune aree dell’industria meccanica sono vicine a fenomeni di questo genere, magari con valori un po’ più bassi, +10, -10, quindi intorno al 20%. Ci sono aziende particolari, molto orientate al mercato mondiale, che hanno punte pure più elevate, arrivando anche al + 25, -25, con una variazione dell’attività produttiva che può sfiorare il 50%. Sono valori enormi. Non a caso, i tedeschi e i francesi, dopo la riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore nella seconda metà degli anni Novanta, nei primi anni Duemila hanno imparato a gestire orari flessibili copiando l’Italia. Infatti lì si dice: orari più flessibili "all’italiana”.
Come dicevo, questa flessibilità è una delle componenti della capacità competitiva, soprattutto per le imprese della moda, ma in generale per le imprese che hanno problemi di consegna rapida, e poche aziende in Italia non hanno problemi di consegna rapida e puntuale della commessa. Qual è il problema? Che aumentare ulteriormente questa flessibilità produttiva diventa molto pesante per i lavoratori, perché si trovano orari imposti dalla sera alla mattina, sabati lavorativi, notti, turni, ore di straordinario, richieste continue di lavorare in più o di lavorare in meno.
Allora la domanda è: non è possibile trovare una formula in cui l’azienda può chiedere di più, a certe condizioni, e i lavoratori avere una contropartita? Non è possibile conciliare le esigenze dei lavoratori con le esigenze dell’impresa? In tema di orario, io dico di sì. Come? Bisogna che l’impresa investa nella programmazione, che non vuol dire pianificare alla sovietica, ma programmare le commesse in modo un po’ più efficace, tenendo conto delle esigenze dei lavoratori.
La formula del "menù” consiste proprio nel predefinire i modi in cui l’azienda può chiedere al lavoratore di fare più ore, ad esempio il sabato mattina, un’ora in più di straordinario, la notte, il turno. Dopodiché il lavoratore ha anch’egli a disposizione le forme in cui può chiedere di lavorare di meno; uno, per dire, può prendersi giornate intere di permesso, non lavorare il venerdì pomeriggio, ridurre di un’ora lavorativa tutti i giorni... sono forme diverse, che si portano dietro strategie di vita diverse.
Fare una programmazione di questo genere è possibile.
Funziona così: l’impresa dichiara, con un certo anticipo (da uno, due a sei mesi) i suoi fabbisogni di lavoro, per figure professionali e per reparto; i lavoratori aderiscono a questo fabbisogno, programmandosi a loro volta per quel periodo. Dopodiché si vede se c’è un matching, se c’è un incontro. L’esperienza dimostra, nei pochi casi in cui questo sistema viene applicato, che facendo girare informalmente il fabbisogno, e dichiarandolo, al 70-80% si trova chi fa il lavoro. Quel 20-30% che manca può essere recuperato trovando dei volontari. Al limite l’impresa può far valere un certo numero di ore che può comandare, il famoso "straordinario comandato”. Più o meno in tutti gli accordi aziendali o nazionali esiste una quota comandata. Anche in Fiat ci sono i famosi sabati obbligatori. L’accordo Merloni prevedeva sei sabati; l’accordo Occhialeria prevede 96 ore annue, eccetera.
Alla rovescia, i lavoratori possono a loro volta chiedere quando riprendere le ore fatte in più, cercando di posizionarle nei periodi di bassa stagione, oppure minimizzandole nei periodi di alta stagione, proprio per esigenze indefettibili di carattere personale. L’esperienza dimostra che, se le persone entrano in quest’ottica di scambio, quando ci sono i grandi numeri (nella microimpresa con cinque addetti è ovviamente più difficile) e quindi tante esigenze diverse, la soluzione si trova.
Inoltre la soluzione è ovviamente più facile quanto più elevata è la polivalenza. Al limite, se in un’impresa ciascuno sapesse occupare tutti i posti di lavoro, si tratterebbe solo di trovare il numero x di ore in più, che è una cosa che si trova sempre. Più difficile è quando solo certe persone sanno lavorare su certi posti. Quindi la polivalenza è un fattore piuttosto rilevante.
Inoltre, non c’è bisogno di lasciar scegliere al lavoratore il 100% dell’orario, perché poi la gente, normalmente, vuol lavorare nelle ore che già lavora. Il conflitto sull’orario nasce per poche ore e riguarda soprattutto le donne: andare a prendere il bambino a scuola, portarlo, la mamma ammalata, la spesa, la visita del dottore, il trattamento chirurgico, sono piccole quantità di ore. Ecco, nel sistema degli orari a menù, una piccola quantità di ore lasciata alla libertà del lavoratore può favorire una grande quantità di ore globali lasciate all’impresa.
Ho in mente l’esperienza dell’Italiana Assicurazione, un ambiente impiegatizio milanese, dove la semplice concessione di poche ore di permesso aggiuntivo, suppletivo, agli impiegati che avevano particolari problemi (che poi sono i soliti problemi: i bambini, gli anziani) tutta una serie di persone avevano avuto la vita enormemente semplificata. Un’altra dimostrazione che non bisogna stravolgere tutto o pensare a chissà che.
Purtroppo la maggior parte degli imprenditori faticano a capire che se lasciano la libertà al lavoratore di scegliere alcune ore, la loro libertà aumenta. E’ una difficoltà concettuale: qualsiasi imprenditore o dirigente tende a pensare che "se gli dai un dito poi si portano dietro il braccio...”. Invece nel caso degli orari è controintuitivo, ma funziona proprio così: se tu lasci un po’ più di libertà al lavoratore di prendersi alcuni pezzetti di orario, scoprirai che in cambio te ne darà molti di più.

