Addio a Enzo Bearzot
Addio a Enzo Bearzot
Un grande uomo ci ha lasciato.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Addio a Enzo Bearzot
La sua è stata l'ultima Nazionale che giocava a pallone.
In a lot of ways investing is like tennis. In tennis, having a killer serve and a great backhand will win you a lot of points, but any advantage that these skills confer can be quickly wiped out with a string of double faults or unforced errors.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
fin qui tutti i ct italiani campioni del mondo sono morti il 21 dicembre. Chissa´che fara´Lippi quel giorno d´ora in poi
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
Re: Addio a Enzo Bearzot
Per uno che se ne era fregato della stampa milanese lasciando a casa Beccalossi, e contemporaneamente della stampa romana lasciando a casa Pruzzo, per tenere in campo contro ogni evidenza un inattivo da due anni per squalifica (portarlo non era impopolare visto che era appena passato alla Juve), oltre portarsi Selvaggi ed il minorenne Bergomi con diversi idoli locali non convocati, e vincere un mondiale assolutamente impronosticabile, vittoria che probabilmente è stata, nella percezione soggettiva del momento (in Italia e nel mondo), la più grande sorpresa sportiva di sempre, per quel che ha rappresentato per l'Italia quella vittoria, che ha fatto divertire tutti quanti come non mai:
- sarebbe doveroso trasmettere le 4 gare di Spagna '82 a reti unificate, Rai, Mediaset e pure LA7.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Gios ha scritto: Fate del bene al mondo, ragazzi, non andate dietro le cazzate: comprate bei libri.
Nickognito ha scritto: Anche perché molte persone vivono una esistenza non grigia, vedono tanti bei posti e tramonti e non sono tutti pessimisti come su mymag
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Io non ero nato, ma la nazionale del '78 è stata definita la più divertente della nostra storia, e che avrebbe meritato molto più del quarto posto finale.
Ti piace il doppio? Preferisco il threesome
Re: Addio a Enzo Bearzot
sottoscrivo tutto, comprese le virgoleAlbornoz ha scritto:Per uno che se ne era fregato della stampa milanese lasciando a casa Beccalossi, e contemporaneamente della stampa romana lasciando a casa Pruzzo, per tenere in campo contro ogni evidenza un inattivo da due anni per squalifica (portarlo non era impopolare visto che era appena passato alla Juve), oltre portarsi Selvaggi ed il minorenne Bergomi con diversi idoli locali non convocati, e vincere un mondiale assolutamente impronosticabile, vittoria che probabilmente è stata, nella percezione soggettiva del momento (in Italia e nel mondo), la più grande sorpresa sportiva di sempre, per quel che ha rappresentato per l'Italia quella vittoria, che ha fatto divertire tutti quanti come non mai:
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"se ero forte di testa secondo me io ero uno dei migliori difensori degli ultimi trent'anni comunque" (Floyd 10)
Re: Addio a Enzo Bearzot
articolo di Crosetti forse un po' retorico, ma comunque bellissimo e vero
Con quel profilo azteco, Enzo Bearzot pareva già un personaggio storico quando ancora andava in panchina, lui e la sua pipa, lui e il suo labbro tremulo per troppa emozione. Erano tempi in cui la gente tutta d'un pezzo controllava quasi ogni parte del corpo, nel tumulto emotivo: non era freddezza, era decoro. Poi, tanto, sarebbe di certo venuto il giorno della gioia piena e suprema, incontenibile. Basta aspettare, e lavorare, basta essere seri e veri.
Stava male da tempo, e da tempo non concedeva interviste, pareri, commenti, giusto qualche pezzo sulla Gazzetta. Era anche ritrosia, o forse amarezza: non poteva, il vecio, sentirsi contemporaneo di questo calcio volgare e cialtrone che pure lui non offese mai: meglio il silenzio, più dignitoso. Il silenzio che nasce per misericordia, e pudore.
Nei giorni del mundial spagnolo, i primi e più difficili, Enzo Bearzot venne ferocemente criticato da tutti. Perché si ostinava con Paolo Rossi. Perché l'Italia giocava male e lui niente, avanti così. Un testone. La sua squadra bellissima, la migliore tra quelle azzurre del dopoguerra e forse di sempre (addirittura inarrivabile per brio, freschezza, classe) fu quella del mondiale argentino del '78, dove nacque il trionfo di quattro anni più tardi. Gli "argentini" giocarono anche meglio degli "spagnoli".
Lui, Zoff, Scirea, i tre angoli di pietra di una squadra di uomini. Gente robusta dentro, pochissime parole, solo fare bene e lasciar dire. Gente come non se ne trova più, oppure bisogna saperla cercare. Gente che, nel calcio, e tra gli allenatori, non a caso arriva spesso dal Friuli, terra di valore e valori: Bearzot, Capello, ora Reja e Delneri. Perché per insegnare bisogna sapere, e per saper insegnare bisogna essere.
Enzo Bearzot appartiene ai padri della patria, non pensiamo sia un'esagerazione dirlo, e scriverlo. È nella storia vera, quella che si fa senza chiacchiere, perché lo sport è vita al quadrato, è emozione, forza, tenacia, educazione, lo sport è la strada attraversata dai sogni quando i sogni prendono corpo, e ogni tanto succede. Bearzot era perfetto, accanto a Pertini: due gemelli, non solo per la passione delle carte e dello scopone.
In un tempo che fatica a ritrovarsi, dove gli esempi e i riferimenti svaniscono e sbiadiscono, figure come Enzo Bearzot sono stelle polari, anche adesso che tutto cambia, forse più adesso di prima. Non tutto è perduto se resta la memoria, e se raccontiamo ai nostri figli e ai nostri nipoti di come lottarono e vinsero quegli azzurri, soli contro tutti, anche se poi non è mica una coppa del mondo il vero trionfo. Il trionfo è essere com'era Bearzot, come dovrebbero essere tutti quelli che amano, insegnano e praticano lo sport. Schivi quanto basta, sinceri e concreti sempre. Una leggenda, una specie di zio nei ricordi di tanti. Un punto di riferimento non per ieri, ma per domani. E grazie, di cuore, per quella gioia lontana che pure non finisce mai.
