E il lavoro dov'è?
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Re: E il lavoro dov'è?
Intanto, presso Trenitalia, da questo mese le nuove tecnologie hanno decuplicato il tempo necessario per il controllo dei biglietti a bordo: prima il controllore guardava e punzonava, ora deve prendere ogni biglietto e appoggiarlo su un tablet che spesso si impalla o legge male. Stamani dieci minuti per fare uno scompartimento da venti posti poi tra pochi anni ci penserà un drone al controllo e la figura del capotreno scomparirà. ..nel frattempo però va così.
Lo voglio rivedere, Fabio
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Re: E il lavoro dov'è?
Burano ha scritto:tra pochi anni ci penserà un drone al controllo e la figura del capotreno scomparirà..
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: E il lavoro dov'è?
PINDARO ha scritto:E ci vai solo te.Nasty ha scritto:
A Foligno c'è un Blockbuster aperto, oggi.
Per non far ingrassare ciccioni.
Io no, ma un mio amico ci va ogni giorno. ha una videoteca da oltre diecimila titoli.
Siamo tutti testimoni "Perchè ti chiamano Pilone?"
Re: E il lavoro dov'è?
Detta cosi' l'uso del tablet sembra assurdo. Immagino che la ragione sia che ora il biglietto si puo' fare in vari modi, cartaceo alla stazione ma anche elettronico, stampato dall'utente oppure con un codice a barre sul telefonino, e i controllori facevano fatica a verificare tutti i biglietti in modo diverso.Burano ha scritto:Intanto, presso Trenitalia, da questo mese le nuove tecnologie hanno decuplicato il tempo necessario per il controllo dei biglietti a bordo: prima il controllore guardava e punzonava, ora deve prendere ogni biglietto e appoggiarlo su un tablet che spesso si impalla o legge male. Stamani dieci minuti per fare uno scompartimento da venti posti poi tra pochi anni ci penserà un drone al controllo e la figura del capotreno scomparirà. ..nel frattempo però va così.
E' perche' e' un paese di vecchi, tecnologicamente arcaico, dove tutto e' fatto in funzione della vecchietta ottantenne che deve per forza fare il biglietto allo sportello (e paga solo in contanti).
Quando basterebbe usare una app sul telefonino, o ancora meglio, una card tipo la Oyster che c'e' a Londra, e che si usa anche per viaggiare sui treni locali, per semplificare moltissimo tutto.
Poi da noi si sa bene come sara' andato l'appalto per il tablet e il suo software, con quali criteri sara' stato scelto il progetto, e come sara' stato portato avanti...
Del resto avete mai usato la macchina self service di Trenitalia per i biglietti? Sembra progettata da un sadico... si passa da almeno 12 schermate prima di poter avere il biglietto, ci vogliono almeno 2 o 3 minuti (mezzo minuto buono solo per la stampa). Tu sei li' che hai fretta, che perdi il treno, e lei ti chiede ogni volta che tipo di carta hai, e persino se vuoi lasciare qualcosa in beneficienza. Negli altri paesi fai il biglietto in 20 secondi.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
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Re: E il lavoro dov'è?
Quando prendo il treno, di solito succede cosi'
Controllore: 'biglietto'
Io: -le dico il codice'
Controllore: (in meno di dieci secondi, guardando il posto dove siedo) Mi dica la penultima lettera
Io gliela dico e li' finisce.
Il problema e' che ho preso 4 biglietti di treno per firenze bologna per via dei ritardi e dell' aereo che partiva, e i 3/4 dei treni erano in ritardo.
Controllore: 'biglietto'
Io: -le dico il codice'
Controllore: (in meno di dieci secondi, guardando il posto dove siedo) Mi dica la penultima lettera
Io gliela dico e li' finisce.
Il problema e' che ho preso 4 biglietti di treno per firenze bologna per via dei ritardi e dell' aereo che partiva, e i 3/4 dei treni erano in ritardo.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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Re: E il lavoro dov'è?
Cristo, sì, esattamente.uglygeek ha scritto:Detta cosi' l'uso del tablet sembra assurdo. Immagino che la ragione sia che ora il biglietto si puo' fare in vari modi, cartaceo alla stazione ma anche elettronico, stampato dall'utente oppure con un codice a barre sul telefonino, e i controllori facevano fatica a verificare tutti i biglietti in modo diverso.Burano ha scritto:Intanto, presso Trenitalia, da questo mese le nuove tecnologie hanno decuplicato il tempo necessario per il controllo dei biglietti a bordo: prima il controllore guardava e punzonava, ora deve prendere ogni biglietto e appoggiarlo su un tablet che spesso si impalla o legge male. Stamani dieci minuti per fare uno scompartimento da venti posti poi tra pochi anni ci penserà un drone al controllo e la figura del capotreno scomparirà. ..nel frattempo però va così.
E' perche' e' un paese di vecchi, tecnologicamente arcaico, dove tutto e' fatto in funzione della vecchietta ottantenne che deve per forza fare il biglietto allo sportello (e paga solo in contanti).
Quando basterebbe usare una app sul telefonino, o ancora meglio, una card tipo la Oyster che c'e' a Londra, e che si usa anche per viaggiare sui treni locali, per semplificare moltissimo tutto.
Poi da noi si sa bene come sara' andato l'appalto per il tablet e il suo software, con quali criteri sara' stato scelto il progetto, e come sara' stato portato avanti...
