Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Da oggi disponibile il documentario con tutta la storia.
Ti piace il doppio? Preferisco il threesome
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Per controbilanciare su Rai2 il documentario su Donato Bilancia
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
se non controbilanci con Bilancia, in effetti
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Tra l'altro condannato per 17 omicidi, lo stesso numero di Dahmer.
Ti piace il doppio? Preferisco il threesome
Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Son d'accordo riguardo allo spin off e con quanto avete detto. Il maestro di vita che durante quella famosa cena non serviva Stefania Nobile.babaoriley ha scritto: ↑mer set 28, 2022 6:39 pmda cameriere scalzo in casa del Marchese Attilio Capra de Carrè (altro personaggio assurdo, spero Netflix ci regali uno spin off) a oracolo televisivo che spacciava talismani, amuleti (trashissimi quelli mostrati in tribunale come prove) e bustine di sale magico.
Ovviamente quando ha subodorato che i guai stavano arrivando ha liquidato le Marchi con una promessa di chiamarle presto ed è scappato in Brasile (facendosi sequestrare un container carico di mobili, effetti personali e kg di carta igienica).
Le Marchi ancora oggi stanno aspettando quella telefonata.
Affermazione forse controversa: non so chi sia peggio tra Dahmer (son al quarto episodio) e quelle due e io mi prendo il primo. Quelle pensano ancora di aver ragione e non ha hanno alcun rimorso a differenza di Jeff.
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Dai Ades....
Che poi Speculare sull' idiozia e il poco cervello di molta gente spesso immiserendola sia un crimine che meriterebbe maggiore riprovazione e punizione sono d' accordo.
Ma Dahmer è ( purtroppo ) di due categorie sopra nella scala del male. Poi ci sta vedere in lui una tragicità che ovviamente ( e per fortuna ) le nostrane non hanno.
Le Marchi erano e restano due stronze che pensano che le uniche cose che servono nella vita sia godersela e fregare i gonzi , come purtroppo migliaia e migliaia di altri " imprenditori " e non.
F.F.
Che poi Speculare sull' idiozia e il poco cervello di molta gente spesso immiserendola sia un crimine che meriterebbe maggiore riprovazione e punizione sono d' accordo.
Ma Dahmer è ( purtroppo ) di due categorie sopra nella scala del male. Poi ci sta vedere in lui una tragicità che ovviamente ( e per fortuna ) le nostrane non hanno.
Le Marchi erano e restano due stronze che pensano che le uniche cose che servono nella vita sia godersela e fregare i gonzi , come purtroppo migliaia e migliaia di altri " imprenditori " e non.
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Hai centrato il punto sottostante alla mia iperbole/provocazione: Dahmer una vittima a suo modo (e ovvio uno psicopatico e bla bla bla), quelle due carnefici e a distanza di venti anni e rotti ancora con la cresta altissima.Johnny Rex ha scritto: ↑lun ott 10, 2022 3:53 pm Dai Ades....
Che poi Speculare sull' idiozia e il poco cervello di molta gente spesso immiserendola sia un crimine che meriterebbe maggiore riprovazione e punizione sono d' accordo.
Ma Dahmer è ( purtroppo ) di due categorie sopra nella scala del male. Poi ci sta vedere in lui una tragicità che ovviamente ( e per fortuna ) le nostrane non hanno.
Le Marchi erano e restano due stronze che pensano che le uniche cose che servono nella vita sia godersela e fregare i gonzi , come purtroppo migliaia e migliaia di altri " imprenditori " e non.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Cresta altissima poichè simboli della Volgarità e sguajatezza di una intera nazione.
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Molto ben fatto il documentario su Bilancia.tennisfan82 ha scritto: ↑sab ott 08, 2022 12:39 pmTra l'altro condannato per 17 omicidi, lo stesso numero di Dahmer.
Veramente inquietante, per me, che abbia ucciso una persona a caso salita a Chiavari nel treno per Milano.
(Non ci crederete, ma ad un certo punto hanno inquadrato la casa dove abitava la mia famiglia a Chiavari).
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Dove lo vedete?uglygeek ha scritto: ↑lun ott 10, 2022 5:57 pmMolto ben fatto il documentario su Bilancia.tennisfan82 ha scritto: ↑sab ott 08, 2022 12:39 pmTra l'altro condannato per 17 omicidi, lo stesso numero di Dahmer.
Veramente inquietante, per me, che abbia ucciso una persona a caso salita a Chiavari nel treno per Milano.
(Non ci crederete, ma ad un certo punto hanno inquadrato la casa dove abitava la mia famiglia a Chiavari).
Coincidenzina (qui spaccano il capello...), dai.
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chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Io penso che Dahmer (di cui non conosco bene la storia) sia un malato di mente. Tornano fuori tutti i discorsi sul libero arbitrio, in modo particolare in casi come questi.Monheim ha scritto: ↑lun ott 10, 2022 9:38 amSon d'accordo riguardo allo spin off e con quanto avete detto. Il maestro di vita che durante quella famosa cena non serviva Stefania Nobile.babaoriley ha scritto: ↑mer set 28, 2022 6:39 pmda cameriere scalzo in casa del Marchese Attilio Capra de Carrè (altro personaggio assurdo, spero Netflix ci regali uno spin off) a oracolo televisivo che spacciava talismani, amuleti (trashissimi quelli mostrati in tribunale come prove) e bustine di sale magico.