Con quel profilo azteco, Enzo Bearzot pareva già un personaggio storico quando ancora andava in panchina, lui e la sua pipa, lui e il suo labbro tremulo per troppa emozione. Erano tempi in cui la gente tutta d'un pezzo controllava quasi ogni parte del corpo, nel tumulto emotivo: non era freddezza, era decoro. Poi, tanto, sarebbe di certo venuto il giorno della gioia piena e suprema, incontenibile. Basta aspettare, e lavorare, basta essere seri e veri.
Stava male da tempo, e da tempo non concedeva interviste, pareri, commenti, giusto qualche pezzo sulla Gazzetta. Era anche ritrosia, o forse amarezza: non poteva, il vecio, sentirsi contemporaneo di questo calcio volgare e cialtrone che pure lui non offese mai: meglio il silenzio, più dignitoso. Il silenzio che nasce per misericordia, e pudore.
Nei giorni del mundial spagnolo, i primi e più difficili, Enzo Bearzot venne ferocemente criticato da tutti. Perché si ostinava con Paolo Rossi. Perché l'Italia giocava male e lui niente, avanti così. Un testone. La sua squadra bellissima, la migliore tra quelle azzurre del dopoguerra e forse di sempre (addirittura inarrivabile per brio, freschezza, classe) fu quella del mondiale argentino del '78, dove nacque il trionfo di quattro anni più tardi. Gli "argentini" giocarono anche meglio degli "spagnoli".
Lui, Zoff, Scirea, i tre angoli di pietra di una squadra di uomini. Gente robusta dentro, pochissime parole, solo fare bene e lasciar dire. Gente come non se ne trova più, oppure bisogna saperla cercare. Gente che, nel calcio, e tra gli allenatori, non a caso arriva spesso dal Friuli, terra di valore e valori: Bearzot, Capello, ora Reja e Delneri. Perché per insegnare bisogna sapere, e per saper insegnare bisogna essere.
Enzo Bearzot appartiene ai padri della patria, non pensiamo sia un'esagerazione dirlo, e scriverlo. È nella storia vera, quella che si fa senza chiacchiere, perché lo sport è vita al quadrato, è emozione, forza, tenacia, educazione, lo sport è la strada attraversata dai sogni quando i sogni prendono corpo, e ogni tanto succede. Bearzot era perfetto, accanto a Pertini: due gemelli, non solo per la passione delle carte e dello scopone.
In un tempo che fatica a ritrovarsi, dove gli esempi e i riferimenti svaniscono e sbiadiscono, figure come Enzo Bearzot sono stelle polari, anche adesso che tutto cambia, forse più adesso di prima. Non tutto è perduto se resta la memoria, e se raccontiamo ai nostri figli e ai nostri nipoti di come lottarono e vinsero quegli azzurri, soli contro tutti, anche se poi non è mica una coppa del mondo il vero trionfo. Il trionfo è essere com'era Bearzot, come dovrebbero essere tutti quelli che amano, insegnano e praticano lo sport. Schivi quanto basta, sinceri e concreti sempre. Una leggenda, una specie di zio nei ricordi di tanti. Un punto di riferimento non per ieri, ma per domani. E grazie, di cuore, per quella gioia lontana che pure non finisce mai.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
CIAO MAESTRO
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Re: Addio a Enzo Bearzot
E' come se ne andasse un nonno, qualcuno che fa parte dei miei ricordi più dolci, di quelli che ti fanno luccicare gli occhi mentre accenni un sorriso.
Quando rivedo Italia-Brasile, ancora oggi ho la sensazione che Eder quel corner, col suo piedone tagliente, lo possa metter dentro all'ultimo secondo: alza i cartelloni per farsi spazio, calcia, arriva la testa di Oscar, ma puntuale c'é sempre la manona di Zoff come a spezzare una sensazione di tempo sospeso...
E se questa volta SuperDino non riuscisse a bloccare sulla linea quella palla malefica di Paulo Isidoro?
Se ne va un pezzo di un piccolo mondo, uno di quei tanti tasselli che ti fanno capire, nel caso che ogni tanto ti ostinassi ad ignorarlo, che tutto scorre.
Ciao CT!
Quando rivedo Italia-Brasile, ancora oggi ho la sensazione che Eder quel corner, col suo piedone tagliente, lo possa metter dentro all'ultimo secondo: alza i cartelloni per farsi spazio, calcia, arriva la testa di Oscar, ma puntuale c'é sempre la manona di Zoff come a spezzare una sensazione di tempo sospeso...
E se questa volta SuperDino non riuscisse a bloccare sulla linea quella palla malefica di Paulo Isidoro?
Se ne va un pezzo di un piccolo mondo, uno di quei tanti tasselli che ti fanno capire, nel caso che ogni tanto ti ostinassi ad ignorarlo, che tutto scorre.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
essere di qualche anno più vecchio sarebbe un prezzo che pagherei molto volentieri per avere l'82, e anche nel '78, nei miei ricordi.
Copio dal libro "Il Calcio Italiano" di Franco Cerretti, edito da Euroclub nel 1990:
"L'italia è campione del mondo e lo è più che meritatamente. Dopo un inizio in sordina, la squadra azurra è riuscita ad avere la meglio su tutte le altre forze dell'universo calcistico. Argentina, Brasile, Polonia, Germania: queste le tappe del cammino azzurro.