Del resto avete mai usato la macchina self service di Trenitalia per i biglietti? Sembra progettata da un sadico... si passa da almeno 12 schermate prima di poter avere il biglietto, ci vogliono almeno 2 o 3 minuti (mezzo minuto buono solo per la stampa). Tu sei li' che hai fretta, che perdi il treno, e lei ti chiede ogni volta che tipo di carta hai, e persino se vuoi lasciare qualcosa in beneficienza. Negli altri paesi fai il biglietto in 20 secondi.
Sulle machinette self-service: una mia personale disfunzione psicologica mi impedisce di percepire in modo efficace la dimensione spazio-temporale, perciò io parto dal punto dove mi trovo più o menop all'ora nella quale devo arrivare a destinazione (forse da piccolo credevo fortissimamente al teletrasporto e ho finito per autoconvincermi di avere questo potere...). Il mio ritardo, insomma, di norma è uguale (non: proporzionale, proprio 'pari a' ) al tempo necessario per arrivare dal punto di partenza a quello di destinzione. Quindi si può facilmente immaginare la fretta che ho normalmente nel fare il biglietto del treno (quelle poche volte che, per un motivo o per l'altro, non l'ho già comprato online)...
Però devo dire che ho imparato presto a fronteggiare il fuoco di fila di domande/avvisi demenziali della macchina: di solito me la cavo in effetti in meno di un minuto, lenta digestione del pagamento con carta inclusa.
Per dire, mi trovo più spesso a inveire a voce alta contro i bancomat, per quegli interminabili due minuti necessari per completare tutta l'operazione. Operazione poi, questa l'aggravante molto seria, idiota come poche: basta con questo inutile, assurdo contante, bastaaaaaa...
“True terror is to wake up one morning and discover that your high school class is running the country.” (K. Vonnegut)
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Re: E il lavoro dov'è?
Caro direttore, in questi giorni in cui si parla di voucher, le scrivo per raccontarle che cosa succede a una microimpresa come la mia, finora senza dipendenti, che decide di assumere un lavoratore stagionale a tempo determinato. Nel mio caso si tratta della ragazza delle pulizie che l’anno scorso ha lavorato per me con i voucher e che, prima ancora che si annunciassero tutti questi cambiamenti, avevo già deciso di confermare con un contratto per l’estate 2017, per fare le cose perbene e perché se lo merita. Il contratto sarà per 3 mesi e 15 giorni, part time, 20 ore settimanali.
Ecco però cosa mi succede ora: io divento — giustamente — datore di lavoro e, ai sensi del D.Lgs 81/08, ho tutta una serie di adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro da rispettare, soprattutto corsi da frequentare. Nel mio caso specifico (azienda a rischio basso) mi aspettano: 16 ore corso Rspp (responsabile servizio prevenzione e protezione); 12 ore corso primo soccorso; 4 ore corso antincendio; 20 ore di corso per la sicurezza alimentare (solo per il fatto di essere titolare di un’attività dove si maneggiano alimenti preparati da altre aziende già a loro volta sicure e certificate: sostanzialmente metto in tavola prodotti confezionati e preparo caffé e cappuccino); 8 ore di corso di sicurezza sul lavoro per la dipendente; 32 ore di corso Rls (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) sempre per la dipendente.
Oltre ai corsi — che non hanno durata eterna ma vanno aggiornati — dovrò produrre il Dvr (documento valutazione dei rischi): si tratta di un documento tecnico che ovviamente non posso fare io ma dovrò commissionare a un consulente. La mia è un’attività a basso rischio, questi sono quindi gli adempimenti minimi per chi decide di assumere. La formazione in materia di sicurezza sul lavoro è sacrosanta e non è mai abbastanza, ma forse occorrerebbe distinguere. Questi obblighi valgono anche per un negoziante che decide di assumere una commessa, un commercialista che assume una segretaria quando ha picchi di lavoro, ecc. La spesa da sostenere per questa formazione obbligatoria non è assolutamente in proporzione non solo alle forze di una microimpresa, ma neppure a quanto poi guadagnerà il lavoratore. Infatti valgono gli stessi obblighi anche se il contratto a tempo determinato è di 15 giorni. L’industria turistica, soprattutto al Sud, vive di stagionalità e di picchi di lavoro per 2-3 settimane all’anno. Io farò tutto quello che devo e alcuni corsi li ho già conclusi, ma con tutti questi obblighi sarebbe molto più facile fare un passo indietro e tenere il lavoratore in nero piuttosto che farne uno in avanti e regolarizzarlo. (Lettera firmata)
(corriere.it)
Ecco però cosa mi succede ora: io divento — giustamente — datore di lavoro e, ai sensi del D.Lgs 81/08, ho tutta una serie di adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro da rispettare, soprattutto corsi da frequentare. Nel mio caso specifico (azienda a rischio basso) mi aspettano: 16 ore corso Rspp (responsabile servizio prevenzione e protezione); 12 ore corso primo soccorso; 4 ore corso antincendio; 20 ore di corso per la sicurezza alimentare (solo per il fatto di essere titolare di un’attività dove si maneggiano alimenti preparati da altre aziende già a loro volta sicure e certificate: sostanzialmente metto in tavola prodotti confezionati e preparo caffé e cappuccino); 8 ore di corso di sicurezza sul lavoro per la dipendente; 32 ore di corso Rls (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) sempre per la dipendente.
