paoolino ha scritto:Il problema dei social è la loro ipocrisia di fondo.
Quello è il problema evidenziato da Navalny e anche dalla questione Trump. La tolleranza di lungo corso verso Trump anche se non ha rispettato il regolamento per anni, era data dal fatto che Trump ha followers, genera contenuti e scambio di contenuti per centinaia di migliaia di click, all’interno della piattaforma.
Le domande di base sono: ci devono essere leggi che impediscano questa ipocrisia? Se sì, fatte da chi? Con che limiti? Se un singolo stato impone leggi del genere, ma il social è presente in tutto il mondo, per cui un utente americano posta un contenuto vietato in Italia, come lo si gestisce?
Con tutti questi dubbi, io vedo solo potenziali mostri legislativi e normativi di difficile applicazione pratica.
Non credo che il problema principale sia l'ipocrisia.
Il social network ha un grande vantaggio: quello di unire molte persone insieme. E' qualcosa di utilissimo, molto bello, e insostituibile. L'altro lato della medaglia e' che acquisisce anche un grande potere, e diventa pericoloso. In pura teoria puo' - e in pratica in futuro potra' - accadere diversamente. Ma al momento e' cosi' , i social costituiscono il mezzo principale per arrivare al maggior numero di persone possibile.
Questa caratteristica, di per se', rende i social un luogo politico e pubblico. Non importa chi sia il proprietario. E' come se domani l'acqua potabile fosse proprieta' privata. Fosse lecito, comunque il proprietario di tutta l'acqua avrebbe vincoli legali che il proprietario della pizzeria 'da Ciro' non avrebbe.
I social consentono azioni politiche rilevanti. Ad esempio l'Onda Verde iraniana di qualche anno fa contro Ahmadinejad (che pure teoricamente avrebbe potuto sfociare in una rivoluzione) non sarebbe mai potuta accadere senza Twitter. I social condizionano le elezioni dei paesi democratici in modo evidente.
Anche se il regolarli fosse difficilissimo, complesso, mostruoso, andrebbe fatto, quasi a qualsiasi costo, per me.
E' cosi' difficile farlo? E' difficile, ma no, non e' impossibile. Basti pensare, boh, alla Privacy Policy di Whatsapp. Se sei Europeo, c'e' una Privacy Policy. Se non sei Europeo, ne hai un'altra. E' relativamente semplice.
Prendiamo il caso Trump. Mettiamo che esista un organismo di controllo, negli Stati Uniti, per cui un Presidente in carica non possa incitare alla violenza contro la democrazia. Non mi sembra fantascienza. Quell'organismo avrebbe imposto a Twitter di far smettere di scrivere Trump.
Non mi sembra cosi' complesso.
Certo, altri casi sono molto piu' complessi, coinvolgendo paesi diversi. Ma tutto si puo' sistemare in qualche modo. Una soluzione molto complessa non e' augurabile solo quando il problema da affrontare e' di poca importanza.
Che so, il problema COVID: la sua soluzione e' difficilissima, mostruosa, coinvolge ricerca scientifica ai massimi livelli e organizzazione di tutti gli stati e regioni del mondo, a livello capillare. Ma non e' che diciamo: ok, invece che avere leggi mostruose, non facciamo nulla. Oppure: vabbe', se arriva il Covid dentro l'Esselunga,sticazzi, l'Esselunga mica e' un'azienda pubblica.
Cio' che ci interessa veramente, di rilevanza pubblica e sociale, ovunque avvenga (anche in luoghi privati, anche a casa propria), viene regolamentato dallo stato. Poi c'e' chi si lamenta e urla alla dittatura. Ma se qualcosa e' veramente importante per noi allora non conta piu' il privato, conta il pubblico e cerchiamo di metterci delle regole. Anche accettando come fare il Natale coi parenti.
E per me che un presidente di un paese possa parlare o che non possa organzizare un colpo di stato violento e' qualcosa di importante. Fare decidere questo a un signore a caso sarebbe come far decidere come gestire il Covid al lavoro a Confindustria.
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)