Ovviamente quando ha subodorato che i guai stavano arrivando ha liquidato le Marchi con una promessa di chiamarle presto ed è scappato in Brasile (facendosi sequestrare un container carico di mobili, effetti personali e kg di carta igienica).
Le Marchi ancora oggi stanno aspettando quella telefonata.
Affermazione forse controversa: non so chi sia peggio tra Dahmer (son al quarto episodio) e quelle due e io mi prendo il primo. Quelle pensano ancora di aver ragione e non ha hanno alcun rimorso a differenza di Jeff.
Il caso di Bilancia, che conosco meglio, e' diverso perche' almeno i suoi primi due omicidi erano perfettamente razionali, ha ucciso persone che gli avevano tolto centinaia di milioni a poker. Poi da li' secondo gli psicologi "ci ha preso gusto", il potere insito nell'atto di uccidere e' diventato come una droga per lui ed e' sceso in una spirale di omicidi sempre piu' frequenti finche' non l'hanno preso. Difficile dire che anche lui ci fosse del tutto con la testa.
Da un certo punto di vista anche secondo me le Marchi sono peggiori dei serial killer. Perche' davvero sono convinte ancora oggi di avere ragione e che la loro vicenda giudiziaria sia stata un'enorme ingiustizia fatta in nome dell'audience televisiva. Del resto strillano ancora oggi che "i coglioni vanno inculati!". Hanno una rabbia nei confronti dell'umanita' che neanche i serial killer.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Beh coincidenza non tanto, abitavamo nelle carceri di Chiavari e Bilancia fini' li' per qualche anno.Monheim ha scritto: ↑lun ott 10, 2022 6:00 pmDove lo vedete?uglygeek ha scritto: ↑lun ott 10, 2022 5:57 pmMolto ben fatto il documentario su Bilancia.tennisfan82 ha scritto: ↑sab ott 08, 2022 12:39 pm
Tra l'altro condannato per 17 omicidi, lo stesso numero di Dahmer.
Veramente inquietante, per me, che abbia ucciso una persona a caso salita a Chiavari nel treno per Milano.
(Non ci crederete, ma ad un certo punto hanno inquadrato la casa dove abitava la mia famiglia a Chiavari).
Coincidenzina (qui spaccano il capello...), dai.
Lo hanno fatto su Rai2 la settimana scorsa, su RaiPlay lo trovi di sicuro.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
come paragone è piuttosto azzardato e farebbe parecchio incazzare molta gente (in questi giorni sul web si legge tutto e il contrario di tutto su questa serie) ma possiamo tentare di ragionarci.
Da un lato abbiamo un serial killer pluriomicida che faceva a pezzi la gente o che voleva trasformarle in zombie per tenerle sempre con sé (non scendo nei dettagli su "come" volesse farlo) che sapeva cosa faceva, che sapeva fosse sbagliato ma non poteva farne a meno. Chiaramente una mente malata e curiosamente la prima cosa che chiese al suo avvocato fu di voler capire perché fosse così.
Dall'altro abbiamo due truffatrici, non hanno ammazzato nessuno per fortuna ma hanno raggirato centinaia di persone facendo leva su situazioni di fragilità emotiva ed ingenuità, riducendole sul lastrico e arricchendosi. Si sono fatte 9 anni di carcere ma non si sono mai pentite, perché - a loro discolpa - se la gente è credulona non è mica colpa loro.
Due comportamenti criminali imparagonabili fra loro per gravità ma con un atteggiamento verso i propri "crimini" diametralmente opposto.
Servirebbe la disamina di uno psicologo.
Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Non e' detto che una persona gia' fragile mentalmente e che ha perso tutti i risparmi per colpa delle Marchi non faccia un gesto estremo peraltro. Nel loro caso non e' successo, ma avrebbe potuto benissimo.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Assolutamente sì, è quasi un miracolo che nessuno dei truffati si sia suicidato o peggio abbia tentato di ammazzare le Marchi.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
babaoriley ha scritto: ↑lun ott 10, 2022 6:13 pm Assolutamente sì, è quasi un miracolo che nessuno dei truffati si sia suicidato o peggio abbia tentato di ammazzare le Marchi.
Ma pure Tanzi ,o altri.
In altre Nazioni sicuramente è accaduto.
Qui c'è sempre troppa accettazione sociale per certe condotte.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Conoscevo bene da prima sia il caso di Dahmer che quello di Bilancia, dunque degli omicidi perfettamente razionali di quest'ultimo, e concordo pienamente con la parte in grassetto che ulteriormente arricchisce quanto ho buttato lì all'inizio e ciò scritto da JR.uglygeek ha scritto: ↑lun ott 10, 2022 6:05 pmIo penso che Dahmer (di cui non conosco bene la storia) sia un malato di mente. Tornano fuori tutti i discorsi sul libero arbitrio, in modo particolare in casi come questi.Monheim ha scritto: ↑lun ott 10, 2022 9:38 amSon d'accordo riguardo allo spin off e con quanto avete detto. Il maestro di vita che durante quella famosa cena non serviva Stefania Nobile.babaoriley ha scritto: ↑mer set 28, 2022 6:39 pm
da cameriere scalzo in casa del Marchese Attilio Capra de Carrè (altro personaggio assurdo, spero Netflix ci regali uno spin off) a oracolo televisivo che spacciava talismani, amuleti (trashissimi quelli mostrati in tribunale come prove) e bustine di sale magico.