Oltre ai corsi — che non hanno durata eterna ma vanno aggiornati — dovrò produrre il Dvr (documento valutazione dei rischi): si tratta di un documento tecnico che ovviamente non posso fare io ma dovrò commissionare a un consulente. La mia è un’attività a basso rischio, questi sono quindi gli adempimenti minimi per chi decide di assumere. La formazione in materia di sicurezza sul lavoro è sacrosanta e non è mai abbastanza, ma forse occorrerebbe distinguere. Questi obblighi valgono anche per un negoziante che decide di assumere una commessa, un commercialista che assume una segretaria quando ha picchi di lavoro, ecc. La spesa da sostenere per questa formazione obbligatoria non è assolutamente in proporzione non solo alle forze di una microimpresa, ma neppure a quanto poi guadagnerà il lavoratore. Infatti valgono gli stessi obblighi anche se il contratto a tempo determinato è di 15 giorni. L’industria turistica, soprattutto al Sud, vive di stagionalità e di picchi di lavoro per 2-3 settimane all’anno. Io farò tutto quello che devo e alcuni corsi li ho già conclusi, ma con tutti questi obblighi sarebbe molto più facile fare un passo indietro e tenere il lavoratore in nero piuttosto che farne uno in avanti e regolarizzarlo. (Lettera firmata)
(corriere.it)
"C’è gente che magari sa scrivere, scrive e pubblica sui forum quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere..."
(paoolino parafrasando Sciascia)
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Re: E il lavoro dov'è?
al di là del merito della questione, la via che il pd intende percorrere è grottesca e paracula (oltre che masochistica per lo stesso pd).
Cioè, questi eliminano i voucher del tutto, fanno saltare il referendum, e poi li ripresentano con un altro nome e riveduti e corretti.
Ora, è del tutto evidente che i promotori del referendum saranno contrari anche alla versione col nome cambiato, sia pure riveduta e corretta (non per capriccio ma coerentemente a quanto sostengono adesso).
Dunque dovrebbero raccogliere nuovamente le firme per un nuovo referendum, accusando (giustamente) il pd di aver preso per il cul o i tre milioni di italiani che hanno firmato per il referendum (ma pure gli altri).
Insomma, gli strateghi del pd vogliono tenere i voucher apportando alcune modifiche. Senza giudicare se sia giusta o meno l'idea, questa è la loro idea dichiarata. Bè, dei politici normali - ma anche sub-normali, che abbiano l'idea di tenere i voucher apportando alcune modifiche, bè, molto semplicemente, terrebbero i voucher apportando alcune modifiche.
E quindi attenderebbero serenamente l'esito referendario che stabilirebbe se restano (modificati) oppure si sopprimono interamente.
Il PD invece preferisce questa soluzione priva della benchè minima decenza politica, ma anche intelligenza.
Boh, per me in quest'ultimo triennio il pd è stato il peggior partito di governo dal dopoguerra ad oggi.
E per curiosità, Alfano (ahahah) che dice? Cioè, interviene solo per segare le adozioni?
Cioè, questi eliminano i voucher del tutto, fanno saltare il referendum, e poi li ripresentano con un altro nome e riveduti e corretti.
Ora, è del tutto evidente che i promotori del referendum saranno contrari anche alla versione col nome cambiato, sia pure riveduta e corretta (non per capriccio ma coerentemente a quanto sostengono adesso).
Dunque dovrebbero raccogliere nuovamente le firme per un nuovo referendum, accusando (giustamente) il pd di aver preso per il cul o i tre milioni di italiani che hanno firmato per il referendum (ma pure gli altri).
Insomma, gli strateghi del pd vogliono tenere i voucher apportando alcune modifiche. Senza giudicare se sia giusta o meno l'idea, questa è la loro idea dichiarata. Bè, dei politici normali - ma anche sub-normali, che abbiano l'idea di tenere i voucher apportando alcune modifiche, bè, molto semplicemente, terrebbero i voucher apportando alcune modifiche.
E quindi attenderebbero serenamente l'esito referendario che stabilirebbe se restano (modificati) oppure si sopprimono interamente.
Il PD invece preferisce questa soluzione priva della benchè minima decenza politica, ma anche intelligenza.
Boh, per me in quest'ultimo triennio il pd è stato il peggior partito di governo dal dopoguerra ad oggi.
E per curiosità, Alfano (ahahah) che dice? Cioè, interviene solo per segare le adozioni?
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
Re: E il lavoro dov'è?
Totalmente d'accordo su tranne che sull'ultima frase. Almeno in Belgio e Olanda (provato questa estate) le biglietterie automatiche sono piuttosto cervellotiche.uglygeek ha scritto:Detta cosi' l'uso del tablet sembra assurdo. Immagino che la ragione sia che ora il biglietto si puo' fare in vari modi, cartaceo alla stazione ma anche elettronico, stampato dall'utente oppure con un codice a barre sul telefonino, e i controllori facevano fatica a verificare tutti i biglietti in modo diverso.Burano ha scritto:Intanto, presso Trenitalia, da questo mese le nuove tecnologie hanno decuplicato il tempo necessario per il controllo dei biglietti a bordo: prima il controllore guardava e punzonava, ora deve prendere ogni biglietto e appoggiarlo su un tablet che spesso si impalla o legge male. Stamani dieci minuti per fare uno scompartimento da venti posti poi tra pochi anni ci penserà un drone al controllo e la figura del capotreno scomparirà. ..nel frattempo però va così.
E' perche' e' un paese di vecchi, tecnologicamente arcaico, dove tutto e' fatto in funzione della vecchietta ottantenne che deve per forza fare il biglietto allo sportello (e paga solo in contanti).
Quando basterebbe usare una app sul telefonino, o ancora meglio, una card tipo la Oyster che c'e' a Londra, e che si usa anche per viaggiare sui treni locali, per semplificare moltissimo tutto.
