...And Justice For All

Dibattito sulla vita sociale, sui problemi politici e sui microchip nei vaccini
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rob
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Messaggio da rob »

Nell'ambito dell'inchiesta "Toghe lucane" condotta dal PM De Magistris compare anche l'ipotesi di reato di peculato commesso da un magistrato requirente che assume contorni tragicomici, con toni da commedia all'italiana da film di Dino Risi:

http://www.corriere.it/cronache/08_agos ... aabc.shtml
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alessandro
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Messaggio da alessandro »

klaus ha scritto:
alessandro ha scritto:scusa klaus, ma se anche, ci fossero il doppio di giudici e di impiegati che ci sono in francia e il doppio di cause e il doppio di avvocati, non sarebbero tutti dati significativi?

in italia ci sono 10 volte i pizzaioli che ci sono in giappone, eppure loro sono 200.000.000. I pizzaioli italiani sono troppi? sono sfaticati?


restando al penale dubito che se in italia ci fosse un impiegato ogni 3000 e in francia 1 ogni 6000 si potrebbe dire che in Italia ci sono il doppio dei reati.
Se invece si isturano il doppio dei processi penali allora non c'è probabilmente un problema di risorse umane ma un problema di azione penale.
Comunque sarei curioso di conoscere i dati.


non ho trovato i dati ma:

in Inghilterra si celebrano ogni anno trecentomila processi e ha circa sessantamila detenuti.
In Italia si celebrano circa tre milioni di processi ogni anno.
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klaus
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Messaggio da klaus »

alessandro ha scritto:
klaus ha scritto:
alessandro ha scritto:scusa klaus, ma se anche, ci fossero il doppio di giudici e di impiegati che ci sono in francia e il doppio di cause e il doppio di avvocati, non sarebbero tutti dati significativi?

in italia ci sono 10 volte i pizzaioli che ci sono in giappone, eppure loro sono 200.000.000. I pizzaioli italiani sono troppi? sono sfaticati?


restando al penale dubito che se in italia ci fosse un impiegato ogni 3000 e in francia 1 ogni 6000 si potrebbe dire che in Italia ci sono il doppio dei reati.
Se invece si isturano il doppio dei processi penali allora non c'è probabilmente un problema di risorse umane ma un problema di azione penale.
Comunque sarei curioso di conoscere i dati.


non ho trovato i dati ma:

in Inghilterra si celebrano ogni anno trecentomila processi e ha circa sessantamila detenuti.
In Italia si celebrano circa tre milioni di processi ogni anno.


Interessante.
In Italia ci sono 60.000 detenuti in cella e 30.000 condannati che scontano pene alternative... :-?
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rob
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Messaggio da rob »

Quel sano buon senso di cui ci sarebbe assoluto bisogno e purtroppo così disastrosamente carente...A proposito dell'amministrazione della giustizia espresso da un docente universitario di diritto privato... #103# :

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... =&sezione=
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alessandro
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Messaggio da alessandro »

rob ha scritto:Quel sano buon senso di cui ci sarebbe assoluto bisogno e purtroppo così disastrosamente carente...A proposito dell'amministrazione della giustizia espresso da un docente universitario di diritto privato... #103# :

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... =&sezione=
si, mi sembra una cosa di buon senso.
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klaus
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proprio di buon senso.
Quindi non si farà.
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alessandro
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Messaggio da alessandro »

ultima cosa, i magistrati SONO gia' adesso valutati secondo la produttivita', e' la riforma Castelli, non c'e' piu' la progressione per anzianita'.
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corsair
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Messaggio da corsair »

Per me è una boiata pazzesca, ma di quelle grandi: una sentenza senza motivazione verrà appellata al 1000%, perchè si sentirà nel pieno diritto e ragione di farlo sia chi ha delle chances vere, sia gli altri; ciò, ancor di più di quanto accada ora, dove almeno una percentuale di sentenze di primo grado ben motivate non vengono appellate.
Una riforma come la immagina questo professore, porterebbe solo ad un ingolfamento delle Corti d'Appello
"se ero forte di testa secondo me io ero uno dei migliori difensori degli ultimi trent'anni comunque" (Floyd 10)
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Messaggio da rob »

No, non sarebbe una sentenza senza motivazione, sarebbe una sentenza con motivazione sommaria, appellabile come una sentenza scritta secondo il modello del legislatore ottocentesco di cui parla il Prof. Rimini, ma redatta in tempi decisamente più brevi e in definitiva più civili.
Apollo_Creed.
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Messaggio da Apollo_Creed. »

Ultima modifica di Apollo_Creed. il gio nov 06, 2008 12:25 pm, modificato 1 volta in totale.
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klaus
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Messaggio da klaus »

corsair ha scritto:Per me è una boiata pazzesca, ma di quelle grandi: una sentenza senza motivazione verrà appellata al 1000%, perchè si sentirà nel pieno diritto e ragione di farlo sia chi ha delle chances vere, sia gli altri; ciò, ancor di più di quanto accada ora, dove almeno una percentuale di sentenze di primo grado ben motivate non vengono appellate.
Una riforma come la immagina questo professore, porterebbe solo ad un ingolfamento delle Corti d'Appello
c'è da chiedersi Corsair come funzionino le motivazioni delle sentenze in Inghilterra Germania Francia Spagana etc etc.
Sugli ingolfamenti mi permetto di commentare con in "più di così....."
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corsair
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Messaggio da corsair »

klaus ha scritto:
corsair ha scritto:Per me è una boiata pazzesca, ma di quelle grandi: una sentenza senza motivazione verrà appellata al 1000%, perchè si sentirà nel pieno diritto e ragione di farlo sia chi ha delle chances vere, sia gli altri; ciò, ancor di più di quanto accada ora, dove almeno una percentuale di sentenze di primo grado ben motivate non vengono appellate.
Una riforma come la immagina questo professore, porterebbe solo ad un ingolfamento delle Corti d'Appello
c'è da chiedersi Corsair come funzionino le motivazioni delle sentenze in Inghilterra Germania Francia Spagana etc etc.
Sugli ingolfamenti mi permetto di commentare con in "più di così....."
Prima ancora bisognerebbe chiedersi, Kalus (ops, mi sono accorto ora di aver sbagliato a scrivere ma lascio cosi #116# ) se in questi paesi si ingolfa la giustizia con una mole enorme di contenziosi totalmente inutili, quando non pretestuosi. L'Italia è una delle nazioni con il più alto tasso di contenzioso giudiziale, il che deve fare riflettere.
Pertanto, a mio personale (e quindi opinabilissimo) giudizio, prima ancora che intervenire sulle modalità di stesura delle sentenze, sarebbe opportuno predisporre metodi ed iniziative di varia natura per limitare drasticamente il ricorso alle autorità giudiziarie.
Quanto agli ingolfamenti, il più attuale è ben superabile, puoi starne certo
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alessandro
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Messaggio da alessandro »