Perché nel nostro paese è così scarso l’uso del part time? Alcune donne dopo la maternità si vedono costrette a lasciare proprio perché non viene loro concessa questa possibilità.
Lo scarso ricorso al part time è legato a un fenomeno culturale, cioè al fatto che l’impresa italiana vuole il dipendente sempre lì. L’industria tedesca funziona benissimo, a fine orario escono tutti, compreso l’amministratore delegato. Qui da noi stanno sino a tarda notte. Se non stai lì, spesso a far niente, non sei nessuno. E’ una questione culturale. Poi c’è una questione organizzativa: da noi l’informalità delle organizzazioni richiede -secondo i capi, ma non è vero secondo me- la presenza costante di tutti. Per cui il part time viene considerato non funzionale. In realtà è solo perché le aziende sono organizzate male.
Comunque qui la questione è tanto semplice quanto urgente. Cioè o si dà il part time almeno a un paio di milioni di donne, nei prossimi anni, e orari a menù per i giovani, soprattutto meridionali, oppure ci saranno quattro milioni di nuovi immigrati (due milioni di lavoratori e due milioni di familiari), con le conseguenze che possiamo immaginare, visto che già oggi al Nord si vota Lega essenzialmente per paura dell’immigrato.
Noi non siamo ancora ai livelli della Germania o dell’Inghilterra, però nel nostro paese il fenomeno dell’immigrazione è stato molto più rapido, più visibile, con problemi di integrazione più elevati. Un’alternativa a questo scenario è diffondere massicciamente il part time alle donne, ma anche agli uomini, promuovendo forme di orario più flessibili per i giovani. Sennò è matematico, basta leggere i demografi, gli statistici: già oggi ci sono dei buchi pazzeschi di manodopera giovane, soprattutto nei lavori "sporchi e faticosi” e inoltre negli ospedali, nei cantieri, nelle fonderie.
Bisogna intervenire cambiando la cultura, l’organizzazione: i sindacati dovrebbero muoversi in questo senso, invece latitano. Il voto alla Lega io lo interpreto anche come paura della concorrenza degli operai immigrati. I salari in Italia hanno cominciato a scendere esattamente in parallelo alla crescita dell’immigrazione, perché milioni di immigrati calmierano verso il basso il salario, su questo non c’è dubbio. E la percezione della gente che vota Lega in questo senso non è sbagliata. E’ un fenomeno che trova conferma nei numeri e la gente lo intuisce.
Gli orari a menù hanno l’ambizione di combinare un gioco a somma positiva, virtuoso, fra esigenze del lavoratore e esigenze dell’impresa, perché se l’orario è meno imposto, più condiviso, almeno parzialmente negoziato, con più libertà per il singolo, la libertà dell’impresa di avere più flessibilità è garantita.
Lo ripeto, è controintuitivo, ma laddove è stata fatta questa esperienza, come alla ZF di Selvazzano (Padova), i risultati sono stati straordinari perché quando una quota parte dell’orario è scelta dal lavoratore, crolla l’assenteismo, in quanto la gente si sente legata a un patto, per cui cerca di andare a lavorare anche se ha qualche difficoltà, migliora il funzionamento del sistema organizzativo aziendale e scompaiono gli straordinari, che tra l’altro creano confusione. Ecco, un’altra cosa che bisogna dire è che lo straordinario, strausato in questo paese, è estremamente dispendioso. Certo, apparentemente costa di meno, perché l’ora straordinaria adesso è detassata e defiscalizzata, in realtà, siccome lo straordinario è volontario e c’è sempre disorganizzazione, per l’impresa sono ore molto meno produttive di quelle ordinarie. Quindi alla fine il costo è elevato.
Un sistema a menù dà più ordine alla produzione, ne riduce i costi e ne aumenta la qualità, rafforza l’adesione dei lavoratori, fa crescere la fiducia reciproca fra lavoratori e impresa. Oltretutto così l’impresa fa meno fatica, perché adesso cercar straordinari non è mica facile, i capi lo sanno, per un po’ molti lo fanno volentieri, ma oltre certi limiti diventa un’imposizione, per cui... Spesso succede che un’impresa non rispetta la commessa perché non si è trovato chi faceva lo straordinario.
Si tratta di un altro fattore di confusione, di gestione irrazionale del sistema produttivo, proprio all’italiana.
Già oggi esistono sistemi a menù molto informali, nella piccola e media impresa, laddove, ad esempio, ci si accorda sulle ferie secondo l’andamento delle commesse. D’altronde è vero che le imprese vorrebbero poter comandare negli orari, ma sotto sotto cercano sempre l’accordo dei lavoratori. Si tratterebbe anche qui di dare più scientificità, più formalizzazione, più efficacia, a un meccanismo che attuato informalmente fa fatica ad aiutare a gestire bene le fabbriche.
Nel nostro paese l’unico caso veramente emblematico di adozione di orari a menù che conosca è la ZF, io non ne ho trovati altri in giro.
Si tratta di una ditta tedesca, di proprietà semipubblica, perché la maggioranza è detenuta da un piccolo Comune tedesco, Friedrichshafen, sul lago di Costanza, sede della fabbrica dei dirigibili Zeppelin. Il proprietario aveva dato disposizioni affinché alla sua morte le sue azioni venissero date al Comune, che oggi risulta proprietario di maggioranza.
E’ un’impresa incredibile, con un management spesso orientato all’accordo coi sindacati. Nel 2001 la ZF ha stilato un accordo straordinario, realizzando in pieno quello che a me sembrava un’utopia in questo paese. Loro invece ci sono riusciti. E’ un sistema bellissimo, anche dal punto di vista tecnico, di programmazione della produzione.
In sostanza, grazie a un sistema computerizzato, programmano contemporaneamente le commesse, gli ordini, quindi il flusso dei materiali, la lavorazione delle macchine e l’orario di lavoro delle persone, partendo non dall’orario dato, ma dai desiderata dei lavoratori. Attraverso diverse simulazioni raggiungono l’ottimo nella pianificazione della produzione sincronizzando lavoratori, macchine, commesse. Con risultati stupefacenti.
La loro capacità di consegnare puntualmente la commessa è diventata infatti leggendaria, perché in una situazione molto complicata, riescono, con diversi mesi di anticipo, ad azzeccare esattamente il giorno di consegna della commessa!
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da CAPELLINO »