Poi da noi si sa bene come sara' andato l'appalto per il tablet e il suo software, con quali criteri sara' stato scelto il progetto, e come sara' stato portato avanti...
Del resto avete mai usato la macchina self service di Trenitalia per i biglietti? Sembra progettata da un sadico... si passa da almeno 12 schermate prima di poter avere il biglietto, ci vogliono almeno 2 o 3 minuti (mezzo minuto buono solo per la stampa). Tu sei li' che hai fretta, che perdi il treno, e lei ti chiede ogni volta che tipo di carta hai, e persino se vuoi lasciare qualcosa in beneficienza. Negli altri paesi fai il biglietto in 20 secondi.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
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Re: E il lavoro dov'è?
Credo che i corsi siano obbligatori anche se assumi coi voucher, ma sono certo che i corsi e la visita medica sia obbligatoria per la persona che prendi a voucher.paoolino ha scritto:Caro direttore, in questi giorni in cui si parla di voucher, le scrivo per raccontarle che cosa succede a una microimpresa come la mia, finora senza dipendenti, che decide di assumere un lavoratore stagionale a tempo determinato. Nel mio caso si tratta della ragazza delle pulizie che l’anno scorso ha lavorato per me con i voucher e che, prima ancora che si annunciassero tutti questi cambiamenti, avevo già deciso di confermare con un contratto per l’estate 2017, per fare le cose perbene e perché se lo merita. Il contratto sarà per 3 mesi e 15 giorni, part time, 20 ore settimanali.
Ecco però cosa mi succede ora: io divento — giustamente — datore di lavoro e, ai sensi del D.Lgs 81/08, ho tutta una serie di adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro da rispettare, soprattutto corsi da frequentare. Nel mio caso specifico (azienda a rischio basso) mi aspettano: 16 ore corso Rspp (responsabile servizio prevenzione e protezione); 12 ore corso primo soccorso; 4 ore corso antincendio; 20 ore di corso per la sicurezza alimentare (solo per il fatto di essere titolare di un’attività dove si maneggiano alimenti preparati da altre aziende già a loro volta sicure e certificate: sostanzialmente metto in tavola prodotti confezionati e preparo caffé e cappuccino); 8 ore di corso di sicurezza sul lavoro per la dipendente; 32 ore di corso Rls (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) sempre per la dipendente.
Oltre ai corsi — che non hanno durata eterna ma vanno aggiornati — dovrò produrre il Dvr (documento valutazione dei rischi): si tratta di un documento tecnico che ovviamente non posso fare io ma dovrò commissionare a un consulente. La mia è un’attività a basso rischio, questi sono quindi gli adempimenti minimi per chi decide di assumere. La formazione in materia di sicurezza sul lavoro è sacrosanta e non è mai abbastanza, ma forse occorrerebbe distinguere. Questi obblighi valgono anche per un negoziante che decide di assumere una commessa, un commercialista che assume una segretaria quando ha picchi di lavoro, ecc. La spesa da sostenere per questa formazione obbligatoria non è assolutamente in proporzione non solo alle forze di una microimpresa, ma neppure a quanto poi guadagnerà il lavoratore. Infatti valgono gli stessi obblighi anche se il contratto a tempo determinato è di 15 giorni. L’industria turistica, soprattutto al Sud, vive di stagionalità e di picchi di lavoro per 2-3 settimane all’anno. Io farò tutto quello che devo e alcuni corsi li ho già conclusi, ma con tutti questi obblighi sarebbe molto più facile fare un passo indietro e tenere il lavoratore in nero piuttosto che farne uno in avanti e regolarizzarlo. (Lettera firmata)
(corriere.it)
Devi quindi pagagli la visita medica con un medico del lavoro e i corsi necessari, haccp se maneggia cibi e i corsi sulla sicurezza.
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Re: E il lavoro dov'è?
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
Re: E il lavoro dov'è?
https://www.bloomberg.com/news/features ... shed-limbs
Regina Elsea was a year old in 1997 when the first vehicle rolled off the Mercedes-Benz assembly line near Tuscaloosa. That gleaming M-Class SUV was historic. Alabama, the nation’s fifth-poorest state, had wagered a quarter-billion dollars in tax breaks and other public giveaways to land the first major Mercedes factory outside Germany. Toyota, Honda, and Hyundai followed with Alabama plants of their own. Kia built a factory just over the border in West Point, Ga. The auto parts makers came next. By the time Elsea and her five siblings were teenagers, the country roads and old cotton fields around their home had come alive with 18-wheelers shuttling instruments and stamped metal among the car plants and 160 parts suppliers that had sprouted up across the state.
A good student, Elsea loved reading, horses, and dogs, especially her Florida cracker cur, named Cow. She dreamed of becoming a pediatrician. She enrolled in community college on a federal Pell Grant, with plans to transfer to Auburn University, about 30 miles from her home in Five Points. But she fell in love with a kindergarten sweetheart, who’d become a stocker at a local Walmart, and dropped out of school to make money so they could rent their own place.
Elsea went to work in February 2016 at Ajin USA in Cusseta, Ala., the same South Korean supplier of auto parts for Hyundai and Kia where her sister and stepdad worked. Her mother, Angel Ogle, warned her against it. She’d worked at two other parts suppliers in the area and found the pace and pressure unbearable.
Elsea was 20 and not easily deterred. “She thought she was rich when she brought home that first paycheck,” Ogle says. Elsea and her boyfriend got engaged. She worked 12-hour shifts, seven days a week, hoping to move from temporary status at Ajin to full time, which would bring a raise from $8.75 an hour to $10.50. College can wait, she told her mom and stepdad.