Ma altri nemici l'Italia ha dovuto combattere nel corso del mundial spagnolo. Nemici che hanno lavorato nell'ombra cercando di creare malumore nell'ambito della squara e che solo la pazienza, la tenacia e l'intelligenza di un uomo come Enzo Bearzot hanno saputo sconfiggere.
In terra di Spagna, il friulano ha fatto rivivere agli italiani indimenticabili emozioni che ci hanno riportato a quel calcio ricco di vigore e diclasse di cui la squadra di Pozzo era stata la massima espressione.
Vicino per temperamento al vecchio alpino di Biella, Enzo Bearzot, l'onesto Bearzot, sembra quasi un personaggio fuori di chiave in un mondo come quello del calcio così' effimero, così bifronte.
Il limpido atteggiamento e il rispetto per i componenti la "sua" nazionale lo hanno fatto apparire quasi cocciuto agli occhi dei più, ma proprio in questa sua testardaggine, che altro non era se non coerenza, Enzo Bearzot ha trovato la giusta chiave per fare di undici giocatori un unico uomo fiero di difendere la maglia azzurra".
Che strano Paese: un tecnico che ha compiuto tali prodigi e ha lasciato un tale ricordo nei suoi giocatori è stato zitto per vent'anni e più. Invece, uno che aveva detto "Mi vergogno di Bearzot" lo chiamano ancora in tv per sentire la sua voce arrogante.
Copio dal libro "Il Calcio Italiano" di Franco Cerretti, edito da Euroclub nel 1990:
"L'italia è campione del mondo e lo è più che meritatamente. Dopo un inizio in sordina, la squadra azurra è riuscita ad avere la meglio su tutte le altre forze dell'universo calcistico. Argentina, Brasile, Polonia, Germania: queste le tappe del cammino azzurro.
Ma altri nemici l'Italia ha dovuto combattere nel corso del mundial spagnolo. Nemici che hanno lavorato nell'ombra cercando di creare malumore nell'ambito della squara e che solo la pazienza, la tenacia e l'intelligenza di un uomo come Enzo Bearzot hanno saputo sconfiggere.
In terra di Spagna, il friulano ha fatto rivivere agli italiani indimenticabili emozioni che ci hanno riportato a quel calcio ricco di vigore e diclasse di cui la squadra di Pozzo era stata la massima espressione.
Vicino per temperamento al vecchio alpino di Biella, Enzo Bearzot, l'onesto Bearzot, sembra quasi un personaggio fuori di chiave in un mondo come quello del calcio così' effimero, così bifronte.
Il limpido atteggiamento e il rispetto per i componenti la "sua" nazionale lo hanno fatto apparire quasi cocciuto agli occhi dei più, ma proprio in questa sua testardaggine, che altro non era se non coerenza, Enzo Bearzot ha trovato la giusta chiave per fare di undici giocatori un unico uomo fiero di difendere la maglia azzurra".
Che strano Paese: un tecnico che ha compiuto tali prodigi e ha lasciato un tale ricordo nei suoi giocatori è stato zitto per vent'anni e più. Invece, uno che aveva detto "Mi vergogno di Bearzot" lo chiamano ancora in tv per sentire la sua voce arrogante.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Sulla pagina di Wikipedia dedicata a Dino Zoff c'é un aneddoto introduttivo che mi ha sempre colpito.
«Era un portiere di grandissimo livello, capace di restare calmo nel corso dei momenti più duri. Egli è sempre frenato sia dal pudore che dal rispetto degli avversari. Alla fine della partita contro il Brasile, è venuto a darmi un bacio sulla guancia, senza dire una sola parola. Per me, quel momento fugace è stato il più intenso di tutta la Coppa del Mondo. »
Enzo Bearzot (ex C.T. della Nazionale italiana)
«Era un portiere di grandissimo livello, capace di restare calmo nel corso dei momenti più duri. Egli è sempre frenato sia dal pudore che dal rispetto degli avversari. Alla fine della partita contro il Brasile, è venuto a darmi un bacio sulla guancia, senza dire una sola parola. Per me, quel momento fugace è stato il più intenso di tutta la Coppa del Mondo. »
Enzo Bearzot (ex C.T. della Nazionale italiana)
Re: Addio a Enzo Bearzot
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Per noi Friulani, la Coppa del Mondo 1982 ha un valore affettivo enorme, visto che il CT e il capitano erano della nostra terra (più Collovati!). Mandi, Enzo!
Leo Durocher: You don't save a pitcher for tomorrow. Tomorrow it may rain.
Re: Addio a Enzo Bearzot
ti dirò, è una cosa cui ho pensato spesso nel corso di questi anni.dsdifr ha scritto:Che strano Paese: un tecnico che ha compiuto tali prodigi e ha lasciato un tale ricordo nei suoi giocatori è stato zitto per vent'anni e più. Invece, uno che aveva detto "Mi vergogno di Bearzot" lo chiamano ancora in tv per sentire la sua voce arrogante.
Bearzot nel 1986 non andò via tra sberleffi e pernacchie ma, ad onor del vero, non fu neppure omaggiato dall'opinione pubblica con il rispetto che si doveva ad una persona del suo calibro professionale e del suo spessore umano. Il Bearzot del 1986 era un uomo stanco, privo di quella verve che serviva per ripartire da capo e, in questo senso, la sostituzione con Vicini era matura ed inevitabile.
Di certo, però, c'è che fu accantonato con molta rapidità, decisamente troppa, nonostante avesse ancora tantissimo da dare al calcio italiano.
L'ennesima dimostrazione del grande valore dell'uomo la da il fatto che - a fronte di un comportamento discutibile (tu citi Fascetti, ma io non dimentico neppure Matarrese, che durante la 1 fase dei mondiali spagnoli era stato molto pesante) e di scarsissima riconoscenza - si è sempre mantenuto su un livello superiore, non mettendosi mai a fare polemiche rancorose ed aggressive nei confronti di un mondo - e mi riferisco soprattutto alla stanza dei bottoni - che lo aveva dimenticato.
