Ieri ho parlato con mio fratello, ex judoka che conosce abbastanza bene le dinamiche del judo. Mi ha detto che la nazionale italiana ha avuto una certa dose di c... fortuna. Mi spiego.
Per qualificarsi alle Olimpiadi, si devono ottenere degli ottimi risultati nel quadriennio precedente: campionati continentali, mondiali, più tutta una serie di tornei internazionali. Vengono poi stilate delle classifiche a punti che qualificano i migliori atleti alle Olimpiadi. Tra il 2013 e il 2015, l'Italia ha raccolto ben pochi risultati di prestigio: agli Europei (che si disputano ogni anno), l'Italia ha raccolto solo un bronzo (gara a squadra femminile). Ai Giochi Europei di Baku, stesso discorso! Solo un bronzo con le donne nella gara a squadra. La squadra maschile ha raccolto poco o niente.
Ma tra i giovani, si stavano affacciando alcune promesse quali Fabio Basile, Elios Manzi. Visto che avevano ottenuto ottime medaglie tra gli juniores verso la fine del 2015 sono stati inseriti nella squadra maggiore (per puro caso). Entrambi hanno avuto poche gare a disposizione per guadagnare i punti qualificazione per Rio 2016. Infatti, erano stati inseriti nel programma Tokyo 2020. Certi judoka italiani hanno avuto a disposizione 25 tornei in due anni per ottenere i punti olimpiadi. Basile e Manzi 5-6! Hanno veramente rischiato di restare a casa.
Vi consiglio la lettura di
questo articolo. Ecco un passaggio chiave:
L’oro di Fabio Basile è stato un obiettivo programmato all’interno della fucina di campioni dell’Akiyama Settimo Torinese e in nessun altro luogo. Ne è chiara testimonianza il fatto che la nazionale italiana abbia qualificato per “sbaglio” – tanto per usuare un eufemismo – tre dei sei atleti volati a Rio, tra i quali lo stesso Basile. Alla faccia della programmazione!