Burano ha scritto:
picard ha scritto:Io lo conosco, essendo sindacalista bancario. Mi pare un po' strano, in effetti.
Si tratta di deroghe al contratto nazionale e a quello integrativo, come dicevo riguardanti la retribuzione (-20%) e riduzione anche per quanto riguarda il premio aziendale. Riguarderà i primi quattro anni, quindi una cosa simile all'apprendistato, ma in questo caso riguarda tutti i neoassunti nei poli di back office, quindi anche eventuali over 29.
Poi, dopo 4 anni, dovrebbero riapplicare il contratto nazionale. Sempre che nel frattempo questi back office non li abbiano trasformati in consorzi, distacco di ramo aziendale o robe simili..
Capito giusto a fagiuolo, assunto a Giugno al polo Back Office di Potenza, confermo quanto detto da Burano.
Si, non c' è di meglio qui da noi, non ci sarebbe stato di meglio in nessun altro settore (almeno per quello che ho potuto vedere io), certo il "Meglio che niente" ha creato un precedente importante che credo diventera' la regola non l' eccezione. Fra quattro anni, di fatto, certezze non ce ne sono c' è solo una "fondata" speranza....
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Pindaro »

Ma Marchionne e tutti quelli che esultano?
Esultano per cosa? Se quasi la metà ha votato no, non si chiedono nulla?
Che paese insignificante e triste.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da klaus »

bogix ha scritto:
klaus ha scritto:L'8% di malattaia significa che in media i 5.000 operai della fiat fanno 16 assenze l'anno per malattia :o .
Cioè che io che in media con le mie 2-3 influenze l'anno faccio 8 - 12 giorni di assenza l'anno e mi vergogno come un ladro sarei una specie di Stakanovista?
Vorrai scusarmi. Come hai fatto questo calcolo?
200/100*8 ?
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da bogix »

Quindi ti sei tenuto basso come giorni lavorativi no?
Perchè 5 giorni a settimana per 48 settimane sono 240 giorni e l'8% sarebbe più di 19 giorni di malattia l'anno.
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da alcol »

facciamo una via di mezzo e diciamo 17-18?
senza ulteriori commenti di parte, ma non vi sembrano tanti?

secondo me ci fosse stata una contrattazione seria da parte di tutti si sarebbe arrivati all'accordo accettando la riduzione dell'assenteismo e una turnazione e degli straordinari che fossero una via di mezzo tra quella proposta da marchionne e quella attuale, rimanendo inflessibili su pause e condizioni di lavoro.