ad esempio, in Francia, le cause per rimborsi di assicurazioni per incidenti automobilistici ( e sono migliaia), hanno un tribunale apposta, una spece di giudice di pace ceh media tra assicurazioni e clienti e rarissimamente si arriva in un vero tribunale.

poi ci sono tutte quelle cause assurde di liti condominiali etc..
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klaus
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Messaggio da klaus »

è una domanda Corsair quasi identica a quella che pongo per il Penale pochi post più su.
Io sarei tentato di prendere il codice penale e di procedura di un paese qualsiasi fra quelli su menzionati e sostituirlo al nostro.
Sono sicuro che la situazione migliorerebbe non di poco (anche se una percentuale di dubbio mi rimane conoscendo le ataviche tare di pubblici uffici nostrani).
E facendo questo copia/incolla da qualsivoglia codice sono altrettanto sicuro che in materia di motivazioni delle sentenze si andrebbe nella direzione auspicata dall'articolo a te così inviso.
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Messaggio da rob »

L'interrogativo angoscioso e inquietante da porsi è: perché in Italia, ci sono tanti avvocati quanti quelli di Francia, Germania e Spagna messi insieme?
Non sarà che il contenzioso è elevato a causa della sterminata quantità di leggi e regolamenti pesanti da padroneggiare, alla cui semplificazione i primi ad opporsi sono i legali, forse la lobby più importante d'Italia? 8)
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Dal Corriere della Sera di oggi, un'altra consueta pessima prova della nostra P.A.:

Cori, proteste e denunce nella prova per 500 posti da uditore giudiziario

Caos al concorso per magistrati
«Una farsa, la prova va annullata»

Sopra i banchi anche i vietatissimi codici «commentati» con il timbro del ministero che ne autorizza l'utilizzo

MILANO - Niente male per essere un concorso per futuri magistrati. Niente male, poi, per un concorso organizzato dal ministero della «Giustizia». Dentro le aule è entrato di tutto: fotocopie, fisarmoniche di carta con possibili tracce e, soprattutto, codici «irregolari», cioè «commentati». Eppure ugualmente approvati dai cancellieri durante i controlli con tanto di timbro del dicastero di via Arenula. Così si spiega la sollevazione generale mercoledì scorso da parte dei partecipanti. E la contestazione è andata avanti per almeno un'ora. Andiamo per ordine. (Guarda il video)


Tutti in coda (Silvano Del Puppo/Fotogramma)
LA STORIA - Lunedì nei padiglioni della Fiera di Milano a Rho, iniziano le procedure della prova del concorso nazionale da magistrato. Partecipano 5.600 laureati in legge, per 500 posti da uditore giudiziario. Tutti hanno con se i testi che potranno poi consultare in aula. Ma prima devono superare il controllo. Cioè, un cancelliere di tribunale, quindi un esperto, verifica i loro libri. Controlla che siano realmente dei codici e che non vi siano infilati dentro dei fogli. Non deve esserci trascritto assolutamente nulla. Ma soprattutto il cancelliere deve controllare i volumi siano conformi al bando. Cioè dei semplici codici senza commenti. Due giorni di lavoro e code interminabili per fare questi controlli. Eppure cosa accade? Mercoledì, giorno della prova scritta, i futuri magistrati si ritrovano degli aspiranti colleghi con testi «fuorilegge» però con tanto di timbro del ministero della Giustizia.

LE DENUNCE - Intorno alle 18, quando è stato consentito ai candidati che lo desideravano di lasciare il padiglione, sono stati tanti quelli usciti furenti: «O i cancellieri sono incompetenti, e non si capisce perché il ministero si serva di loro, oppure sono in malafede», denuncia Marco che arriva da Napoli. «Io sono stata sottoposta ad un controllo che è durato dieci minuti. Non si spiega come sia possibile che quei volumi abbiano ottenuto il timbro ministeriale. Eppure, anche un bambino vedrebbe che il tomo pesa il doppio perché contiene dei commenti», urla Katia dalla Sicilia. Così è iniziata la sollevazione dei futuri magistrati. Con il coro «vergogna, vergogna» all'indirizzo della commissione d'esame. E dopo le proteste sono andati a denunciare i fatti in procura. Una cinquantina di ragazzi ha anche abbandonato il concorso: «È una farsa. Vogliamo che la prova venga annullata!», ci dice un giovane neolaureato che arriva da Genova. Alla fine, 21 espulsi il primo giorno e una cinquantina giovedì.

IL PRESIDENTE DIMISSIONARIO - Venerdì mattina in tanti hanno rinunciato alla prova. E si chiedevano come mai il presidente della commissione, Antonio Gialanella, nominato appena 14 giorni prima della prima della prova, dopo appena una settimana ha lasciato l'incarico: «Forse il suo telefono era diventato rovente», afferma un futuro magistrato che vuole restare anonimo (sic!). «Una settimana a Milano per fare il concorso, ho speso 1000 euro tra albergo e viaggio, e devo assistere ad un simile spettacolo». Molti poi contestano che il concorso si tenga nella sede unica di Milano quando negli anni passati si teneva anche a Roma. Giovanni da Catania è lapidario: «Forse qualcuno della Lega vuole penalizzare la maggioranza dei concorrenti che arriva dal sud?». Ma questa è un'altra polemica.
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Effettivamente non è da poco addurre come attenuante di un omicidio la difesa della vittima.
Comunque se si facesse davvero 29 anni in gallera e non 10-15 come succederà la pena potrebbe essere anche considerata, non dico proporzionata, ma in linea con la massima severità concepibile in Italia.
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NETTUNO: INDIANO BRUCIATO, FERMATI 3 GIOVANI ITALIANI
di Pasquale Faiella