On June 18, Elsea was working the day shift when a computer flashed “Stud Fault” on Robot 23. Bolts often got stuck in that machine, which mounted pillars for sideview mirrors onto dashboard frames. Elsea was at the adjacent workstation when the assembly line stopped. Her team called maintenance to clear the fault, but no one showed up. A video obtained by the Occupational Safety and Health Administration shows Elsea and three co-workers waiting impatiently. The team had a quota of 420 dashboard frames per shift but seldom made more than 350, says Amber Meadows, 23, who worked beside Elsea on the line. “We were always trying to make our numbers so we could go home,” Meadows says. “Everybody was always tired.”
After several minutes, Elsea grabbed a tool—on the video it looks like a screwdriver—and entered the screened-off area around the robot to clear the fault herself. Whatever she did to Robot 23, it surged back to life, crushing Elsea against a steel dashboard frame and impaling her upper body with a pair of welding tips. A co-worker hit the line’s emergency shut-off. Elsea was trapped in the machine—hunched over, eyes open, conscious but speechless.
No one knew how to make the robot release her. The team leader jumped on a forklift and raced across the factory floor to the break room, where he grabbed a maintenance man and drove him back on his lap. The technician, from a different part of the plant, had no idea what to do. Tempers erupted as Elsea’s co-workers shoved the frightened man, who was Korean and barely spoke English, toward the robot, demanding he make it retract. He fought them off and ran away, Meadows says. When emergency crews arrived several minutes later, Elsea was still stuck. The rescue workers finally did what Elsea had failed to do: locked out the machine’s emergency power switch so it couldn’t reenergize again—a basic precaution that all factory workers are supposed to take before troubleshooting any industrial robot. Ajin, according to OSHA, had never given the workers their own safety locks and training on how to use them, as required by federal law. Ajin is contesting that finding.
An ambulance took Elsea to a nearby hospital; from there she was flown by helicopter to a trauma center in Birmingham. She died the next day. Her mom still hasn’t heard a word from Ajin’s owners or senior executives. They sent a single artificial flower to her funeral.
Regina Elsea was a year old in 1997 when the first vehicle rolled off the Mercedes-Benz assembly line near Tuscaloosa. That gleaming M-Class SUV was historic. Alabama, the nation’s fifth-poorest state, had wagered a quarter-billion dollars in tax breaks and other public giveaways to land the first major Mercedes factory outside Germany. Toyota, Honda, and Hyundai followed with Alabama plants of their own. Kia built a factory just over the border in West Point, Ga. The auto parts makers came next. By the time Elsea and her five siblings were teenagers, the country roads and old cotton fields around their home had come alive with 18-wheelers shuttling instruments and stamped metal among the car plants and 160 parts suppliers that had sprouted up across the state.
A good student, Elsea loved reading, horses, and dogs, especially her Florida cracker cur, named Cow. She dreamed of becoming a pediatrician. She enrolled in community college on a federal Pell Grant, with plans to transfer to Auburn University, about 30 miles from her home in Five Points. But she fell in love with a kindergarten sweetheart, who’d become a stocker at a local Walmart, and dropped out of school to make money so they could rent their own place.
Elsea went to work in February 2016 at Ajin USA in Cusseta, Ala., the same South Korean supplier of auto parts for Hyundai and Kia where her sister and stepdad worked. Her mother, Angel Ogle, warned her against it. She’d worked at two other parts suppliers in the area and found the pace and pressure unbearable.
Elsea was 20 and not easily deterred. “She thought she was rich when she brought home that first paycheck,” Ogle says. Elsea and her boyfriend got engaged. She worked 12-hour shifts, seven days a week, hoping to move from temporary status at Ajin to full time, which would bring a raise from $8.75 an hour to $10.50. College can wait, she told her mom and stepdad.
On June 18, Elsea was working the day shift when a computer flashed “Stud Fault” on Robot 23. Bolts often got stuck in that machine, which mounted pillars for sideview mirrors onto dashboard frames. Elsea was at the adjacent workstation when the assembly line stopped. Her team called maintenance to clear the fault, but no one showed up. A video obtained by the Occupational Safety and Health Administration shows Elsea and three co-workers waiting impatiently. The team had a quota of 420 dashboard frames per shift but seldom made more than 350, says Amber Meadows, 23, who worked beside Elsea on the line. “We were always trying to make our numbers so we could go home,” Meadows says. “Everybody was always tired.”
After several minutes, Elsea grabbed a tool—on the video it looks like a screwdriver—and entered the screened-off area around the robot to clear the fault herself. Whatever she did to Robot 23, it surged back to life, crushing Elsea against a steel dashboard frame and impaling her upper body with a pair of welding tips. A co-worker hit the line’s emergency shut-off. Elsea was trapped in the machine—hunched over, eyes open, conscious but speechless.
No one knew how to make the robot release her. The team leader jumped on a forklift and raced across the factory floor to the break room, where he grabbed a maintenance man and drove him back on his lap. The technician, from a different part of the plant, had no idea what to do. Tempers erupted as Elsea’s co-workers shoved the frightened man, who was Korean and barely spoke English, toward the robot, demanding he make it retract. He fought them off and ran away, Meadows says. When emergency crews arrived several minutes later, Elsea was still stuck. The rescue workers finally did what Elsea had failed to do: locked out the machine’s emergency power switch so it couldn’t reenergize again—a basic precaution that all factory workers are supposed to take before troubleshooting any industrial robot. Ajin, according to OSHA, had never given the workers their own safety locks and training on how to use them, as required by federal law. Ajin is contesting that finding.