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Il caso di Bilancia, che conosco meglio, e' diverso perche' almeno i suoi primi due omicidi erano perfettamente razionali, ha ucciso persone che gli avevano tolto centinaia di milioni a poker. Poi da li' secondo gli psicologi "ci ha preso gusto", il potere insito nell'atto di uccidere e' diventato come una droga per lui ed e' sceso in una spirale di omicidi sempre piu' frequenti finche' non l'hanno preso. Difficile dire che anche lui ci fosse del tutto con la testa.
Da un certo punto di vista anche secondo me le Marchi sono peggiori dei serial killer. Perche' davvero sono convinte ancora oggi di avere ragione e che la loro vicenda giudiziaria sia stata un'enorme ingiustizia fatta in nome dell'audience televisiva. Del resto strillano ancora oggi che "i coglioni vanno inculati!". Hanno una rabbia nei confronti dell'umanita' che neanche i serial killer.
Certo, non è morto nessuno ed è più un caso che no, ma comunque hanno devastato la vita di centinaia di persone pur non annullandole fisicamente, per carità.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Io Donato Bilancia me lo ricordo vagamente, ero quello che ammazzava la gente (o le prostitute?) sui treni? Ricordo anch'io faccende legate a debiti di gioco, giri di soldi ma poi come dici tu, credo ci prese gusto e cambiò radicalmente target delle vittime. Avevo 17-18 anni e sui giornali, in Tv se ne parlava parecchio, si aveva persino paura di prendere i treni. Non so se fosse uno psicopatico, sicuramente non lo era all'epoca degli omicidi per soldi ma è possibile che qualcosa sia scattato dopo nella sua mente.uglygeek ha scritto: ↑lun ott 10, 2022 6:05 pm
Il caso di Bilancia, che conosco meglio, e' diverso perche' almeno i suoi primi due omicidi erano perfettamente razionali, ha ucciso persone che gli avevano tolto centinaia di milioni a poker. Poi da li' secondo gli psicologi "ci ha preso gusto", il potere insito nell'atto di uccidere e' diventato come una droga per lui ed e' sceso in una spirale di omicidi sempre piu' frequenti finche' non l'hanno preso. Difficile dire che anche lui ci fosse del tutto con la testa.
Da un certo punto di vista anche secondo me le Marchi sono peggiori dei serial killer. Perche' davvero sono convinte ancora oggi di avere ragione e che la loro vicenda giudiziaria sia stata un'enorme ingiustizia fatta in nome dell'audience televisiva. Del resto strillano ancora oggi che "i coglioni vanno inculati!". Hanno una rabbia nei confronti dell'umanita' che neanche i serial killer.
Dahmer ero molto più piccola e miei primi ricordi sono posteriori alla sua morte, forse addirittura qualche speciale TV tipo "Un giorno in pretura" (mi pare seguissero il processo) o la notizia della sua morte che finì anche sui giornali italiani. Erano gli anni de "Il silenzio degli innocenti" (che credo vidi per la prima volta a 13 anni circa) e faticavo a credere che non si trattasse di un film.
Mi capitò di vedere qualche documentario e negli anni penso che su di lui siano stati spesi fiumi di inchiostro in ambito psichiatrico perché è stato un caso più unico che raro nella storia dei serial killer americani.
John Wayne Gacy, ovvero Pogo the Clown (c'è un "omaggio" a sorpresa proprio nella serie Netflix su Dahmer) l'ho conosciuto invece con un episodio di X-files in cui si faceva riferimento alla sua figura
Ted Bundy invece non sapevo chi fosse finché non l'ha citato Johnny Rex.
Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Secondo il documentario, Bilancia gia' non era uno stinco di santo. Il suo lavoro e' sempre stato fare il ladro. Poi con i soldi giocava, nei casino ufficiali o in quelli clandestini. Una vicenda che lo segno' fu che suo fratello si butto' sotto il treno, tenendo in braccio il figlio di quattro anni, perche' depresso per delusioni amorose. Questo lo avrebbe portato ad odiare le donne (che infatti poi uccise scegliendole tra le prostitute o a caso proprio nei treni).
Ad un certo punto un paio di persone che credeva amici organizzarono una partita a poker per portargli via tutto (tipo "Regalo di Natale" di Pupi Avati) e vincendogli circa mezzo miliardo di lire. Lui si vendico' uccidendo prima uno a mani nude, poi l'altro, insieme con la moglie, a colpi di pistola, e da li' entro' in un vortice omicida.