La cosa più bella, invece, è vedere come i suoi ragazzi, quelli che con lui hanno scritto la pagina probabilmente più bella e romantica del calcio italiano, non l'hanno mai dimenticato e ne hanno sempre lodato le grandi qualità.
Non ricordo se prima lo scriveva tennisfan o qualcun altro, ma veramente mi viene da dire a chi è nato dopo e non ha potuto assistere a quell'impresa: non sapete cosa vi siete persi!
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Re: Addio a Enzo Bearzot
era il migliore di tutti.
luca1977 ha scritto:Io stimo una crescita del debito causa superbonus dello 0,002 percento
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Re: Addio a Enzo Bearzot
JackTorrance ha scritto:E' come se ne andasse un nonno, qualcuno che fa parte dei miei ricordi più dolci, di quelli che ti fanno luccicare gli occhi mentre accenni un sorriso.
Quando rivedo Italia-Brasile, ancora oggi ho la sensazione che Eder quel corner, col suo piedone tagliente, lo possa metter dentro all'ultimo secondo: alza i cartelloni per farsi spazio, calcia, arriva la testa di Oscar, ma puntuale c'é sempre la manona di Zoff come a spezzare una sensazione di tempo sospeso...
E se questa volta SuperDino non riuscisse a bloccare sulla linea quella palla malefica di Paulo Isidoro?
Se ne va un pezzo di un piccolo mondo, uno di quei tanti tasselli che ti fanno capire, nel caso che ogni tanto ti ostinassi ad ignorarlo, che tutto scorre.
Ciao CT!
Bello Jack, ciao CT!
Re: Addio a Enzo Bearzot
Per fortuna, quel periodo l'ho vissuto e ne conservo uno splendido ricordo.
Fino a qualche anno fa, di tanto in tanto la Stampa lo intervistava e non ho mai letto tra le sue parole: banalità assortite, insulti beceri, polemiche pretestuose, invidie camuffate da battaglie in difesa della legalità.
Prima ancora di essere un professionista esemplare del calcio era un uomo vero.
Fino a qualche anno fa, di tanto in tanto la Stampa lo intervistava e non ho mai letto tra le sue parole: banalità assortite, insulti beceri, polemiche pretestuose, invidie camuffate da battaglie in difesa della legalità.
Prima ancora di essere un professionista esemplare del calcio era un uomo vero.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
altro coccodrillo interessante:
Siam tutti figli di Bearzot
di Stefano Olivari
Il Mondiale 1982 per molti di noi è stato la cosa migliore dell’intera vita, un luogo dell’anima in cui rifugiarsi per scappare dalla mediocrità e dall’ipocrisia del presente. Ma l’esistenza di Enzo Bearzot è stata molto di più di quel mese spagnolo, dal fresco di Vigo al forno di Barcellona per finire in gloria al Bernabeu.
Bearzot è stato un ottimo calciatore, fra Pro Gorizia, Inter, Catania e soprattutto Torino (in totale 251 partite in A), con una presenza in azzurro che gli ha riempito il cuore di orgoglio fino all’ultimo giorno. Un calciatore ma anche un ottimo studente, in un’epoca in cui chi giocava a calcio veniva considerato un ignorante dall’esterno e guardato con sospetto all’interno di un mondo che ignorante era veramente.
Da allenatore nasce nelle giovanili granata, poi è vice del grande Nereo Rocco in prima squadra, fa una breve esperienza in C nel Prato e finalmente approda in azzurro: sei anni nell’Under 23 prima affiancare, nel 1975, Fulvio Bernardini nella ricostruzione della Nazionale maggiore. Nel 1977 diventa c.t. unico e porta al Mondiale argentino dell’anno seguente (qualificazione ottenuta buttando fuori l’Inghilterra di Keegan, all’epoca forse il miglior giocatore del pianeta) una specie di Juventus-bis, con l’aggiunta dell’emergentissimo Paolo Rossi e di Antognoni, che per sei partite e mezzo (il mezzo mancante è il secondo tempo contro l’Olanda) gioca il miglior calcio mai visto in azzurro. Secondo chi ha potuto fare i confronti con i propri occhi, anche superiore a quello della squadra vinci-tutto di Pozzo.
Un quarto posto nell’Europeo casalingo, condizionato dal primo calcioscomesse e dall’assenza della sua stella (Rossi), e poi l’apoteosi del 1982. Ricca di significati sportivi, ovviamente, ma anche umani. In un’Italia molto più provinciale di quella di oggi (sembra incredibile, ma è esistita un’Italia più provinciale di quella di oggi), con i club quasi regolarmente eliminati nei primi turni delle coppe e uno straniero solo per squadra, quel successo assume un’importanza al di là di ogni immaginazione. Non è solo la classica vittoria del gruppo, di un allenatore che ha creduto prima negli uomini e poi nei giocatori, di una generazione di talenti, ma è l’uscita dall’atmosfera cupa degli anni Settanta e dal calcio in bianco e nero (inteso come televisione e come linguaggio, perché in quel 1982 ci sono sei juventini nella squadra titolare). Il 1982 segna davvero la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra in cui si pensa in grande, al di là dei comportamenti discutibili dei singoli: un’onda lunga che è arrivata fino a noi, con personaggi meno onesti e integri moralmente di Enzo Bearzot. Che mai ha monetizzato il trionfo, affondando nel 1986 dopo la fusione non riuscita fra i resti dei campioni del mondo, emergenti (Vialli, De Napoli) giovani ed emersi della generazione di mezzo.