An ambulance took Elsea to a nearby hospital; from there she was flown by helicopter to a trauma center in Birmingham. She died the next day. Her mom still hasn’t heard a word from Ajin’s owners or senior executives. They sent a single artificial flower to her funeral.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: E il lavoro dov'è?
http://milano.corriere.it/notizie/crona ... 746d.shtml
Giusta Citofonata a Nickognito, amcio delle Grandi Aziende che tutelano più delle Piccole aziende
"Strategia Globale" credo che possa prendere il posto dell'altra grande espressione "Vasto programma" .
F.F.
Giusta Citofonata a Nickognito, amcio delle Grandi Aziende che tutelano più delle Piccole aziende
"Strategia Globale" credo che possa prendere il posto dell'altra grande espressione "Vasto programma" .
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Re: E il lavoro dov'è?
certo, anche da me stanno licenziando tutti. Uno se preferisce puo' farsi assumere altrove....Johnny Rex ha scritto:http://milano.corriere.it/notizie/crona ... 746d.shtml
Giusta Citofonata a Nickognito, amcio delle Grandi Aziende che tutelano più delle Piccole aziende
"Strategia Globale" credo che possa prendere il posto dell'altra grande espressione "Vasto programma" .
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Re: E il lavoro dov'è?
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Re: E il lavoro dov'è?
Ieri pomeriggio un mio dipendente con contratto a tempo indeterminato è venuto da me e mi ha detto:
"Paolo, ho trovato un altro lavoro. Da Lunedì me ne vado perché devo prendere servizio dall'altra parte. Scusami l'ho saputo solo oggi prima di pranzo e se non comincio da lunedì, non mi assumerebbero."
Mercoledì pomeriggio per il lunedì successivo.
"Paolo, ho trovato un altro lavoro. Da Lunedì me ne vado perché devo prendere servizio dall'altra parte. Scusami l'ho saputo solo oggi prima di pranzo e se non comincio da lunedì, non mi assumerebbero."
Mercoledì pomeriggio per il lunedì successivo.
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Re: E il lavoro dov'è?
Hai provato ad offrirgli di più?paoolino ha scritto:Ieri pomeriggio un mio dipendente con contratto a tempo indeterminato è venuto da me e mi ha detto:
"Paolo, ho trovato un altro lavoro. Da Lunedì me ne vado perché devo prendere servizio dall'altra parte. Scusami l'ho saputo solo oggi prima di pranzo e se non comincio da lunedì, non mi assumerebbero."
Mercoledì pomeriggio per il lunedì successivo.
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Re: E il lavoro dov'è?
E' il libero mercato, bellezzatuborovescio ha scritto:Hai provato ad offrirgli di più?paoolino ha scritto:Ieri pomeriggio un mio dipendente con contratto a tempo indeterminato è venuto da me e mi ha detto:
"Paolo, ho trovato un altro lavoro. Da Lunedì me ne vado perché devo prendere servizio dall'altra parte. Scusami l'ho saputo solo oggi prima di pranzo e se non comincio da lunedì, non mi assumerebbero."
Mercoledì pomeriggio per il lunedì successivo.
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Re: E il lavoro dov'è?
Infatti! paaolino, sei cosi' liberista e poi te la prendi se il dipendente si dimette senza preavviso se il suo contratto evidentemente non prevede preavviso? Eh no caro, se il lavoro e' una merce, allora e' una merce in entrambe le direzioni.BackhandWinner ha scritto:E' il libero mercato, bellezzatuborovescio ha scritto:Hai provato ad offrirgli di più?paoolino ha scritto:Ieri pomeriggio un mio dipendente con contratto a tempo indeterminato è venuto da me e mi ha detto:
"Paolo, ho trovato un altro lavoro. Da Lunedì me ne vado perché devo prendere servizio dall'altra parte. Scusami l'ho saputo solo oggi prima di pranzo e se non comincio da lunedì, non mi assumerebbero."
Mercoledì pomeriggio per il lunedì successivo.
Sembra quasi che ti stupisca che qualcuno possa lasciare un posto a tempo indeterminato... ma se ne ha trovato uno migliore meglio per lui no? Se il mercato del lavoro funzionasse la gente lascerebbe posti fissi continuamente.
Poi i datori di lavoro italiani sono incredibili... ho avuto amici programmatori che hanno comunicato che lasciavano il posto fisso in una piccola azienda genovese, dove prendevano meno di 2000 euro al mese, dicendo:
"Mi dimetto, mi hanno preso in Google, per ora in Svizzera poi negli Stati Uniti"
"Ma come ti dimetti, ma perche'?"
"Lo stipendio e' 5 volte piu' alto, poi e' Google..."
"Ma non pensi alle opportunita' che lasci qui? Grandi opportunita' di crescita... carriera... siamo una grande famiglia... yadda yadda."
Insomma a sentire loro facevano una cazzata ad andare in Google. A ripensarci ancora non ci credono.
Nel mio lavoro ho notato una netta differenza tra paese e paese sul preavviso. Qui negli States si puo' licenziare facilmente e con poco preavviso, ma anche i lavoratori lasciano con un preavviso minimo, e del resto si da' per scontato che una volta in preavviso sarebbero demotivati quindi non conviene a nessuno prolungare questo tempo.
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Re: E il lavoro dov'è?
quando qualcuno che lavora con noi ci dà il preavviso lo mettiamo subito in ferie, che in quei giorni tanto combinerebbe solo danni (o peggio)
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Re: E il lavoro dov'è?