Ad un certo punto un paio di persone che credeva amici organizzarono una partita a poker per portargli via tutto (tipo "Regalo di Natale" di Pupi Avati) e vincendogli circa mezzo miliardo di lire. Lui si vendico' uccidendo prima uno a mani nude, poi l'altro, insieme con la moglie, a colpi di pistola, e da li' entro' in un vortice omicida.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Aaah, sì, ricordo la tremenda analogia con Regalo di Natale.uglygeek ha scritto: ↑lun ott 10, 2022 6:50 pm Secondo il documentario, Bilancia gia' non era uno stinco di santo. Il suo lavoro e' sempre stato fare il ladro. Poi con i soldi giocava, nei casino ufficiali o in quelli clandestini. Una vicenda che lo segno' fu che suo fratello si butto' sotto il treno, tenendo in braccio il figlio di quattro anni, perche' depresso per delusioni amorose. Questo lo avrebbe portato ad odiare le donne (che infatti poi uccise scegliendole tra le prostitute o a caso proprio nei treni).
Ad un certo punto un paio di persone che credeva amici organizzarono una partita a poker per portargli via tutto (tipo "Regalo di Natale" di Pupi Avati) e vincendogli circa mezzo miliardo di lire. Lui si vendico' uccidendo prima uno a mani nude, poi l'altro, insieme con la moglie, a colpi di pistola, e da li' entro' in un vortice omicida.
Ma mica si difese pure da solo o fece qualcosa di simile (perché mi pare non sia consentito difendersi da soli in Italia) mentre invece Ted Bundy lo fece in USA ai tempi?
Boh, non vorrei ricordare male tuttavia ho in mente l'idea di uno slancio di Bilancia a "intellettuale" da rozzo semianalfabeta qual era.
Quanto ai vari serial killer (americani e non su cui ero più ferrato un tempo e ora la memoria latita un po'), Albert Fish vi risulta? Tremendo e probabilmente il più matto di tutti.
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Il Tribunale che condannò Dahmer postulo che egli avesse "Scelto la strada del male" , un concetto che all'epoca poteva anche apparire motivato da giustizialismo, viste le sue folle azioni che tutto avevano fuorchè motivzioni normali.
Eppure proprio la scelta delle vittime ci dice come Dahmer volontariamente perseguisse i propri scopi mostruosi con lucidità.
Scelse di vivere in una realtà in cui partners da uccidere o schiavizzare ne avrebbe trovati a josa, e la cui scomparsa sarebbe stata più "socialmente accettabile " e meno indagata di quella per dire di suoi coetanei bianchi ,impiegati d'ufficio e altro.
Non credo che Dahmer fosse Razzista, la sua prima vittima a 18 anni era un Bianco, semplicemente cercava vittime che dessero meno nell'occhio e questo è sicurament eun indice di dolo intenzionale non compatibile con una assoluta Follia .
Poi mi ripeto, ci sta avere anche un senso di pietà per un uomo vittima delle sue stesse aberranti fantasie, ma non va dimenticato purtroppo come abbia intenzionalmente perseguito tali fantasie.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Sono ancora in tempo...babaoriley ha scritto: ↑lun ott 10, 2022 6:13 pm Assolutamente sì, è quasi un miracolo che nessuno dei truffati si sia suicidato o peggio abbia tentato di ammazzare le Marchi.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
A proposito di dove possibile trovare Wanna e figlia
https://www.indiscreto.info/la-sciabolata-di-lacerenza/
Incredibile come la Leotta sia sempre presente ove si respiri ambiente Popular/Cafonal /Trash et similia ,a ben vedere un simbolo perfetto dell'epoca...
F.F.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Personalmente la sola idea di essere selezionati da un buttafuori per avere il privilegio di pagare 40 euro un gin tonic in quello che a tutti gli effetti è un bar, con il frontman a fare il simpatico, ci fa rivalutare una serata con Hoffenheim-Werder Brema. Poi tante volte siamo capitati in situazioni simili, ma non è un buon motivo per cercarle apposta.Johnny Rex ha scritto: ↑mar ott 11, 2022 2:35 pm A proposito di dove possibile trovare Wanna e figlia
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Incredibile come la Leotta sia sempre presente ove si respiri ambiente Popular/Cafonal /Trash et similia ,a ben vedere un simbolo perfetto dell'epoca...
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Personalmente mi fa rivalutare la sperimentazione della nuova punta del trapano sui piedi mentre mi strappano le unghie con una tenaglia.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Mah... io non esagererei con lo snobismo. Andare proprio nel locale delle Marchi proprio assolutamente no.Monheim ha scritto: ↑mar ott 11, 2022 2:39 pmPersonalmente la sola idea di essere selezionati da un buttafuori per avere il privilegio di pagare 40 euro un gin tonic in quello che a tutti gli effetti è un bar, con il frontman a fare il simpatico, ci fa rivalutare una serata con Hoffenheim-Werder Brema. Poi tante volte siamo capitati in situazioni simili, ma non è un buon motivo per cercarle apposta.Johnny Rex ha scritto: ↑mar ott 11, 2022 2:35 pm A proposito di dove possibile trovare Wanna e figlia
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Incredibile come la Leotta sia sempre presente ove si respiri ambiente Popular/Cafonal /Trash et similia ,a ben vedere un simbolo perfetto dell'epoca...
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Personalmente mi fa rivalutare la sperimentazione della nuova punta del trapano sui piedi mentre mi strappano le unghie con una tenaglia.