-riduzione dell'assenteismo dall'8 al 6% (non mi sembra uno scandalo di richiesta)
-tutela delle pause (credo che i 10 minuti per marchionne fossero l'ultimo dei problemi)
-turnazione leggermente maggiorata (mettendo ad esempio dei limiti al numero di sabati all'anno, o cose simili), straordinari invece che a 120 ore, a 90-100, etc
e così via per tutti i punti...

Secondo me è mancata la pressione del governo per far arrivare le fazioni ad un compromesso migliore. Se un governo non media come si deve in situazioni del genere, che ci sta a fare?
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Pindaro »

alcol ha scritto:
Secondo me è mancata la pressione del governo per far arrivare le fazioni ad un compromesso migliore. Se un governo non media come si deve in situazioni del genere, che ci sta a fare?
Secondo te abbiamo un governo?
Nel giorno in cui si decidono le sorti di migliaia e migliaia di lavoratori il capo di governo viene indagato per prostituzione minorile.
In qualsiasi altro paese ci sarebbe stata la rivoluzione.
Qui "ma stasera chi è stato nominato nella casa?"
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da alcol »

PINDARO ha scritto:
alcol ha scritto:
Secondo me è mancata la pressione del governo per far arrivare le fazioni ad un compromesso migliore. Se un governo non media come si deve in situazioni del genere, che ci sta a fare?
Secondo te abbiamo un governo?

fatico a dirtelo, ma a volte anche tu hai ragione :)
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da alessandro »

gli operai, anch econ la pistola alla tempia hanno votato NO in maggioranza.
vuol dire che forse sono cose piu importanti per loro di quanto possa giudicre chi non ci lavora.

gli impiegati, alla domanda, peggioriamo le condizioni degli operai o chiudiamo, hanno votato tutti si, come dice l'otrmai famoso adagio, tutti gay col c. etc..

un tempo, quando i padroni avevano bisogno degli operai e gli operai dei padroni, un accordo si trovava.
oggi, gli operai hanno bisogno de padroni, i padroni no. cisono tanti paesi del terzo mondo con le port espalancate...
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da bogix »

alcol ha scritto:facciamo una via di mezzo e diciamo 17-18?
senza ulteriori commenti di parte, ma non vi sembrano tanti?

secondo me ci fosse stata una contrattazione seria da parte di tutti si sarebbe arrivati all'accordo accettando la riduzione dell'assenteismo e una turnazione e degli straordinari che fossero una via di mezzo tra quella proposta da marchionne e quella attuale, rimanendo inflessibili su pause e condizioni di lavoro.

-riduzione dell'assenteismo dall'8 al 6% (non mi sembra uno scandalo di richiesta)
-tutela delle pause (credo che i 10 minuti per marchionne fossero l'ultimo dei problemi)
-turnazione leggermente maggiorata (mettendo ad esempio dei limiti al numero di sabati all'anno, o cose simili), straordinari invece che a 120 ore, a 90-100, etc
e così via per tutti i punti...

Secondo me è mancata la pressione del governo per far arrivare le fazioni ad un compromesso migliore. Se un governo non media come si deve in situazioni del genere, che ci sta a fare?
Ma diciamo che a parte il governo è mancata anche la volontà di dialogare da parte dei sindacati.
Ma poi, mi spiegate una cosa...attualmente il contratto prevedeva 8 ore di lavoro retribuite, ma queste 8 ore comprendevano mezz'ora di pausa pranzo più 2 pause di 20 minuti? (prendendo per buono che poi non diventassero 25)
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da alcol »

bogix ha scritto:
alcol ha scritto:facciamo una via di mezzo e diciamo 17-18?
senza ulteriori commenti di parte, ma non vi sembrano tanti?

secondo me ci fosse stata una contrattazione seria da parte di tutti si sarebbe arrivati all'accordo accettando la riduzione dell'assenteismo e una turnazione e degli straordinari che fossero una via di mezzo tra quella proposta da marchionne e quella attuale, rimanendo inflessibili su pause e condizioni di lavoro.