Poi un ruolo da ambasciatore, subito lasciato per non rubare lo stipendio alla Figc, incarichi onorifici (la presidenza del Settore Tecnico, per dirne uno) e una pensione da pensionato vero. Con poche interviste e il minimo possibile di nostalgia pubblica, seguendo le vite dei suoi ex ragazzi a volte con dolore ma sempre con partecipazione vera. Alla fine la sua lezione, come quella dei migliori genitori, è venuta dall’esempio e non da parole vuote. Mai ha scritto qualcosa di autobiografico, anche se ha di sicuro apprezzato ‘Il romanzo del Vecio’, di Gigi Garanzini, un libro-intervista che dà l’idea dello spessore del personaggio più che della genialità delle mosse tattiche durante le partite. Avrebbe odiato i santini e i coccodrilli che saranno scritti su di lui (il nostro non fa eccezione), ma questo non ci impedirà di legarlo per sempre ai migliori anni della nostra vita. E non perché ha vinto o ci ha fatto vincere. Come diceva quella canzone, siam tutti figli di Bearzot.
Stefano Olivari
(pubblicato sul Guerin Sportivo)
Siam tutti figli di Bearzot
di Stefano Olivari
Il Mondiale 1982 per molti di noi è stato la cosa migliore dell’intera vita, un luogo dell’anima in cui rifugiarsi per scappare dalla mediocrità e dall’ipocrisia del presente. Ma l’esistenza di Enzo Bearzot è stata molto di più di quel mese spagnolo, dal fresco di Vigo al forno di Barcellona per finire in gloria al Bernabeu.
Bearzot è stato un ottimo calciatore, fra Pro Gorizia, Inter, Catania e soprattutto Torino (in totale 251 partite in A), con una presenza in azzurro che gli ha riempito il cuore di orgoglio fino all’ultimo giorno. Un calciatore ma anche un ottimo studente, in un’epoca in cui chi giocava a calcio veniva considerato un ignorante dall’esterno e guardato con sospetto all’interno di un mondo che ignorante era veramente.
Da allenatore nasce nelle giovanili granata, poi è vice del grande Nereo Rocco in prima squadra, fa una breve esperienza in C nel Prato e finalmente approda in azzurro: sei anni nell’Under 23 prima affiancare, nel 1975, Fulvio Bernardini nella ricostruzione della Nazionale maggiore. Nel 1977 diventa c.t. unico e porta al Mondiale argentino dell’anno seguente (qualificazione ottenuta buttando fuori l’Inghilterra di Keegan, all’epoca forse il miglior giocatore del pianeta) una specie di Juventus-bis, con l’aggiunta dell’emergentissimo Paolo Rossi e di Antognoni, che per sei partite e mezzo (il mezzo mancante è il secondo tempo contro l’Olanda) gioca il miglior calcio mai visto in azzurro. Secondo chi ha potuto fare i confronti con i propri occhi, anche superiore a quello della squadra vinci-tutto di Pozzo.
Un quarto posto nell’Europeo casalingo, condizionato dal primo calcioscomesse e dall’assenza della sua stella (Rossi), e poi l’apoteosi del 1982. Ricca di significati sportivi, ovviamente, ma anche umani. In un’Italia molto più provinciale di quella di oggi (sembra incredibile, ma è esistita un’Italia più provinciale di quella di oggi), con i club quasi regolarmente eliminati nei primi turni delle coppe e uno straniero solo per squadra, quel successo assume un’importanza al di là di ogni immaginazione. Non è solo la classica vittoria del gruppo, di un allenatore che ha creduto prima negli uomini e poi nei giocatori, di una generazione di talenti, ma è l’uscita dall’atmosfera cupa degli anni Settanta e dal calcio in bianco e nero (inteso come televisione e come linguaggio, perché in quel 1982 ci sono sei juventini nella squadra titolare). Il 1982 segna davvero la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra in cui si pensa in grande, al di là dei comportamenti discutibili dei singoli: un’onda lunga che è arrivata fino a noi, con personaggi meno onesti e integri moralmente di Enzo Bearzot. Che mai ha monetizzato il trionfo, affondando nel 1986 dopo la fusione non riuscita fra i resti dei campioni del mondo, emergenti (Vialli, De Napoli) giovani ed emersi della generazione di mezzo.
Poi un ruolo da ambasciatore, subito lasciato per non rubare lo stipendio alla Figc, incarichi onorifici (la presidenza del Settore Tecnico, per dirne uno) e una pensione da pensionato vero. Con poche interviste e il minimo possibile di nostalgia pubblica, seguendo le vite dei suoi ex ragazzi a volte con dolore ma sempre con partecipazione vera. Alla fine la sua lezione, come quella dei migliori genitori, è venuta dall’esempio e non da parole vuote. Mai ha scritto qualcosa di autobiografico, anche se ha di sicuro apprezzato ‘Il romanzo del Vecio’, di Gigi Garanzini, un libro-intervista che dà l’idea dello spessore del personaggio più che della genialità delle mosse tattiche durante le partite. Avrebbe odiato i santini e i coccodrilli che saranno scritti su di lui (il nostro non fa eccezione), ma questo non ci impedirà di legarlo per sempre ai migliori anni della nostra vita. E non perché ha vinto o ci ha fatto vincere. Come diceva quella canzone, siam tutti figli di Bearzot.
Stefano Olivari
(pubblicato sul Guerin Sportivo)
Re: Addio a Enzo Bearzot
Sì, un uomo vero. Stima infinita e riconoscenza perenne, per il Suo contributo nell'aver reso felici, per qualche giorno, i miei cari e tutti gli italiani. E per il segno indelebile lasciato nel costume di questo Paese.
Garbo, rispetto, sobrietà. No, quando penso a questi tre aggettivi mi viene da dire che la coppa del 2006 non è minimamente paragonabile.