Ma avessi 30 anni e la possibilita' e i requisiti fisici e i mezzi economici per frequentare locali come questo con la Leotta, perche' no? C'e' bisogno di anche un po' di cafonal e di divertimento un po' trash nella vita delle persone, finche' si e' giovani.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Senz'altro e pure da meno giovani andrebbe mantenuto: cafonal/trash hanno anche altre sfumature e rispetto a sti soggetti repellenti preferisco andare con amici in un bar di paese frequentato da bifolchi e osservare le dinamiche come fossi allo zoo.uglygeek ha scritto: ↑mar ott 11, 2022 8:20 pm Mah... io non esagererei con lo snobismo. Andare proprio nel locale delle Marchi proprio assolutamente no.
Ma avessi 30 anni e la possibilita' e i requisiti fisici e i mezzi economici per frequentare locali come questo con la Leotta, perche' no? C'e' bisogno di anche un po' di cafonal e di divertimento un po' trash nella vita delle persone, finche' si e' giovani.
Un buon picco di trash è quando in tali locali c'è il karaoke e vedi e senti cantare, spesso e volentieri ubriaca, la gente più improbabile.
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Mi sarebbe capitato in più di qualche occasione di essere tra gli osservati.Monheim ha scritto: ↑mer ott 12, 2022 9:19 amSenz'altro e pure da meno giovani andrebbe mantenuto: cafonal/trash hanno anche altre sfumature e rispetto a sti soggetti repellenti preferisco andare con amici in un bar di paese frequentato da bifolchi e osservare le dinamiche come fossi allo zoo.uglygeek ha scritto: ↑mar ott 11, 2022 8:20 pm Mah... io non esagererei con lo snobismo. Andare proprio nel locale delle Marchi proprio assolutamente no.
Ma avessi 30 anni e la possibilita' e i requisiti fisici e i mezzi economici per frequentare locali come questo con la Leotta, perche' no? C'e' bisogno di anche un po' di cafonal e di divertimento un po' trash nella vita delle persone, finche' si e' giovani.
Un buon picco di trash è quando in tali locali c'è il karaoke e vedi e senti cantare, spesso e volentieri ubriaca, la gente più improbabile.
Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Ci sta anche se mi sembri ben lungi dall'essere un bifolco (da bar) di paese.Gios ha scritto: ↑mer ott 12, 2022 10:28 amMi sarebbe capitato in più di qualche occasione di essere tra gli osservati.Monheim ha scritto: ↑mer ott 12, 2022 9:19 amSenz'altro e pure da meno giovani andrebbe mantenuto: cafonal/trash hanno anche altre sfumature e rispetto a sti soggetti repellenti preferisco andare con amici in un bar di paese frequentato da bifolchi e osservare le dinamiche come fossi allo zoo.uglygeek ha scritto: ↑mar ott 11, 2022 8:20 pm Mah... io non esagererei con lo snobismo. Andare proprio nel locale delle Marchi proprio assolutamente no.
Ma avessi 30 anni e la possibilita' e i requisiti fisici e i mezzi economici per frequentare locali come questo con la Leotta, perche' no? C'e' bisogno di anche un po' di cafonal e di divertimento un po' trash nella vita delle persone, finche' si e' giovani.
Un buon picco di trash è quando in tali locali c'è il karaoke e vedi e senti cantare, spesso e volentieri ubriaca, la gente più improbabile.
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
Horst Tappert ha scritto:Il mio personaggio piace perché rappresenta l'ordine.
chiaky ha scritto:Sempre meglio il tuo pene su onlyfans che la faccia di Speranza in televisione.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Pagare 40 euro un gin tonic o 400 euro una bottiglia di domperignon che metà va versata a terra…
Alla fine per mettere una foto su Instagram è da sfigati.
Non ci vedrai mai un ricco vero. Un agnelli o un Moratti.
Ci trovi il calciatore (arricchito) con la soubrette e vanna marchi (che poverina la settimana scorsa piangeva con la figlia in tv perché viveva con 600 euro di pensione sociale.
Secondo me se vieti i selfy non ci va più nessuno.
Il lusso è altro. È riservatezza ricercatezza esclusività e possibilmente ricerca d cultura.
Alla fine per mettere una foto su Instagram è da sfigati.
Non ci vedrai mai un ricco vero. Un agnelli o un Moratti.
Ci trovi il calciatore (arricchito) con la soubrette e vanna marchi (che poverina la settimana scorsa piangeva con la figlia in tv perché viveva con 600 euro di pensione sociale.
Secondo me se vieti i selfy non ci va più nessuno.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Mettere una foto su Instagram per mostrare/ostentare è da sfigati (seconda volta che lo leggo in due giorni, ormai ci avete preso gusto ) a prescindere.alessandro ha scritto: ↑mer ott 12, 2022 12:52 pm Pagare 40 euro un gin tonic o 400 euro una bottiglia di domperignon che metà va versata a terra…
Alla fine per mettere una foto su Instagram è da sfigati.
Non ci vedrai mai un ricco vero. Un agnelli o un Moratti.
Ci trovi il calciatore (arricchito) con la soubrette e vanna marchi (che poverina la settimana scorsa piangeva con la figlia in tv perché viveva con 600 euro di pensione sociale.
Secondo me se vieti i selfy non ci va più nessuno.
Il lusso è altro. È riservatezza ricercatezza esclusività e possibilmente ricerca d cultura.