-riduzione dell'assenteismo dall'8 al 6% (non mi sembra uno scandalo di richiesta)
-tutela delle pause (credo che i 10 minuti per marchionne fossero l'ultimo dei problemi)
-turnazione leggermente maggiorata (mettendo ad esempio dei limiti al numero di sabati all'anno, o cose simili), straordinari invece che a 120 ore, a 90-100, etc
e così via per tutti i punti...

Secondo me è mancata la pressione del governo per far arrivare le fazioni ad un compromesso migliore. Se un governo non media come si deve in situazioni del genere, che ci sta a fare?
Ma diciamo che a parte il governo è mancata anche la volontà di dialogare da parte dei sindacati.
Ma poi, mi spiegate una cosa...attualmente il contratto prevedeva 8 ore di lavoro retribuite, ma queste 8 ore comprendevano mezz'ora di pausa pranzo più 2 pause di 20 minuti? (prendendo per buono che poi non diventassero 25)
credo che sia proprio così, la giornata prevede meno di 7 ore effettive, almeno a quanto ho letto.
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Mont Ventoux »

Sconfitta eroica si potrebbe dire, ahime.

Politicamente parlando è sicuramente il risultato auspicato (anche se non potevano dirlo prima e non lo diranno mai) dai partiti della sinistra (anche quelli "extraparlamentari") e dalle burocrazie sindacali della CGIL, che così possono salvare capre e cavoli.
La certezza dell'investimento da una parte (ma davvero Marchionne avrebbe tolto i soldi?) dall'altra parte potranno sostenere con forza la rivendicazione e la difesa di diritti che sono figli di anni di lotte e conquiste operaie, e di cui quel 46 % di "NO" si è fatto portatore, per tutti i lavoratori, non solo quelli di Mirafiori, non solo quelli della FIAT, non solo quelli italiani.

Quanto avrei voluto vedere le facce di certi personaggi se solo avessero prevalso i "NO"
Quanto avrei voluto..
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da rob »

Qualcuno dei nostri media che ponga domande approfondite sul peso del prodotto auto del Gruppo FIAT nell'Unione Europea? 8)

http://www.unrae.it/files/Comunicato_Me ... 10_TAB.PDF
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da tennisfan82 »


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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da klaus »

bogix ha scritto:Quindi ti sei tenuto basso come giorni lavorativi no?
Perchè 5 giorni a settimana per 48 settimane sono 240 giorni e l'8% sarebbe più di 19 giorni di malattia l'anno.
ho tolto 28 giorni di ferie e 12 di festività
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Albornoz »

pocaluce ha scritto:fino a che punto invece bisogna spingere il lavoratore ad accettare le condizioni pur di aver il "lavoro"? se passasse questa proposta, cosa verrebbe dopo? magari tra 4 anni quando il brasile o l'india o la thailandia saranno paesi industriali in crescita 10x rispetto a noi, con costo del lavoro di quattro volte più basso, chiederemo ai metalmeccanici di lavorare 10 ore al giorno per 6 giorni a settimana senza straordinario retribuito e dovranno dire sì perché altrimenti si minaccia di portare la produzione altrove, dove costa meno?

Bisognerebbe fare di tutto per evitare di tornare ai tempi di mio nonno, il quale, senza lamentarsi, faceva (tra una guerra e l'altra) otto ore in fabbrica coi turni (sabato compreso), ed allo stesso tempo otto ore nei campi perchè il salario non era sufficiente.
Però direi che guardando le odierne vicende da quella prospettiva, non è giusto gettare via posti di lavoro per sacrifici accettabili, nè (ancora una volta) immolare la credibilità sindacale (già ai minimi) in battaglie in fondo strumentali.

Fermo restando che poi saremo competitivi se avremo da vendere prodotti adeguati, e non è mera questione di riduzione dei costi di produzione.
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Roda »

Pur essendo convinto che la FIOM avrebbe detto no anche alla proposta di aumentare i turni di 1 minuto ogni 100 anni, dico che vorrei che qualcuno mi spiegasse dove sta la scelta tra "O voti SI, oppure ce ne andiamo". Di fronte ad una domanda del genere, per me il 54% di SI è un risultato bassissimo, tenendo presente il voto degli impiegati e di tutti quegli operai (a sentire le interviste, un'alta percentuale) che erano contrari ma avrebbero votato "SI" solo perchè, in pratica, costretti.
Porta l’amante a casa e trova la moglie a letto con due uomini. Tecnicamente è un full.
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Mont Ventoux »