Addio, Mister.
Garbo, rispetto, sobrietà. No, quando penso a questi tre aggettivi mi viene da dire che la coppa del 2006 non è minimamente paragonabile.
Addio, Mister.
Okefenokee ha scritto:Senza curiosità, cultura, educazione civica e civile, voglia di informarsi, di capire, di studiare, non si va da nessuna parte.
Pitone ha scritto:Non serve schifare, basta evitare.
Re: Addio a Enzo Bearzot
Il pezzo di Olivari e' veramente notevole. Penso davvero che il mondiale del 1982 sia stato uno spartiacque nella storia del paese e sicuramente del calcio italiano.
“LA VITA È COSÌ: VIENI, FAI FAI E POI TE NE VAI” S.B.
Re: Addio a Enzo Bearzot
Ringrazio Bearzot per avemi dato felicità nel momento più importante della mia vita (Giugno/Luglio 1982).
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Mamma mia! Dagli ottavi in poi (in realtà erano gironcini a tre che qualificavano alle semifinali la prima) battemmo nell'ordine:corsair ha scritto:Non ricordo se prima lo scriveva tennisfan o qualcun altro, ma veramente mi viene da dire a chi è nato dopo e non ha potuto assistere a quell'impresa: non sapete cosa vi siete persi!
- i campioni del mondo in carica, Argentina, con Maradona in più. 2-1, tosti in difesa e rapidi in contropiede.
- i favoritissimi del mondiale, Brasile, contro il quale ci sembrava già dignitoso non perdere di goleada. 3-2 (ma 4-2 per tutti per il gol regolarissimo di Antognoni)
- la tosta Polonia di Boniek (che non giocò) con la quale avevamo rischiato all'inizio del mondiale. 2-0 agile, in scioltezza
- la 'nemica' preferita, Germania Ovest, dopo aver sbagliato anche un calcio di rigore nel primo tempo. 3-1, annichiliti, con quel meraviglioso secondo gol alla facciaccia di quel criminale (vedi Battiston) di Harald Schumacher e di quel tamarro di Stielike.
Non vogliatemene ragazzi, ma un mondiale così non lo vinceremo più.
Nella biblioteca ancora conservo la gazzetta, tuttosport, corriere dello sport di quel giorno meraviglioso (e pure il Guerino di quella settimana). Andai all'edicola alle sette esatte del mattino e comprai tutto.
Addio 'vecio', noi non ti scorderemo mai.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Si dovrebbe dire che quell'Argentina era tutt'altro che irresistibile: 3 sconfitte in 5 partite non sono un biglietto da visita entusiasmante. Il talento di Maradona era evidente, ma la maturità per primeggiare ai massimi livelli era ancora molto lontana.- i campioni del mondo in carica, Argentina, con Maradona in più. 2-1, tosti in difesa e rapidi in contropiede.
Ma questa non è la sede per fare analisi e paragoni....
Leo Durocher: You don't save a pitcher for tomorrow. Tomorrow it may rain.
Re: Addio a Enzo Bearzot
Bella persona, prima di tutto (a quanto pare); e come detto da molti, un po' estraneo a quanto costituisce il mondo del calcio.
Poi certo, legato e famoso alla vittoria Mundial: ma rimane un personaggio di prim'ordine, per altri motivi.
Tuttavia, volevo fare due osservazioni un poco fuori dal coro:
1) noi giudichiamo spesso utilizzando il famosissimo senno di poi.
Il vecio ha detto chiaramente che per lui il gruppo prima di tutto. Quindi convocava lo zoccolo duro, "i suoi" + una serie di giovani promettenti - anche in modo da non alterare le dinamiche dello spogliatoio.
L'esclusione di Pruzzo è legato a questo.
Quanto l'avremmo criticato noi a quel tempo, per non aver convocato il capocannoniere del campionato (e poi ha quasi sempre giocato Graziani, un buon giocatore e nulla più), puntando tutto su Rossi e su quella rischiosa scommessa?
Come sarebbe passato "alla storia" (calcistica italiana) se non avessimo vinto?
Non vedete alcun collegamento possibile con Lippi 2010, le polemiche sulle convocazioni, eccetera?
Non è la filosofia di fondo simile?
2) Si è quasi tutti unanimi nel dire e percepire che Quel mondiale è stata occasione unica, irripetibile, per mille motivi. E son d'accordo.
La critica che in altri lidi si fa però a questo punto è quella di "passatismo", la tendenza a mitizzare tutto quello che è stato, eccetera. Oppure legarlo a dinamiche generazioni, eccetera.
Ripeto, per me non è così: è stato davvero per svariate ragioni un avvenimento bellissimo, più bello di molti altri (non solo del 2006). Esistono quindi casi in cui anche coloro che sono generalmente scettici verso questo 'passatismo', e la vedono quasi come una malattia infantile, sono concordi nel dire che a volte non sono i nostri occhi, ma proprio gli avvenimenti del passato sono migliori?
Poi certo, legato e famoso alla vittoria Mundial: ma rimane un personaggio di prim'ordine, per altri motivi.
Tuttavia, volevo fare due osservazioni un poco fuori dal coro:
1) noi giudichiamo spesso utilizzando il famosissimo senno di poi.
Il vecio ha detto chiaramente che per lui il gruppo prima di tutto. Quindi convocava lo zoccolo duro, "i suoi" + una serie di giovani promettenti - anche in modo da non alterare le dinamiche dello spogliatoio.
L'esclusione di Pruzzo è legato a questo.
Quanto l'avremmo criticato noi a quel tempo, per non aver convocato il capocannoniere del campionato (e poi ha quasi sempre giocato Graziani, un buon giocatore e nulla più), puntando tutto su Rossi e su quella rischiosa scommessa?
Come sarebbe passato "alla storia" (calcistica italiana) se non avessimo vinto?