Idem praticare culturismo assumendo steroidi anabolizzanti per fare il figo in spiaggia e/o sui social, e non gareggiando seriamente, oppure doparsi per vincere la gara ciclistica del paese o il torneo di quarta.
#cazzomenedellusso
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
Villo ha scritto:Questo sport dà una chance a tutti.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Doparsi in genere è da coglioni.Monheim ha scritto: ↑mer ott 12, 2022 1:02 pmMettere una foto su Instagram per mostrare/ostentare è da sfigati (seconda volta che lo leggo in due giorni, ormai ci avete preso gusto ) a prescindere.alessandro ha scritto: ↑mer ott 12, 2022 12:52 pm Pagare 40 euro un gin tonic o 400 euro una bottiglia di domperignon che metà va versata a terra…
Alla fine per mettere una foto su Instagram è da sfigati.
Non ci vedrai mai un ricco vero. Un agnelli o un Moratti.
Ci trovi il calciatore (arricchito) con la soubrette e vanna marchi (che poverina la settimana scorsa piangeva con la figlia in tv perché viveva con 600 euro di pensione sociale.
Secondo me se vieti i selfy non ci va più nessuno.
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Idem praticare culturismo assumendo steroidi anabolizzanti per fare il figo in spiaggia e/o sui social, e non gareggiando seriamente, oppure doparsi per vincere la gara ciclistica del paese o il torneo di quarta.
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Poi se ti frutta milioni di euro fai due conti ma sei comunque una persona disonesta.
I muscoli frutto di impegno e costanza comunque sono rispettabili. Poi ti danno un vantaggio nelle “conoscenze”.
Se sono ottenuti senza droghe sono pure salutari.
Poi lo schema: lavorare un sacco di ore per guadagnare e spendere in cose solo per farti vedere… io preferisco lavorare meno e non postare nulla (che non ho mai postato nulla in generale) o usare i soldi per altro.
L’ostentazione è un po’ da insicuri e sfigati. La ricerca dell’approvazione per quello che hai (in modo effimero).
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Una cosa che mi imbarazza molto è vedere quelli che fotografano quello che mangiano al ristorante. Eppure è una cosa positiva sia per il ristorante e pure per chi vuole andarci.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Perfettamente in linea con gli ultimi post di Alessandro.
Ah, nel tuo Hotel si è mai Sciabolato?
F.F.
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“Volevo cambiare il mondo. L'ho fatto. L'ho reso peggiore”. -Arthur FinkelsteinNevenez 2019 ha scritto: Se nel 2022 Nadal non è ancora sparito, spariremo noi.
Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Solo sciabole in pelle.
tennisfan82 ha scritto:Per il calcio tutto è consentito.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
no. solo gente perbeneJohnny Rex ha scritto: ↑mer ott 12, 2022 2:49 pm Perfettamente in linea con gli ultimi post di Alessandro.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Su Ondacinema trovo ottima questa riflessione (la serie in questione non l'ho vista) in particolare su Netflix ma in generale su tutto il sistema Serie attuale.
https://www.ondacinema.it/serial/recens ... ndalo.html
"Anatomia di uno scandalo" non ha peccati particolari; semplicemente, come tante altre serie, non ha ambizioni espressive e, nel mare magnum e sconfinato della serialità, risulta ancor più povera. Proprio perché è una serie come tante, rappresenta molti problemi della produzione di massa di oggi. Rispetto alla moltiplicazione delle esperienze visive e alle ricadute sulla qualità, quale può essere il ruolo della critica? È possibile, per il critico, far parte del pubblico, rinunciare al distacco, consumare pur mantenendo lucidità nella lettura? Attraverso quali canali il critico può promuovere un’alternativa alla visione indifferenziata? Cosa c’è, dall’altra parte, all’origine del consumo acritico? Noia, probabilmente, ma perché il pubblico riduce l’esperienza visiva a rimedio per la noia? Concorrono pure l’isolamento, passato o residuo, la voglia di leggerezza – qualunque cosa sia – e una sempre più bassa percentuale di lettori di libri – l’immagine da lungo tempo influenza la scrittura, adesso il romanzo dovrebbe tornare a esercitare la sua autorevolezza sui film. Mentre le esperienze visive si moltiplicano e diventano banali, cosa può fare il critico? Affrontare polemicamente le scelte editoriali dei vari Golia – Netflix, Amazon Prime, Disney+ – è una battaglia solitaria e piuttosto solipsistica. Questa egemonia culturale, raggiunta dai grandi magazzini dell’intrattenimento, non la si può scalfire. L’accesso alle singole piattaforme è quasi un diritto per i milioni di spettatori, un fatto popolare come il calcio o – ancora una volta – Sanremo. Se Netflix, per la prima volta in dieci anni, perde spettatori, 200 mila abbonati (e forse altri due milioni entro fine anno), continua a esercitare la sua influenza visiva; l’azienda, con un recente memorandum interno, chiede ai dipendenti di puntare anzitutto su opere che vendano. Netflix ha ancora 221 milioni di utenti, resta egemone ma, per quanto egemone, può essere guardata con occhio critico o sospettoso.
A fianco delle polemiche contro questo modello, altre domande sorgono attorno al destino della critica: perché le stroncature sono sempre più rare? perché molte recensioni svolgono la stessa funzione di un organo promozionale del film? perché nel mondo influencer c’è poco o nessuno spazio per la critica?