ROMA - Una notte da sballo. Una delle tante passate da un locale all'altro, a bere fino ad ubriacarsi. Ma l'alcol spesso non basta piu': ed ecco che la pasticca colorata, l'ecstasy, o la cocaina allungano il ''viaggio'' e aiutano a spostare il limite, fino a osare di piu'. I carabinieri non volevano credere alla confessione dei tre ragazzi ''di buona famiglia'', di Nettuno, uno di 16 anni, che la scorsa notte in questa localita' del litorale romano, hanno prima picchiato e poi cosparso di benzina un immigrato indiano di 35 anni riducendolo in fin di vita. Ma prima, come ennesimo sfregio, il branco ha ''dipinto'' di grigio il volto e il collo dell'immigrato.

''Cercavamo un barbone a cui fare uno scherzo, uno che dorme in strada, non per forza un romeno, un ragazzo di colore, solo uno a cui dare una lezione. Volevamo fare un gesto eclatante, provare una forte emozione per finire la serata''. Queste le parole agghiaccianti pronunciate dal piu' piccolo dei tre, il minorenne interrogato nella caserma dei carabinieri di Nettuno.


Costituzione -Art. 27.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.


Finche l'articolo 27 non sarà integrato da altri due concetti quali la "sicurezza sociale" e il "senso di giustizia" correremo sempre il rischio che gente come questa se la cavi in 4 o 5 anni o anche meno.
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Due volte mi sono trovato in quella situazione, in una mi sarebbe capitato ciò che è successo a quella povera coppia, nell' altra, al tg avrebbero parlato di un cane e del suo padrone trovati morti ai giardini pubblici per 30€ o poco più.

Devo a Smith & Wesson la mia vita e l' aver evitato un' esperienza raccapricciante e nauseante alla sola lettura, devo alla fortuna la mia libertà.
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Quando l' uomo a nitroglicerina trova l' uomo ad antimateria, l'uomo a nitro è un 7/5, 4/6, 2/6, 7/6(5), 5/7.
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klaus ha scritto:NETTUNO: INDIANO BRUCIATO, FERMATI 3 GIOVANI ITALIANI
di Pasquale Faiella

ROMA - Una notte da sballo. Una delle tante passate da un locale all'altro, a bere fino ad ubriacarsi. Ma l'alcol spesso non basta piu': ed ecco che la pasticca colorata, l'ecstasy, o la cocaina allungano il ''viaggio'' e aiutano a spostare il limite, fino a osare di piu'. I carabinieri non volevano credere alla confessione dei tre ragazzi ''di buona famiglia'', di Nettuno, uno di 16 anni, che la scorsa notte in questa localita' del litorale romano, hanno prima picchiato e poi cosparso di benzina un immigrato indiano di 35 anni riducendolo in fin di vita. Ma prima, come ennesimo sfregio, il branco ha ''dipinto'' di grigio il volto e il collo dell'immigrato.

''Cercavamo un barbone a cui fare uno scherzo, uno che dorme in strada, non per forza un romeno, un ragazzo di colore, solo uno a cui dare una lezione. Volevamo fare un gesto eclatante, provare una forte emozione per finire la serata''. Queste le parole agghiaccianti pronunciate dal piu' piccolo dei tre, il minorenne interrogato nella caserma dei carabinieri di Nettuno.


Costituzione -Art. 27.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.


Finche l'articolo 27 non sarà integrato da altri due concetti quali la "sicurezza sociale" e il "senso di giustizia" correremo sempre il rischio che gente come questa se la cavi in 4 o 5 anni o anche meno.
Effettivamente questo è uno dei più annosi problemi dibattuti nella società italiana. Stenta ad affermarsi l'idea che la giustizia debba anche essere una forma di risarcimento, di compensazione per le conseguenze patite dalle vittime dei reati, un'espiazione per il delinquente sia esso occasionale o recidivo.
Passata l'ondata emotiva, ben presto ci si concentra sui risvolti esistenziali del reo, l'eventuale disagio sociale, la mancanza di una qualche educazione ricevuta, talvolta la giustificazione di essere un debole, un emarginato e così via.
Centra la nostra cultura cattolica molto incline al perdono evangelico, nobilissimo, ma spesso e volentieri affrettato e scevro dal pentimento autentico e pure la sinistra ha avuto le sue colpe, perché troppo dedita alla ricerca di alibi e giustificazioni per i presunti colpevoli, essendo peraltro molto determinata nell'applicazione del principio rieducativo della pena.
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alessandro
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Messaggio da alessandro »

Clythus ha scritto:Due volte mi sono trovato in quella situazione, in una mi sarebbe capitato ciò che è successo a quella povera coppia, nell' altra, al tg avrebbero parlato di un cane e del suo padrone trovati morti ai giardini pubblici per 30€ o poco più.

Devo a Smith & Wesson la mia vita e l' aver evitato un' esperienza raccapricciante e nauseante alla sola lettura, devo alla fortuna la mia libertà.
giri armato? :o ma in Italia?
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Ennesimo interessante commento di Bruno Tinti su La Stampa di oggi:

Chi rallenta la giustizia

BRUNO TINTI

Ogni tanto i politici italiani si avventurano in frasi destinate, nelle loro intenzioni, a restare nella Storia. Sarebbe meglio che, almeno, stessero zitti. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha svolto alla Camera la sua relazione annuale sull’amministrazione della giustizia; e ha detto: la crisi della giustizia «ha superato ogni limite di tollerabilità. Il più grande nemico della giustizia è la sua lentezza che coinvolge negativamente lo sviluppo del Paese». Poi è comparso lo «Schema di disegno di legge recante: Disposizioni in materia di procedimento penale» e tante altre sorprendenti novità. E io sono rimasto a chiedermi che ne è stato del problema della lentezza dei processi.