Marco Rodella ha scritto:dico che vorrei che qualcuno mi spiegasse dove sta la scelta tra "O voti SI, oppure ce ne andiamo". Di fronte ad una domanda del genere, per me il 54% di SI è un risultato bassissimo, tenendo presente il voto degli impiegati e di tutti quegli operai (a sentire le interviste, un'alta percentuale) che erano contrari ma avrebbero votato "SI" solo perchè, in pratica, costretti.
Ecco, appunto.
Se davanti alla prospettiva di perdere il posto del lavoro, quasi la metà dei lavoratori ha comunque votato no, mi sarebbe piaciuto proprio vedere che risultato sarebbe uscito fuori in caso di referendum "libero", non vincolato da quell'inacettabile ricatto occupazionale.
Questo vuol dire che, probabilmente, chi la vita della fabbrica e della catena di montaggio la conosce bene e ne vede gli effetti di degrado sul proprio fisico (senza parlare dell'alienazione propria del contesto del rigido lavoro ripartito, che pure è innegabile) avrà ravvisato nelle modifiche varate un serio peggioramento delle già difficili condizioni di lavoro.
Ultima modifica di Mont Ventoux il lun gen 17, 2011 2:50 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da klaus »

Certo sarebbe interessante conoscere le condazioni di lavoro per chi lavoro in catena di montaggio in Germania, Inghilterra, Francia Svezia ...per avere un idea.
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Ancic Fan »

alcol ha scritto:poi magari vieni a vivere a Torino quando Mirafiori chiuderà, così, tanto per farti un'idea di come ci si possa sentire qui solo ad immaginarlo; il tutto per colpa di quattro sindacalisti che aizzano un sottobosco di persone che non capiscono che si stanno suicidando in nome di una rappresentanza politica che non vale niente e che mira solo a poltrone, permessi sindacali etc

Tutti bravi a fare i maestrini, ma con alcuni membri della famiglia nell'indotto, vorrei vederti qui a mettere le faccine, 12 ore al giorno :oops: :) :wink: :oops: :oops:
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da BackhandWinner »

Nickognito ha scritto:
Lyndon79 ha scritto:Piccola provocazione: se il mondo globalizzato (e bla bla bla) sta andando in una direzione (sempre meno tutele, eprche' eccetera eccetera) - ed io sono pure d'accordo - per cui certi contratti, stipendi, diritti non possono oggi essere garantiti piu' come lo erano prima; se quindi e' un serio problema generale di sistema a cui dobbiamo (giustamente, diciamo) adeguarci, perche' allora non si riducono diritti, e stipendi di chi e' gia' bellamente integrato e magari ha 50 anni

Facile dire: chi ora entra nel mondo del lavoro avra', per necessita' legate alle strutture economiche mondiali, meno tutele, salari ed altro. "I tempi sono cambiati" (cit.).
OK, d'accordo.
Pero' chi c'e' gia' continua a godere di quelle tutele, salari ecc. - anche se il mondo e' cambiato.

Quale e' la logica di questa disparita'? capisco la logica legale, ma quella morale non la vedo molto..
perche´, cosa ci vedi di morale nel discutere tra diritti di lavoratori italiani e diritti di imprenditori italiani mentre muore un bambino di fame ogni sei secondi? Conta solo il legale.

Per me questo e´solo l´inizio. La lotta per i diritti dei lavoratori a livello nazionale sara´spesso improponibile. La lotta per i diritti dei lavoratori nel mondo e´un obiettivo purtroppo ancora lontano e utopico.
In effetti all'obiezione sul morale/legale c'è poco da controbattere.

Sui diritti: il problema è che se (se) prendiamo per buona la premessa liberista (più in dettaglio: la Teoria del Vantaggio Comparato di David Ricardo), allora non si sfugge. L'impresa persegue il profitto, dove e come dipende dalle condizioni dell'ambiente (economico, politico, legale, culturale) nella quale agisce.

Gli interventi a livello di stato nazionale (o di superstato)? Sempre nell'alveo liberista, possibili, e anche auspicabili, ma solo nel favorire, per mezzo di investimenti governativi, lo sviluppo di industrie/servizi ad alto contenuto di tecnologia/conoscenza (così, ad esempio, secondo la New Trade Theory) . Altrimenti, nel lungo periodo (sì, quando tutti saremo morti, appunto), si ha, globalmente, un danno economico (e quindi sociale, recita sempre la teoria: lo sviluppo economico è il fattore primario di benessere delle collettività nazionali).
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da rob »

