Floyd10 ha scritto:E' vero che non basta essere fortissimi per entrare nel cuore della gente, ma che bisogna anche avere qualcosa in più, qualcosa di speciale, di indescrivibile, che non tutti hanno (Senna lo aveva, Schumacher per quel che mi riguarda no).
Ma la ricerca di questo qualcosa credo non dovrebbe mai spingersi troppo in là
Viviamo di clichè,di stereotipi,di snobismo culturale radicato.
C'è da chiedersi perchè (nello sport,ma anche nella musica) conti così tanto,a livello di cultura ed iconografia popolare, la morte tragica del protagonista,avvenga essa sul campo (Senna,Villeneuve) o fuori da esso, ( Garrincha,Best,Pantani, Petrovic,per limitarmi ai nomi più noti).
La Morte da sola non basta,sennò un Ratzemberger o un Simpson sarebbero euiparati ai nomi di sopra, che già di loro godevano di vasta popolarità, eppure,a mio modo di vedere, ha finito col conferire loro un
quid irraggiungibile rispetto ai pari grado, o ad atleti che erano più forti di loro.
Questa "Fascinazione della morte "andrebbe studiata.
Qualcosa a che fare con
Eros e
Thanatòs?
Scoprire fragilità,debolezza, vulnerabilità ,UMANITA'(in questo caso nella misura estrema) nei divi irraggiungibili di un mondo a parte,e quindi qualcosa che leghi lo spettatore davanti allo schermo con l'eroe di turno ?
Di certo, nello Sport come in altri settori, la morte ha avuto un ruolo importante nella creazione di Miti e leggende. O,
a contrario, nella svalutazione dei vivi,che a quel confine , quello "
spingersi troppo in la",non sono arrivati.