Non basta un volume per parlar male di questa riforma. E così, per il momento, parlo solo di una stupefacente novità. Il nostro dissennato codice di procedura penale qualche sprazzo di ragionevolezza lo conservava: secondo l’art. 238 bis, le sentenze emesse in un processo e divenute irrevocabili (significa che non si può più fare appello né ricorso per Cassazione) potevano essere acquisite in un altro processo e costituire elemento di prova, purché confermate da altri riscontri. La cosa si capisce meglio con un esempio. Processo a carico dell’avvocato inglese Mills per corruzione in atti giudiziari; come tutti sanno, nello stesso processo era imputato anche il presidente del Consiglio, come corruttore. Poi è arrivato il Lodo Alfano e la posizione di Berlusconi è stata stralciata (vuol dire che di un processo solo se ne sono fatti due; quello a carico di Mills è continuato e l’altro è stato sospeso). Ora entrambi gli imputati attendono il loro destino: Mills aspetta di sapere se sarà condannato, la sentenza è attesa a giorni. Berlusconi aspetta di sapere se la Corte Costituzionale deciderà che il Lodo Alfano è incostituzionale. Se il Lodo Alfano non superasse l’esame della Corte (il suo predecessore, il Lodo Schifani, l’ha già fallito), il processo a suo carico riprenderebbe e, qui è il punto, la sentenza nei confronti di Mills, quando definitiva, potrebbe essere acquisita e fare prova dei fatti in essa considerati. Se fosse una sentenza di condanna, essa costituirebbe prova del fatto che Berlusconi corruppe Mills; tanto più se, secondo l’ipotesi di accusa, i «piccioli», i soldi, fossero davvero arrivati da un conto nella sua disponibilità.

Guarda caso, l’articolo 4 della riforma destinata a risolvere il problema della lentezza dei processi dice: l’articolo 238 bis è sostituito; nei procedimenti relativi ai delitti di cui agli articoli 51, commi 3-bis e 3-quater, e 407, comma 2, lett. a), le sentenze divenute irrevocabili possono essere acquisite ai fini della prova del fatto in esse accertato. Sembra tutto uguale, vero? Invece no: adesso le sentenze emesse in un altro processo fanno prova solo nei processi per mafia, terrorismo, armi (da guerra) e stupefacenti; per tutti gli altri reati non se ne parla, carta straccia.

Recuperiamo l’esempio. Quando e se Mills sarà condannato, e quando e se la Corte Costituzionale avrà bocciato il Lodo Alfano, la sentenza che ha condannato Mills non potrà essere utilizzata nel processo a carico di Berlusconi: si dovrà ricominciare tutto daccapo. Che non sarebbe grave: se vi erano elementi per condannare Mills, gli stessi elementi potranno far condannare Berlusconi. Ma, tempo di rifare tutto il processo (qui la riforma ha studiato parecchie cosucce che lo rallentano), sarà arrivata santa prescrizione.

Naturalmente questa bella trovata è una legge dello Stato; e, come tale, vale per tutti, non solo per il suo primo beneficiario. Sicché possiamo porci la solita domanda: in che modo questa parte di riforma (le altre parti sono anche peggio) potrà eliminare il grande cruccio di Alfano, «la lentezza della giustizia»?

Va detto che questo ministro e il suo presidente sono anche sfortunati: lo scorso 26 gennaio la Corte Costituzionale (sentenza n. 29) ha ritenuto che l’articolo 238 bis (proprio quello modificato dalla riforma) era costituzionalmente legittimo; ne consegue che l’aver previsto che esso valga solo per alcuni reati e non per altri è, questo sì, incostituzionale. E così anche questa farà la fine di tante altre leggi emanate in spregio alla Costituzione; dopo aver assicurato l’impunità a tanti delinquenti, finirà ingloriosamente nel cestino. Ma è troppo chiedere che, prima di legiferare, studino un pochino?
rob
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Ancora un'altra acuta analisi della giustizia italiana offerta da Bruno Tinti su La Stampa di oggi:

Resti in carcere il serial criminale

BRUNO TINTI

Per spiegare le infinite possibilità di evitare il carcere offerte ai condannati per reati anche gravi, racconto spesso una storiella: come si può ammazzare la moglie e non fare nemmeno un giorno di prigione. Mettendo in fila tutti gli sconti di pena, i permessi, le libertà vigilate, le liberazioni anticipate previste dalla legge, succede che le pene inflitte dai giudici alla fine del processo sono nei fatti almeno dimezzate e spesso annullate. La legge prevede la possibilità di lavorare all’esterno del carcere dopo 5 anni di pena effettivamente scontata (10 per gli ergastolani); 45 giorni di permesso premio ogni anno dopo almeno un quarto di pena effettivamente scontata (10 anni per gli ergastolani); quando restano solo 3 anni da scontare (e per tutte le pene inferiori a 3 anni), l’affidamento in prova al servizio sociale: il condannato sta fuori del carcere e racconta all’assistente sociale come si sta comportando; gli arresti domiciliari per un massimo di 2 anni (la cosa è un po’ più articolata ma questa è la parte che c’interessa); la liberazione anticipata (la famosa legge Gozzini): uno sconto di 45 giorni ogni 6 mesi; quindi, in realtà, 1 anno sono 9 mesi, 4 anni sono 3 anni, 10 anni sono 7 e mezzo. Tutto questo si cumula, e così si capisce perché in prigione ci stanno poche persone e per poco tempo.

Fanno eccezione terroristi e mafiosi, schiavisti e sequestratori di persona a scopo di estorsione, associati a delinquere per contrabbando e stupefacenti: per loro niente benefici a meno che non si pentano e collaborino con la giustizia. Però la Gozzini resta applicabile a tutti, che collaborino o no: basta che in carcere non si comportino male. Adesso questa straordinaria severità (si chiama certezza della pena) sarà applicata anche agli stupratori, ed è proprio una buona cosa. Se scomodiamo i principi generali e ci chiediamo perché alcuni condannati debbono essere trattati peggio di altri (il che potrebbe sembrare ingiusto), la risposta è che si tratta di persone certamente pericolose: il mafioso e il terrorista, finché restano tali, aderiscono ad associazioni antagoniste dello Stato; e le persone condannate per gli altri reati che impediscono di godere dei benefici carcerari sono considerate a forte rischio di reiterazione: l’esperienza insegna che molto probabilmente commetteranno altri reati della stessa specie.

