tennisfan82 ha scritto: ↑mer ott 05, 2022 4:30 pm
Come previsto la donna italiana finita in carcere in Iran si sta prendendo vagonate di insulti dai connazionali, e quelli peggiori da parte di donne frustrate e invidiose.
Sulle reazioni delle femministe e della sinistra occidentale a quello che succede in Iran si potrebbero scrivere libri.
Un esempio, Elena Sofia Ricci:
«Tra le tante foto viste in questi giorni - riflette Elena Sofia Ricci - una mi ha colpito più di tutte. È degli Anni 70, ritrae una ragazza iraniana con la minigonna. Vuol dire che allora eravamo molto più avanti di adesso. Vuol dire che allora potevamo vivere come volevamo, eravamo tutte figlie di Mary Quant, anche in Iran, mentre ora tutto questo non è più possibile ed è drammatico»
Ma evita con cura di dire cosa e' cambiato in Iran alla fine degli anni '70.
Poi, dato un colpo all'Iran, la femminista di sinistra deve darne subito uno alla nostra cultura, perche' evidentemente sono uguali:
«Non ci siamo ancora evoluti, il maschio resiste con tutto se stesso a questo processo di evoluzione, alla rivolta, all'accettazione della parità. Accade in modo più marcato in certe culture, ma nella nostra non è poi tanto diverso, ogni giorno leggiamo notizie di femminicidi e violenze sulle donne, è una tragedia epocale, ha a che fare con l'animo umano più che con le religioni, temo sia qualcosa di ancestrale, radicato in una dimensione esistenziale quasi barbarica»
Qualche matto che non accetta di essere lasciato e' identico ad uno stato dove per legge le donne sono cittadine di serie C. Alessandro non avrebbe saputo dirlo meglio.
Secondo Gramellini, tutto questo accade perche' in fondo noi italiani per lo piu' odiamo gli americani e la cultura occidentale che hanno portato. Tutto sommato, per la sinistra italiana un ayatollah e' un amico che esagera un po'. E per la destra italiana, razzismo a parte, pure. E lo stesso vale per Putin.
Massimo Gramellini ha scritto:Scrive un lettore: «Perché le piazze italiane non si riempiono di manifestazioni di solidarietà per le donne iraniane? E perché, se è Putin a minacciare l’atomica, nei talk se la prendono con la mancanza di iniziativa diplomatica dell’Occidente? Fosse stato Biden ad agitare lo spettro nucleare, si sarebbero forse arrabbiati coi russi?»
Domande provocatorie, ma non peregrine.
Esiste un sentimento diffuso che prende le mosse dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Molti italiani di destra e di sinistra non considerano gli americani dei liberatori, ma degli occupanti che si sono sostituiti ad altri occupanti. L’ha detto chiaramente Di Battista da Floris: «L’Italia non è un Paese libero, non può uscire dalla Nato».
Se consideri i marines degli invasori, la bussola con cui orientarti è l’interesse dell’Impero americano di cui ti senti suddito: per collocarti sempre, ovviamente, dalla parte opposta.
Una dittatura sostenuta dalla Cia è una dittatura, una dittatura filocinese o filorussa è l’espressione ancora imperfetta di un mondo multipolare.
Una donna uccisa in un paese amico degli Usa è una vittima.
Una donna uccisa in un paese nemico degli Usa, come l’Iran, rimane una vittima, ma non va strumentalizzata.
Non pensi però il lettore che le sue siano domande nuove. Montanelli rispondeva già negli Anni Cinquanta: «In un mondo in tempesta occorre purtroppo trovarsi un ombrello, e quello americano, pur pieno di buchi, resta l’unico sotto il quale sia almeno consentito starnutire».
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.