Benissimo: vediamo che succede se il mercoledì pomeriggio vado da qualcuno e gli dico: guarda da lunedì puoi anche non venire.uglygeek ha scritto:Infatti! paaolino, sei cosi' liberista e poi te la prendi se il dipendente si dimette senza preavviso se il suo contratto evidentemente non prevede preavviso? Eh no caro, se il lavoro e' una merce, allora e' una merce in entrambe le direzioni.BackhandWinner ha scritto:E' il libero mercato, bellezzatuborovescio ha scritto:
Hai provato ad offrirgli di più?
Vuole cambiare lavoro? Benissimo. Lo facesse pure, non siamo incatenati nè mi offende la cosa.
La cosa che mi infastidisce è la mancanza di rispetto nel dirlo con due giorni lavorativi e mezzo di anticipo e non tanto nei miei confronti, quanto nei confronti dei suoi colleghi più diretti, senza dare l'opportunità di programmare un passaggio di consegne un minimo strutturato.
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Re: E il lavoro dov'è?
Non e' la stessa cosa, lo sai benissimo, il datore di lavoro e' in una posizione di forza e quindi ha piu' doveri. Del resto, non puoi licenziare qualcuno su due piedi perche' c'e' una legge, se non ci fosse una legge lo faresti.paoolino ha scritto:Benissimo: vediamo che succede se il mercoledì pomeriggio vado da qualcuno e gli dico: guarda da lunedì puoi anche non venire.uglygeek ha scritto:Infatti! paaolino, sei cosi' liberista e poi te la prendi se il dipendente si dimette senza preavviso se il suo contratto evidentemente non prevede preavviso? Eh no caro, se il lavoro e' una merce, allora e' una merce in entrambe le direzioni.BackhandWinner ha scritto: E' il libero mercato, bellezza
Vuole cambiare lavoro? Benissimo. Lo facesse pure, non siamo incatenati nè mi offende la cosa.
La cosa che mi infastidisce è la mancanza di rispetto nel dirlo con due giorni lavorativi e mezzo di anticipo e non tanto nei miei confronti, quanto nei confronti dei suoi colleghi più diretti, senza dare l'opportunità di programmare un passaggio di consegne un minimo strutturato.
Poi e' il fatto che cambi lavoro che un po' ti offende, anche se dici di no, si vede benissimo.
Per il breve preavviso, l'hai spiegato tu che non aveva poi scelta. Che alternativa aveva il tuo dipendente? Dare le dimissioni un mese fa senza sapere se avrebbe ottenuto il nuovo posto? Rinunciare ad un lavoro migliore perche' non poteva darti un preavviso piu' lungo? Mettiti nei suoi panni.
Dipende anche dal contratto no? Io ho dovuto dare due mesi di preavviso per legge.
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Re: E il lavoro dov'è?
Francamente di questo non me ne sbatte una mazza. Poi puoi anche non crederci, ma è così.uglygeek ha scritto:
Poi e' il fatto che cambi lavoro che un po' ti offende, si vede benissimo.
Sono i tempi e i modi che discuto.
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Re: E il lavoro dov'è?
Boh, dove lavoro io, tutti a tempo indeterminato, si licenziano una decina di persone al mese. Qua per leggi devi dare due-tre mesi di preavviso, ma se la nuova azienda ti prende senza preavviso, la vecchia azienda puo' farti causa, ma francamente non lo fa quasi mai. Ma spesso le nuove, in caso, non ti fanno il contratto.
Personalmente sono contrario a quei contratti in cui un dipendente puo' andarsene senza preavviso. E' anche vero che in diversi paesi con alto tasso di disoccupazione trovi con difficolta' chi ti assuma dandoti 2-3 mesi di tempo. Se non sei disponibile subito, spesso non ti prendono.
Personalmente sono contrario a quei contratti in cui un dipendente puo' andarsene senza preavviso. E' anche vero che in diversi paesi con alto tasso di disoccupazione trovi con difficolta' chi ti assuma dandoti 2-3 mesi di tempo. Se non sei disponibile subito, spesso non ti prendono.
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Re: E il lavoro dov'è?
Il preavviso è sensato per chi ha l'indeterminato.
gli altri è sacrosanto che se trovano un'opportunità da prendere al volo, lo facciano senza dover rischiare di perderla per aver dovuto dare preavviso per un lavoro il cui contratto magari gli scade tra sei mesi.
gli altri è sacrosanto che se trovano un'opportunità da prendere al volo, lo facciano senza dover rischiare di perderla per aver dovuto dare preavviso per un lavoro il cui contratto magari gli scade tra sei mesi.
Lo voglio rivedere, Fabio
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Re: E il lavoro dov'è?
Il preavviso è sensato per tutti, mentre è meno sensato voler assumere uno da um giorno a un altro. Per me è normale che succeda come per le case in affitto, per dire. Poi fosse per me esisterebbe quasi solo indeterminato con possibilità di licenziareBurano ha scritto:Il preavviso è sensato per chi ha l'indeterminato.
gli altri è sacrosanto che se trovano un'opportunità da prendere al volo, lo facciano senza dover rischiare di perderla per aver dovuto dare preavviso per un lavoro il cui contratto magari gli scade tra sei mesi.
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Re: E il lavoro dov'è?