Non vedete alcun collegamento possibile con Lippi 2010, le polemiche sulle convocazioni, eccetera?
Non è la filosofia di fondo simile?
2) Si è quasi tutti unanimi nel dire e percepire che Quel mondiale è stata occasione unica, irripetibile, per mille motivi. E son d'accordo.
La critica che in altri lidi si fa però a questo punto è quella di "passatismo", la tendenza a mitizzare tutto quello che è stato, eccetera. Oppure legarlo a dinamiche generazioni, eccetera.
Ripeto, per me non è così: è stato davvero per svariate ragioni un avvenimento bellissimo, più bello di molti altri (non solo del 2006). Esistono quindi casi in cui anche coloro che sono generalmente scettici verso questo 'passatismo', e la vedono quasi come una malattia infantile, sono concordi nel dire che a volte non sono i nostri occhi, ma proprio gli avvenimenti del passato sono migliori?
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Massì, Koufax, lo ricordavo, lasciaci un po' di enfasi e di retorica...koufax75 ha scritto:Si dovrebbe dire che quell'Argentina era tutt'altro che irresistibile
Re: Addio a Enzo Bearzot
Sì.Lyndon79 ha scritto:Esistono quindi casi in cui anche coloro che sono generalmente scettici verso questo 'passatismo', e la vedono quasi come una malattia infantile, sono concordi nel dire che a volte non sono i nostri occhi, ma proprio gli avvenimenti del passato sono migliori?
(Sono nato la sera della partita col Camerun!)
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Okefenokee ha scritto:Massì, Koufax, lo ricordavo, lasciaci un po' di enfasi e di retorica...koufax75 ha scritto:Si dovrebbe dire che quell'Argentina era tutt'altro che irresistibile
Leo Durocher: You don't save a pitcher for tomorrow. Tomorrow it may rain.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Ci furono polemiche furiose e Bearzot stesso schiaffeggiò una ragazza che l'aveva insultato. Tutti i giornali fecero dietrofront e il Guerino fu criticato perché in un articolo memorabile pubblicò tutte le critiche feroci verso Bearzot e la successiva beatificazione, testata per testata (purtroppo non ho più quella copia). Bearzot fu insultato anche a livello personale con cattiveria inusitata.Lyndon79 ha scritto:Come sarebbe passato "alla storia" (calcistica italiana) se non avessimo vinto?
Tornando a noi, dico che criticare (con onestà) è più che lecito e i risultati stanno a dimostrare chi aveva ragione o meno. D'altro canto ciò che fu la forza del 1982 rappresentò la debolezza nel 1986, per dire che, evidentemente, non ci sono regole fisse.
Rientrando nella categoria che descrivi, direi di sì.Lyndon79 ha scritto:Esistono quindi casi in cui anche coloro che sono generalmente scettici verso questo 'passatismo', e la vedono quasi come una malattia infantile, sono concordi nel dire che a volte non sono i nostri occhi, ma proprio gli avvenimenti del passato sono migliori?
Ultima modifica di Okefenokee il mar dic 21, 2010 11:59 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
di poco più grande di Cassano, nato il giorno dopo la finaleGios ha scritto:Sì.Lyndon79 ha scritto:Esistono quindi casi in cui anche coloro che sono generalmente scettici verso questo 'passatismo', e la vedono quasi come una malattia infantile, sono concordi nel dire che a volte non sono i nostri occhi, ma proprio gli avvenimenti del passato sono migliori?
(Sono nato la sera della partita col Camerun!)
non so perchè, ma questa vicinanza la trovo curiosa
Re: Addio a Enzo Bearzot
Su questo non sono troppo d'accordo: mi pare troppo determistico. Mio cavallo di battaglia: è razionalizzazione ex post di avvenimenti, a cui noi diamo un senso che non sempre l'hanno e/o è quello.Okefenokee ha scritto: Tornando a noi, dico che criticare (con onestà) è più che lecito e i risultati stanno a dimostrare chi aveva ragione o meno. D'altro canto ciò che fu la forza del 1982 rappresentò la debolezza nel 1986, per dire che, evidentemente, non ci sono regole fisse.
Cioè, se il Brasile avesse pareggiato al 90', come ricorda Jack Torrence, le mosse di Beazort sarebbero state fallimentari?
Sicuramente, le avremmo considerate fallimentari.
Nonc redo che la questione sia quindi proprio questa ..
Era chiaramente domanda retorica.Rientrando nella categoria che descrivi, direi di sì.Lyndon79 ha scritto:Esistono quindi casi in cui anche coloro che sono generalmente scettici verso questo 'passatismo', e la vedono quasi come una malattia infantile, sono concordi nel dire che a volte non sono i nostri occhi, ma proprio gli avvenimenti del passato sono migliori?
Io, che non mi considero passatista, mi trovo a volte/spesso a preferire certo caratteristiche del passato: e diciamo che quelle volte lo segnalo. A volte preferisco invece certe caratteristiche 'moderne' ..
Quindi gli avvenimenti del passato sono migliori solo quelli su cui anche voi concordate?
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Re: Addio a Enzo Bearzot
per me il passatismo gioca enormemente in questa vicenda. Cio´nonostante e´vero che quello dell´82 fu un evento speciale, non solo nel nostro calcio, ma proprio nella storia mondiale di tutti gli sport. Non l´unico, certo, ma speciale. E probabilmente impossibile oggi. Per me questo non e´mitizzato se nonquanto merita. Il gioco di quella squadra e l´impresa a livello puramente sportivo e´invece mitizzata per me oltre i meriti.
Rimane il primo torneo calcistico che ho visto in vita mia. E l´unico in cui la squadra per cui tifavo ha vinto qualcosa, peraltro.