Albornoz ha scritto:
Fermo restando che poi saremo competitivi se avremo da vendere prodotti adeguati, e non è mera questione di riduzione dei costi di produzione.
Sacrosanto.
Nell'anno 2010, nell'area UE + EFTA c'è in testa VW Group (Wolkswagen, Audi, Seat, Skoda, Bentley, Bugatti, Lamborghini) con il 21,3% del mercato contro il 21,1% dell'anno scorso; abbiamo PSA Group (Peugeot, Citroen) il 13,4% contro il 13%; segue Renault Group (Renault, Dacia) il 10,2% contro il 9,3% dell'anno scorso; poi GM Group (Opel/Vauxhall, Chevrolet, Saab, GM Usa) l'8,6% contro l'8,9%; Ford l'8% contro l'8,8% e finalmente...Fiat (Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Ferrari, Maserati) con il 7,6% contro l'8,7% del 2009 con il marchio Fiat che scende dal 7 al 6 per cento, malgrado la pompatissima Punto Evo o Medio Evo secondo alcuni maligni. 8)
Vabbeh che abbonderanno le fuoriserie extralusso (Ferrari, Maserati) tra emiri, sceicchi, petrolieri russi e miliardari yankee...Però il tutto mi sembra poco incoraggiante. :)
Lyndon79
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Lyndon79 »

BackhandWinner ha scritto:
Nickognito ha scritto: perche´, cosa ci vedi di morale nel discutere tra diritti di lavoratori italiani e diritti di imprenditori italiani mentre muore un bambino di fame ogni sei secondi? Conta solo il legale.
In effetti all'obiezione sul morale/legale c'è poco da controbattere.
Non so se ho ben capito l'obiezione ..
Tralasciando la frase sui bambini che muoiono di fame (che mi pare messa lì senza alcun costrutto e pure un po' a casaccio, :) ; la si può citare per qualunque azione facciamo, qualunque cosa diciamo, e tra l'altro di cose morali in questo forum ne abbiamo tratte, e si continua a farlo.

Io non sono un operaio della FIAT, nè Marchionne ( :D ), nè la proprietà. E anche se lo fossi cercherei di sforzarmi ad adottare un punto di vista 'meno partigiano' possibile.
Il mio punto di vista è guardare la politica (italiana) e valutare quello che è 'giusto' per la società (italiana e non) in senso generale. L'orizzonte - l'obiettivo - sarebbe quello.

Poi la mia provocazione anche nasceva dal sentire in giro, da gente che ha ancora contratti "maggiormente protetti", e schierarsi 'contro' gli operai che volevano il NO.

Se ero partito alto, ora cado in bassissimo, dicendo che è un po' il noto brocardo latino "facile fare il frocio col cul.o degli altri", :D .

Cioè, poi alla fine non credo che sia giusto che, stante le difficili condizioni economiche blabla, stante il processo di globalizzazione blabla, a subirne le conseguenze siano solo limitati e precisi settori.
E' la società più largamente intesa a dover dividersi i costi di tutto questo. E non: a chi capita capita, e chi s'è visto s'è visto (per tornare in basso, :D ).
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Mp1 »

uglygeek ha scritto: Leggevo in questi giorni di una operaia che ha lavorato per 10 anni in fiat sempre con la stessa mansione, di montare un copriruota, uno al minuto, e che per montarlo doveva tenere le braccia sollevate tutto il giorno. Provateci voi... e' quasi una forma di tortura. Ovviamente dopo 10 anni le braccia non riesce piu' ad alzarle. Non potevano proprio cambiarle mansione in dieci anni? Ho chiara l'impressione che il mio datore di lavoro abbia per me un rispetto ben diverso di quello che la fiat ha verso i suoi operai. Forse l'odio reciproco e' una inevitabile conseguenza di tanti anni di lotte sindacali.
Mi pare che qui il discorso si sia concentrato solo sui giorni di malattia. io ho la fortuna di essere sano e ancora abbastanza giovane, ma molti operai sono di mezza eta', con gli acciacchi del tempo e anche l'usura di tanti anni in fabbrica... e' cosi' strano che facciano in media qualche giorno piu' di malattia degli impiegati? Perche' non applicare le leggi esistenti? Visite fiscali e licenziamento per chi sgarra?
Anche i dieci minuti di pausa in meno sembrano nulla... ma chi di noi ha lavorato ad una catena di montaggio? Se quasi meta' degli operai ha votato NO pensate che siano tutti sindacalisti?
Io peraltro sono anche d'accordo con molte delle posizioni di Marchionne, ma non credo proprio che i problemi della fiat siano la scarsa produttivita' a Mirafiori. Mi sembra che la ragione vera sia il voler neutralizzare i sindacati. E d'altra parte visto che in Italia non c'e' piu' lavoro a forza di ricatti potrebbe anche chiedere agli operai di fare 7 turni settimanali di 16 ore e dormire in azienda le altre 8... altrimenti sposta in Cina dove c'e' chi lavora anche di piu'. Anche volendo non credo che l'Italia possa competere con la Cina in questo modo... a parte tutto, l'eta' media dei lavoratori italiani e' ben piu' elevata, non si potrebbe farlo nemmeno volendo.
Con questo non voglio dire che non ci sia bisogno di aumentare la produttivita' in Italia, o di colpire chi fa il furbo, ma non e' certo su queste basi che si fa ripartire una grande azienda, il cui problema peraltro e' di fare macchine molto scadenti, non di fabbricarle male.
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Okefenokee ha scritto:Senza curiosità, cultura, educazione civica e civile, voglia di informarsi, di capire, di studiare, non si va da nessuna parte.
Pitone ha scritto:Non serve schifare, basta evitare.
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da Pindaro »