Questo punto è molto importante. La maggiore severità non dipende dalla particolare gravità del reato; per questo c’è già la pena prevista dalla legge: più il reato è grave, più la pena è alta. Se così non fosse, tanto varrebbe introdurre, per alcuni reati, pene di specie diversa, per esempio la tortura, il che in un Paese civile non si fa. Sicché impedire agli stupratori di uscire dal carcere prima di aver scontato la pena, come si fa con i mafiosi, i terroristi ecc., non dipende dal fatto che il reato da loro commesso è grave (certo lo è); serve per garantirsi, nei limiti del possibile, che non stuprino ancora. Tutto bene? Sì, per quanto riguarda la certezza che gli stupratori se ne stiano in prigione quanto gli tocca (ma resta la Gozzini). No, per quanto riguarda il fatto che questo regime finalmente giusto non è stato applicato a tutte le altre categorie di delinquenti presunti seriali.

La Giustizia spende un sacco di soldi per far funzionare i Casellari Giudiziari: gli uffici che aggiornano i certificati penali. Sarebbe bene trarne una qualche utilità. Se una persona è stata condannata più volte per rapina, furto, truffa, guida in stato d’ebbrezza o sotto l’influsso di stupefacenti, omicidio colposo commesso perché ubriaco o drogato, se insomma la previsione che commetterà altri reati dello stesso tipo è fondata, visto che continua a commetterne; per quale motivo non dev’essere assoggettata allo stesso regime oggi previsto per gli stupratori? Forse che le vittime di questi reati non hanno diritto alla stessa tutela di una persona violentata?

Naturalmente a questo punto si apre un problema: che ne facciamo degli amministratori pubblici condannati per corruzione? E degli imprenditori condannati per falso in bilancio e bancarotta? Anche questo tipo di delinquenti provoca dei bei danni; sembrano meno gravi perché non sono sanguinosi, colpiscono tanta gente tutta insieme e quindi senza volto; e, soprattutto, sono un po’ sdoganati dai fulgidi esempi della classe dirigente. Però chi ti rapina una volta ti porta via il portafoglio o il contenuto della cassa; ma chi fa fallire una società in cui hai investito i tuoi risparmi ti porta via tutto; e chi aggiunge al prezzo dell’appalto la sua tangente impoverisce tutto il Paese. Forse anche per questa gente dovrebbe valere il principio per il quale, accertato che si tratta di soggetti pericolosi, è bene garantirsi che non ne combinino altre. Proprio come per gli stupratori. Eh, magari. Mi accontenterei che non venissero eletti in Parlamento.
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Messaggio da rob »

Da La Stampa:

22/2/2009

La giustizia deturpata

BRUNO TINTI

Se mai ci sono stati dubbi sulla precisa volontà della maggioranza di minare la credibilità dell’amministrazione della Giustizia, abbandonarla all’inefficienza, far convergere su di essa e in particolare sulla magistratura lo scontento e la sfiducia dei cittadini, la storia che segue li elimina del tutto.

Abbiamo, finalmente - dice il ministro della Giustizia -, una riforma del processo penale che lo renderà veloce e rispettoso delle garanzie dei cittadini. Almeno sulla prima parte si può convenire: abolire di fatto le intercettazioni telefoniche, sottrarre al pm la polizia giudiziaria, impedirgli di acquisire autonomamente le notizie di reato, ridurrà drasticamente il numero dei processi. Tanti delinquenti resteranno impuniti ma i processi che restano saranno così semplici (quelli complicati senza intercettazioni non si fanno; e poi iniziavano quasi sempre per iniziativa delle Procure, che adesso non ci sarà più) che potranno essere conclusi rapidamente.

Resta il fatto che, come ognuno sa, per cantare messa servono soldi; e che in particolare la Giustizia è da tempo alla canna del gas. Proprio per questo, quando è entrata in vigore la legge 13 novembre 2008 n. 181, gli uffici giudiziari hanno emesso un corale respiro di sollievo. C’era la prospettiva di diventare ricchi. Diceva infatti questa legge che le somme di denaro e i proventi derivanti dai beni confiscati nell’ambito di procedimenti penali o per l’applicazione di misure di prevenzione dovevano confluire in un «Fondo per la Giustizia»; da qui i soldi sarebbero stati prelevati per far fronte alle esigenze degli uffici giudiziari. Finalmente! Si sarebbero comprati elaboratori, pagati gli straordinari ai cancellieri (così si sarebbero fatte le udienze anche di pomeriggio), realizzati quei progetti informatici fermi da anni per mancanza di fondi. Finalmente! Stenotipisti, traduttori, consulenti sarebbero stati pagati e avrebbero ricominciato a lavorare. Finalmente! Si sarebbero riparate le vecchie macchine e comprata qualche blindata nuova.

Era anche giusto, si diceva: la Giustizia produce un sacco di soldi, sequestra, confisca; se queste risorse fossero investite produrrebbero anche parecchi interessi. E cosa c’è di più razionale che far pagare la Giustizia ai delinquenti? Cosa di più normale che autofinanziarsi?
Si scoprì subito che le prospettive non erano così rosee; perché di pretendenti alla torta se ne fecero avanti altri. E così, dopo molti litigi parlamentari (leggersi il resoconto stenografico delle sedute in cui la legge venne discussa, è molto istruttivo), il bottino venne diviso in tre parti: un terzo all’Interno, un terzo al Bilancio dello Stato (ci sono tanti buchi da coprire) e un terzo alla Giustizia. Una vera rapina, ma meglio di niente.

Poi è arrivato il decreto legge sulla violenza sessuale; anche qui naturalmente servono soldi, se non altro per pagare il gratuito patrocinio alle vittime. E in effetti il «Fondo per la Giustizia» di soldi ne ha prodotti parecchi: adesso disponibili ci sono 100 milioni di euro. Solo che, dice il comunicato stampa della presidenza del Consiglio dei ministri (20 febbraio 2009), questi soldi se li prende tutti il ministero dell’Interno.

