Un paio di considerazioni sul torneo di volley maschile.
Vista oggi Russia-Brasile. Grandissimo match degli uomini di Alekno, che nella partita clou del girone infernale (Pool B) hanno avuto la meglio sui campioni in carica, probabilmente il Brasile peggiore visto negli ultimi sei anni, a partire cioè dalla prima grande vittoria del ciclo Bernardinho, Mondiali di Argentina 2002.
Marcelo non è Ricardo e si vede: la manovra è diventata più lenta e di conseguenza prevedibile, e forse la squadra paga il primo smacco del loro ciclo vincente: aver perso le finali di World League giocate in casa non più tardi di tre settimane fa. Va bene che una WL preolimpica fa testo fino a un certo punto, ma il fatto di essere finiti addirittura fuori dal podio in casa loro non deve aver fatto bene a un gruppo che già vede compromessi i suoi delicati equilibri da alcune scaramucce interne tra giocatori e tecnico.
Oggi contro un'eccellente Russia sono venuti a galla i problemi attuali della squadra verdeoro, che paga non solo un gioco più lento ma anche la forma non esaltante di alcuni suoi uomini chiave come Andrè e Dante, nonchè Giba, finora schierato da Bernardinho solo per brevi spezzoni di partita. Al centro si gioca molto meno e la manovra ne risente, mentre viene facilitato il gioco in lettura a muro degli avversari, viste anche le poche risorse in palla alta dei sudamericani.
Sono rimasta, invece, positivamente sorpresa da una Russia radicalmente diversa rispetto a quella che perse in finale un Europeo in modo sanguinoso lo scorso anno con la Spagna. I mezzi fisici e tecnici ai russi non sono mai mancati, ma difettavano di un regista di alto livello (tant'è che proprio per gli Europei di Mosca fu richiamato il trentottenne Khamuttskikh, un grande ma pur sempre classe '69), nonchè di un'organizzazione di gioco latitante e scarse (quando non assenti) propensioni difensive. In più, la Old Russia non era una squadra, ma un'accozzaglia di grandi attaccanti che giocavano ognuno la propria partita, senza amalgama e con uno spirito di gruppo ai minimi storici.
In questi Giochi, invece, Alekno ha riscoperto in palleggio il giovane Grankine, ripresosi dopo due anni di sbandamento tecnico-tattico e autore oggi di una prova magistrale, pescato il jolly con un grandissimo Berezhko (lo AMO
) e gettato nella mischia il giovanissimo opposto Mikhailov, rivelazione assoluta per capacità tecniche, mentali e agonistiche (quarto set semplicemente da applausi), andato a sostituire un Poltavsky di cui questa squadra sembra poter fare serenamente a meno. Preziosissimo per gli equilibri di squadra anche l'apporto di Kosarev, che avrà meno talento degli altri posti 4 di casa Russia ma che garantisce sempre e comunque un rendimento medio-alto in tutti i fondamentali.
MOSTRUOSA la prova del libero Verbov (vincere il duello a distanza con uno come Sergio non è facile), ma in generale, per la prima volta dopo tanto tempo, la Russia ha dato dimostrazione di saper essere una squadra, ben organizzata in campo e pronta in difesa, cosa che non riusciva a fare in tempi nemmeno troppo lontani. Applausi, dunque, e candidatura all'oro sempre più realistica. Sempre che alla fine non subentri di nuovo la "sindrome Brasile".
Rimanendo nello stesso girone, vista un'ottima Polonia nelle prime tre gare, in attesa che arrivino i test più difficili nei prossimi quattro giorni. Gli uomini di Lozano sono comunque già sicuri della qualificazione ai quarti, risultato non così scontato alla vigilia visto il travagliatissimo cammino dei polacchi in questo 2008 (tra le "perle" ricordiamo la sconfitta al quinto con l'Estonia
nelle qualificazioni agli Europei 2009).
La Serbia ha avuto la sfiga di un calendario subito in salita; lo zero in classifica fa rumore, e il gioco espresso non è stato proprio esaltante. Rimangono pochi calcoli da fare per Grbic e compagnia: vincere con Germania ed Egitto e sperare che gli stranissimi tedeschi non facciano scherzi al Brasile.
Ecco, la Germania. Squadra schizofrenica. Terrificanti con la Polonia, due giorni dopo costringono i russi a riprendere una partita per i ciuffi finita 16-14 al quinto per gli uomini di Alekno. I serbi dovranno stare attenti, anche perchè i precedenti con i crucchi non sono felicissimi e giocarsi la qualificazione con loro è rischioso (chiedere alla Spagna campione d'Europa, buttata fuori da Pechino proprio dai tedeschi).
Venendo al nostro girone, continua la marcia trionfale degli USA, rivitalizzati dal rientro in regia di Lloy Ball (MITO
) e capaci di organizzazione tattica e senso della posizione invidiabili; finora grande torneo dei tre martelli, Stanley-Priddy-Salmon, ma è tutto il team che va valutato in termini positivi. Anche oggi hanno messo sotto la solita Bulgaria devastante quanto arruffona allo stesso tempo, cui non può bastare la brillante stella di Kaziyski per sperare in qualcosa di più di un piazzamento d'onore. Arrivasse, come probabile, seconda nel girone, poi, andrebbe quasi sicuramente a pescare la bestia nera Polonia, in un match dall'esito tutt'altro che scontato.
Se i bulgari hanno qualche falla noi non sappiamo più dove mettere le pezze. Anche oggi ne abbiamo perso un altro, Fei, che si è distorto la caviglia e ne avrà sicuramente per i prossimi due match. La qualificazione non è a rischio, anche dopo una sconfitta più che prevedibile con la Bulgaria, ma siamo troppo scalcinati dal punto di vista del gioco per fare partita con le più forti. Conseguenza, questa, di un movimento che stenta a rinnovarsi, a cui non può bastare la minestra riscaldata Anastasi per tornare a posizioni d'eccellenza.
Molto probabile che, ringraziando il girone morbido e il sistema di qualificazione, il raggiungimento dei quarti ci salvi la faccia; altrettanto probabile che verremo eliminati da chiunque incontreremo del girone dell'Inferno.
Il resto è poca cosa: tra Giappone e Cina che si giocheranno l'ultimo posto utile (padroni di casa in posizione di netto vantaggio), l'unica a festeggiare sarà la prima della Pool B. Praticamente, un pass per la semifinale.