uglygeek ha scritto:
Mi pare che qui il discorso si sia concentrato solo sui giorni di malattia.
.
Si, chi non ha altri argomenti verte il discorso su questo.
Chi non sa nemmeno di cosa sta parlando pure.
Per non parlare per chi tifa Marchionne per la consueta disonestà intellettuale e politica dell'italiano medio votante.
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Il Referendum a Mirafiori

Messaggio da klaus »

klaus ha scritto:
- PAUSE: Passano da 40 a 30 minuti. Saranno tre di 10 minuti ciascuna invece che due da 15 e una da 10 minuti. I dieci minuti che si lavorano in più saranno retribuiti (32,47 euro al mese).

- MENSA: la mezz'ora per la mensa resterà collocata all'interno del turno. Si ridiscuterà quando la fabbrica andrà a regime (nel 2012) la possibilità di spostarla a fine turno.

- ASSENTEISMO: dal luglio 2011 se non si sarà raggiunto un livello di assenteismo inferiore al 6% medio (ora è all'8%) i dipendenti che si assenteranno per malattie brevi (non oltre i 5 giorni) a ridosso delle feste, delle ferie o del riposo settimanale per più di due volte in un anno non avranno pagato il primo giorno di malattia. Dal 2012 se l'assenteismo non sarà sceso sotto il 4% i giorni di malattia non pagati saranno i primi due (l'Inps infatti paga solo dal quarto giorno mentre i primi tre sono a carico dell'azienda come prevede il ccnl).

- CASSA INTEGRAZIONE: si chiederà la cassa integrazione straordinaria per tutto il personale dal 14 febbraio 2011 (quando finirà l'ordinaria) per la durata di un anno.

- FORMAZIONE: saranno tenuti corsi di formazione per i lavoratori in cig la cui frequenza sarà obbligatoria.

- TURNI: a regime si lavorerà su 18 turni (tre turni al giorno su sei giorni) con una settimana di sei giorni lavorativi e la successiva di quattro giorni. Il 18esimo turno sarà retribuito con la maggiorazione dello straordinario. Gli addetti alla manutenzione e alla centrale vernici lavoreranno su 21 turni (sette giorni su sette) mentre per i dipendenti addetti al turno centrale (quadri, impiegati e operai) l'orario sarà dalle 8.00 alle 17.00 con un'ora di pausa non retribuita. Con l'aumento dei turni si avranno circa 3.500 lordi annui in busta paga in più.

- STRAORDINARI: Saranno 120 le ore di straordinario obbligatorie ogni anno (15 sabati lavorativi), 80 in più delle 40 attuali.

- ORGANICI: le assunzioni del personale per la joint venture saranno fatte prioritariamente dagli stabilimenti Fga di Mirafiori e successivamente dalle altre Fiat torinesi garantendo retribuzione e inquadramento precedenti. Sarà riconosciuta l'anzianità aziendale pregressa e sarà liquidato il Tfr a chi lo chiederà.

- CLAUSOLA RESPONSABILITA': Come già è previsto per lo stabilimento di Pomigliano il non rispetto degli impegni assunti con l'accordo comporta sanzioni in relazione a contributi sindacali, permessi per direttivi e permessi sindacali aggiuntivi allo Statuto dei Lavoratori.
PINDARO ha scritto:Ma Marchionne e tutti quelli che esultano?
Esultano per cosa? Se quasi la metà ha votato no, non si chiedono nulla?
Che paese insignificante e triste.
PINDARO ha scritto:secondo te abbiamo un governo?
Nel giorno in cui si decidono le sorti di migliaia e migliaia di lavoratori il capo di governo viene indagato per prostituzione minorile.
In qualsiasi altro paese ci sarebbe stata la rivoluzione.
Qui "ma stasera chi è stato nominato nella casa?"
PINDARO ha scritto:
uglygeek ha scritto:
Mi pare che qui il discorso si sia concentrato solo sui giorni di malattia.
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Si, chi non ha altri argomenti verte il discorso su questo.
Chi non sa nemmeno di cosa sta parlando pure.
Per non parlare per chi tifa Marchionne per la consueta disonestà intellettuale e politica dell'italiano medio votante.







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