Naturalmente non si può contestare che anche lì non si nuota nell’oro e che far girare le volanti e pagare gli straordinari ai poliziotti è certamente una buona cosa. Ma anche le guerre tra poveri dovrebbero essere risolte con equità: si divida come era previsto dalla legge (anche se i soldi li ha guadagnati la Giustizia) dando un po’ di ossigeno a tutte due le amministrazioni. Anche perché la povertà genera inefficienza e l’inefficienza genera delusione, rabbia e sfiducia nei cittadini. Che alla fine se la prendono con chi non li tutela.
Ma guarda, forse la rapina di cui la Giustizia è rimasta vittima non è proprio così casuale: ancora una volta la sua inefficienza potrà essere attribuita ai magistrati; il Paese si potrà convincere più facilmente che i giudici sono dei fannulloni; la loro credibilità ne sarà ulteriormente diminuita; e la classe politica potrà ancora una volta protestare che le sue democratiche riforme sono osteggiate dalla magistratura «politicizzata». E i cittadini ci crederanno.
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alessandro
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Messaggio da alessandro »

rob ha scritto: Ma guarda, forse la rapina di cui la Giustizia è rimasta vittima non è proprio così casuale: ancora una volta la sua inefficienza potrà essere attribuita ai magistrati; il Paese si potrà convincere più facilmente che i giudici sono dei fannulloni; la loro credibilità ne sarà ulteriormente diminuita; e la classe politica potrà ancora una volta protestare che le sue democratiche riforme sono osteggiate dalla magistratura «politicizzata». E i cittadini ci crederanno.
altra cos agravissima e' togliere le indagini ai PM per lasciare l'iniziativa dell'indagine alla sola polizia.

a parte il fatto che un'indagine coordinata da un PM ha a disposizione la competenza giuridica su cosa cercare, come, cosa consente e cosa serve al processo etc..

m ala cosa ancor piu' grave e' dare l'iniziativa esclusiva all apolizia, sono militari che debbono obbedire, sono sotto il ministero dell'interno, quindi controllati a cascata dal governo.

I PM rimarranno liberi, ma liberi di lavorare SOLO sulle inchieste dettate dal governo.
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Messaggio da Albornoz »

Il caso dei due presunti stupratori romeni è davvero una favola, coi fiocchi, e intanto la dice lunga sul pessimo provvedimento del governo in materia.

In recenti casi di croncaca la perizia scientifica ha integrato in modo decisivo quadri probatori altrimenti non proprio irresistibili.
Adesso abbiamo un test del dna che sembrerebbe distruggere un impianto che sembravà già bello ovvio e risolutivo, compresa l'immancabile confessione in caserma ritrattata.
Però il test del dna ci dice che il violentatore dev'essere almeno un lontano parente di uno detenuto in Romania, quindi via alla ricerca del "cuggino".

Segnalo il caso dell'ingegnere di Pordenone che si è dovuto svenare economicamente per trovare gli elementi d'indagine difensiva necessari a contrastare un'accusa che per anni, in ragione della "competenza giuridica a conoscere cosa serve al processo" (cit.), non aveva saputo trovare che (labili) elementi a suo (presunto) carico.
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alessandro
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Messaggio da alessandro »

a volte si fanno casini, certamente.

grazie a dio esiste il DNA, la scentifica, le prove materiali, le intervcettazioni, i tabulati etc... che servono a rinchiudere i colpevoli e, a volte, scarcerare gli innocenti.

e pensare che ci sono pirla che vorrebbero limitarn el'impiego, lasciando piu' colpevoli fuori e piu' innocenti dentro.
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Messaggio da BackhandWinner »

Albornoz ha scritto: Segnalo il caso dell'ingegnere di Pordenone che si è dovuto svenare economicamente per trovare gli elementi d'indagine difensiva necessari a contrastare un'accusa che per anni, in ragione della "competenza giuridica a conoscere cosa serve al processo" (cit.), non aveva saputo trovare che (labili) elementi a suo (presunto) carico.
Il cosidetto 'unabomber italiano'?
Una storiaccia, in effetti...
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Messaggio da rob »

A riprova dell'eccessiva mitezza della nostra giustizia, può valere come esemplificazione questa triste storia consumatasi nella mia Liguria, di cui scrive il Secolo XIX di Genova di oggi:

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/la_s ... voro.shtml

Uccise sei anni fa, ora torna al lavoro
18 marzo 2009| Paolo Ardito

Neppure sei anni fa uccise l’amante e oggi può ritornare a lavorare in stato di semilibertà. Nei giorni scorsi Giovanni Anacleto Marcenaro è stato trasferito dal carcere di Viterbo a quello di Mantova.Grazie a un amico, l’ex ispettore dei vigili urbani 53enne di Lerici, che uccise la spezzina 43enne Barbara Armenio, ha trovato un’occupazione da impiegato nella provincia lombarda presso una società di consulenza e software. Nelle prossime ore, infatti, potrà timbrare nuovamente il cartellino e avrà a disposizione una scrivania e un telefono con cui lavorare.

Marcenaro, però, dovrà osservare rigorosamente gli orari imposti dal regime carcerario previsto per i detenuti che godono dello stato di semilibertà. In sostanza l’ex ispettore potrà uscire dalla cella nelle prime ore del mattino per recarsi in ufficio e dovrà rientrare in carcere nel tardo pomeriggio quando cessa l’orario di lavoro. Sia nel tragitto di andata che in quello di ritorno non potrà neppure fermarsi in un bar a prendere un caffè o in una ricevitoria a giocare una schedina. Ma questo regime di semilibertà, previsto dalla legge Gozzini, peraltro terminerà a luglio quando scadrà la pena e Marcenaro ritornerà uomo libero, senza più obblighi. Dunque, a conti fatti, Marcenaro sconterà poco più di sei anni di carcere nonostante abbia ucciso una donna, scaricandole addosso due caricatori della pistola d’ordinanza.

Ma i primi assaggi di libertà l’ex vigile, ovviamente licenziato dal corpo di polizia municipale di Lerici, li aveva provati alla fine dell’anno scorso quando ottenne un permesso di tre giorni.