Non è solo una questione estetica. Uno spettatore acritico è anche un cittadino indifferente; uno spettatore, in potenza, subisce un fatto culturale allo stesso modo in cui subisce la realtà. L’indolenza, il principale capitale delle piattaforme di streaming generalizzato, da queste sfruttato e coltivato, diseduca il pubblico e lo rende passivo tanto dinnanzi ai fatti politici quanto a quelli culturali e mediatici. Di questi e di quei fatti si parla sempre meno, le osservazioni si limitano a commenti di poche sillabe – bello, brutto, onesto, disonesto, virale, non virale – e l’esperienza solitaria del monitor cancella l’idea di una comunità di spettatori. Restano poche battute su WhatsApp, tra amici, o un like sulla piattaforma – e il like trasforma il consumatore in ingranaggio della stessa piattaforma, che è a suo modo una macchina di consenso. Solo i festival, quando vantano una buona affluenza, riducono le distanze tra gli spettatori.
Le piattaforme, invece, le piattaforme di tendenza, tendono a promuovere l’omologazione delle visioni e, quindi, del modo di parlare, pensare e agire di ciascuno. Mentre gli spettatori diventano tutti simili, per assurdo, si allontanano gli uni dagli altri. Così accettare l’esistente, accettare un abito mentale che coltiva l’indolenza, vuol dire accettare la frammentazione del pubblico, la sua atomizzazione: non un solo pubblico, come lo intendeva nei fatti dell’arte Gigi Proietti, quanto tantissimi pubblici, tanti quanti siamo noi. In questo senso, ciascuno spettatore è un pubblico a sé; in questo senso, ciascuno di noi è più solo.
F.F.
https://www.ondacinema.it/serial/recens ... ndalo.html
"Anatomia di uno scandalo" non ha peccati particolari; semplicemente, come tante altre serie, non ha ambizioni espressive e, nel mare magnum e sconfinato della serialità, risulta ancor più povera. Proprio perché è una serie come tante, rappresenta molti problemi della produzione di massa di oggi. Rispetto alla moltiplicazione delle esperienze visive e alle ricadute sulla qualità, quale può essere il ruolo della critica? È possibile, per il critico, far parte del pubblico, rinunciare al distacco, consumare pur mantenendo lucidità nella lettura? Attraverso quali canali il critico può promuovere un’alternativa alla visione indifferenziata? Cosa c’è, dall’altra parte, all’origine del consumo acritico? Noia, probabilmente, ma perché il pubblico riduce l’esperienza visiva a rimedio per la noia? Concorrono pure l’isolamento, passato o residuo, la voglia di leggerezza – qualunque cosa sia – e una sempre più bassa percentuale di lettori di libri – l’immagine da lungo tempo influenza la scrittura, adesso il romanzo dovrebbe tornare a esercitare la sua autorevolezza sui film. Mentre le esperienze visive si moltiplicano e diventano banali, cosa può fare il critico? Affrontare polemicamente le scelte editoriali dei vari Golia – Netflix, Amazon Prime, Disney+ – è una battaglia solitaria e piuttosto solipsistica. Questa egemonia culturale, raggiunta dai grandi magazzini dell’intrattenimento, non la si può scalfire. L’accesso alle singole piattaforme è quasi un diritto per i milioni di spettatori, un fatto popolare come il calcio o – ancora una volta – Sanremo. Se Netflix, per la prima volta in dieci anni, perde spettatori, 200 mila abbonati (e forse altri due milioni entro fine anno), continua a esercitare la sua influenza visiva; l’azienda, con un recente memorandum interno, chiede ai dipendenti di puntare anzitutto su opere che vendano. Netflix ha ancora 221 milioni di utenti, resta egemone ma, per quanto egemone, può essere guardata con occhio critico o sospettoso.
A fianco delle polemiche contro questo modello, altre domande sorgono attorno al destino della critica: perché le stroncature sono sempre più rare? perché molte recensioni svolgono la stessa funzione di un organo promozionale del film? perché nel mondo influencer c’è poco o nessuno spazio per la critica?
Non è solo una questione estetica. Uno spettatore acritico è anche un cittadino indifferente; uno spettatore, in potenza, subisce un fatto culturale allo stesso modo in cui subisce la realtà. L’indolenza, il principale capitale delle piattaforme di streaming generalizzato, da queste sfruttato e coltivato, diseduca il pubblico e lo rende passivo tanto dinnanzi ai fatti politici quanto a quelli culturali e mediatici. Di questi e di quei fatti si parla sempre meno, le osservazioni si limitano a commenti di poche sillabe – bello, brutto, onesto, disonesto, virale, non virale – e l’esperienza solitaria del monitor cancella l’idea di una comunità di spettatori. Restano poche battute su WhatsApp, tra amici, o un like sulla piattaforma – e il like trasforma il consumatore in ingranaggio della stessa piattaforma, che è a suo modo una macchina di consenso. Solo i festival, quando vantano una buona affluenza, riducono le distanze tra gli spettatori.