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca ... fa1eb.html
da un lato parlano di automazione e fine del lavoro. Dall'altra che si deve lavorare di più e fino a 67 e oltre. A parte che quest'ultima si sta rivelando una zavorra in termini di scarsa produttività degli ultra sessantenni e peggioramento della disoccupazione giovanile, c'è della confusione. O più semplicemente la coperta è corta o non c'è proprio più.
da un lato parlano di automazione e fine del lavoro. Dall'altra che si deve lavorare di più e fino a 67 e oltre. A parte che quest'ultima si sta rivelando una zavorra in termini di scarsa produttività degli ultra sessantenni e peggioramento della disoccupazione giovanile, c'è della confusione. O più semplicemente la coperta è corta o non c'è proprio più.
Lo voglio rivedere, Fabio
Re: E il lavoro dov'è?
La coperta e' corta, tutto qui. Meno lavoro, piu' precario, quindi meno contributi, vita media piu' lunga. Non credo ci sia nessuna soluzione.Burano ha scritto:http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca ... fa1eb.html
da un lato parlano di automazione e fine del lavoro. Dall'altra che si deve lavorare di più e fino a 67 e oltre. A parte che quest'ultima si sta rivelando una zavorra in termini di scarsa produttività degli ultra sessantenni e peggioramento della disoccupazione giovanile, c'è della confusione. O più semplicemente la coperta è corta o non c'è proprio più.
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Re: E il lavoro dov'è?
uglygeek ha scritto:La coperta e' corta, tutto qui. Meno lavoro, piu' precario, quindi meno contributi, vita media piu' lunga. Non credo ci sia nessuna soluzione.Burano ha scritto:http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca ... fa1eb.html
da un lato parlano di automazione e fine del lavoro. Dall'altra che si deve lavorare di più e fino a 67 e oltre. A parte che quest'ultima si sta rivelando una zavorra in termini di scarsa produttività degli ultra sessantenni e peggioramento della disoccupazione giovanile, c'è della confusione. O più semplicemente la coperta è corta o non c'è proprio più.
Popolazione in aumento, automazione in aumento, sistema economico capitalista che riduce la poverta' ma aumenta il dislivello tra i ricchissimi e gli altri, aumento vita media, globalizzazione.
Tutte cose che sappiamo da decenni. Nessuno che ha nemmeno provato a trovare una soluzione, piu' o meno.
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Re: E il lavoro dov'è?
Sono problemi epocali.
La popolazione è in aumento nel mondo ma in diminuzione in Europa.
L'automazione, cioè il fatto che una persona posss produrre 100 volte i prodotti di 10 anni fa', vuol dire che si potrebbe lavorare molto meno, un paio di mesi l'anno.
E i padroni delle macchine che guadagneranno 100 volte più di oggi devono essere tassati progressivamente, fino al 80% sopra certe cifre.
Si potrebbe tornare a lavorare una persona per famiglia.
La popolazione è in aumento nel mondo ma in diminuzione in Europa.
L'automazione, cioè il fatto che una persona posss produrre 100 volte i prodotti di 10 anni fa', vuol dire che si potrebbe lavorare molto meno, un paio di mesi l'anno.
E i padroni delle macchine che guadagneranno 100 volte più di oggi devono essere tassati progressivamente, fino al 80% sopra certe cifre.
Si potrebbe tornare a lavorare una persona per famiglia.
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Re: E il lavoro dov'è?
Alla fine il potere economico si accentrerà in un centinaio di persone che deciderà le leggi e chi far morire di fame e chi no e che leggi dovranno fare i governi.
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Re: E il lavoro dov'è?
Io incontro donne interessanti quasi solo al lavoro. Sarebbe un disastro lavorare meno e pochi
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Re: E il lavoro dov'è?
A rotazione triennale?alessandro ha scritto:
Si potrebbe tornare a lavorare una persona per famiglia.
Re: E il lavoro dov'è?
Del resto dove sta scritto che dovrebbe lavorare l'uomo?Nickognito ha scritto:Io incontro donne interessanti quasi solo al lavoro. Sarebbe un disastro lavorare meno e pochi
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
Re: E il lavoro dov'è?
Due anni di maggese e uno di lavoro.tuborovescio ha scritto:A rotazione triennale?alessandro ha scritto:
Si potrebbe tornare a lavorare una persona per famiglia.
balbysauro ha scritto:scusa nickognito, ma continui ad aggirare il punto
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Re: E il lavoro dov'è?
ma appunto, lavorera' chi vorra' essere quello ch elavora in famiglia.uglygeek ha scritto:Del resto dove sta scritto che dovrebbe lavorare l'uomo?Nickognito ha scritto:Io incontro donne interessanti quasi solo al lavoro. Sarebbe un disastro lavorare meno e pochi
soprattutto se ci sono figli, un genitore che non lavora o ha un lavoro leggero, e' una benedizione.
tendenzialmente dovrebbe essere la donna quando il bambino e' molto piccolo, poi e' indifferente.
(me lo ha detto anche il pediatra, "i bambini piccoli devono stare con la madre sino ai tre anni, i padri dovrebbero andare a giocare a tennis" TESTUALE.
naturalmente "la madre" ha cambiato pediatra.
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Re: E il lavoro dov'è?
alessandro ha scritto: naturalmente "la madre" ha cambiato pediatra.
gioca a tennis anche lei?
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Re: E il lavoro dov'è?
NNick87 ha scritto:Due anni di maggese e uno di lavoro.tuborovescio ha scritto:A rotazione triennale?alessandro ha scritto:
Si potrebbe tornare a lavorare una persona per famiglia.
Alcol aggiornatialcol ha scritto:sono vivo. tengo famiglia e non ho più tempo.