Fu la prima volta che dormì fuori dalla cella del carcere di Viterbo da quel 5 maggio del 2003 quando venne arrestato dai suoi stessi colleghi per l’omicidio di Barbara Armenio. Il magistrato di sorveglianza accordò il permesso in considerazione della buona condotta di Marcenaro mostrata all’interno del carcere.

Ma per quale motivo l’ex vigile può uscire dopo appena sei anni, nonostante si sia macchiato di un omicidio volontario? I quattordici proiettili sparati all’interno del palazzo comunale ancora oggi riecheggiano nella memoria dei lericini. Eppure nella prossima estate Marcenaro sarà libero di potersi ricostruire una vita senza alcun vincolo. All’origine c’è la sentenza del giudice per l’udienza preliminare giudicata troppo mite perché non applicò l’aggravante della premeditazione.

Dieci anni e otto mesi fu una vittoria per la difesa rappresentata dagli avvocati Marco Valerio Corini e Giuliana Feliciani. Decisiva fu appunto la mite sentenza del gup Alessandro Farina, il quale accolse la linea difensiva degli avvocati difensori Marco Valerio Corini e Giuliana Feliciani.

I legali, infatti, riuscirono a far cadere le aggravanti della premeditazione e dell’aver agito per futili motivi (l’omicidio si consumò per motivi passionali), mentre prevalsero le attenuanti generiche e quelle relative allo stato di incensuratezza dell’imputato.

A questo andava aggiunto lo sconto di un terzo della pena per la formula del rito abbreviato che fissò la condanna a neppure undici anni. Un altro passaggio decisivo si rivelò la decisione della prima sezione della Corte di Cassazione che dichiarò inammissibile il ricorso presentato dalla procura spezzina. Gli avvocati difensori si opposero al ricorso sostenendo che il provvedimento non si limitava a questioni meramente di diritto e la pena diventò definitiva.

Ad assestare lo sconto decisivo fu il provvedimento dell’indulto deciso dal precedente Governo che ha ridotto la pena di tre anni, portandola a sette anni e otto mesi in un colpo solo. Insomma, nella disgrazia l’ex vigile urbano di Lerici ha potuto usufruire di una serie di benefici e di situazioni favorevoli che gli consentiranno di scontare poco più di sei anni di reclusione per un omicidio volontario, che nei casi limiti, in un procedimento, può comportare una pena fino a trent’anni. Invece Marcenaro ha avuto pure la fortuna di trovare un lavoro da impiegato per ricominciare daccapo i suoi progetti di vita.
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Messaggio da rob »

Qualcuno ricorderà la tragica vicenda dei sassi gettati dal cavalcavia dell'autostrada che provocarono la morte di una giovane donna.
I protagonisti resisi responsabili del crimine stanno per tornare liberi.

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/bass ... idio.shtml
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Messaggio da alessandro »

rob ha scritto:Qualcuno ricorderà la tragica vicenda dei sassi gettati dal cavalcavia dell'autostrada che provocarono la morte di una giovane donna.
I protagonisti resisi responsabili del crimine stanno per tornare liberi.

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/bass ... idio.shtml
PER QULLA CAVOLO DI INDULTO, votato dalla sinistra (per umanita'?? o pe quel ceh aveva chiesto il papa???) e da Berlusconi che richiese come condizione di far rientrare anche Previti e i reati dei colletti bianchi che in carcere comunque non affollavano le celle.
unico caso in cui Berlusconi ha votato con il Governo, non lo aveva fatto nemmeno per le missioni dei nostri soldati all'estero.

Ho visto per caso studio aperto e sembrava fosse colpa dei magistrati...
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MAFIA: LIBERO UNO DEI CARCERIERI DEL PICCOLO DI MATTEO
PALERMO - Non sconterà i ventidue anni di carcere che gli sono stati inflitti per l'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo. Il tribunale di sorveglianza di Palermo ha infatti concesso l'affidamento in prova ai servizi sociali al pentito Stefano Bommarito, originario di San Giuseppe Jato, lo stesso paese del palermitano di cui è originario l'altro ex boss e collaboratore di giustizia Giovanni Brusca. Bommarito, che fu il carceriere del bambino, esce così dal carcere, nel quale, da quando ha deciso di parlare con i magistrati, è rimasto poco tempo. Lo rende noto Giornale di Sicilia.

Di Matteo, venne sequestrato e poi assassinato e sciolto nell'acido per ordine dello stesso Brusca. Gli altri esecutori della sentenza sono in detenzione domiciliare. Si tratta di Enzo Salvatore Brusca e Giuseppe Monticciolo, o in carcere, come Vincenzo Chiodo, arrestato nei mesi scorsi su ordine della Corte di Cassazione. In carcere è anche il mandante, Giovanni Brusca. Bommarito, figlio del boss Bernardo, nel processo Di Matteo era stato condannato a venti anni di reclusione, grazie agli sconti di pena previsti per i collaboratori di giustizia. Era stato poi riconosciuto colpevole per gli omicidio di un imprenditore di Monreale che non aveva voluto pagare il pizzo, Vincenzo Miceli, ucciso il 23 gennaio 1990 e per i delitti di persone ritenute vicine all'ex pentito Balduccio Di Maggio.
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ANSA MAFIA: BOSS IENI DEPRESSO, DAL 41 BIS AI DOMICILIARI
di Mimmo Trovato

CATANIA - Il presunto boss Giacomo Maurizio Ieni, 52 anni, indicato come il capo della cosca mafiosa Pillera é fortemente depresso e per questo lascerà il regime di 41 bis, anche se scontato nel centro clinico del carcere di Parma, per passare agli arresti domiciliari a casa, a Catania. E' la decisione della terza sezione penale del Tribunale del capoluogo etneo per "gravi motivi di salute" contestata duramente dalla Procura etnea e da politici. Il suo stato di "depressione malinconica" , secondo i giudici, è infatti così grave da renderlo incompatibile con la detenzione e che "l'ambiente familiare appare allo stato insostituibile" per curarlo. "In casa - scrivono i giudici - potrà ricevere quel sostegno psicologico che la struttura carceraria non può dargli. Tra l'altro la sua condizione personale è tale da fare ritenere che ci si trovi in presenza di una situazione di pericolosità grandemente scemata". Ieni, detenuto dal 30 giugno del 2006 per associazione mafiosa, nell'ambito del procedimento Atlantide con il quale la polizia ritenne di svelare i rapporti tra esponenti di Cosa nostra e imprenditori etnei, nella precedente udienza del processo, in teleconferenza da Parma, era scoppiato in lacrime davanti ai giudici sostenendo di "essere fortemente depresso e di non riuscire a stare in carcere". Il Tribunale, accogliendo la richiesta dei suoi legali, gli avvocati Enrico Trantino e Giuseppe Lipera, che ricordano come il loro assistito durante la detenzione abbia perduto 20 chilogrammi di peso e attuato lo sciopero della fame, adesso gli ha concesso gli arresti domiciliari ritenendo che "l'affetto dei familiari" è per lui terapia unica e insostituibile.