Le piattaforme, invece, le piattaforme di tendenza, tendono a promuovere l’omologazione delle visioni e, quindi, del modo di parlare, pensare e agire di ciascuno. Mentre gli spettatori diventano tutti simili, per assurdo, si allontanano gli uni dagli altri. Così accettare l’esistente, accettare un abito mentale che coltiva l’indolenza, vuol dire accettare la frammentazione del pubblico, la sua atomizzazione: non un solo pubblico, come lo intendeva nei fatti dell’arte Gigi Proietti, quanto tantissimi pubblici, tanti quanti siamo noi. In questo senso, ciascuno spettatore è un pubblico a sé; in questo senso, ciascuno di noi è più solo.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Va detto che la Mancanza di Critica la si nota ancora di più ad esempio nel Mondo dello Sport, dove la Bulimia degli eventi è divenuta il fatto centrale, spesso la critica non è nemmeno possibile perchè non c'è tempo per elaborarla.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Ti piace il doppio? Preferisco il threesome
Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Mi pare un po' una trombonataJohnny Rex ha scritto: ↑sab nov 12, 2022 10:57 am Su Ondacinema trovo ottima questa riflessione (la serie in questione non l'ho vista) in particolare su Netflix ma in generale su tutto il sistema Serie attuale.
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"Anatomia di uno scandalo" non ha peccati particolari; semplicemente, come tante altre serie, non ha ambizioni espressive e, nel mare magnum e sconfinato della serialità, risulta ancor più povera. Proprio perché è una serie come tante, rappresenta molti problemi della produzione di massa di oggi. Rispetto alla moltiplicazione delle esperienze visive e alle ricadute sulla qualità, quale può essere il ruolo della critica? È possibile, per il critico, far parte del pubblico, rinunciare al distacco, consumare pur mantenendo lucidità nella lettura? Attraverso quali canali il critico può promuovere un’alternativa alla visione indifferenziata? Cosa c’è, dall’altra parte, all’origine del consumo acritico? Noia, probabilmente, ma perché il pubblico riduce l’esperienza visiva a rimedio per la noia? Concorrono pure l’isolamento, passato o residuo, la voglia di leggerezza – qualunque cosa sia – e una sempre più bassa percentuale di lettori di libri – l’immagine da lungo tempo influenza la scrittura, adesso il romanzo dovrebbe tornare a esercitare la sua autorevolezza sui film. Mentre le esperienze visive si moltiplicano e diventano banali, cosa può fare il critico? Affrontare polemicamente le scelte editoriali dei vari Golia – Netflix, Amazon Prime, Disney+ – è una battaglia solitaria e piuttosto solipsistica. Questa egemonia culturale, raggiunta dai grandi magazzini dell’intrattenimento, non la si può scalfire. L’accesso alle singole piattaforme è quasi un diritto per i milioni di spettatori, un fatto popolare come il calcio o – ancora una volta – Sanremo. Se Netflix, per la prima volta in dieci anni, perde spettatori, 200 mila abbonati (e forse altri due milioni entro fine anno), continua a esercitare la sua influenza visiva; l’azienda, con un recente memorandum interno, chiede ai dipendenti di puntare anzitutto su opere che vendano. Netflix ha ancora 221 milioni di utenti, resta egemone ma, per quanto egemone, può essere guardata con occhio critico o sospettoso.
A fianco delle polemiche contro questo modello, altre domande sorgono attorno al destino della critica: perché le stroncature sono sempre più rare? perché molte recensioni svolgono la stessa funzione di un organo promozionale del film? perché nel mondo influencer c’è poco o nessuno spazio per la critica?
Non è solo una questione estetica. Uno spettatore acritico è anche un cittadino indifferente; uno spettatore, in potenza, subisce un fatto culturale allo stesso modo in cui subisce la realtà. L’indolenza, il principale capitale delle piattaforme di streaming generalizzato, da queste sfruttato e coltivato, diseduca il pubblico e lo rende passivo tanto dinnanzi ai fatti politici quanto a quelli culturali e mediatici. Di questi e di quei fatti si parla sempre meno, le osservazioni si limitano a commenti di poche sillabe – bello, brutto, onesto, disonesto, virale, non virale – e l’esperienza solitaria del monitor cancella l’idea di una comunità di spettatori. Restano poche battute su WhatsApp, tra amici, o un like sulla piattaforma – e il like trasforma il consumatore in ingranaggio della stessa piattaforma, che è a suo modo una macchina di consenso. Solo i festival, quando vantano una buona affluenza, riducono le distanze tra gli spettatori.
Le piattaforme, invece, le piattaforme di tendenza, tendono a promuovere l’omologazione delle visioni e, quindi, del modo di parlare, pensare e agire di ciascuno. Mentre gli spettatori diventano tutti simili, per assurdo, si allontanano gli uni dagli altri. Così accettare l’esistente, accettare un abito mentale che coltiva l’indolenza, vuol dire accettare la frammentazione del pubblico, la sua atomizzazione: non un solo pubblico, come lo intendeva nei fatti dell’arte Gigi Proietti, quanto tantissimi pubblici, tanti quanti siamo noi. In questo senso, ciascuno spettatore è un pubblico a sé; in questo senso, ciascuno di noi è più solo.
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Re: Netflix. Le serie tv ai tempi del colera.
Intendo vedere la prima stasera essendo tra l'altro una storia vera e prediligo ciò in generale.
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