Comunque e´curioso come questo fare gruppo e essere uniti contro tutti (il silenzio stampa non era normale come oggi) sia valido anche oggi, poi non sempre apprezzato allo stesso modo.
Ma la figura di Bearzot e´grande anche perche´ha pregi e caratteristiche difficili da ritrovare oggi, e questo e´insieme vero e passatista, quindi
Rimane il primo torneo calcistico che ho visto in vita mia. E l´unico in cui la squadra per cui tifavo ha vinto qualcosa, peraltro.
Comunque e´curioso come questo fare gruppo e essere uniti contro tutti (il silenzio stampa non era normale come oggi) sia valido anche oggi, poi non sempre apprezzato allo stesso modo.
Ma la figura di Bearzot e´grande anche perche´ha pregi e caratteristiche difficili da ritrovare oggi, e questo e´insieme vero e passatista, quindi
Non la considero una battaglia: se mi mettessi a fare una battaglia, ne uscirei distrutto (G.V.)
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Sì, l'ho messa giù un po' brutale, in altri campi c'è ampio spazio per discuterne, ma nel calcio mi diverto di più così.Lyndon79 ha scritto:Su questo non sono troppo d'accordo: mi pare troppo determistico. Mio cavallo di battaglia: è razionalizzazione ex post di avvenimenti, a cui noi diamo un senso che non sempre l'hanno e/o è quello.Okefenokee ha scritto: Tornando a noi, dico che criticare (con onestà) è più che lecito e i risultati stanno a dimostrare chi aveva ragione o meno. D'altro canto ciò che fu la forza del 1982 rappresentò la debolezza nel 1986, per dire che, evidentemente, non ci sono regole fisse.
Cioè, se il Brasile avesse pareggiato al 90', come ricorda Jack Torrence, le mosse di Beazort sarebbero state fallimentari?
Sicuramente, le avremmo considerate fallimentari.
Non credo che la questione sia quindi proprio questa ...
Un mio cavallo di battaglia (su cui non mi segue mai nessuno ) è questo: chi vince non ruba mai. (A meno che non rubi veramente... )
Mi spiego meglio. Se io per novanta minuti creo gioco meraviglioso, sfioro diciotto gol, prendo cinque pali e sei traverse ma non la butto dentro (cioè l'essenza del gioco, il fine ultimo, il distillato del... ok, ci siamo capiti ) e all'ultimo minuto gli avversari mi uccellano con un tiro bislacco da trenta metri, io ho meritato di perdere. E la vittoria degli avversari è pienamente legittima, senza se e senza ma.
E questo mi succede anche quando sono coinvolto in prima persona, come giocatore intendo. (Di solito i compagni mi volevano morto negli spogliatoi... )
Ovviamente!Lyndon79 ha scritto:Quindi gli avvenimenti del passato sono migliori solo quelli su cui anche voi concordate?
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Avevo cinque anni quando l'Italia vinse quel mondiale e non ho che fugaci ricordi di un'Italia che non c'è più. Ho poi recuperato tutto e ho potuto gustare quella che in effetti è stata, come già da voi ricordato, un'impresa probabilmente inarrivabile per come è arrivata.
Ricordo che si era al mare, senza corrente elettrica, con la TV collegata ad una batteria di camion, la gente impazzita e festante ad oltranza...cose che posso solo immaginare. In questa sensazione sono molto vicino a quanto ha scritto Pippen: ho goduto nel 2006, ma non so cosa avrei fatto nell'82 se fossi stato un po' più grandicello.
Grazie Enzo.
Ricordo che si era al mare, senza corrente elettrica, con la TV collegata ad una batteria di camion, la gente impazzita e festante ad oltranza...cose che posso solo immaginare. In questa sensazione sono molto vicino a quanto ha scritto Pippen: ho goduto nel 2006, ma non so cosa avrei fatto nell'82 se fossi stato un po' più grandicello.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
Avete già scritto (quasi) tutto, citando articoli ottimi come quello di Stefano o scrivendone di grandi come quello di Corsair.
Inutile aggiungere che Bearzot ha rappresentato il Meglio dell'Italia che alleni , assieme ad Osvaldo Bagnoli e Rocco ,e la sua Impresa targata 1982 era e resta irripetibile, Capolavoro Assoluto malgrado tutti i possibili (e passibili) tentativi di sminuirla o di voler discutere sul valore di quegli avversari.
Un pensiero anche in questo momento a Dino Zoff ,che penso fosse il più legato, dei cavalieri che fecero l'Impresa ,per tanti motivi, ad Enzo .
Interessante notazione nickognitiana su come (e per me, purtroppo) la tecnica del "soli contro tutti" risulti redditizia anche adesso, sia pure portata avanti da soggetti differenti e con differente maniera di porsi e mentalità rispetto al Vecio.
Fine anno che ha visto spegnersi due Padri della Patria ,uno cinefilo e l'altro sportivo .
F.F.
Inutile aggiungere che Bearzot ha rappresentato il Meglio dell'Italia che alleni , assieme ad Osvaldo Bagnoli e Rocco ,e la sua Impresa targata 1982 era e resta irripetibile, Capolavoro Assoluto malgrado tutti i possibili (e passibili) tentativi di sminuirla o di voler discutere sul valore di quegli avversari.
Un pensiero anche in questo momento a Dino Zoff ,che penso fosse il più legato, dei cavalieri che fecero l'Impresa ,per tanti motivi, ad Enzo .
Interessante notazione nickognitiana su come (e per me, purtroppo) la tecnica del "soli contro tutti" risulti redditizia anche adesso, sia pure portata avanti da soggetti differenti e con differente maniera di porsi e mentalità rispetto al Vecio.
Fine anno che ha visto spegnersi due Padri della Patria ,uno cinefilo e l'altro sportivo .
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
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Re: Addio a Enzo Bearzot
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