La decisione è "fortemente contestata" dalla Procura di Catania che in sede di udienza aveva espresso parere negativo e si dice "estremamente sorpresa e sgomenta". E questo, precisano i magistrati della Dda, sia "per la pericolosità sociale del soggetto al quale sarà permesso di tornare a Catania" sia perché "nella perizie redatte non ce n'era alcuna che stabilisce che il suo stato di salute sia incompatibile con la detenzione in un centro medico, così come si trovava ristretto". La valutazione del Tribunale è stata contestata, in maniera trasversale, da esponenti politici. Per il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, è una "decisione che indigna, crea un pericolosissimo precedente e mina fortemente la credibilità delle istituzioni". L'esponente del Pdl ricorda anche che "la maggioranza in questa legislatura ha invece posto l'accento sulla necessità di rendere ancora più stringenti le norme sul 41 bis".

Claudio Fava definisce la scelta dei giudici "una vergogna". Secondo l'esponente di Sinistra e libertà "per i mafiosi di Catania il 41 bis è una specie di campeggio: ai detenuti depressi si concedono gli arresti domiciliari". Sulla vicenda il senatore della Lega e segretario dell'Antimafia, Gianpaolo Vallardi, chiede "l'audizione in commissione del ministro alla Giustizia, Angelino Alfano" visto che così, "i carnefici diventano vittime e le vittime i carnefici". Contestazione contestate a loro volta dai legali di Ieni che inviato i "parlamentari di evitare di parlare di cose che non conoscono, eliminando la parola scandalo e non a realizzare una Guantanamo in Italia" e la Procura "a rispettare i ruoli".
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Messaggio da paoolino »

Consiglio una lettura sul tema dell'apparato giudiziario italiano:

Stefano Livadiotti (giornalista di inchiesta de L'Espresso)
MAGISTRATI - l'ultracasta
Ed.Bompiani
"C’è gente che magari sa scrivere, scrive e pubblica sui forum quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere..."
(paoolino parafrasando Sciascia)
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Messaggio da alessandro »

paoolino ha scritto:Consiglio una lettura sul tema dell'apparato giudiziario italiano:

Stefano Livadiotti (giornalista di inchiesta de L'Espresso)
MAGISTRATI - l'ultracasta
Ed.Bompiani
L'hai letto?
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Messaggio da paoolino »

Lo sto leggendo.
Affronta temi come i meccanismi di carriera, gli stipendi e i rimborsi per incarichi extragiudiziari e tutta una serie di privilegi della Magistratura. Ma sopratutto, le grottesche sentenze della sezione disciplinare del CSM.
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Messaggio da alessandro »

i magistrati ordinari non possono avere incarichi extragiudiziari.
tranne i giudici del tribunale amministrativo.

per gli stipendi dei magistrati, prendono molto meno di un qualsiasi avvocato di provincia. Sono sotto i 2000 euro netti al mese per poi salire con gli anni.

Stipendio (lordo) annuo dei magistrati:

settima valutazione sono a fine cariera
Magistrati ordinari alla settima valutazione di professionalità 66.470,60
Magistrati ordinari dalla quinta valutazione di professionalità 56.713,83
Magistrati ordinari dopo un anno dalla terza valutazione di professionalità50.521,10
Magistrati ordinari dalla prima valutazione di professionalità 44.328,37
Magistrati ordinari 31.940,23
Magistrati ordinari in tirocinio 22.766,71
Fonti:
Wikipedia.org
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Secondo me il libro mette in luce degli aspetti un po' controversi della magistratura. Le fonti citate mi sembrano credibili (Relazioni Ministeriali, della Banca d'Italia, della Corte dei Conti, di organismi od enti di ricerca internazionali, di organismi interni alla stessa magistratura).
Sugli stipendi dei Magistrati cita una relazione della Corte dei Conti, reperibile a questo link
http://www.corteconti.it/wfprog/GetURL. ... 892&type=1

File 9 Capitolo V, Tabella 9 a pag.134. Nel 2005 la retribuzione media lorda dei magistrati era di 107.429 Euro che è un po' diversa dai 66.470,60 Euro lordi della sola classe più remunerata secondo i dati wikipedia.

Qui mi fermo perché non voglio dare il via a una battaglia di cifre, di citazioni, fonti o ricerche. Tra l'altro, quello delle remunerazioni è l'aspetto che a me interessa meno.
A mio avviso, è una lettura interessante e lascio ognuno libero di dare al libro e al suo autore il credito che vuole.
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scusa, ma come fanno ad arrivare a 110 mila euro l'anno in MEDIA se il 90% dei magistrati prende (lordi) 22.000 euro l'anno? ( circa 10000 magistrati)

800 magistrati "anziani" che sono sui 50.000 lordi

e una 70 che sono introrno ai 74.000

220.000.000+40.000.000+5.180.000= 265.180.000

fanno in media 24.395 euro all'anno lordi sono 2.000 euro lordi al mese


se poi ci sono dei magistrati molto ricchi di famiglia
o ci sono magistrati fuori ruolo con incarichi particolari o sono parlamentari.

alla fine sono 10.000, bastano un paio di molto ricchi e sono tutti nababbi.

come se nella media degli avvocati di Torino avessero messo Gianni Agnelli.

sballa tutto.

il 90% dei magistrati e' sui 20.000 lordi, come un buon idraulico.

http://it.wikipedia.org/wiki/Magistratura_(diritto)
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